L’equilibrio nei mercati concorrenziali Quando tutti i produttori sono uguali, l’unico motivo per cui la curva di offerta di lungo periodo può avere una pendenza positiva è che un aumento della domanda di fattori dell’intera industria faccia salire i prezzi degli input. Man mano che cresce la quantità di input domandata complessivamente da tutti i produttori presenti in un’industria, i prezzi degli input aumentano e le singole imprese vedono salire i loro costi di produzione. Poiché il costo medio di lungo periodo cresce con l’aumentare del volume di produzione dell’industria, in questo caso si parla di industria a costi crescenti.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali La curva di offerta di mercato di lungo periodo è stata riportata nel grafico B della Figura 11.6 nello stesso grafico è stata tracciata anche la curva di domanda di mercato di lungo periodo D_LR: Trovando il punto di intersezione tra la curva di offerta e la curva di domanda di mercato, vediamo che il prezzo e la quantità di equilibrio di lungo periodo sono, rispettivamente p_1 e X. Dal momento che la curva di offerta di mercato di lungo periodo è crescente, il prezzo pagato ai venditori per il loro prodotto è superiore all’altezza della curva di offerta per tutte le unità vendute eccetto l’ultima. La superficie compresa tra la curva di offerta e il prezzo di mercato ( la superficie indicata con la lettera A nel grafico 11.6B) rappresenta il surplus del produttore.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Fig. 11.6A MC_LR AC_LR D_LR X_1 P_1
L’equilibrio nei mercati concorrenziali S-LR D_LR e X_1 P_1 A
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Dal grafico B della figura 11.6 sembrerebbe quindi che le imprese appartenenti a quest’industria ottengano profitti economici pari alla superficie indicata con la lettera A. Tuttavia, ancora una volta, l’apparenza inganna. Nonostante sembri che le cose stiano diversamente, le imprese che operano in quest’industria ottengono un profitto economico pari a zero. Per capire il perché, dobbiamo ricordare la ragione per cui la curva di offerta di lungo periodo è crescente: man mano che aumenta il volume di produzione dell’industria, aumentano anche i prezzi degli input. In corrispondenza del volume di produzione di equilibrio X_1, i prezzi dei fattori sono a un livello tale che il valore minimo del costo medio di lungo periodo è esattamente pari al valore di equilibrio del ricavo medio p_1.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Ciò è illustrato nel grafico A della figura 11.6, poiché il ricavo medio è uguale al costo medio, nella situazione di equilibrio di lungo periodo ciascuna impresa ottiene un profitto economico pari a zero. Se le imprese appartenenti all’industria non ottengono un profitto economico, allora a chi va il surplus del produttore indicato nel grafico B ? La risposta è: ai venditore dell’input. Visto che il prezzo dell’input sale mano mano che aumenta la quantità che ne viene acquistata da quest’industria, anche la curva di offerta di mercato dell’input deve essere crescente. Le regioni per cui questa curva di offerta è crescente possono essere due. La prima è che gli stessi produttori dell’input, collettivamente, influiscano sul prezzo dei fattori che vendono. La seconda ragione è che non tutte le imprese operanti nell’industria hanno gli stessi costi di produzione.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Prima di proseguire, vale la pena osservare che la curva di offerta di mercato di lungo periodo può anche essere decrescente, come quella rappresentata nella figura Una situazione di questo tipo viene a crearsi quando nella produzione di qualche input, utilizzato dall’industria in esame si ottengono economie di scala sufficienti a fare diminuire il prezzo dell’input all’aumentare della quantità acquistata dall’industria. La curva di offerta di mercato S_LR è decrescente. Alcune industrie elettroniche presentano queste caratteristiche. Per esempio, man mano che aumenta il numero di tastiere elettroniche vendute, i produttori dei circuiti integrati posti all’interno di queste tastiere possono utilizzare sistemi di produzione su vasta scala che fanno diminuire i loro costi e quindi anche il prezzo di tali componenti.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali La stessa considerazione vale per le unità disco dei personal computer con l’aumentare della quantità che ne viene venduta, i prezzi dei componenti necessari per la loro produzione diminuiscono. Poiché in questi casi il costo medio di produzione scende all’aumentare della quantità offerta complessivamente sul mercato, si parla di industria a costi decrescenti. PRODUTTORI ETEROGENEI Una delle finalità del modello concorrenziale è quella di aiutare a capire come i mercati reagiscono alle variazioni delle condizioni economiche. Per dimostrare l’utilità e l’efficacia del modello concorrenziale, in questo paragrafo lo useremo per risolvere diversi problema di statica comparata.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali MC_L AC_L MC_H AC_H X_J X_K P_J P_K
