ALCOL, DROGHE, GUIDA… RIFLESSIONI IN CORSO CORSO DI FORMAZIONE REGIONE PIEMONTE Assessorato Tutela della Salute e Sanità Direzione Sanità Pubblica Biella, 2 dicembre 2006 Dott.ssa Monica Piccoli Piano Regionale Prevenzione Incidenti Stradali 2005 – 2007 DGR 43 – 2046 del 23.01.2006
Alla ricerca dell’identità Il giovane spesso ricorre a prove personali e di gruppo che consentono di “ testare i limiti, di trovare nel confronto con il mondo un contenitore che il sistema di significati della società in cui vive non gli fornisce più in partenza” (Le Breton, 1995)
Studi sull’adolescenza Gli studi sullo sviluppo affermano che: lo sviluppo si svolge lungo il ciclo di vita b) l’adolescenza è una fase di transizione importante ma non l’unica; c) la centralità sul presente: sono possibili modifiche delle traiettorie dello sviluppo intraprese; d) ruolo attivo del soggetto che percepisce ed interpreta la situazione presente e quella futura.
Secondo Havinghurst (1952) l’adolescente per diventare Compiti di sviluppo Secondo Havinghurst (1952) l’adolescente per diventare adulto deve raggiungere i seguenti obiettivi: ricerca e costruzione dell’identità; maturazione della sessualità; allargamento interessi personali e sociali grazie all’ acquisizione del pensiero ipotetico-deduttivo; maggior autonomia rispetto al contesto familiare. Molti autori non fanno alcuna distinzione fra adolescenza e gioventù; è necessaria comunque una differenziazione tra fanciullezza, adolescenza-gioventù ed età adulta: la fanciullezza è caratterizzata da uno status dipendente, fondato su tratti biologici e psichici; l’età adulta è contraddistinta da uno status autonomo e l’adolescenza-gioventù è fondata non più su incapacità fisiche o psichiche, ma economiche e sociali; per i giovani l’adolescenza inizia con trasformazioni fisiche e psichiche e l’età adulta con cambiamenti dello status sociale. Si può considerare l’adolescenza come un periodo di transizione dal “continente infantile” al “continente adulto”, una fase di “passaggio” che ha come momento centrale la pubertà. La si può definire come una “seconda nascita”, per cui è necessario abbandonare a poco a poco la protezione famigliare. Questo bisogno di distacco, di separazione dai genitori è una ricerca di autonomia, di specificità, di un insieme di caratteristiche peculiari che definiscano l’adolescente come individuo, come persona unica, dunque una ricerca di identità. Per riempire di contenuti questa sua identità , l’adolescente fa riferimento al gruppo dei pari che controlla e contiene le ansie legate ai cambiamenti ed attenua lo stress della crescita e della separazione dalla famiglia di origine e l’ingresso nella società degli adulti. Il progresso più importante nello sviluppo affettivo dell’adolescenza è il passaggio all’eterosessualità, cioè il passaggio dal gruppo di coetanei del proprio sesso al gruppo misto, con una progressiva elaborazione della propria mascolinità o femminilità.
Dinamica del rischio Persona Comportamenti Ambiente sociale Ambiente percepito (Jessor, Donovan e Costa 1991)
Funzioni del rischio Gli adolescenti agiscono in un contesto non casualmente ma con lo scopo di raggiungere degli obiettivi personalmente significativi. E’ importante andare oltre alla semplice descrizione del comportamento e cercare di capire il significato che assume per quello specifico adolescente. Il ruolo dei processi percettivi, cognitivi e affettivi è fondamentale nella rappresentazione individuale del rischio che è mediata anche dai valori, feedback, aspettative del contesto in cui il giovane è inserito. Prima frase: infatti certi rischi non si corrono più in età adulta perché sopraggiunge la consapevolezza del pericolo.
Funzione del rischio Alcune delle funzioni a cui assolvono i comportamenti: bisogno di autonomia bisogno di affermazione e sperimentazione bisogni di differenziarsi e identificarsi bisogno di appartenenza Questi aspetti sono funzionali alla ricerca dell’identità ed alla definizione del ruolo e delle relazioni sociali. Lo sviluppo dell’identità è un processo intrapsichico ed eteropsichico.
