La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale e sotto il maestrale

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Transcript della presentazione:

La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale e sotto il maestrale SAN MARTINO La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar. Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando su l’uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri com’esuli pensieri, nel vespero migrar. Giosuè Carducci, da Rime Nuove, 1873, 1887 Carducci Giosuè - San Martino: recitazione della poesia Fiorello - La Nebbia Agli Irti Colli: la canzone

la parafrasi la parafrasi è una modalità di normalizzazione della scrittura poetica che ripristina la costruzione sintattica della prosa, sostituisce le parole caratteristiche del lessico poetico con quelle del linguaggio corrente e scioglie le figure retoriche più complesse SAN MARTINO La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar. Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando su l’uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri com’esuli pensieri, nel vespero migrar. Siamo in autunno sulle colline toscane che digradano verso il mare della Maremma. La nebbia, sciogliendosi in una leggera pioggerella, risale per le colline rese quasi ispide dalle piante ormai prive di fogliame e, spinto dal vento freddo di maestrale, il mare rumoreggia frangendosi sulla scogliera, con onde di spuma bianca. Ma per le vie del piccolo paese contadino si diffonde, dai tini dove fermenta il mosto, l’odore aspro dl vino nuovo che rallegra i cuori. In casa intanto, sulla brace del focolare scoppiettano le gocce di grasso che cadono dallo spiedo su cui cuoce la cacciagione. E il cacciatore se ne sta sull’uscio a guardare stormi di uccelli che, a contrasto con le nubi rosse del tramonto, sembrano neri come quei pensieri che si vorrebbero mandar via lontano.

LA METRICA Questa lirica si può imparare facilmente a memoria. La facilità del suo apprendimento mnemonico dipende certamente dalla sua struttura metrica e dal suo andamento ritmico. Il componimento è diviso in quattro strofe di quattro versi ciascuna (quartina). Ogni verso è formato da sette sillabe. Si tratta di versi settenari, gli stessi che molto spesso si incontrano nelle filastrocche e nelle conte infantili. L’ultimo verso di ogni strofa ha la stessa rima. Ciò crea una melodia di sottofondo che tende a tenere unita, musicalmente, tutta la breve composizione. 1^ quartina La nebbia a gl’irti còlli A piano piovigginando sàle B piano e sotto il maestràle B piano urla e biancheggia il màr; C tronco ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar. C Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando su l’uscio a rimirar C tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri com’esuli pensieri, nel vespero migrar. C

I SUONI SAN MARTINO 1^ Strofa ebbia / iggi / eggia sono onomatopeici: ci fanno sentire l’acquerugiola che lievemente scende sul paesaggio e ci fanno vedere il mare frangersi sulla costa 2^ Strofa bor / ri / ir spro / or / ra / ar costituiscono la “melodia” della seconda quartina, che accentua il carattere musicale della lirica 3^ Strofa ppi / cce / spied / scoppie / fischia / uscio l’onomatopea domina la terza strofa: i suoni servono a rappresentare i rumori che vengono dal focolare 4^ Strofa rossastre, nubi, stormi, uccelli, neri, esuli, vespero il colore caratterizza l’ultima strofa: gli aggettivi e le vocali scure o / u / indicano un sentimento di tristezza SAN MARTINO La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar. Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando su l’uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri com’esuli pensieri, nel vespero migrar.

fatta di verbi, molti sostantivi e pochi aggettivi IL LESSICO Una poesia fatta di verbi, molti sostantivi e pochi aggettivi Il sostantivo da solo definisce e puntualizza, ritrae l’oggetto così com’è. L’abbondanza di sostantivi è funzionale ad una descrizione del paesaggio. L’insieme deve dare il risultato di un bozzetto, in cui le figure umane e la natura si sono fissate per sempre. Gli aggettivi sono appena sei: quattro ( aspro, accesi, rossastre, neri ) svolgono la normale funzione di qualificativi Le metafore Gli “irti colli” e gli “esuli pensieri” non sono però così semplici da spiegare. Il poeta qui fa ricorso alla metafora. Irti: le piante ormai prive di fogliame innalzano al cielo i loro rami nudi, facendo apparire le colline come corpi coperti di spini. Esule: significa chi va o è in esilio. Qualcuno pensa che possa essere interpretato nel senso di “tristi”, perché tali sono i pensieri di un esiliato. Altri, invece, propongono di leggere esuli nel senso di sperduti, che vagano lontano e si perdono nell’infinito. Molto probabilmente, esuli racchiude tutti e due i significati e forse qualche altro ancora che ci sfugge. I verbi sono molto usati in questa lirica e servono ad accentuare il senso di bozzetto e di descrizione. Il modo più importante è l’indicativo, seguono i modo indefiniti, infinito e gerundio. Il solo tempo usato è il presente. L’azione, dunque, non appartiene al mondo contemporaneo, ma si svolge in un presente senza tempo e non indica nessuna determinazione. SAN MARTINO La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar. Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando su l’uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri com’esuli pensieri, nel vespero migrar.

LO SPAZIO NELLA POESIA Possiamo immaginare il poeta come un regista che inquadri il paesaggio con una macchina da presa. In ogni quartina, egli adopera un’inquadratura diversa: La nebbia a gl’irti colli panoramica piovigginando sale esterno giorno e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo campo lungo dal ribollir de’ tini esterno giorno va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar. Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: zoom sta il cacciator fischiando interno giorno su l’uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri soggettiva com’esuli pensieri, esterno giorno nel vespero migrar.

L'AUTUNNO NELLE RAPPRESENTAZIONI FIGURATIVE Esempio 1

L'AUTUNNO NELLE RAPPRESENTAZIONI FIGURATIVE Esempio 2

L'AUTUNNO NELLE RAPPRESENTAZIONI FIGURATIVE Esempio 3