L’equilibrio nei mercati concorrenziali P_j P_k X_j X_k j k S_LR
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Gli effetti delle imposte Le imposte sul valore aggiunto, che in Italia procurano un gettito annuo di oltre 200 miliardi di euro, in genere vengono calcolate sotto forma di percentuale. Attualmente la percentuale è del 22% per quasi tutti i beni. Un’imposta di questo tipo viene definita imposta ad valorem, in quanto il suo ammontare dipende dal valore delle merci scambiate In altri casi, invece, le imposte sono riscosse come somma fissa su ogni unità del bene. Nel 2005, per esempio in Italia l’imposta applicata sulla benzina è stata di circa 60 centesimi di euro al litro,. Un’imposta di questo tipo si chiama accisa, o imposta sulla quantità.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Esaminiamo ora con attenzione gli effetti di un’accisa, in particolare l’imposta sugli alcolici. Un quesito interessante (almeno per i produttori e i consumatori di liquori è: « chi paga l’imposta sugli alcolici?» Le leggi tributarie forniscono una risposta: l’incidenza di diritto di un’imposta stabilisce chi è legalmente tenuto a pagarla. Per quanto riguarda l’imposta sugli alcolici, la sua incidenza di diritto ricade sui venditori. In realtà l’incidenza di diritto non è molto significativa, se si vuole sapere sui chi effettivamente gravi un’imposta. Per chi realmente la paghi, bisogna determinare la sua incidenza di fatto, cioè la variazione nella distribuzione del reddito conseguentemente all’introduzione dell’imposta.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Come vedremo tra breve, l’incidenza di fatto di un’imposta può essere totalmente diversa dalla sua incidenza di diritto: questa diversità rappresenta il risultato di un processo che prende il nome di traslazione d’imposta. Supponiamo che, in assenza di imposte, il mercato degli alcolici sia concorrenziale e che le curve di offerta e di domanda di mercato siano quelle rappresentate nella figura Prima che sia introdotta l’imposta di fabbricazione sugli alcoli, il prezzo e la quantità di equilibrio sono rispettivamente p_1 e X_1. ipotizziamo che venga introdotta un’accisa sugli alcolici di t euro al litro e che la sua incidenza di diritto sia sui venditori. Che effetti avrà questa imposta sulla curva di offerta degli alcolici ? Consideriamo arbitrariamente, il punto a lungo la curva di offerta di mercato implica che il prezzo di mercato debba essere almeno pari a p_a, per indurre le imprese a offrire X_a litri di alcol.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Dopo l’introduzione dell’accisa, il prezzo netto che i venditori devono ottenere per offrire sul mercato X_A, litri di alcol è sempre p_a; tuttavia, affinché le imprese percepiscano questo prezzo netto, i consumatore devono pagare l’alcol p_a+t euro al litro. Ciò è indicato dal punto b nella figura 11.9.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali D S E_1 P_1 X_1 FIGURA 11.8
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Il punto a è stato scelto arbitrariamente e lo stesso discorso vale per qualunque altro punto della curva di offerta S. Per esempio, dopo l’introduzione dell’imposta i venditori devono ottenere un prezzo netto pari a p_c, affinché siano disposti a offrire X_c litri di alcol; ciò significa che i consumatori devono pagare l’alcol p_c+t euro al litro, come indicato dal punto d nella figura Ripetendo lo stesso ragionamento per ciascun volume di produzione, vediamo che l’introduzione di un’accisa a carico dei venditori fa si che, per i consumatori, la curva di offerta di mercato si sposti verso l’alto in misura pari all’ammontare dell’imposta: nel nostro esempio t euro al litro.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali La curva di offerta di mercato, così com’era percepita dai consumatori è denominata S’ nella figura Naturalmente, dal punto di vista dei venditori, la curva di offerta rimane S poiché ciò che a loro interessa è il ricavo unitario che effettivamente ottengono. Una volta che abbiamo stabilito qual è l’andamento della curva di offerta di mercato dopo l’introduzione dell’imposta possiamo determinare la quantità di alcol in equilibrio quando questo bene è gravato dall’accisa. La quantità di equilibrio dopo l’introduzione dell’imposta è X_2, vale a dire il volume di produzione corrispondente al punto e_2, in cui si intersecano le curve di domanda e di offerta rappresentate nella figura
