LA CENTRALITA’ DEL “SINGOLO” IN SÖREN KIERKEGAARD

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LA CENTRALITA’ DEL “SINGOLO” IN SÖREN KIERKEGAARD Se io dovessi domandare un epitaffio per la mia tomba , non chiederei che : “quel Singolo”, anche se ora questa categoria non è capita. Lo sarà in seguito.  

BIOGRAFIA S. Kierkegaard nacque il 5 Maggio 1813 a Copenhagen, Danimarca. Venne educato dal padre, commerciante, nel clima di una religiosità severa. Nel 1840 si laureò in teologia. Nel Settembre 1840 si fidanzò con Regina Olsen, che lasciò circa un anno dopo. Nel 1841- 42 fu a Berlino, dove ascoltò le lezioni di Schelling e ne fu, prima entusiasta, poi deluso. Ritornò a Copenhagen, dove si dedicò ai suoi scritti e morì l’11 Novembre 1855.

OPERE PRINCIPALI: Sul concetto d’ironia con particolare riguardo a Socrate – 1841 Aut-Aut (Enten-Eller), di cui fa parte il Diario di un seduttore – 1843 [di Victor Eremita] Timore e Tremore – 1843 [di Johannes de Silentio] La ripresa – 1843 [di Costantin Costantius] Briciole di filosofia – 1844 [Johannes Climacus] Il concetto dell’angoscia – 1844 [Vigilius Haufniensis] Stadi nel cammino della vita – 1845 [Hilarius Bogbinder] Postilla conclusiva non scientifica alle Briciole di filosofia– 1846 [Johannes Climacus] Il punto di vista sulla mia attività di scrittore – postuma, ma composta nel 1846-47 La malattia mortale – 1849 [di Anti-Climacus] L’esercizio del Cristianesimo – 1850 [di Anti-Climacus] Discorsi edificanti – dal 1843 al 1851 Diario – postuma, ma composta tra il 1833 e il 1855   KIERKEGAARD HA PUBBLICATO MOLTE SUO OPERE USANDO PSEUDONIMI

ELEMENTI BIOGRAFICI FONDAMENTALI PER IL PENSIERO FILOSOFICO IL RAPPORTO CON IL PADRE:   “Il gran terremoto”: Kierkegaard, di temperamento malinconico, introverso e riflessivo, fu l’ultimo di sette figli, avuti dal padre, che aveva già 56 anni, dalle seconde nozze con la domestica. Esile, gracile,debole[…]malinconico, sofferente di pene interiori e ferito in molti modi nell’intimo dell’anima: a me fu concessa poi una cosa, un’intelligenza eminente, probabilmente perché non fossi completamente disarmato. (Diario)  […]Si tratta di comprendere il mio desino, di vedere ciò che Dio vuole che io faccia, di trovare una verità “per me”, di trovare “l’idea per la quale vivere o morire”.(Diario) K. ebbe dal padre, figura cupa ma d’immenso fascino , una rigida educazione religiosa pietista e un senso di maledizione incombente, che proiettava l’ombra della morte sull’intera famiglia. La parziale scoperta della colpa paterna e la convinzione del conseguente castigo di Dio sull’intera famiglia, provocò nel 1835-36 in Kierkegaard il “gran terremoto”, che, dopo un periodo di indecisione di dubbio, gli consentì di comprendere la propria interiorità, il proprio destino. Questa illuminazione interiore, che spezzava la sua personalità lo condannò alla malinconia e ad essere per sempre “un penitente”. La morte del padre nel 1838 lo sconvolse profondamente ed egli prese su di sé, ancora più profondamente, questa condizione. Fu allora che accadde il gran terremoto, il terribile sconquasso che d’improvviso m’impose un nuovo principio d’interpretazione infallibile di tutti i fenomeni.[…] Qualche colpa doveva gravare sulla famiglia intera, un castigo di Dio vi pendeva sopra[…] (Diario)

