LINEE DI INDIRIZZO PER UN PIANO REGIONALE TOSCANO RIFIUTI ZERO.

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Transcript della presentazione:

LINEE DI INDIRIZZO PER UN PIANO REGIONALE TOSCANO RIFIUTI ZERO

UN PIANO PER AZZERARE GLI SPRECHI Il presente Piano assume una visione di fondo volta a promuovere la sostenibilità e l'igiene ambientale, la riproducibilità delle risorse naturali, il valore pubblico dei beni comuni. La Regione Toscana,anche per le sue caratteristiche paesaggistiche, storiche ed artistiche, con il presente Piano assume l'obiettivo di divenire un laboratorio su scala europea che, basato sulla piena assunzione delle buonepratiche ambientali persegua l'obiettivo di azzerare gli sprechi e irifiuti entro il 2020

I RIFIUTI STANNO DIMINUENDO! DATI STORICI PRODUZIONE RIFIUTI IN TOSCANA t 704 Kg/anno t 663 Kg/anno t 630 Kg/anno t 614 Kg/anno - 90 Kg/anno = -12,7%

COME SI FORMANO I PIANI REGIONALI ALLA LUCE DEL DLGS 205/2010 CHE RIDEFINISCE IL 152/2006 ARTICOLO 4 (punto 6): viene data priorità al recupero di materia rispetto al recupero di energia. ARTICOLO 4 (punto 6): viene data priorità al recupero di materia rispetto al recupero di energia. ARTICOLO 6 ( punto 1 lettera "d") I piani regionali devono fissare obiettivi da raggiungere in termini di riutilizzo e/o preparazione per il riutilizzo ARTICOLO 6 ( punto 1 lettera "d") I piani regionali devono fissare obiettivi da raggiungere in termini di riutilizzo e/o preparazione per il riutilizzo ARTICOLO 20 (che disciplina la formazione dei piani regionali) ARTICOLO 20 (che disciplina la formazione dei piani regionali) Punto 1- comma "q": occorre programmare piani di riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica; Punto 1- comma "q": occorre programmare piani di riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica; comma "r": occorre definire un piano di prevenzione/riduzione dei rifiuti che fissi obiettivi quantitativi comma "r": occorre definire un piano di prevenzione/riduzione dei rifiuti che fissi obiettivi quantitativi

Le finalita del piano rifiuti Scopo prioritario del Piano è quello di estendere ed applicare su tutto il territorio regionale le buone pratiche e le "eccellenze" nella gestione dei materiali di scarto e dei rifiuti già in corso di attuazione in aree importanti della Toscana. In linea con gli obiettivi generali il presente Piano persegue gli obiettivi di massimizzare i recuperi di beni e prodotti e di materiali puntando a minimizzare gli smaltimenti perseguendone l'azzeramento entro l'orizzonte temporale del Esse riguardano la riduzione dei rifiuti, la riparazione ed il riutilizzo di beni e prodotti di "seconda mano", il riciclaggio finalizzato al recupero di materia ed il compostaggio derivante da frazione organiche pulite. I sistemi di raccolta che vengono incentivati con il presente Piano sono quelli porta a porta in grado non solo di intercettare elevate quantità di materiali ma soprattutto di garantirne una qualità merceologica idonea alle successive fasi di compostaggio e di riciclaggio. Pertanto il presente Piano favorisce il passaggio dai sistemi stradali di raccolta a sistemi puntuali di raccolta e di tariffazione.

GLI OBIETTIVI DEL PIANO RIFIUTI DELLA TOSCANA In linea con gli obiettivi generali il presente Piano persegue gli obiettivi di massimizzare i recuperi di beni e prodotti e di materiali puntando a minimizzare gli smaltimenti perseguendone l'azzeramento entro l'orizzonte temporale del I sistemi di raccolta che vengono incentivati con il presente Piano sono quelli porta a porta in grado non solo di intercettare elevate quantità di materiali ma soprattutto di garantirne una qualità merceologica idonea alle successive fasi di compostaggio e di riciclaggio. Pertanto il presente Piano favorisce il passaggio dai sistemi stradali di raccolta a sistemi puntuali di raccolta (Porta a Porta) e di tariffazione. Tutto ciò, del resto, è coerente con gli stessi obiettivi di Raccolta Differenziata (70%) e di recupero (60%) dichiarati nel Piano fin qui presentato dalla Regione Toscana. RIDUZIONE DEI RIFIUTI In ottemperanza alle normative europee e nazionali il presente Piano persegue l'obiettivo prioritario di prevenire e ridurre la produzione di rifiuti attraverso un Piano specifico qui definito negli obiettivi percentuali e riferiti alla produzione dei rifiuti del 2012 e in un elenco non esaustivo di attività. L'obiettivo di prevenzione/ riduzione da raggiungere in modo progressivo entro il 2017 è del 15% assumendo quale riferimento la produzione rifiuti del Il "coefficiente annuale di riduzione" è da ritenersi pertanto 3,75% (derivante dalla suddivisione annuale del 15%) che dovrà essere raggiunto a partire dal 2014 e confermato per gli anni successivi.