L’equilibrio nei mercati concorrenziali P_a+t P_a P_c+t P_c d c b
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Il passo successivo è la determinazione del prezzo di equilibrio. E’ importante notare che mentre in precedenza il prezzo per ogni bene era unico, in presenza di un’imposta i prezzi corrispondenti al punto di equilibrio sono due: quello che pagano gli acquirenti e quello che ricevono i venditori. Il prezzo che pagano gli acquirenti è quello corrispondente all’intersezione tra la curva di domanda e la curva di offerta effettiva p_2 nella figura Facendo il confronto con il precedente prezzo di equilibrio, p_1, vediamo che per i consumatori il prezzo di un litro di alcol aumenta: quindi una parte dell’onere fiscale ricade su di loro nonostante la legge preveda che siano i produttori a versare l’imposta.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali d c b S’ S E_2 E_1 P_2 P_1 P_2-3 X_2
L’equilibrio nei mercati concorrenziali La situazione di equilibrio nel mercato degli alcolici quando l’incidenza di diritto dell’imposta ricade sui venditori Dopo l’introduzione dell’imposta, il punto di equilibrio è quello corrispondente all’intersezione tra la curva di domanda e la curva di offerta effettiva vale a dire e_2. La quantità di alcol di equilibrio è X_2. Il prezzo di equilibrio che i consumatori devono versare è p_2 ed è quindi maggiore del prezzo di equilibrio in assenza di imposte, p_1. Mentre il prezzo lordo che i venditori percepiscono sale da p_1 a p_2 il prezzo netto dell’imposta scende a p_2-t euro.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Ciò non significa forse che l’introduzione dell’accisa non ha alcuna cosneguenza per i venditori ? No, parte dell’onere fiscale ricade sui venditori di alcol, infatti mentre il prezzo lordo che ricevono dagli acquirenti aumenta, il prezzo al netto dell’imposta scende da p_1 a P-2-t euro. Da quest’analisi possiamo trarre la prima interessante conclusione a proposito degli effetti delle imposte: l’incidenza di fatto di un’imposta può essere molto diversa dall’incidenza di diritto. Nel caso appena esaminato l’incidenza di diritto dell’accisa ricadeva sui venditori. Supponiamo ora che la legislazione tributaria sia modificata e che spetti agli acquirenti il compito di versare l’imposta.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Che effetti avrà questo cambiamento dell’incidenza di diritto sull’incidenza di fatto dell’imposta sugli alcolici ? Per rispondere a questo interrogativo, consideriamo la curva di domanda di mercato iniziale, che è stata ridisegnata nella Figura Scegliendo come sempre il punto g, la curva di domanda indica che p_g è il prezzo unitario massimo che gli acquirenti sono disposti a pagare per consumare X_g litri di alcol. Ciò vale indipendentemente dal fatto che l’alcol sia gravato da un’imposta oppure no. Se i consumatori tengono conto del fatto che devono pagare un’accisa di t euro per ogni litro di alcol acquistato, il prezzo massimo che saranno disposti a versare a venditori per consumare X_g litri di alcol scenderà a p_g-t euro al litro. Quindi dal punto di vista dei venditori, D non è più la curva di alcol scenderò a p_g-t euro al litro.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Quindi, dal punto di vista dei venditori D non è più la curva di domanda di mercato. Per i venditori, la curva di domanda di mercato dopo l’introduzione dell’imposta, D’, equivale a quella precedente spostata verso il basso di una distanza pari all’ammontare dell’imposta. La curva di offerta di mercato non risente dell’introduzione dell’imposta, se questa viene pagata dai consumatori. Riunendo nello stesso grafico la curva di Se la curva di domanda come viene percepita dai venditori dopo l’introduzione dell’accisa, vediamo, nella figura che la quantità di equilibrio è di X_3 litri di alcol all’anno.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Il passo successivo è trovare i prezzi di equilibrio. Il prezzo che ricevono i venditori è quello corrispondente all’intersezione tra le curve S e D’, vale a dire p_3. Facendo un confronto tra p_1 e p_3, vediamo che i venditori ottengono un prezzo inferiore, nonostante l’accisa venga formalmente pagata dagli acquirenti. Tuttavia l’onere dell’imposta non ricade tutto sui produttori, se da un lato il prezzo che ricevono i venditori diminuisce, dall’altro il prezzo che pagano i consumatori (comprensivo dell’imposta) sale da p_1 a P- 3 +t.