IL RAPPORTO CON REGINA: “Il pungolo nella carne”: Dall’esperienza del rapporto al padre, che raggiunse il suo culmine nel “gran terremoto” derivò per Kierkegaard la condizione di essere lacerato da una “spina nella carne” , l’interiore impossibilità di vivere una vita comune. Egli si sentì paralizzato da una minaccia oscura e terribile. La sua divenne così un’esistenza eterogenea, segnata dalla colpa e dal peccato, un’”eccezione” fondata unicamente sul rapporto con Dio. La sua inquietudine interiore lo portava a vivere una costante duplicità, nella quale corpo e anima erano sproporzionati. Fin dalla mia prima età io sto gemendo con un “pungolo nella carne”, al quale si è aggiunta anche la coscienza di colpa e di peccato: io mi son sentito come eterogeneo. Questo dolore, questa eterogeneità io l’ho capita come il mio rapporto a Dio.(Diario)   Probabilmente fu proprio questo “pungolo” che impedì a Kierkegaard di sposare Regina Olsen, figlia di un alto funzionario e di rompere il fidanzamento. Chiesi un colloquio con lei, lo ebbi il 10 settembre nel pomeriggio. Non ho detto una parola nell’ammaliarla: acconsentì[…]. Ma il giorno dopo vidi, nel mio intimo, che avevo sbagliato. Un penitente quale io ero con la mia […]malinconia…ciò doveva bastare.In quel tempo ho sofferto pene indescrivibili[…] La rottura definitiva avvenne circa due mesi dopo. Essa si disperò.[…] (Diario) In seguito Regina sposò un altro uomo ed ebbe un matrimonio felice, ma Kierkegaard non la dimenticò e continuò ad amarla con un’intensità che il dolore della rottura rese ancora più profonda e lacerante. Il filosofo, che ha abbracciato l’ideale cristiano, nella sua tremenda serietà, non poteva vivere la tranquilla esistenza dell’uomo sposato, non poteva sposare Regina perché Dio aveva la “precedenza”.

IL RAPPORTO CON LA “CRISTIANITA’ STABILITA” : KIERKEGAARD E’ ESSENZIALMENTE UN PENSATORE RELIGIOSO.  Il divenir cristiano è stato il compito della mia vita   Critica al Cristianesimo del suo tempo che “gioca al Cristianesimo” (polemica nei confronti del vescovo Mynster, poi Martensen) Gli uomini vogliono vivere tranquilli e attraversare felicemente il mondo e tutta la cristianità è un travestimento, ma il Cristianesimo non esiste affatto. La Cristianità ufficiale ha ridotto il Cristianesimo ad una speculazione teologica, ma la filosofia e il Cristianesimo non si lasciano mai conciliare. La disgrazia della Cristianità è di aver ridotto il Cristianesimo a una pura dottrina. (Diario) La cristianità ha tradito la radicalità del Vangelo trasformandolo in una comoda religione mondana del buon senso comune, fatta di massime razionalmente condivisibili. Il mio compito tende a arrestare una diffusione menzognera, e anche far sì che il Cristianesimo si scuota di dosso una massa di gente che son cristiani soltanto di nome. (Diario) Kierkegaard contro il conformismo religioso del suo tempo scrisse una serie di articoli sul periodico «Il momento» KIERKEGAARD E “IL CORSARO” Sul giornale satirico Il Corsaro, K. era apparso spesso ritratto in maligne caricature. L’amarezza che derivò da questi attacchi ebbe un riflesso negli scritti di K., dove appare la convinzione di non essere capito e di essere perseguitato dal mondo.

