L’Epigramma.

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Transcript della presentazione:

L’Epigramma

Etimologia, nascita e scopo. Dal greco: “epi gramma”  “Scrittura (incisa) sopra”. Nasce come: testo scritto o inciso sulla pietra o su un materiale durevole. Scopo: commemorare un defunto.

Come e quando nasce? Dedica incisa sul “cratere del Dipulon” Incisa intorno all’ VIII sec. a.C .

Dedica incisa sulla “coppa di Nestore” Trovata a Ischia. Databile all’ VIII sec. a.C . A causa della sua frase: “Io sono la bella coppa di Nestore: chi mi beve, subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella ghirlanda.”, prefigura lo sviluppo dell’epigramma, quando esso diventerà poesia dell’amore e del simposio .

In età arcaica. Parte verbale di una frase che caratterizza: Una statua Un vaso

Una lastra tombale E’ proprio l’epigramma funerario a svilupparsi maggiormente in età arcaica poiché aveva come compito quello di trasmettere il nome del defunto ai posteri.

Elementi comuni e non tra epigramma e poeta epico. Ha un compito uguale a quello del poeta epico che trasmette il “kleos” ovvero la gloria degli eroi. A differenza del poeta epico non ha rapporti con il mito: segue e narra la realtà. TESTIMONIANZE ARCAICHE. Trattava realtà aristocratiche, ma parlava anche di persone comuni, di gente di modesta estrazione sociale.

Gli epigrammisti arcaici. Sono poeti anonimi. Lavorano su committenza. Provano le stesse sensazioni nei confronti della morte e del destino: rimpianto, dolore, lutto. Con il desiderio di rendere eterno il nome del defunto, incidendolo sulle lastre tombali, si vuole proiettare la vita oltre la morte. E’ proprio il nome l’ultima cosa che dovrà essere dimenticata.

Le caratteristiche dell’epigramma. ETA’ ARCAICA ETA’ ELLENISTICA Forma metrica: distico elegiaco. Si passa dalla dedica su oggetti alla composizione breve e incisiva destinata al simposio. Nuovo tipo di arte: per il suo carattere più colto ha bisogno di un pubblico di lettori più dotti. Una parte di epigrammi  poesia d’occasione (per una committenza e per una circostanza specifica). Composizioni di contenuto erotico (in occasione del simposio).

Carattere fondamentale: è un “carme di pochi versi” che segue i canoni della poetica alessandrina (“L’epigramma più bello è racchiuso in un distico; ma se superi i tre versi scrivi un poema, non più un epigramma”). Considerato letteratura minore: tratta situazioni private (compianto per un defunto, vicenda amorosa).

I filoni dell’epigramma. SCUOLA DORICO - PELOPONNESIACA SCUOLA IONICO - ALESSANDRINA Caratterizzata dal dialetto dorico letterario. Caratterizzata dal dialetto ionico – epico della tradizione elegiaca.

Scuola dorico – peloponnesiaca. Leonida, Nosside, Anite. Essi compongono per committenza che richiede le solite tematiche: compiangere un morto o celebrare chi ha offerto una dedica. Si sofferma sull’ambiente cittadino, parlando di uomini umili e rappresentando scene quotidiane oppure di paesaggi campestri e bucolici.

Scuola ionico – alessandrina. Asclepiade, Posidippo, Callimaco. Operano soprattutto nel Museo e nella Biblioteca di Alessandria. Non si interessano dell’ambiente popolaresco, che snobbano con disprezzo. Sviluppano un nuovo genere di epigramma: quello erotico. Sul finire dell’età ellenistica, l’epigramma assume uno stile più raffinato ed elegante influenzato da alcuni autori quali Meleagro, Antipatro e Filodemo che provenivano dalla Siria e sono accomunati con la definizione di “scuola fenicia” .

Antologia Palatina. L’epigramma greco si conosce grazie all’Antologia Palatina. Testi contenuti nel codice Palatino 23 scritto nel 1000. Scoperto nel 1600 nella Biblioteca Palatina di Heidelberg. Contiene 3700 epigrammi di 340 autori. Suddivisa in 15 libri: iscrizioni cristiane, descrizioni di statue, epigrammi erotici, dedicatori, sepolcrali,simposiaci, protettrici, ecc. Edizioni moderne: sedicesimo libro che include 388 epigrammi, pubblicati solo in una seconda raccolta chiamata Antologia Planudea.

TEMA DEGLI AFFETTI E DEL - L’AMORE Asclepiade Meleagro Antipatro Nosside

Gli affetti. Gli affetti famigliari sono trattati soprattutto in relazione alla perdita di persone care. IL PADRE PIETOSO. Segno di Androcle qui costruito mi pose il padre Eumare, memoria di suo figlio. Ritrovata in Argolide, incisa su pietra sepolcrale. Risale al 600 a.C. Parla il sepolcro stesso.

LA GIOVINETTA. Bello il monumento che il padre innalzò per la defunta Learete: perché non la rivedremo viva. Per una ragazza, morta giovane. Si vuole che il monumento funebre rimedi alla sua scomparsa: come una sorta di doppio del corpo che consente di prolungare il suo ricordo e la sua memoria. Proviene dall’isola di Taro e risale al 500 a.C.

