Corso di Cultura e Metodo Scientifico - a.a. 2010 - 2011 Dal mondo greco-ellenistico al mondo arabo Dal mondo classico a quello ellenistico Alessandria e la sua Biblioteca Eratostene Tolomeo L’oscurità dell’Impero Romano La rinascita della Scienza nel mondo Arabo Il pensiero di Lucio Russo sull’idea di Scienza
Corso di Cultura e Metodo Scientifico - a.a. 2010 - 2011 Il mondo greco-ellenistico Templi in Sicilia guardano il sole meglio di quelli greci Non tutti i templi greci sono costruiti in asse con il sorgere del Sole ANSA, 21 novembre, 19:15 In una notizia apparsa sulla Agenzia ANSA recentemente, si ricorda che i templi costruiti dai Greci erano allineati dal punto di vista astronomico, usualmente con la facciata rivolta al sorgere del sole, in determinati periodi dell’anno. L'archeologo Salt ha infatti scoperto che almeno 40 dei 41 templi siciliani dell'allora Magna Grecia affacciano, non a caso, a Oriente. Non si può dire la stessa cosa per quelli eretti un po' ovunque nella penisola ellenica: sugli 84 analizzati è infatti risultato che solo 42 sono perfettamente allineati secondo un orientamento Est-Ovest. ‘The Astronomical Orientation of Ancient Greek Temples’ Alun M. Salt - School of Archaeology and Ancient History, University of Leicester, Leicester, United Kingdom I templi romani, invece, erano di solito orientati in direzione N - S
Il mondo greco-ellenistico Secondo Archimede, Aristarco di Samo (nato verso il 310 a.C.) ipotizza per primo una teoria eliocentrica nella quale tutti i pianeti girano attorno al Sole, e il Sole gira attorno alla Terra. Aristarco stesso aveva compreso anche che in questo modo non aveva molta importanza se fosse il Sole a girare attorno alla Terra oppure la Terra attorno al Sole, perché le due ipotesi erano quasi equivalenti.
Il mondo greco-ellenistico Secondo Archimede, Aristarco di Samo (nato verso il 310 a.C.) ipotizza per primo una teoria eliocentrica nella quale tutti i pianeti girano attorno al Sole, e il Sole gira attorno alla Terra. Aristarco stesso aveva compreso anche che in questo modo non aveva molta importanza se fosse il Sole a girare attorno alla Terra oppure la Terra attorno al Sole, perché le due ipotesi erano quasi equivalenti. L'unica opera pervenuta di Aristarco è il breve trattato Sulle dimensioni e distanze del Sole e della Luna), nel quale stima la grandezza del Sole e della Luna e calcola le relative distanze dalla Terra. Egli misurò la distanza Terra-Luna pari a circa 60 raggi terrestri. Quando la Luna è in quadratura, ossia è illuminata per metà, essa, con la Terra e il Sole, forma il triangolo rettangolo mostrato in figura. Misurando in tale condizione l'angolo β compreso tra la direzione Terra-Sole e la direzione Terra-Luna è possibile calcolare il rapporto tra le loro distanze mediante ragionamenti di tipo geometrico. Il problema risolto da Aristarco, di calcolare (o meglio, stimare dall'alto e dal basso) il rapporto tra i cateti di un triangolo del quale si conoscono gli angoli nel nostro linguaggio è quello di calcolare, o stimare, la tangente trigonometrica di un angolo. L'opera di Aristarco può pertanto essere considerata una delle prime opere di trigonometria.
Il mondo greco-ellenistico Ipparco di Nicea, (Ἳππαρχος); Nicea, 190 a.C. – 120 a.C.), è stato il più grande astronomo dell’antichità, matematico e geografo; al lui si deve la trasformazione dell’astronomia matematica greca da scienza descrittiva a scienza predittiva. Sviluppò, primo in Grecia, accurati modelli per descrivere e predire il moto del Sole e della Luna, servendosi delle osservazioni e delle conoscenze accumulate nei secoli dai Caldei babilonesi. È in stato il primo a compilare una tavola trigonometrica, che gli permetteva di risolvere qualsiasi triangolo. Grazie alle sue teorie sui moti del sole e della luna e alle sue nozioni di trigonometria, è stato probabilmente il primo a sviluppare un affidabile metodo per la previsione delle eclissi solari.