KIERKEGAARD CONTRO HEGEL   Kierkegaard, insieme a Schopenhauer, è il grande avversario della filosofia hegeliana, a cui inizialmente aveva aderito. “Questo brillante spirito di putridità è la più ripugnante di tutte le forme di libertinaggio” CRITICA ALLA FILOSOFIA COME SISTEMA I SISTEMI IDEALISTICI NON SONO INTERESSATI ALL’ESISTENZA REALE, MA SOLAMENTE A QUELLA CONCETTUALE. SI DIMENTICANO DEL SOGGETTO PENSANTE CONCRETO E DELLA VALENZA ESISTENZIALE DELLA VERITA’ (VERITA’ “SOGGETTIVA”) L’errore sta principalmente in questo: che l’universale in cui l’hegelismo fa consistere la verita’ […] è un astratto […] (Diario) La verità è una verità solo quando è una verità “per me”. L’ESISTENZA DELL’UOMO, CON LA SUA SINGOLARITA’ E IRRIPETIBILITA’, NON SI LASCIA INGABBIARE NELLA VISIONE SISTEMATICA HEGELIANA, CHE HA L’ASSURDA PRETESA DI ESSERE ONNICOMPRENSIVA IL SISTEMA HA UN “FONDAMENTO RIDICOLO” PERCHE’ PRESUME DI PARLARE DELL’ASSOLUTO E NON COMPRENDE L’ESISTENZA UMANA. E’ UNA “CONTRAFFAZIONE”, UNA “CARICATURA” ,TANTO CHE LA FIGURA DI HEGEL E’ “COMICA”. Uno spirito sistematico che crede di riuscire a dire tutto ed è persuaso che l’incomprensibilità sia qualcosa di falso e secondario. […] ((Diario) “Contro l’orrenda solennità degli speculanti, io sbandierai lo scherzo dell’ ironia”. (Diario)

CRITICA ALLA DIALETTICA HEGELIANA DEL “SUPERAMENTO” L’ESISTENZA DEL SOGGETTO CONCRETO E’ CONTRADDITTORIA E NON PUO’ ESSERE CONCILIATA IN UNA SINTESI SUPERIORE. ALL’ “ET-ET”, AL “SUPERAMENTO”, VA SOSTITUITA LA DIALETTICA DELL’ ESISTENZA: L’ “AUT-AUT”, LA SCELTA TRA DUE ALTERNATIVE INCONCILIABILI.   Amico mio! Quello che ti ho gia detto tanto volte, te lo ripeto, anzi te lo grido: o questo, o quello, aut-aut! (Enten-Eller) CRITICA ALLA LIBERTA’ COME NECESSITA’: LA LIBERTA’ NON E’ IDENTIFICABILE CON LA NECESSITA’ DELLO SVILUPPO DELLO SPIRITO, MA E’ LA RESPONSABILITA’ DELL’UOMO DI FRONTE ALL’ESISTENZA CRITICA ALLA RIDUZIONE DEL CRISTIANESIMO A “CULTURA”: IL CRISTIANESIMO NON SI PUO’ RIDURRE A CULTURA, MA E' LOTTA CONTINUA, FRUTTO DI UNA SCELTA RADICALE E DOLOROSA. […]Ogni concezione che riduce il Cristianesimo a qualcosa di storico, genera confusione […] (Diario) Iddio non liquida o affida la religiosità a qualsiasi speculante leggero e curioso, ma soltanto a un uomo nella misura in cui si trasforma esistenzialmente(Diario)

CRITICA ALLA SUPERIORITA’ DEL GENERE SUL SINGOLO NEL GENERE UMANO IL SINGOLO E’ SUPERIORE ALLA SPECIE, PERCHE’ FATTO A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO.   Nella specie animale vale sempre il principio: il singolo e’ inferiore al genere. Il genere umano ha la caratteristica, appunto perché ogni singolo è creato a immagine di Dio, che il Sigolo è più alto del genere. (Diario) LA CATEGORIA DEL SINGOLO SCARDINA LE PRETESE DELLA FILOSOFIA HEGELIANA, CHE IN UNA FORMA DI IMMANENTISMO E PANTEISMO, VUOLE RIDURRE E RIASSORBIRE L’INDIVIDUALE NELL’UNIVERSALE L’esistenza corrisponde alla realta’ singolare, al Singolo (ciò che già insegno Aristotele: essa resta fuori e in ogni modo non coincide, con il concetto […] Un uomo singolo non ha certo un’esistenza concettuale. (Diario) Il Singolo è più alto della specie […] Questo lo si è del tutto dimenticato ai nostri tempi, nei quali si è anche dimenticato che l’uomo è affine a Dio […] Egli non può essere affine che al Singolo, e solo il Singolo può avere un’ affinità con Dio (Diario) Con questa categoria , “il singolo”, quando qui tutto era sistema su sistema , io presi polemicamente di mira il sistema, ed ora di sistema non si parla più. (Diario)