L’amore. L’amore viene trattato in relazione alle sue sfumature, stati d’animo e situazioni. Gli autori che seguono tratteranno infatti il giuramento amoroso, lo struggimento, la volubilità del sentimento. La rappresentazione del sentimento però, può anche evocare un modello letterario, recuperare immagini della tradizione letteraria ecc.

Asclepiade. Nacque a Samo nel 320 a.C. Fa parte degli epigrammisti della scuola ionico – alessandrina. Due tipi di metri lirici (L’asclepiadeo maggiore e l’asclepiadeo minore) prendono il nome da lui. Suoi epigrammi: di argomento erotico. Uno dei più importanti poeti d’amore. Le sue storie d’amore non lasciano spazio alla tristezza o al rimpianto ma il poeta si concentra a fissare l’attimo presente della vicenda.

LA LUCERNA. Su di te, lucerna, ha giurato tre volte Eraclea che sarebbe venuta, e non viene; se sei divina, punisci l’ingannatrice, e quando gioca assieme ad un altro amante, spegniti, e non farle più luce. E’ rivolto alla lucerna che appare come testimone dei giuramenti e delle promesse degli amanti, delle loro notti d’amare e degli eventuali tradimenti da parte di uno dei due. L’innamorato si lamenta dell’amata rivolgendosi direttamente all’oggetto e chiedendogli di spegnersi allo scopo di rovinare i giochi erotici dell’amata in caso di tradimento.

Meleagro. Nacque a Gadara nel 130 a.C. Apparteneva alla cerchia dei poeti della scuola fenicia. Si trasferì a Tiro e a Cos dove muore nel 60 a.C. La sua poesia è di argomento erotico, ambientata nel simposio. Ricava temi e atteggiamenti dalla lirica simposiale: il corteggiamento omosessuale, l’espressione delle sofferenze d’amore, l’amicizia ecc. I suoi “amanti” non si toccano mai. Poesia caratterizzata da amori delusi.

LA COPPA Dl ZENOFILA. La coppa dolcemente sorride: perché (dice) di Zenofila amabile sta sfiorandola bocca canora. Felice! Oh se ora, accostate le labbra alle labbra, bevesse d’un fiato l’anima ch’è dentro di me. L’autore fantastica su una ragazza e una coppa. E’ tradizione nella poesia amorosa che l’anima possa essere risucchiata in un bacio e la coppa, in questo caso, è l’oggetto attraverso cui si trasmette. E’ tipico dell’epigramma erotico isolare un singolo momento soffermandosi in un istante o in un gesto.

IL SOGNO. Tu dormi, Zenofila, delicato germoglio? Oh, se ora potessi, come il sonno alato, penetrare in te, dentro le tue ciglia, sì che neppure lui (che incanta persino gli occhi di Zeus) s’aggiri sopra di te; e ti possieda io solo. Allude ad un passo dell’Iliade di Omero: Il sonno che inganna Zeus. Qui il poeta rende chiaro il desiderio che ha di avere solo per sé la propria amata.

Antipatro. Nacque a Tessalonica. Fu cliente del figlio di Pisone. Accompagna Pisone nella spedizione contro i Traci e in vari viaggi in Oriente. L’Antologia Palatina conserva di Antipatro 110 epigrammi. E’ in grado di trovare nuove tematiche che lo renderanno capace di rinnovare la tradizione letteraria.

ERO E LEANDRO. Questo fu il passaggio di Leandro e questo è lo stretto, amaro non solo per quelli che amano, e questa davanti è la casa di Ero, questi ruderi della sua torre, lì sopra ardeva la lucerna che li tradì, e questa è la tomba comune dell’uno e dell’altro che ancora oggi maledicono quel vento invidioso. Rappresenta una delle più antiche testimonianze della leggenda di Ero e Leandro. Leandro attraversava a nuoto l’Ellesponto per unirsi furtivamente a Ero ma, in una notte di burrasca, annegò spingendo al suicidio Ero che l’aveva atteso invano.

Nosside. Di Locri, visse all’inizio del III sec. a.C. Di famiglia aristocratica  apparteneva alla nobiltà terriera delle “cento case” di Locri (città in cui le donne godevano di particolare rilievo). Era una poetessa d’amore. Apparteneva alla scuola dorico – peloponnesiaca. Prevalgono soprattutto epigrammi che accompagnano i ritratti che le fanciulle dedicavano al tempio di Afrodite. La città di Locri le aveva commissionato l’epigramma che commemorava la vittoria dell’esercito cittadino nella battaglia contri i Bruzi.

IL MIELE Dl AFRODITE. Non c’è nulla più dolce dell’amore. Quale dolcezza lo supera? Sputo anche il miele. Così Nosside dice. Solo chi non è amata da Cipride non sa quali rose siano i suoi fiori. La poetessa afferma che non c’è nulla di più dolce dell’amore che supera anche la dolcezza del miele. Nosside si ispira spesso a Saffo: la poetessa infatti si pensa fosse direttrice di un tiaso.

BARONE VALENTINA classe III C anno scolastico 2011-12