Prendere le distanze: processo di separazione vs autonomia Rischio nella guida I maschi sono i maggiori implicati: aspetti culturali/sociali ancora dominanti Prendere le distanze: processo di separazione vs autonomia Affermazione di sé: assumere il rischio equivale ad essere capaci e abili Mettersi alla prova: conoscere e sperimentare il proprio valore ed i limiti Provare sensazioni forti: bisogno di emozioni forti Far fronte ai conflitti: fuga dalle difficoltà Trasgressione: meno presenti che in altri comportamenti a rischio Rituali: gioco nel quale le persone scoprono codici culturali, significati e valori comuni Esempi: Utilizzo di sostanze in gruppo (azione che non farei da solo)..anche il gruppo sa di correre rischi Sciare lungo una parete di montagna (conosco i rischi) Quando il gruppo fa un’azione senza che ci sia percezione del rischio di danni futuri (esempio? Guida in stato di ebrezza (il gruppo incentiva il ragazzo a guidare esponendolo a pericoli che non dipendono dalla sua volontà perché non in grado di guidare) Differenza tra rischio e pericolo: primo=possibile danno futuro attribuibile all’azione….secondo=fatto imprevedibile derivante dall’esterno
Esperienze scolastiche di successo. Fattori di protezione Area cognitiva: sviluppare le capacità di previsione e anticipazione, capacità di analisi e sintesi, problem solving, Incrementare il livello di conoscenza dei pericoli e le capacità comunicative. Esperienze scolastiche di successo. Area emotiva: Favorire l’autoefficacia e l’autocontrollo emozionale. Fornire supporti emotivi e di aiuto. Area sociale: Presenza di una rete familiare e sociale con cui creare legami. Sviluppare le capacità relazionali. Aspettative positive da parte del contesto. Controllo da parte degli amici. E’ grazie ai fattori di protezione che anche gli adolescenti che vivono in contesti sfavorevoli possono riuscire a costruirsi un percorso di sviluppo positivo ed a limitare il coinvolgimento nei comportamenti pericolosi, in senso sia quantitativo che qualitativo (Rutter, 1996) I fattori di protezione possono riguardare tanto l’individuo quanto il contesto, aspetti che sono in relazione. La famiglia, la scuola, la comunità sono fattori di protezione. Nella famiglia: modelli positivi di adulto che vengono proposti e lo stile educativo. Quello più protettivo è quello autorevole. Scuola: benessere scolastico, successo ed utilità, progettualità.
Scambio di messaggi tra due o più persone Comunicare Scambio di messaggi tra due o più persone E’ un processo a cui partecipano con eguale responsabilità tutti gli attori della comunicazione E’ un processo circolare, non unidirezionale. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed uno di relazione
Comunicare nel contesto Il processo comunicativo inteso come scambio relazionale avviene sempre in un contesto comunicativo specifico che possiede una cornice. Alcuni elementi della cornice: Chi è l’altro per me? Chi sono io per l’altro? Quali sono le aspettative reciproche? Quali sono gli obiettivi dell’incontro ? Dove avviene l’incontro ?
Comunicazione verbale e non verbale Molto di ciò che noi comunichiamo avviene attraverso il non verbale: sguardo mimica facciale spazio tra gli interlocutori contatto fisico indizi vocali: volume, ritmo, tono corpo: postura, gesti comportamenti e atteggiamenti
Ogni comportamento è comunicazione Comunicare: un’arte La pragmatica della comunicazione umana ci ha fornito alcuni importanti assiomi per condurre con efficacia la comunicazione: Ogni comportamento è comunicazione L’interazione è simmetrica o complementare? Qual’è la punteggiatura che desideriamo dare? Quanta attenzione poniamo al registro analogico? Gli adolescenti sono molto attenti a queste dimensioni soprattutto quando i contenuti che si stanno veicolando possiedono un profondo risvolto personale. Asset???