SINGOLO:” BALUARDO DELLA TRASCENDENZA” “IL SINGOLO”   Il Singolo è la categoria attraverso la quale devono passare-dal punto di vista religioso-il tempo la storia, l’umanita’. (Diario) IO CONCRETO, NELLA SUA UNICITA’ E IRRIPETIBILITA’   CARATTERIZZATO DALLA RESPONSABILITA’ DELLA LIBERA DECISIONE NEI CONFRONTI DELLE POSSIBILITA’ DELL’ESISTENZA FATTO A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO IL SINGOLO HA UN RAPPORTO PERSONALE CON DIO, ATTRAVERSO LA DECISIONE DELLA FEDE:RAPPORTARSI DEL SINGOLO A SE’,ALLA PROPRIA PERSONALITA’ ETICO-SPIRITUALE , FONDANDOSI “IN TRASPARENZA NELLA POTENZA CHE LO HA POSTO”. SINGOLO:” BALUARDO DELLA TRASCENDENZA” La dottrina del Singolo è il punto di volta della concezione del Cristianesimo. (Diario) Per ogni uomo che io posso attrarre sotto questa categoria del Singolo, mi impegno a farlo diventare cristiano; o meglio, siccome l’uno non può far questo per l’altro, gli garantisco che lo sarà. Come Singolo egli è solo: solo in tutto il mondo, solo-al cospetto di Dio.(Diario)

L’ESISTENZA COME POSSIBILITA’ L’ESISTENZA E’ IL MODO D’ESSERE DEL SINGOLO L’ESISTENZA E’ IL REGNO DELLA LIBERTA’, DELLA POSSIBILITA’ LA POSSIBILITA’ IMPLICA LA SCELTA - L’UOMO E’ CIO’ CHE SCEGLIE DI ESSERE , “E’ QUELLO CHE DIVENTA” LA POSSIBILITA’ E’ TERRIBILE, PERCHE’ TUTTO E’ EGUALMENTE POSSIBILE La possibilità è la più pesante delle categorie (Diario) (…) Il lato terribile, la perdizione, l’annientamento abita con ogni uomo a porta a porta (…) (Il concetto dell’ angoscia) LA POSSIBILITA’ IMPLICA LA MINACCIA DEL NULLA E GENERA L’ANGOSCIA “ PURO SENTIMENTO DEL POSSIBILE” TIPICA DEL L’UOMO NEL SUO RAPPORTARSI AL MONDO CARATTERIZZA LA CONDIZIONE UMANA DELLA LIBERTA’ DI “POTERE”, E’ “VERTIGINE DELLA LIBERTA’ HA COME OGGETTO IL “NULLA” E’ IL SENSO DI QUELLO CHE PUO’ ACCADERE E CHE PUO’ ESSERE MOLTO PIU’ TERRIBILE DELLA REALTA’ PRESUPPOSTO DEL PECCATO ORIGINALE POSSIBILITA’ DEL BENE E DEL MALE VALENZA FORMATIVA: DISTRUGGE TUTTE LE FINITEZZE, “SCOPRENDO TUTTE LE LORO ILLUSIONI” Dio che vuol essere amato, discende con l’aiuto dell’ inquietudine in caccia dell’uomo (Il concetto dell’ angoscia) L