Il mondo greco-ellenistico Ipparco di Nicea, (Ἳππαρχος); Nicea, 190 a.C. – 120 a.C.), è stato il più grande astronomo dell’antichità, matematico e geografo; al lui si deve la trasformazione dell’astronomia matematica greca da scienza descrittiva a scienza predittiva. Nella riproduzione del cielo sull’Atlante Farnese, copia romana di un opera greca, nel 2005, uno studioso della Lousiana University ha misurato la posizione delle costellazioni e ne ha verificato la corrispondenza con la configurazione simulata ai tempi di Ipparco (120 a.c.). In effetti, Ipparco Nel 134, a seguito, forse,dell’apparizione di una stella nova, decise di compilare un catalogo in cui registrare la posizione di tutte le stelle visibili e note. Confrontando i suoi calcoli con quelli tramandati da più antiche osservazioni, in particolare il catalogo di Timocaris e Aristilio di Alessandria (290 a.C.), si rese conto che tutto il sistema di riferimento delle coordinate aveva subito una sorta di slittamento. Questo indizio lo condusse alla scoperta del fenomeno della precessione dell'asse terrestre che aveva come conseguenza la precessione degli equinozi. Stillò il catalogo delle stelle note con l’obiettivo che fosse controllato secoli dopo. Cosa che fu in effetti fatta da Halley nel 1718, scoprendo per la prima volta il moto delle stelle fisse. Quasi duemila anni dopo. Sviluppò, primo in Grecia, accurati modelli per descrivere e predire il moto del Sole e della Luna, servendosi delle osservazioni e delle conoscenze accumulate nei secoli dai Caldei babilonesi. È in stato il primo a compilare una tavola trigonometrica, che gli permetteva di risolvere qualsiasi triangolo. Grazie alle sue teorie sui moti del sole e della luna e alle sue nozioni di trigonometria, è stato probabilmente il primo a sviluppare un affidabile metodo per la previsione delle eclissi solari.
Il mondo greco-ellenistico Eratostene di Cirene intorno al 230 a.C. misurò per la prima volta il diametro della Terra. Il suo calcolo si basava sull'osservazione che un bastone verticale posto a Siene (Assuan) in Egitto il giorno del solstizio d'estate, non proietta nessuna ombra. Ciò significa che, in quel giorno e a quell'ora, il Sole si trova esattamente allo zenit. Viene tramandato tuttavia anche l’ossevazione che in un pozzo si vede il sole. Nello stesso giorno dell'anno e alla stessa ora, un uguale bastone piantato ad Alessandria, proietta un'ombra e indica una inclinazione di 7° 12' dei raggi solari rispetto alla verticale. Se Alessandria si trova esattamente a nord di Siene (come Eratostene credeva), la differenza di latitudine tra i due luoghi è di 7° 12'. Nato: nel 276 a.C. a Cirene, nel Nord Africa (oggi Shahhat, Libia) Morto: nel 194 a.C. ad Alessandria, Egitto
Il mondo greco-ellenistico Eratostene di Cirene intorno al 230 a.C. misurò per la prima volta il diametro della Terra. Il suo calcolo si basava sull'osservazione che un bastone verticale posto a Siene (Assuan) in Egitto il giorno del solstizio d'estate, non proietta nessuna ombra. Ciò significa che, in quel giorno e a quell'ora, il Sole si trova esattamente allo zenit. Viene tramandato tuttavia anche l’ossevazione che in un pozzo si vede il sole. Nello stesso giorno dell'anno e alla stessa ora, un uguale bastone piantato ad Alessandria, proietta un'ombra e indica una inclinazione di 7° 12' dei raggi solari rispetto alla verticale. Se Alessandria si trova esattamente a nord di Siene (come Eratostene credeva), la differenza di latitudine tra i due luoghi è di 7° 12'. Nato: nel 276 a.C. a Cirene, nel Nord Africa (oggi Shahhat, Libia) Morto: nel 194 a.C. ad Alessandria, Egitto Circonferenza terrestre: 252.000 stadi Conoscendo la distanza tra Siene e Alessandria era possibile calcolare, per mezzo di una proporzione, la misura della circonferenza e quindi del diametro terrestre. Infatti, se 7° 12' rappresentano un cinquantesimo dell'angolo giro, anche la distanza Siene-Alessandria deve essere la cinquantesima parte della circonferenza terrestre. Le stime della distanza tra le due città era allora di 5.000 stadi (1 stadio = 157 - 164 metri).
Il mondo greco-ellenistico Eratostene ottenne un valore del diametro terrestre pari a circa 12.629 km, una misura straordinariamente vicina a quella oggi accettata (inferiore soltanto di circa 113 Km). Tuttavia, poichè non esiste un sola stima del valore dello stadio, si ritiene che tale incredibile corrispondenza sia solamente casuale. La prima misurazione moderna fu tentata nel 1606 da W. Snell con una triangolazione nella pianura olandese. Ma solo nel 1669 l'Accademia di Francia organizzò la misura sulla distanza di 112 Km; questa campagna di misure produsse un valore attendibile del grado di meridiano, che, tradotto in metri, era di 111.715 m (incertezza = 0,54%).