Comunicare: un bisogno Dalle ricerche emerge il desiderio ed il bisogno dei giovani di comunicare sugli aspetti legati al rischio: le informazioni sono considerate limitate. I giovani desiderano dialogare su questi temi con adulti competenti ed esperti e con testimonial. Può risultare più semplice affrontare certi temi in quanto il coinvolgimento emotivo, proprio dei familiari, spesso può essere un vincolo ad una comunicazione trasparente. La presenza del fattore “desiderabilità sociale” è comunque da tener presente, soprattutto all’interno di un gruppo. Il rischio e la sua percezione sono legati alla capacità decisionale del soggetto e quindi alla sua capacità di pensare in astratto il possibile. Il adolescenza il progressivo sviluppo del pensiero ipotetico-deduttivo consente al ragazzo di maturare capacità di riflessione, di progettare il futuro, ma anche di pensare a se stesso in molti modi possibili. Queste due modalità ragionative (possibilistico e probabilistico), in adolescenza, sono disturbate dall’egocentrismo ancora presente. E’ per questo che spesso le decisioni dell’adolescente non includono un’adeguata valutazione del pericolo. Essi valutano gli aspetti immediati della situazione, per fare un esempio: l’adolescente “beve perché gli piace”; non si preoccupa né del perché né delle conseguenze. L’egocentrismo adolescenziale, quindi, porta il giovane a sottovalutare le conseguenze negative di una scelta rischiosa, anche perché si sente al centro del mondo, invulnerabile, inconsapevole o forse disattento alla realtà concreta. La capacità progettuale si affina con il tempo e raggiunge la massima esplicazione man mano che il soggetto diventa adulto. Tale capacità quindi necessita di esercizio, il,ragazzo è portato a fare progetti scarsamente realistici e a maturarli di continuo. La marcata tendenza narcisistica e l’esplosione ormonale presente in questa fase, porta il ragazzo ad orientarsi emotivamente verso scelte drastiche, radicali, tendente agli eccessi, con scarsissima capacità di moderazione e mediazione. Esempi: egli è felicissimo o disperato, quasi mai sereno, annoiato mortalmente o rapito totalmente dai suoi interessi… l’estremismo è quasi sempre presente nella sua quotidianità, non come scelta ma come condizione mentale.
L’ascolto sembra essere un vero problema per gli adulti! I vissuti Pur essendo degli esperti, i vissuti legati ad esperienze personali o professionali sono comunque in agguato! Atteggiamenti paternalistici o normativi possono condurre al rifiuto della comunicazione o ad atteggiamenti passivi e riluttanti. I giovani chiedono principalmente di comunicare e dunque di essere attori del processo. Ruolo che spesso non riescono ad avere in famiglia o a scuola nelle interazioni. L’ascolto sembra essere un vero problema per gli adulti! Molti autori non fanno alcuna distinzione fra adolescenza e gioventù; è necessaria comunque una differenziazione tra fanciullezza, adolescenza-gioventù ed età adulta: la fanciullezza è caratterizzata da uno status dipendente, fondato su tratti biologici e psichici; l’età adulta è contraddistinta da uno status autonomo e l’adolescenza-gioventù è fondata non più su incapacità fisiche o psichiche, ma economiche e sociali; per i giovani l’adolescenza inizia con trasformazioni fisiche e psichiche e l’età adulta con cambiamenti dello status sociale. Si può considerare l’adolescenza come un periodo di transizione dal “continente infantile” al “continente adulto”, una fase di “passaggio” che ha come momento centrale la pubertà. La si può definire come una “seconda nascita”, per cui è necessario abbandonare a poco a poco la protezione famigliare. Questo bisogno di distacco, di separazione dai genitori è una ricerca di autonomia, di specificità, di un insieme di caratteristiche peculiari che definiscano l’adolescente come individuo, come persona unica, dunque una ricerca di identità. Per riempire di contenuti questa sua identità , l’adolescente fa riferimento al gruppo dei pari che controlla e contiene le ansie legate ai cambiamenti ed attenua lo stress della crescita e della separazione dalla famiglia di origine e l’ingresso nella società degli adulti. Il progresso più importante nello sviluppo affettivo dell’adolescenza è il passaggio all’eterosessualità, cioè il passaggio dal gruppo di coetanei del proprio sesso al gruppo misto, con una progressiva elaborazione della propria mascolinità o femminilità.
linguaggio non adeguato Gli stop linguaggio non adeguato eccesso di informazioni giudizi e valutazioni negative atteggiamenti di superiorità ascolto poco empatico distanza fisica e psicologica manipolazione / controllo Gli ostacoli alla comunicazione possono provenire sia da difetti di trasmissione: i filtri dell’ambiente (rumori, interruzioni telefoniche, distanza tra gli interlocutori) e i filtri del ricevente (pensieri, stanchezza, vissuti emotivi); sia da meccanismi psicologici che influiscono sul significato che è attribuito a quanto detto. E’ importante che chi comunica sia attento alle caratteristiche dell’interlocutore. Una comunicazione è efficace solo se orientata alle specificità dell’interlocutore. L’atteggiamento di chi comunica può determinare nell’ascoltatore dei meccanismi di difesa che ostacolano lo scambio dei messaggi. I meccanismi di difesa messi in atto possono essere diversi: la negazione ( è negato il contenuto del messaggio), la svalutazione (è svalutato il comunicatore per non accettare quanto da lui riportato), la scissione (il contenuto viene separato dal vissuto emotivo), la rimozione (parte o tutto il messaggio non è ricordato). Un’attenta lettura del contesto e del proprio stile comunicativo può favorire un clima di reciproco scambio ed apertura in cui la comunicazione non incontri troppi ostacoli.
