Zaccheo Lc. 19,1-10 Sintesi del brano (1)

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Transcript della presentazione:

Zaccheo Lc. 19,1-10 Sintesi del brano (1) La vicenda di Zaccheo propone uno dei temi fondamentali di Luca: la preferenza di Gesù verso i pubblicani e i peccatori, simbolo di ogni categoria disprezzata dal mondo religioso. Il rapporto con i pubblici peccatori, infatti, è stato tra i problemi più sentiti nelle comunità delle origini. La figura di Zaccheo, è presentata in controluce al notabile ricco (Lc. 18,18-30), che aveva chiesto a Gesù cosa avrebbe dovuto fare per ottenere la vita eterna. In quel caso, l’incontro non avvenne e quell’uomo se ne andò “assai triste perché era molto ricco”. Zaccheo, rispetto al notabile ricco, è consapevole di essere peccatore e di aver bisogno del perdono. Per il vangelo, questa non è una differenza di poco conto. L’evangelista presenta Zaccheo come un esempio di quello che lui ritiene un buon uso della ricchezza, realizzando ciò che il notabile ricco non era stato capace di fare. Gerico è l’ultima tappa nel viaggio di Gesù verso Gerusalemme, come è ai tempi di Giosuè era l’ultima tappa prima dell’ingresso nella terra promessa. Il nome Zaccheo può avere due significati: il primo è “Dio si ricorda” o “Dio si è ricordato”, il secondo, ironia della sorte, è “il giusto”, “il puro”; la sua professione, infatti, l’ha reso l’impuro per eccellenza. Zaccheo è “capo dei pubblicani”. I pubblicani erano Ebrei a cui i Romani affidavano l’antipatico compito di riscuotere le tasse della loro gente, in cambio di una consistente percentuale sul ricavato. I pubblicani erano considerati alla stregua dei pubblici peccatori, sanguisughe, disonesti ed avidi. Luca aggiunge anche la posizione economica di Zaccheo: “era ricco”. Gerico, dati i suoi traffici commerciali, era un posto ideale dove un pubblicano potesse arricchirsi. La ricchezza in Luca è vista negativamente: è la condizione che impedisce all’uomo di avere un cuore duttile, capace di aprirsi a Dio e alla condivisione con i fratelli, poiché offusca la mente, rende sazi. 64 - 1

Zaccheo Lc. 19,1-10 Sintesi del brano (2) I due verbi “cercare” e “vedere”, indicano qualcosa di più di semplice osservazione degli occhi, ma evidenziano l’insoddisfazione dell’uomo, nonostante il suo benessere. La “folla” rappresenta la realtà che Zaccheo credeva di dominare con il suo lavoro e le sue ricchezze, ma in realtà lo sovrasta e gli impedisce di “vedere”. L’impedimento a vedere Gesù, oltre che nella folla, è anche nel pubblicano: infatti, continua il testo “perché era piccolo di statura”, la cui traduzione letterale è “perché la sua statura era infima”. Naturalmente Luca non si riferisce all’altezza di Zaccheo ma alla sua “bassezza morale” che gli impedisce di vedere al di sopra della folla. Il ricco vive in una dimensione che gli impedisce di scorgere il povero e nello stesso tempo gli impedisce di accorgersi dell’esistenza di Gesù. L’espressione “corse avanti”, è una forma semitica che esprime la voglia di realizzare qualcosa. Zaccheo si rende conto che non gli è possibile vedere Gesù se non staccandosi dalla folla, dal rapporto ambiguo che aveva con la gente. Zaccheo si libera dalla schiavitù dell’opinione degli altri, sfidando il ridicolo e il disprezzo. Su quel sicomoro appende la sua rispettabilità. Il pubblicano si è portato verso Gesù con tutti i modi possibili; Gesù fa altrettanto nei suoi riguardi. Zaccheo, che voleva vedere, si accorge di essere visto. Zaccheo pensava di dover salire per vedere Gesù, ma il Signore lo invita a scendere: non chi è grande, ma chi si fa piccolo, può scoprire le meraviglie del Regno di Dio. L’“Oggi” a cui Gesù si riferisce non ha un valore cronologico, ma teologico: è il momento della visita di Dio. L’espressione “devo”, in greco indica la volontà divina. La visita che Gesù annuncia non è un semplice gesto di cortesia, ma un obbligo che deriva dalla sua stessa missione. Gesù invita Zaccheo a scendere perché vuole essere suo ospite. Quasi si fa bisognoso per avere poi la possibilità di perdonare e di donare. 64 - 2