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Si noti nella figura che la nuova quantità di equilibrio corrisponde al punto in cui la distanza tra le curve di offerta e di domanda iniziali (precedenti all’introduzione dell’imposta) è pari all’ammontare dell’imposta. Quindi tale quantità di equilibrio è esattamente uguale a quella trovata nella figura che rappresenta il caso in cui l’incidenza di diritto dell’imposta ricade sui venditori: per cui X_2=X_3. Analogamente, l’aumento del prezzo pagato ai consumatori, nella figura e la diminuzione del prezzo percepito dai venditori, nella Figura si equivalgono. Il risultato della nostra analisi è sorprendente: in un mercato concorrenziale l’incidenza di fatto di un’accisa è la stessa, indipendentemente dalla sua incidenza di diritto.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali P_3+t P_1 P_3 E_1 E_3 S D 11.12
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Pg P_g-t g h S D D’
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Questo risultato conferma quanto abbiamo affermato precedentemente, vale a dire che l’incidenza di diritto di un’imposta ha poco a che vedere con la sua incidenza di fatto. Gli effetti dell’imposta sono gli stessi, indipendentemente dal fatto che l’esattore (metaforicamente) si metta alle costole dell’acquirente e si faccia dare t euro ogni volta che questi compra un litro di alcol, oppure stia addosso al venditore e pretenda t euro ogni volta che questi vende un litro di alcol. Osservando le figure e comprendiamo che l’unico fattore rilevante è l’entità del cuneo che l’imposta introduce tra il prezzo pagato dai consumatori e il prezzo ottenuto dai venditori: poco importa chi debba pagare materialmente l’imposta.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali L’ELASTICITA’ E L’INCIDENZA Se la ripartizione dell’onere fiscale tra venditore e acquirenti non dipende dall’incidenza di diritto dell’imposta, da che cosa dipende ? Dagli esempi seguenti si può trarre una risposta. Supponiamo che l’amministrazione della Regione Friuli Venezia Giulia abbia deciso di introdurre un’accisa di 0.30 euro al metro cubo sul gas metano importato. Su chi peserà l’onere di quest’imposta ? Per rispondere a questo interrogativo, dobbiamo tracciare le curve di domanda e di offerta del mercato.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Nella figura D è la curva di domanda del gas metano e S è la curva di offerta. Si noti che la curva che rappresenta la domanda di gas metano Friuli Venezia Giulia è perfettamente elastica in corrispondenza del prezzo unitario di 1.5 euro. Il valore di 1.5 euro è il prezzo di equilibrio di un metro cubo, in assenza di imposte, se si considera l’intero mercato italiano. La curva di domanda D è piatta in corrispondenza di questo prezzo poiché gli importatori di gas metano in Friuli Venezia Giulia, collettivamente, non fanno il prezzo.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Se gli importatori aumentassero il prezzo del loro prodotto, data la liberalizzazione del mercato, i loro potenziali clienti acquisterebbero gas importato altrove. Consideriamo ora gli effetti dell’accisa. Supponiamo che, in seguito alle pressione degli importatori di gas, gli amministratori della Regione facciano ricadere sugli acquirenti l’incidenza di diritto dell’imposta. L’accisa fa sì che, dal punto di vista dei venditori, la curva di domanda si sposti verso il basso da D a D’. La distanza tra due curve di domanda corrisponde alla differenza tra la cifra che i venditori ottengono per ogni metro cubo e la cifra che gli acquirenti spendono per comprarla: quindi D’ non è altro che la curva di domanda D; spostata verso il basso di 0,30 euro.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali E_1 E_2 1,5 1,2 X_2 X_ 1 S D D’ METRI CUBI DI GAS EURO