GLI OBIETTIVI DI RIDUZIONE PIANO REGIONALE DI RIDUZIONE: OBIETTIVI PERCENTUALI E ATTIVITA'* ENTRO IL 2017 PASSAGGIO DAL SISTEMA DI RACCOLTA STRADALE A QUELLO PORTA A PORTA (più isole ecologiche) E REVISIONE DEL SISTEMA DI ASSIMILAZIONE - 11% PROGETTI "LAST MINUTE MARKET" E CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE NELLE MENSE PUBBLICHE E RISTORANTI - 0,2%** AUTOCOMPOSTAGGIO FAMIGLIARE E DI CONDOMINIO E DOTAZIONE DEI COMPOSTER COLLETTIVI AI RISTORATORI - 1%** ELIMINAZIONE DELL'USA E GETTA NELLE MENSE SCOLASTICHE E PUBBLICHE (DEGLI ENTI PUBBLICI) NONCHE' DA FESTE, SAGRE E MARCE PODISTICHE - 0,1% INTRODUZIONE DEI PANNOLINI LAVABILI - 1% REALIZZAZIONE DI CENTRI PER LA RIPARAZIONE E IL RIUSO-RIUTILIZZO E PROMOZIONE DI MERCATINI DELL'USATO - 0,5% ACCORDI VOLONTARI CON CATEGORIE COMMERCIALI E CON LA GDO PER L'ACQUISTO DA SISTEMI DI RICARICA - 0,2% DIFFUSIONE DI PROGETTI DI ACQUA DI FONTANA, DI LATTE ALA SPINA, DI DESPENCER IN UFFICI PER BEVANDE - 0,1% REALIZZAZIONE DEL PROGETTO "SOGGIORNO ED OSPITALITA' A RIFIUTI ZERO" PER HOTEL, B&B, PENSIONI*** - 0,2% INTRODUZIONE DI SISTEMI DI TARIFFAZIONE PUNTUALI -1% TOTALE ,3% DI RIDUZIONE AL 2017 L'anno di riferimento è da considerarsi il 2012 ** 1%= t/anno; 0,10=225 t/anno

LE RACCOLTE DIFFERENZIATE IL PIANO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA IL PIANO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA I comuni dovranno dotarsi di Piani Comunali per la Raccolta Differenziata che prevedano almeno il 70% di intercettazione dei materiali di scarto tendendo al 75% entro il In particolare ed in questo senso con il presente Piano si attua una moratoria sulla costruzione di nuovi impianti di incenerimento con recupero di energia prevedendo una graduale dismissione degli impianti esistenti entro e non oltre il Per quanto riguarda il ricorso alle discariche esso dovrà avvenire inviandovi solo rifiuti biodegradabili pretrattati e stabilizzati in modo tale da minimizzare in pericolosità ed in quantità i flussi residuali da smaltire preservando così il più a lungo possibile le volumetrie esistenti. Lattuale dotazione di discariche (che ripetiamo dovranno considerarsi solo residuali rispetto alle raccolte differenziate, al recupero, al riciclaggio e comunque non potranno ricevere materiali non precedentemente trattati) appare largamente sufficiente a far fronte alle necessità di smaltimento residuo della Toscana per cui nessun ulteriore ampliamento può essere consentito.

ANCORA SULLE RACCOLTE DIFFERENZIATE Per favorire il massimo sviluppo delle RD finalizzate al recupero di materia il presente Piano indica nel sistema porta a porta il volano principale. Al fine di raccogliere materiali di buona qualità merceologica vengono incentivati sistemi di raccolta "selettiva" o"monomateriale" anziché "congiunta" o "multimateriale". Tali modalità devono essere integrate con isole ecologiche e centri di riparazione e di preparazione per il riutilizzo. A questo proposito tutti i comuni con un numero superiore a abitanti dovranno dotarsi di tali strutture mentre i comuni più piccoli possono consorziarsi per lo scopo. Il presente Piano al fine di favorire anche lo sviluppo di imprenditoria e di posti di lavoro locali derivanti dall'attuazione delle attività di cui sopra stanzia annualmente la somma di...provenienti dal Fondo di Rotazione.

