Cenni di Bioinformatica

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Transcript della presentazione:

Cenni di Bioinformatica LEZIONE 15 Cenni di Bioinformatica Trascrittomica DNA microarrays 27/5/2010

Systems Biology Una delle conseguenze della massa di informazioni che i progetti genomici stanno producendo consiste in un nuovo modo di affrontare i problemi biologici in maniera integrata. L’approccio classico è sempre stato quello di studiare di affrontare i problemi biologici in maniera sostanzialmente indipendente; si studiavano singoli geni o singole proteine. In realtà il comportamento di queste molecole è probabilmente collegato ed integrato a quello di numerosi altri fattori nel contesto di reti biologiche ben integrate. Utilizzando la quantità di informazione che si sta accumulando a seguito dei programmi di sequenziamento genomico e gli strumenti bioinformatici che si stanno sviluppando per cercare di dare un senso a questi dati, si stanno imponendo approcci olistici allo studio dei genomi, la cosidetta "Systems Biology" che cerca di affrontare i problemi biologici analizzando, in modo integrato, processi complessi.

La trascrittomica Il genoma può essere definito come l’insieme di tutti i geni che componongono un organismo e genomica la scienza che ne affronta lo studio Analogamente possiamo definire trascrittoma l’insieme di tutti i geni trascritti e trascrittomica la scienza che se ne occupa. E ancora possiamo parlare di proteomica, farmacogenomica ecc. ecc. In questa sede si accenerrà solamente alla trascrittomica. Sappiamo che l’espressione genica a livello trascrizionale, influisce in modo importante sull’espressione genica complessiva e che solo un sotto insieme di geni viene trascritto, in un dato momento o in una particolare localizzazione, in risposta a complessi stimoli interni ed esterni alla cellula, da cui l’interesse di conoscere le dinamiche globali dei profili di trascrizione.

DNA microarray La trascrittomica è resa possibile, oltre che dalle accresciute conoscenze sulle sequenze geniche e sulla crescente disponibilità di cDNA, da una tecnica, il DNA microarray, che permette di comparare tra loro un gran numero di geni. Un microarray è una matrice solida di piccole dimensioni , di solito di nylon o, più di recente di vetro, su cui sono immobilizzate, in posizioni ben definite migliaia di sequenze note di cDNA (Agilent) o oligonucleotidi sintetici (Affymetrix) . Attualmente è possibile costruire dei chips ad alta densità (i vetrini su cui posizionamo gli spots di DNA) contenenti fino a 10.000 cDNA/cm2 e fino a 500.000 oligo/ cm2.

Costruzione dei microarrays Le sequenze di DNA sono legate ai microarrays essenzialmente con due metodi: Mediante microdispenser robotizzati che utilizzano tecnologie note come ink jetting Mediante mechanical microspotting. La prima tecnologia utilizza una propulsione piezoelettrica che ricorda quella utilizzata nelle stampanti a getto d’inchiostro. La seconda funziona essenzialmente con il principio della capillarità: Un capillare viene intinto in una goccia di DNA. La soluzione di DNA per capillarità viene attratta sul microspillo e da questo depositato sull array per contatto fisico. Dopo aver completato un ciclo la punta viene lavata e il ciclo viene ripetuto da un robot per n cicli. Alternativamente, al posto dei cDNA vengono utilizzate sequenze oligo- nucleotidiche che vengono sintetizzate in situ, direttamente sul chip, con una tecnologia che ricorda la fotolitografia

DNA microarray a cDNA (Agilent) Gli mRNA provenienti da due popolazioni o due condizioni sperimentali diverse (due canali), per esempio un mutante e un wild type, vengono retrotrascritti con marcatori fluorescente diversi, uno che emette nel rosso (cyc5) e uno che emette nel verde (cyc3) Le due popolazioni di cDNA marcate si riuniscono, si ibridizzano ai microarrays e vengono irraggiate con un raggio laser per leggere l’eventuale fluorescenza. Vengono rilevati separatamente i segnali emessi nel rosso e nel verde. Quindi i due segnali vengono sovrapposti (merge). Se un cDNA della popolazione campione cyc5 è più abbondante rispetto alla popolazione di controllo cyc3, lo spot contenente la sequenza complementare sul microarray apparirà rossa. Se, al contrario, uno specifico cDNA è più rappresentato nel controllo cyc3 che nel campione cyc5, la sequenza complementare sul microarray apparirà verde. Se le due quantità sono equilibrate apparirà giallo, e se non c’è ibridazione apparirà nero. Dal colore e dall’intensità della fluorescenza possiamo quindi trarre informazioni su migliaia di geni rispetto ad un controllo o rispetto a due situazioni diverse ( per esempio due campioni estratti da individui trattati a concentrazioni diverse di un farmaco)

Microarrays a cDNA (Agilent)

Microarrays a oligonucleotidi (Affymetrix) I microarrays della Affymetrix utilizzano un solo campione ( 1 canale). Utilizzano dei corti oligonucleotidi di circa 20 mer. Per ogni gene sono previsti coppie di oligo (probesets) di cui uno uguale al 100% e uno, che contiene una mutazione centrale, che anneala male. In un gene fortemente espresso ci si aspetta che la linea corrispon- dente al Perfect Match sia più forte.

L'interpretazione dei dati Fare dei microarrays è una tecnica costosa e delicata ma il vero problema è quello di leggere l'informazione e darle un senso. Un tipico output di questa analisi è una lista lunghissima di dati comprensibili solo con l'ausilio di appositi software. Nel migliore dei casi possiamo avere, in formato testuale una lista di geni, spesso non caratterizzati. Il problema del recupero di informazione significativa da enormi nasse di dati si è sviluppata come attività a sè stante detta data mining che interessa essenzialmente i bioinformatici. Sono stati sviluppati strumenti bioinformatici evoluti, come, per esempio GEO che ci permettono di interpretare e consultare enormi set di dati con relativa facilità Passiamo adesso alla seconda parte della lezione