LA MALATTIA MORTALE LA DISPERAZIONE TIPICA DELL’UOMO NEL RAPPORTARSI A SE’, AL PROPRIO “SPIRITO” SE’= L’UOMO (SINTESI ATTIVA DI INFINITO E FINITO, TEMPORALE ED ETERNO, DI LIBERTA’ E NECESSITA) CHE SI RAPPORTA A SE MEDESIMO COLPA DELL’UOMO CHE NON ACCETTA SE STESSO NELLA SUA PROFONDITA’ MALATTIA “PER” LA MORTE, MA IL DISPERATO NON PUO’ MORIRE SPIRITUALMENTE, PERCHE’ IL SE’ E’ ETERNO LA DISPERAZIONE E’: Vivere la morte dell’io (La malattia mortale) Un eterno morire morire senza tuttavia morire (La malattia mortale) Un’autoconsunzione (del sé), ma un’autoconsunzione impotente, che non riesce a fare ciò che essa stessa vuole (La malattia mortale) DISPERAZIONE “IMPROPRIA”: “DISPERAZIONE CHE IGNORA DI ESSERE DISPERAZIONE” Forse più di ogni altro è disperato colui che non sente in sé nessuna disperazione (Enten - Eller) DISPERAZIONE “PROPRIA”: “DISPERAZIONE CHE E’ COSCIENTE DI ESSERE DISPERAZIONE” - DISPERAZIONE DELLA DEBOLEZZA:DISPERATAMENTE NON VOLER ESSERE SE STESSI - DISPERAZIONE DELL’OSTINAZIONE:DISPERATAMENTE VOLER ESSERE SE STESSI (NON ACCETTARSI NELLE MANI DI DIO) L’ ANTIDOTO CONTRO LA DISPERAZIONE E’ LA FEDE L’opposto della disperazione è il credere (…) Nel rapportarsi a se stesso il sé si fonda in modo trasparente nella potenza che lo ha posto. (La malattia mortale)

GLI STADI DELLA VITA LO STADIO ESTETICO GLI STADI DELLA VITA SONO “SFERE DI ESISTENZA”. SONO 3: STADIO ESTETICO-STADIO ETICO- STADIO RELIGIOSO TRA ESSI NON C’E’ CONTINUITA’, NECESSARIO PASSAGGIO DIALETTICO, MA UN “ABISSO”, UN “SALTO” CHE SOLO LA LIBERA DECISIONE DEL SINGOLO PUO’ COMPIERE IN “AUT-AUT” (Enten -Eller) VIENE DESCRITTA L’ALTERNATIVA FRA I PRIMI DUE STADI (ESTETICO ED ETICO) LO STADIO ESTETICO CHI VIVE ESTETICAMENTE ESISTE NELL’IMMEDIATEZZA, IN UNA SUCCESSIONE DI ATTIMI L’ ESTETA VIVE “POETICAMENTE” LA VITA COME GODIMENTO O COME RAPPRESENTAZIONE DEL GODIMENTO, IN UNA DIMENSIONE DI GIOCO E IMMAGINAZIONE, LA SUA VITA E’ COME UN TEATRO NON SCEGLIE MAI SE STESSO, LA PROPRIA PERSONALITA’ ETICO-SPIRITUALE, MA FA DIPENDERE LA SUA VITA DA QUALCOSA DI ESTERIORE L’estetica nell’uomo è quello per cui egli spontaneamente è quello che è (Enten-Eller) LA VITA ESTETICA CONDUCE ALLA “NOIA” L’ESTETA, CON LA SUA PERSONALITA’ FRANTUMATA, VIVE NELLA DISPERAZIONE (ANCHE SE INCONSAPEVOLE) Appare dunque che ogni concezione estetica della vita e’ disperazione, e che chiunque vive esteticamente è disperato, tanto se lo sa quanto se non lo sa. (Enten-Eller) Chi vive esteticamente non può dare della vita nessuna spiegazione soddisfacente, perché egli vive sempre solo nel momento (Enten-Eller) Il suo io sta in questa molteplicità, ed egli non possiede nessun altro io che stia più in alto[…] (Enten-Eller)