Coinvolgimento e interazione Essenzialità e scorrevolezza I via libera Coinvolgimento e interazione Essenzialità e scorrevolezza Utilizzo di canali diversi (visivo, uditivo, cinesico ) Concretezza Vicinanza e apertura Esempi e racconti Osservare con attenzione i feedback Monitorare la motivazione e sostenerla Favorire una dinamica di gruppo costruttiva La comunicazione è efficace solo se il messaggio è compreso da chi deve riceverlo. E’ dunque necessario verificare che l’interlocutore abbia compreso quanto abbiamo detto. Il feedback (messaggio di risposta dell’interlocutore) può essere sia verbale ( richiesta di spiegazioni) che non verbale (livello di attenzione, assenso o dissenso con il capo, postura del corpo, ecc). Il formatore deve ricercare il feedback, sopratutto quello verbale, per verificare la comprensione soprattutto quando le persone presenti sono numerose ed il gruppo è eterogeneo. Per quanto è possibile bisogna stimolare la partecipazione attiva alla tematica perché ciò facilita i processi di attenzione e memorizzazione. Anche gli esempi facilitano questi due processi, alimentando l’interesse dell’interlocutore e la possibilità di identificarsi con le informazioni. La motivazione all’ascolto da parte dell’interlocutore è fondamentale affinché vi sia comunicazione. E’ dunque necessario capire quali sono i bisogni di chi ascolta e quali messaggi lo catturano in misura maggiore rispetto ad altri. Non può esservi comunicazione senza scambio: il feedback è dunque uno step essenziale di questo processo. Per favorire l’interesse è consigliabile utilizzare canali diversi: le immagini sono ricordate meglio, rispetto alle parole; le figure in movimento corredate da suoni hanno un maggior impatto. Per questo motivo, gli strumenti multimediali, in cui l’interlocutore possa strutturarsi percorsi individuali e si confronti con immagini, hanno un’efficacia comunicativa superiore ad una lezione frontale tradizionale.
Nella comunicazione con i giovani è necessario ricordarsi che: Specificità Nella comunicazione con i giovani è necessario ricordarsi che: Le capacità di anticipazione e prevenzione sono ridotte Può esserci un forte ancoraggio ad informazioni ricevute dai pari Bisogno di differenziarsi ed opporsi al mondo adulto Percezione delle regole e dei limiti spesso connotate negativamente Elevata tensione verso le emozioni forti e nuove Importanza attribuita alla dimensione gruppale Costante ricerca di una identità Per essere efficaci nella comunicazione con i giovani è necessario conoscerli e sapere come la tecnologia e l’innovazione hanno modificato il loro modo di rapportarsi con la realtà. Il massiccio utilizzo di canali visivi e legati al movimento hanno creato in questa popolazione l’abitudine a confrontarsi con messaggi che hanno le seguenti caratteristiche: velocità, movimento, colori, suoni, interattività. Messaggi che non presentino almeno alcune di queste caratteristiche possono ridurre nei giovani il livello di attenzione e la motivazione all’ascolto. Inoltre, soprattutto con i più giovani, è necessario conoscere alcuni aspetti cognitivi ed emotivi che possono influenzare l’interiorizzazione di certi messaggi: La conoscenza delle specifiche caratteristiche dei giovani da parte del formatore è essenziale per favorire una comunicazione efficace tra gli interlocutori. Inoltre ciò favorisce la comprensione di certe reazioni forte e volte considerate spropositate agli occhi degli adulti, che sono spesso all’origine di reazioni di rifiuto e evitamento verso quello dei giovani.
Le aspettative di ruolo Qual è il nostro ruolo ? Il ruolo è definito non solo da ciò che facciamo ma anche dal tipo di relazioni che instauriamo. Per comunicare in modo efficace e’ importante essere consapevoli delle aspettative dei partner di ruolo e delle caratteristiche specifiche degli attori della comunicazione. Provate a rispondere ai quesiti proposti ed individuate i vostri aspetti di forza e gli aspetti da migliorare nella comunicazione con i giovani. Qual’è il mio ruolo? ……………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………… Cosa credo che i giovani si aspettino da me? ……………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………… Quale immagine ho dei giovani?