Zaccheo Lc. 19,1-10 Sintesi del brano (3) Gesù, quindi, accoglie Zaccheo prima della conversione. Non è quest’ultima che determina la simpatia di Gesù, ma è la previa simpatia di Gesù che suscita la conversione. Il verbo greco utilizzato per indicare la gioia è lo stesso utilizzato dall’angelo Gabriele per salutare Maria e tradotto con “Rallegrati!” (Lc. 1,28) e riservato nella Bibbia ai momenti delle visite di Dio. La gioia è il sigillo d’autenticità del cambiamento. Non c’è la sofferenza di chi lascia qualcosa a cui è ancora profondamente attaccato, ma il sollievo di chi si libera da un peso. La gioia di Zaccheo sta a testimoniare la sua ormai raggiunta libertà nei confronti delle ricchezze. La gioia di Zaccheo non è condivisa dai presenti, anzi, in forte contrasto, Luca segnala lo scandalo e la mormorazione. Il gesto di misericordia di Gesù ha suscitato scandalo come se il Regno di Dio fosse solo per i giusti, ma Gesù e l’evangelista affermano il contrario. Come prima era Zaccheo a dover superare la folla, ora è Gesù che deve vincere la sua resistenze e i suoi pregiudizi, per affermare e dimostrare che la salvezza è per tutti. La distribuzione ai poveri delle proprie sostanze decisa da Zaccheo, supera ampiamente quanto prescritto dalla Legge. Nel momento in cui Zaccheo restituisce quanto sottratto e dona i propri beni a chi ne ha bisogno, si potrebbe dire “si rimpicciolisce”; ed ecco che la sua altezza “cresce”. Se l’uomo ha ritrovato Dio attraverso Gesù, il segno è nelle opere che comincia a compiere e, al primo posto, nella tradizione biblica, vi sono quelle che tutelano i diritti degli altri. Gesù afferma che, in seguito al ravvedimento manifestato, Zaccheo, a dispetto della sua condotta precedente, partecipa a pieno diritto, delle benedizioni promesse ai “figli di Abramo”. Zaccheo è la dimostrazione di come un “cammello”, magari scorticandosi un po’, “possa passare per la cruna di un ago” (Lc. 18,25). 64 - 3

Zaccheo Lc. 19,1-10 Approfondimento Zaccheo è la figura del discepolo cristiano che non lascia tutto, come invece altri personaggi del vangelo, ma rimane nella propria casa, continuando il proprio lavoro. Anche se la misericordia di Dio è più veloce del pentimento dell’uomo, Gesù non butta in faccia il perdono a chi non lo vuole, ma richiede un piccolo passo. L’uomo di tutti i tempi ha designato con troppa facilità Dio come giudice e come giustiziere. C’è sempre qualcuno nella comunità che ha paura di avvicinare i pubblicani, i peccatori, le prostitute, come nemici della fede. Zaccheo era in ricerca, aveva in sé la nostalgia di qualcosa. Spesso invece noi non cerchiamo niente, perché troppo soddisfatti od occupati. Dobbiamo continuare la nostra conoscenza di Gesù anche di fronte agli ostacoli delle nostre “piccole stature”, e di una folla che si oppone e fa da schermo. Stare tra la folla è sempre più rassicurante che emergerne. 64 - 4