LE RAPPRESENTAZIONI DELLO STADIO ESTETICO DON GIOVANNI DI MOZART: MODELLO PURO DEL SEDUTTORE SENSUALE,DELL’EROS COME DESIDERIO. VIVE IL PIACERE SENSUALE NELL’ ATTIMO, PASSANDO DA UNA CONQUISTA ALL’ALTRA. E’ “GENIALITA’ SENSUALE EROTICA” NELLA SUA IMMEDIATEZZA CHE SI PUO’ ESPRIMERE SOLO NELLA MUSICA L’ANGOSCIA DI DON GIOVANNI NON è ANCORA DISPERAZIONE […] Tutto è per lui soltanto questione del momento. […] Egli gode del soddisfacimento del desiderio;appena ne ha goduto, cerca un nuovo oggetto, e così all’ infinito (Enten-Eller) […] Ivi risuona soltanto la voce elementare della passione , il giouco dei desideri, il chiasso selvaggio dell’ebrezza, ivi si gode soltanto in eterno tumulto. Il primogenito di questo regno è Don Giovanni. (Enten-Eller) Non già un individuo particolare, ma la potenza della natura, il demoniaco, che non […] smetterà mai di sedurre come il vento di soffiare impetuoso, il mare di dondolarsi o una cascata di precipitarsi giù dal suo vertice. (Enten-Eller) Ma quest’oscillazione è la vibrazione musicale(…) La musica è il medio dell’immediato. (Enten-Eller) FAUST DI GOETHE: MITO LETTERARIO DEL SEDUTTORE PSICHICO IL SUO GODIMENTO E’ SOGGIOGARE TOTALMENTE LA DONNA CON LA SUA SUPERIORITA’ INTELLETTUALE. NEL POTERE ASSOLUTO SOPRA UNA SOLA DONNA, OTTENUTA CON LA MENZOGNA, TROVA “UN MOMENTO DI PRESENTE”, UN “ISTANTE DI RIPOSO” DAVANTI ALLA DISPERAZIONE IN CUI VIVE E CHE IL SUO SCETTICISMO CONTINUAMENTE GLI RIPROPONE Faust, in quanto riproduzione, ha in sé la determinazione dello spirito. La forza di un tal seduttore è il discorso, cioè la menzogna.[…] Nel sensuale non tanto cerca il godimento quanto una distrazione […] dalla nullità del dubbio. (Enten-Eller) JOHANNES: SEDUTTORE NEL GRADO PIU’ ALTO E RAFFINATO LA SEDUZIONE (di una sola donna, Cordelia) DIVENTA SCRITTURA, FORMA LETTERARIA NEL SUO “Diario di un seduttore” NON GODE DEL POSSESSO, MA DELLA SUA RAPPRESENTAZIONE VIVE NELLA CADEGORIA DELL’ “INTERESSANTE” L’interessante è appunto questa infinita possibilità che non precipita la realtà nelle vie irrevocabili delle decisioni, ma la tiene sempre magicamente sospesa. (Enten-Eller) Introdursi nell’animo di una fanciulla è un’arte, uscirne fuori è un capolavoro (Enten-Eller)