Cosa si aspettano da noi Competenza sui contenuti e sulla relazione Facilitatori alla comprensione profonda Apertura Coerenza Capacità di ascolto e assenza di giudizio Stimoli e prospettive nuove Qualcuno che creda in loro Incoraggiamento Dalle diverse ricerche fatte sui giovani è emerso il loro bisogno di guide e punti di riferimento che sappiano interagire positivamente. Spesso gli adulti che li circondano tendono ad avere un atteggiamento di svalutazione o di giudizio che non facilita la relazione, soprattutto con quei giovani che hanno maggiori difficoltà di inserimento nei vari contesti. La dimensione che i giovani hanno sottolineato essere carente è la capacità degli adulti di comunicare utilizzando i registri giusti. Ciò che si aspettano i giovani sono adulti che possiedano competenza ma che non la ostentino; capaci di metterla a servizio dei giovani attraverso una comunicazione semplice ed efficace. I giovani chiedono di essere stimolati e motivati nel raggiungimento degli obiettivi attraverso l’incoraggiamento e la valorizzazione delle loro risorse e potenzialità. Pretendono molto dagli adulti soprattutto nei termini della coerenza e del rispetto di quanto viene detto a parole: sono alla ricerca di esempi da sottoporre a critica o da emulare. Cercano qualcuno che sappia ascoltarli e condividere con loro alcune esperienze con un atteggiamento critico e non collusivo.
Stili comunicativi Autoritario: focus sul controllo Permissivo: focus sul supporto Autorevole : equilibrio tra controllo e supporto E’ importante utilizzare uno stile educativo e comunicativo adeguato, che permetta di instaurare un positivo clima emotivo-relazionale, senza perdere di vista gli obiettivi didattici. Uno stile improntato all’autoritarismo, centrato su un sistema di controlli, ingiunzioni e regole, crea un pensiero dipendente, sollecita l’ostilità, può rimandare a svalutazione personale, annulla la creatività. Uno stile, d’altra parte, caratterizzato da lassismo e permissivismo, annulla le differenze di ruolo indispensabili per comunicare, crea confusione ed anarchia, assenza di riferimenti stabili, una commistione tra obiettivi didattici e relazioni amicali. E’ molto facile colludere con i giovani con l’intenzione di farsi accettare da loro. La modalità comunicativa maggiormente adeguata è caratterizzata da uno stile “autorevole”, che non cede alle lusinghe dell’autoritarismo e della permissività , che stabilisce poche regole, preventivamente spiegate e concordate con i ragazzi. Appare fondamentale evitare di porsi di fronte ai ragazzi come se fossero soggetti senza identità e probabile fonte di disturbo, quanto piuttosto entrare in relazione con loro per imparare a conoscerne le specificità. Solo in questo modo ci si accorge che gli eventuali problemi non sono tanto legati all’apprendimento, ma alla “definizione interna ed esterna della loro personalità”. Un gruppo classe adeguato non si caratterizza per la mancanza di tensioni e conflitti, ma per la capacità di evolvere e far crescere i suoi membri.
Comunicare con i giovani è veramente una sfida per noi adulti. Una sfida perenne Comunicare con i giovani è veramente una sfida per noi adulti. Rimaniamo spesso spiazzati di fronte alle loro domande, o ai loro silenzi. Hanno la capacità di smuovere molti vissuti profondi che nel tempo avevamo rimosso, emozioni dirompenti anche opposte. Una buona consapevolezza di quella che è stata la nostra adolescenza può permetterci di gestire meglio le dinamiche comunicative e la relazione con i ragazzi. Non possiamo pensare che comunicare in una classe o con un gruppo di ragazzi sia più semplice che con gli adulti. Le dinamiche emotive che mettono in gioco sono certamente più consistenti e mettono in campo ciò che siamo come persone e come professionisti. E’ necessaria una buona consapevolezza di ciò che noi abbiamo vissuto in quel periodo ed il rapporto che noi avevamo con il rischio per evitare proiezioni, rifiuto ad affrontare alcune tematiche. La presenza di un altro formatore può essere una valida risorsa per gestire la dinamica in classe e per confrontarsi dopo sui risultati del lavoro svolto.