Le cifre del Piano Rifiuti Zero SCENARIO DI FABBISOGNO DI TRATTAMENTO/SMALTIMENTO CON RD AD UN MINIMO DI 70% Rifiuti prodotti in Toscana nel 2012: T/Anno T/Anno RIDUZIONE DI ALMENO IL 15% T/a A FASE SUCCESSIVA T/Anno RIFIUTI INTERCETTATI DA RD T/Anno A TRATTAMENTO/SMALTIMENTO T/Anno A TRATTAMENTO/SMALTIMENTO T/Anno DA RECUPERI CON STABILIZZAZIONE T/Anno DA RECUPERI CON STABILIZZAZIONE T/Anno A DISCARICA T/Anno A DISCARICA T/Anno ( t. considerando gli scarti di processo) ( t. considerando gli scarti di processo) Alla luce della volumetrie residue di discariche esistenti superiori a tonnellate (senza considerarne ampliamenti ) il sistema di smaltimento consente un'autonomia di circa 18 anni (cioè oltre il 2030). Con RD al 75% le discariche garantiscono autosufficienza fino al Anche in questo caso senza ricorrere ad ampliamenti dei siti esistenti e/o a realizzare nuove discariche.

LE FILIERE DI RECUPERO LA FILIERA DEL RICICLO Al fine di dotare il sistema di raccolta differenziata di uno sbocco costante che valorizzi anche economicamente i materiali selezionati garantendone al contempo la costante ricollocazione nei cicli produttivi dovrà essere realizzato e rafforzato un adeguato sistema impiantistico. Pertanto anche allo scopo di ridurre la movimentazione dei materiali raccolti dovranno essere messe a punto adeguate soluzioni impiantistiche nei diversi ATO della Toscana tendendo ad integrarli con le realtà di distretto produttivo realizzando cosi'"sistemi di piattaforme" il più possibile prossime agli utilizzatori dei materiali riciclati.

LA FILIERA DEL COMPOSTAGGIO La raccolta porta a porta della frazione organica deve presupporre un'offerta impiantistica di compostaggio adeguata a trattare tutto il materiale raccolto. Tale impiantistica deve anche risultare il più possibile baricentrica alle aree di utilizzo. In questo senso Il presente Piano prevede un rafforzamento del numero di impianti esistenti includendo anche impianti di Digestione Anaerobica della FORSU integrati con sistemi di maturazione anaerobica del digestato. La taglia di tali impianti in linea di massima non deve essere inferiore alle tonnellate/anno di potenziale trattamento anche se motivatamente possono essere prese in considerazione deroghe funzionali. Al fine di favorire la totale collocazione del compost prodotto si prevede la realizzazione di un sistema di incentivazione all'interno del Piano di Sviluppo Rurale Regionale per quelle imprese agricole che utilizzano ammendanti provenienti dalla sola frazione organica da RSU (FORSU). Si prevede anche che ai sensi dei cosiddetti "acquisti verdi" una quota percentuale del compost prodotto venga regolarmente impiegata nelle aree pubbliche verdi dei comuni. A tal proposito il Comitato Tecnico Scientifico per la prevenzione/riduzione dei rifiuti svolgerà funzione di verifica anche per quanto riguarda la partecipazione attiva dei comuni a questo processo di collocazione del compost prodotto a km zero. Il suddetto organismo svolgerà analoga funzione anche nella collocazione di materiali e manufatti provenienti da riciclo di cui al punto precedente. Infine, allo scopo di promuovere l'utilizzo del compost di qualità a partire da contesti di prossimità viene istituiti un apposito organismo che non solo ha il compito di certificare la qualità del compost prodotto ma anche quello di promuoverne la vendita e comunque la corretta collocazione. Tale organismo viene costituito dall'Agenzia Regionale Recupero e Risorse (ARR) e deve obbligatoriamente prevedere il coinvolgimento di rappresentanti di almeno una delle facoltà universitarie di agraria dislocate sul territorio regionale e delle principali associazioni di categoria degli agricoltori.