LO STADIO ETICO VALENZA POSITIVA DELLA DISPERAZIONE: SCEGLIENDO LA DISPERAZIONE SI INTERROMPE LA DISPERSIONE DELLO STADIO ESTETICO E SI DECIDE DI FARE IL SALTO NELLO STADIO ETICO Scegli dunque la disperazione ; la disperazione stessa è una scelta(…) Disperandosi, si sceglie di nuovo e si sceglie se stesso, non nella propria immediatezza, come individuo accidentale, ma si sceglie se stesso nella propria validità eterna (Enten-Eller) CARATTERIZZATO DALLA LIBERTA’, DALLA “SCELTA” DI REALIZZARE SE STESSO , PER CUI L’UOMO “DIVENTA CIO’ CHE DIVENTA” Scegliere è espressione propria e rigorosa dell’etico! (Enten-Eller) Vedi dunque che è importante scegliere e scegliere in tempo (…)Viene un’ora di mezzanotte in cui ciascuno deve smascherarsi (Enten-Eller) Solo me stesso posso scegliere in modo assoluto, e questa scelta assoluta di me stesso è la mia libertà;e solo quando ho scelto me stesso assolutamente, ho posto una differenza assoluta, cioè quella tra bene e male. (Enten-Eller) LA VITA ETICA HA CONSISTENZA TEMPORALE, “DURATA” L’UOMO SI SOTTOPONE AD UNA FORMA , SI ADEGUA ALL’UNIVERSALE IL MATRIMONIO E’ L’ESPRESSIONE TIPICA DELL’ETICITA’ L’UOMO VIVE DEL SUO LAVORO, CHE SVOLGE CON PIACERE E CHE LO METTE IN RELAZIONE AGLI ALTRI […] Il nostro eroe vive dunque del suo lavoro; il suo lavoro è anche il suo mestiere, perciò lavora con piacere; il suo mestiere lo mette in relazione con altre persone […] E’ sposato. Soddisfatto della sua casa, ed il tempo passa benissimo per lui […] (Enten-Eller) LA DONNA, CREATURA AMABILE, E’ ESPRESSIONE DELLA CONCRETEZZA DEL FINITO L’ESTETICO VIENE NEGATO NELLA SUA ASSOLUTEZZA, MA NON NELLA SUA RELATIVITA’ Nell’etico la personalità è accentrata in se stessa, e dunque l’estetico è assolutamente escluso, ovvero è escluso come l’assoluto , ma relativamente esso continua a sussistere (Enten-Eller) Chi vive eticamente non distrugge lo stato d’animo, ma lo considera un attimo; questo attimo lo salva dal vivere nel momento, questo attimo gli dà la padronanza sul piacere […] Non vuole distruggere l’estetica, ma illuminarla. (Enten-Eller) LA VITA ETICA E’ INCARNATA NELLA FIGURA DEL MARITO, NEL PERSONAGGIO DEL GIUDICE GUGLIELMO POSSIEDE LA DIALETTICA DEL DOVERE IN SE STESSO Nell’etica non importa tanto la molteplicità dei doveri , quanto l’intensità del sentimento del dovere (Enten-Eller) Sono un marito e so che ho il rispetto più profondo per lo stato matrimoniale […] Quando considero la vita eticamente, la considero secondo la sua bellezza LO STADIO ETICO E’ INSUFFICIENTE: IL SINGOLO CHE VIVE ETICAMENTE RICONOSCE LE PROPRIE COLPE E QUELLE DELL’UMANITA’, DUNQUE SI PENTE Non scaccio il dolore, non cerco di dimenticarlo, ma mi pento. (Enten-Eller) Il pentimento dell’individuo coinvolge se stesso, la famiglia, il genere umano, finchè egli si ritrova in Dio (Enten-Eller)

LO STADIO RELIGIOSO ATTRAVERSO LO “SCRUPOLO” E IL “PENTIMENTO” IL SINGOLO “SALTA” NELLO STADIO RELIGIOSO LA VITA RELIGIOSA E’ IL FINE ULTIMO PER IL SINGOLO IL SINGOLO DEVE DECIDERE TRA “CREDERE” E “NON CREDERE”, SENZA ALTRNATIVE CATTERIZZATO DALL’ ACCETTAZIONE DELLA FEDE, COME “PARADOSSO” E “SCANDALO”, NON CONCILIABILE CON LA RAGIONE E LE CONVENZIONI SOCIALI IL SIMBOLO DELLO STADIO RELIGIOSO E’ ABRAMO, “IL CAVALIERE DELLA FEDE” EGLI E’ SOLO DI FRONTE A DIO, IN UN RAPPORTO UNICO E PERSONALE, CHE NON E’ COMUNICABILE AGLI ALTRI Prima in rapporto con Dio e non prima con gli altri (Timore e tremore) Il cavaliere della fede […] soffre il dolore di non poter farsi comprendere dagli altri […] (Timore e tremore) EGLI SI AFFIDA TOTALMENTE A DIO, ATTUANDO UNA “SOSPENSIONE TELEOLOGICA DELL’ ETICA”, PERCHE’ IL SACRIFICIO DEL FIGLIO ISACCO E’ CONTRARIO ALLA MORALE . Il dovere verso Dio è assoluto. Il Singolo come Singolo sta in rapporto assoluto all’Assoluto. Questo punto di vista non si lascia trattare con la mediazione […] esso è e resta per tutta l’ eternità un paradosso, inaccessibile per il pensiero(Timore e tremore)

