Cornelli Andrea e Colombo Mocchetti Mauro Presentano:
L’AMORE E LA DONNA NELLA POESIA RELIGIOSA NELLA POESIA SICILIANA NEI POETI SICULO-TOSCANI
Cantico delle creature La letteratura religiosa SAN FRANCESCO: Capostipite della letteratura religiosa del centro Italia si può considerare lo stesso S. Francesco d'Assisi (1181-1226): col suo Cantico delle creature egli affermò infatti la legittimità di una poesia devota in volgare, comprensibile anche agli indotti, e non più solo in latino. Il Cantico rappresenta dunque Il un'iniziativa di notevole rilievo culturale: d'altronde, nonostante il disprezzo della sapienza mondana che viene attribuito a S. Francesco sino dalle prime biografie, la sua "povertà" anche nel campo intellettuale è evidentemente una leggenda. Era esperto invece di lingua latina, nella quale redasse alcune epistole e la regola, nonché probabilmente di lingua d'oc e d'oil. Il Cantico fu composto forse nel 1224 e destinato alla recita comune e al canto, ma la musica non ci è pervenuta. Dal seno stesso del movimento francescano e di correnti spirituali affini (Flagellanti e Disciplinati) nacque il genere letterario più tipico di questa produzione devota in volgare: la lauda o laude, adattamento della ballata o canzone a ballo profana, di cui venne utilizzata in senso liturgico la bipartizione in stanze (destinate al solista) e riprese (di spettanza del coro). VAI A Cantico delle creature
Cantico di frate Sole
COMMENTO AL CANTICO
LAUDARIO CORTONESE Il laudario cortonese tratta per lo più il tema della preghiera alla Madonna, con una ragguardevole finezza letteraria, dovuta senza dubbio alla vicinanza dei Cortonesi ai centri letterari profani di Arezzo e di Firenze: donde la presenza di echi della rimeria cortese, per lo più dei Siciliani e dei guittoniani (della cui mediazione non è da escludere si facesse interprete l’antenato del Petrarca, laico certamente in rapporti coi poeti d’amore della scuola toscana). Si ammiri, ad esempio, il preciso tessuto stilistico, soprattutto nella parte centrale, di questa lauda:
Jacopone da Todi
Vedi 'Donna de Paradiso
L’ amore ‘fino’
Rinaldo d’Aquino
Iacopo da Lentini
Guido delle Colonne
Giacomino Pugliese
I rimatori siculo-toscani Prestissimo i canzonieri manoscritti della poesia siciliana cominciarono a circolare in Toscana, forse ancora prima della morte di Federico II (1250). Copisti e poeti locali contribuirono gradualmente, con molte incertezze e differenza tra un luogo e l’altro, a trapiantare nel volgare toscano le rime provenienti dalla Magna Curia: del resto, negli anni in cui Federico era presente in Toscana, molti rimatori di qui si unirono al coro dei poeti di corte e le poesie furono scritte, pur con molti sicilianismi, del volgare, o nei volgari di questa regione. I codici che ci hanno trasmesso le rime dei siciliano, tra i quali il più famoso è il Vaticano 3793, ci hanno pure conservato le rime di poeti lucchesi, senesi, fiorentini, aretini, pisani, detti appunto siculo-toscani, che sono stati i tramiti del passaggio di quella grande esperienza lirica in un territorio destinato a diventare in breve il vero crogiolo della nostra maggiore letteratura... I poeti toscani sembrano per lo più prediligere, della poesia siciliana, la forma facile e cantabile della canzonetta, con innesti spesso efficaci di modi popolari e borghesi: in questo ambito viene accolto il tipo metrico della ballata, non usata dai siciliani. È un trobar leu in cui si distingue particolarmente Buonagiunta Orbicciani , notaio di Lucca, ammiratore di Iacopo da Lentini, di cui imita la casistica della nascita e degli effetti del sentimento d'amore, con predilezione per le note psicologiche dell'oppressione amorosa, sentita però sempre, con anticipazioni quasi stilnovistiche, come esperienza privilegiata ed esclusiva...Probabilmente è "colpa" di Dante se così poco si parla dei poeti siculo-fiorentini, dal momento che il sommo poeta, bollando di municipalismo e selvatichezza stilistica tutto ciò che è avvenuto prima dello Stilnovo, ha praticamente cancellato la memoria di queste prime, importanti esperienze, addirittura tacendo il nome di poeti come Chiaro Davanzati e Monte Andrea . Ma anche i poeti fiorentini che vengono prima di Guittone d'Arezzo , che rappresenta un vero discrimine tra i siculo-toscani e ciò che è venuto dopo, sono degni di considerazione, da Neri de' Visdomini a Bondie Dietaiuti a Compiuta Donzella , la prima poetessa della nostra letteratura. L'amore e la donna nei siculo-toscani VAI A
Guittone d’Arezzo
Bonagiunta Orbicciani
Compiuta Donzella E’ la prima poetessa della nostra letteratura. Di lei possiamo ricordare il sonetto ‘A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora’, che raffigura la primavera come stagione dell’ amore e della gioia; ma in contrasto a ciò si ha l’attestazione di quel doloroso stato d’inferiorità che marcherà, nei secoli,la condizione femminile. A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora acresce gioia a tutti i fin’ amanti: vanno assieme a li giardini alora che gli auscelletti fanno dolzi canti; la franca gente tutta s’inamora e di servir ciascun trages’ inanti, ed ogni damigella in gioia dimora; e me , n’abondan marrimenti e pianti. ca lo mio padre m’ha messa ‘n errore e tenemi sovente in forte doglia: donar mi vole a mia forza segnore, ed io di ciò non ho disio né voglia e ‘n gran tormento vivo a tutte l’ ore; però non mi ralegra fior né foglia.
Pucciandone Martelli
Galletto Pisano
Bacciarone
Meo Abbracciavacca
Visdomini