TRATTAMENTO/SMALTIMENTO: FASE RESIDUALE E SPECIFICA IMPIANTISTICA TRATTAMENTO/SMALTIMENTO: FASE RESIDUALE E SPECIFICA IMPIANTISTICA L'attuazione delle buone pratiche di prevenzione/riduzione/riutilizzo/riciclo/compostaggio hanno lo scopo di rendere effettivamente residuale le fasi di trattamento/smaltimento dei Rifiuti Urbani Residui (RUR) ed esse stesse devono avvenire puntando a ridurre ulteriormente i conferimenti (che obbligatoriamente devono subire un processo di pretrattamento/stabilizzazione) in discarica. L'attuazione delle buone pratiche di prevenzione/riduzione/riutilizzo/riciclo/compostaggio hanno lo scopo di rendere effettivamente residuale le fasi di trattamento/smaltimento dei Rifiuti Urbani Residui (RUR) ed esse stesse devono avvenire puntando a ridurre ulteriormente i conferimenti (che obbligatoriamente devono subire un processo di pretrattamento/stabilizzazione) in discarica. I nuovi impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) devono quindi essere progettati per massimizzare i recuperi di materiali ancora contenuti nei RUR prevedendo la realizzazione delle migliori tecniche volte anche produrre beni e prodotti derivanti da plastiche miste (contenute nei sopravagli) ottenibili attraverso processi di estrusione e stampaggio. Compito di tale impiantistica è anche quello di non porsi in competizione con le altre attività del sistema di gestione dei rifiuti poste a monte finalizzate a ridurre-azzerare i trattamenti/smaltimenti con le quali, anzi, proprio per la flessibilità che deve caratterizzare tali processi tenderà sempre più ad integrarsi. Massimizzare i recuperi di materia rispetto ad altre forme di recupero e ridurre drasticamente i conferimenti in discarica è infine lo scopo di tale impiantistica volto ad allungare il ciclo di vita delle discariche esistenti per una loro gestione in sicurezza e senza la previsione di realizzarne ampliamenti e/o la realizzazione di nuove.

ISTITUZIONE DEI CENTRI DI RICERCA SUI RUR I RUR dovranno essere resi ben visibili e oggetto di studio al fine di ridurrli anche al fine di coinvolgere la Responsabilita' Estesa dei Produttori (REP) e favorire nuove forme sostenibili di progettazione industriale e di ecodesign di prodotti ed imballaggi per garantirne un più lungo ciclo di vita e comunque riciclabilità e/o compostabilità. I RUR dovranno essere resi ben visibili e oggetto di studio al fine di ridurrli anche al fine di coinvolgere la Responsabilita' Estesa dei Produttori (REP) e favorire nuove forme sostenibili di progettazione industriale e di ecodesign di prodotti ed imballaggi per garantirne un più lungo ciclo di vita e comunque riciclabilità e/o compostabilità. Per questo scopo vengono istituiti almeno tre (uno per ATO) Centri di Ricerca e di Riprogettazione sulla Frazione Residua che promossi da ARR coinvolgano docenti universitari, categorie economiche e centri di servizio alle imprese, CONAI ed almeno un esperto indicato dalle associazioni impegnate a promuovere le buone pratiche "verso Rifiuti Zero". Tali Centri devono prioritariamente ubicati a fronte degli impianti di trattamento/smaltimento con il compito di monitorare e studiare le caratteristiche della frazione residua al fine di ridurla ulteriormente. Tale attività si connette quindi a pieno titolo con le finalità del CTS di cui sopra. Il report annuale sulla prevenzione/riduzione dei rifiuti dovrà, quindi, riguardare la descrizione delle attività dei suddetti Centri che potranno svolgere sia in modo diretto che indiretto mirate e casi studio. Per questo scopo vengono istituiti almeno tre (uno per ATO) Centri di Ricerca e di Riprogettazione sulla Frazione Residua che promossi da ARR coinvolgano docenti universitari, categorie economiche e centri di servizio alle imprese, CONAI ed almeno un esperto indicato dalle associazioni impegnate a promuovere le buone pratiche "verso Rifiuti Zero". Tali Centri devono prioritariamente ubicati a fronte degli impianti di trattamento/smaltimento con il compito di monitorare e studiare le caratteristiche della frazione residua al fine di ridurla ulteriormente. Tale attività si connette quindi a pieno titolo con le finalità del CTS di cui sopra. Il report annuale sulla prevenzione/riduzione dei rifiuti dovrà, quindi, riguardare la descrizione delle attività dei suddetti Centri che potranno svolgere sia in modo diretto che indiretto campagne mirate e casi studio.

NUOVO PIANO REGIONALE RIFIUTI ZERO? NUOVO PIANO REGIONALE RIFIUTI ZERO? YES, WE CAN! UN PIANO REGIONALE RIFIUTI ZERO PORREBBE LA TOSCANA ALLAVANGUARDIA IN ITALIA (ORA SIAMO APPENA AL 12 POSTO!?) AL PARI DELLE REGIONI CHE SONO OLTRE IL 60% DI RACCOLTA DIFFERENZIATA!