KIERKEGAARD “POETA”: L’USO DELLO PSEUDONIMO Io non sono che un poeta e un pensatore cristiano L’ARTIFICIO LETTERARIO ROMANTICO DELLO PSEUDONIMO IN K. DIVIENE UN VERO E PROPRIO “TEATRO DELLE MASCHERE” LA COMUNICAZIONE INDIRETTA E’ L’UNICA CHE PUO’ PARLARE DELLA VERITA’ DELL’ESISTENZA, NEI SUOI MOLTEPLICI PERCORSI E POSSIBILITA’, CHE NON SI LASCIA ESPRIMERE DA UNA COMUNICAZIONE OGGETTIVA OGNI PSEUDONIMO ESPRIME UN’INDIVIDUALITA’, UNA POSSIBILITA’ D’ESISTENZA INTENTO POLEMICO CONTRO LA FALSITA’ E L’ANONIMATO DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE: BISOGNA COMUNICARE AL “SINGOLO” E NON AL “PUBBLICO” Del resto io non mi rivolgo a queste migliaia ma al Singolo davanti a Dio LA COMUNICAZIONE INDIRETTA HA UN EFFETTO IRONICO E MAIEUTICO NEL LETTORE VERSO L’APPROPRIAZIONE DELLA VERITA’ E’ alla personalità che occorre arrivare …portando degli io in mezzo alla vita "Tutta la mia feconda attività di scrittore - dice Kierkegaard - si riduce a quest'unico pensiero: colpire alle spalle". OGNI PSEUDONIMO E’ ALLUSIVO, RAPPRESENTA UN MOMENTO DELLA VITA SPIRITUALE DELL’ AUTORE, MA MAI DEFINITIVO Nello stesso tempo che il libro sviluppa un’idea si viene sviluppando anche la mia individualità corrispondente Io protesto invece con tutte le mie forze per non essere tenuto per un profeta : voglio essere soltanto un poeta GLI PSEUDONOMI SERVONO A DISTANZIARE IL PUNTO DI VISTA DELL’ AUTORE DA QUELLI ESPRESSI DAI SUOI PERSONAGGI, CHE ACQUISTANO LA PROPRIA AUTONOMIA DI INDIVIDUALITA’ ESISTENTI "portando degli Io in mezzo alla vita. Perché il nostro tempo manca completamente di uno che dice : Io. Tali Io [ gli pseudonimi ] sono ora bensì degli Io poetici, ma sono comunque sempre qualcosa". ALLA COMUNICAZIONE DIRETTA APPARTENGONO INVECE GLI SCRITTI A CARATTERE SQUISITAMENTE RELIGIOSO COME I discorsi edificanti, PUBBLICATI CON LA FIRMA DI KIERKEGAARD

PRINCIPALI PSEUDONIMI: VICTOR EREMITA : ESPRIME IL PUNTO DI VISTA RELIGIOSO DI CHI HA SCELTO LA SOLITUDINE Enten- Eller (1843) JOHANNES DE SILENTIO :”POETA LIRICO-DIALETTICO”, PRESENTA LA DIALETTICA TRA LO STADIO ETICO E LO STADIO RELIGIOSO Timore e tremore (1843) JOHANNES CLIMACUS : “POETA”, “UMORISTA”. NON E’ CRISTIANO, MA ESPRIME L’ ESIGENZA DI APERTURA ALLA VERITA’ CRISTIANA. CRITICA DEL PENSIERO MODERNO E RIVENDICAZIONE DELL’ AUTENTICITA’ DEL CRISTIANESIMO. NON COMPIE IL SALTO DELLA FEDE PERCHE’ RIMANE SU UN PIANO INTELLETTUALE. Briciole di Filosofia (1844) Postilla conclusiva non scientifica alle Briciole di filosofia (1846) ANTI-CLIMACUS : CRISTIANO “STRAODINARIO”, AUTENTICO La Malattia mortale (1849) L’esercizio del cristianesimo (1850) OPERE DEL TUTTO PSEUDONIME:come Aut- aut di Victor Eremita, Timore e tremore di Johannes de Silentio, La ripresa di Costantin Constantius, Il concetto dell'angoscia di Vigilius Haufniensis, Le prefazioni di Nicolas Notabene, Stadi sul cammino della vita di Frater Taciturnus OPERE CON AUTORE PSEUDONIMO E CON KIERKEGAARD EDITORE : come Le briciole e La postilla di Johannes Climacus, La malattia mortale e L'esercizio del Cristianesimo di Anti-climacus