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Dopo l’introduzione dell’accisa, il prezzo di equilibrio per importare di gas metano in Friuli Venezia Giulia scende a 1,2 euro. Vediamo quali effetti l’imposta produce sul prezzo pagato dagli acquirenti. Prima dell’introduzione dell’accisa gli acquirenti pagavano 1.5 euro per avere un metro cubo di gas metano. Ora danno al produttore solo 1.2 euro, ma devono versare 0.30 euro all’amministrazione della Regione Friuli Venezia Giulia. Quindi il prezzo totale (comprensivo dell’imposta) che gli acquirenti devono pagare rimane pari a 1,5 euro. I venditori, invece, vedono diminuire- in misura pari all’imposta- il prezzo netto che percepiscono per ogni metro cubo di gas metano: da 1,5 euro a 1,2 euro. In altre parole, l’intero onere dell’imposta ricade sui produttori.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Le loro manovre per fare in modo che l’accisa venisse pagata dagli acquirenti sono state vanificate dalle forze di mercato. Consideriamo il caso opposto. Ipotizziamo che la domanda di insulina sia pari a X_a e perfettamente anelastica in corrispondenza di un’ampia gamma di prezzi. La curva di offerta, non è né perfettamente anelastica, né perfettamente elastica. Come risulta dalla figura in assenza di imposte il prezzo e la quantità di equilibrio sono rispettivamente p_a e X_a. Supponiamo che venga introdotta un’accisa a carico dei consumatori di insulina.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali In seguito all’introduzione dell’imposta, la curva di domanda si sposta verso il basso in misura pari all’ammontare dell’imposta stessa. Dal momento che la curva di domanda è verticale, tale spostamento non ha alcun effetto né sul prezzo di equilibrio pagato ai venditori, né sulla quantità di equilibrio. I consumatori continuano a pagare il prezzo p_a per un grammo di insulina, solo che ora, in aggiunta ad esso, devono anche versare l’accisa. Date queste curve di domanda e di offerta, l’accisa ha una incidenza di fatto opposta rispetto a quella che aveva nell’esempio precedente, in questo caso l’interno onere dell’imposta ricade sugli acquirenti.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali I due esempi proposti servono a illustrare il seguente principio generale: quanto maggiore è l’elasticità della domanda, tanto minore sarà l’onere fiscale che ricade sugli acquirenti ceteris paribus. L’incidenza di fatto di un’imposta dipende anche dall’elasticità dell’offerta che è data dal rapporto tra la variazione percentuale della quantità offerta e la variazione percentuale del prezzo. Ipotizziamo per esempio che l’amministrazione della Regione Sardegna decida di introdurre un’imposta sugli yacht acquistati dagli abitanti dell’isola. Siccome la Sardegna è piccola rispetto al mercato mondiale degli yacht, l’offerta di yacht nel mercato della Sardegna è perfettamente anelastica in corrispondenza del prezzo corrente pari a p_b.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Supposto che la curva di domanda sia decrescente, la situazione esistente nel mercato degli yacht della Sardegna è illustrata nella figura Poiché l’elasticità dell’offerta è pari ad infinito, l’intero onere dell’imposta ricade sugli abitanti della Sardegna che decidono di acquistare uno yacht. Dagli ultimi due esempi risulta che maggiore è l’elasticità dell’offerta minore sarà l’onere fiscale che ricade sui venditori, ceteris paribus. Le conclusioni a cui siamo giunti dimostrano che non si può dire nulla sull’incidenza di un’imposta senza conoscere le elasticità della domanda e dell’offerta del bene che essa colpisce.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali Intuitivamente, il coefficiente di elasticità è una misura approssimativa delle possibilità che i diversi soggetti economici hanno di evitare una imposta. Più elastica è la domanda di un bene, per esempio, più facile sarà per i consumatori sostituirlo con altri beni, nel caso in cui venga colpito da un’imposta. Quindi la domanda del bene tassato diminuirà drasticamente a favore dei prodotti simili, a meno che i venditori non si accollino buona parte dell’onere dell’imposta, aumentando il meno possibile il prezzo del bene. Analogamente, quando l’offerta è molto elastica, i produttori preferiscono cessare l’attività piuttosto che sopportare l’onere dell’imposta, per cui saranno gli acquirenti a doversene fare carico. Questi fenomeni di traslazione non sono il risultato di esplicite contrattazioni, ma piuttosto un effetto di libero gioco delle forze di mercato.
L’equilibrio nei mercati concorrenziali CHI PAGA LA PREVIDENZA SOCIALE ? La previdenza sociale rappresenta la principale voce di spesa nel bilancio pubblico italiano. Il sistema previdenziale è, però anche un’importante fonte di entrate per il governo (di «tributi» per i cittadini). In sintesi, in Italia il sistema di previdenza sociale funziona nel modo seguente. Per tutta la durata della loro vita lavorativa, i lavoratori che rientrano nel sistema sono tenuti a versare contributi previdenziali. Anche i datori di lavoro versano una parte di contributi sotto forma di un’imposta sui ruolo paga.