Il mondo greco-ellenistico Eratostene ottenne un valore del diametro terrestre pari a circa 12.629 km, una misura straordinariamente vicina a quella oggi accettata (inferiore soltanto di circa 113 Km). Tuttavia, poichè non esiste un sola stima del valore dello stadio, si ritiene che tale incredibile corrispondenza sia solamente casuale. La prima misurazione moderna fu tentata nel 1606 da W. Snell con una triangolazione nella pianura olandese. Ma solo nel 1669 l'Accademia di Francia organizzò la misura sulla distanza di 112 Km; questa campagna di misure produsse un valore attendibile del grado di meridiano, che, tradotto in metri, era di 111.715 m (incertezza = 0,54%). Tra i risultati astronomici che ci ha lasciato Eratostene conosciamo la misura dell'inclinazione dell'eclittica, effettuata con un errore di 7', e la compilazione di un catalogo di 675 stelle, oggi perduto. Intorno al 255 a.C. avrebbe inventato la sfera armillare, strumento che consente la rappresentazione della sfera celeste e la descrizione del moto delle stelle intorno alla Terra. Sulle sue misure delle distanze tra Terra e Luna e tra Terra e Sole abbiamo solo una notizia confusa. Alla morte di Alesandro Magno l’Egitto era diventato un regno ellenistico
Sull’idea di Scienza Lucio Russo, la riscoperta della Scienza greca Lucio Russo, fisico teorico, Professore di Metodi Matematici a Roma, recentemente si è posto il problema della valutazione del contenuto di Scienza che è riscontrabile nel panorama delle conoscenze, tecniche e scientifiche, del mondo greco, e greco-ellenistico in particolare. Nel volume “La Rivoluzione dimenticata” sviluppa l’idea che sulle sponde del Mediterraneo, a partire dal IV secolo a.c., si sia sviluppata una civiltà di gran lunga superiore, dal punto di vista delle Scienza e della Tecnica, di quanto ci si possa aspettare in relazione al ricordo che ne è stato tramandato. Questo quasi duemila anni prima che la Scienza, come la intendiamo noi, (ri)fiorisse in Europa, in Italia, con Galileo, in Inghilterra, con Newton, Hook, Halley, in Francia, con Descartes e Mersenne, ed in Germania.
Sull’idea di Scienza Lucio Russo, la riscoperta della Scienza greca Lucio Russo, fisico teorico, Professore di Metodi Matematici a Roma, recentemente si è posto il problema della valutazione del contenuto di Scienza che è riscontrabile nel panorama delle conoscenze, tecniche e scientifiche, del mondo greco, e greco-ellenistico in particolare. Nel volume “La Rivoluzione dimenticata” sviluppa l’idea che sulle sponde del Mediterraneo, a partire dal IV secolo a.c., si sia sviluppata una civiltà di gran lunga superiore, dal punto di vista delle Scienza e della Tecnica, di quanto ci si possa aspettare in relazione al ricordo che ne è stato tramandato. Questo quasi duemila anni prima che la Scienza, come la intendiamo noi, (ri)fiorisse in Europa, in Italia, con Galileo, in Inghilterra, con Newton, Hook, Halley, in Francia, con Descartes e Mersenne, ed in Germania. Russo si pone l’obiettivo di ‘controllare’ se le caratteristiche dell’insieme di conoscenze del mondo greco-ellenistico possano essere interpretrate come un sistema scientifico che abbia caratteristiche ben definite a priori; e ne trae una risposta largamente positiva. 1) Capacità di estrarre e costruire dai fatti concreti concetti astratti 2) Organizzare questi concetti secondo schemi logici dai quali si possano dedurre nuove conoscenze attraverso regole certe. 3) Saper condurre sistematicamente il confronto dei risultati raggiunti mediante le deduzioni logico-matematiche con la verifica sperimentale. E la conclusione è che sulle rive del Mediterraneo, per molti secoli, sorse e si sviluppò una civiltà nella quale la scienza, nel senso moderno, era ovunque presente.
Il mondo greco-ellenistico: la Biblioteca di Alessandria La Biblioteca di Alessandria fu la più grande e ricca biblioteca del mondo antico ed uno dei principali poli culturali ellenistici. Andò distrutta nell'antichità in data imprecisata (presumibilmente intorno all'anno 270 o forse verso l'anno 400 e in circostanze misteriose). La Biblioteca di Alessandria fu costruita intorno al III secolo a.C. durante il regno di Tolomeo II Filadelfo. Questo polo culturale, annesso al Museo, era gestito da un προστάτης (sovrintendente), ruolo di grande autorità che era investito direttamente dal re (il primo filologo ad occupare tale carica fu Zenodoto di Efeso). Questi aveva il compito di dirigere una squadra di preparatissimi grammatici e filologi che avevano il compito di annotare e di emendare i testi delle varie opere di cui si redigevano delle edizioni critiche che venivano poi conservate all’interno della Biblioteca stessa: si suppone che al tempo di Filadelfo i rotoli conservati in questo luogo fossero circa 490.000Nel 2002 è stata edificata la moderna Bibliotheca Alexandrina.
Il mondo greco-ellenistico: la Biblioteca di Alessandria La Biblioteca di Alessandria fu la più grande e ricca biblioteca del mondo antico ed uno dei principali poli culturali ellenistici. Andò distrutta nell'antichità in data imprecisata (presumibilmente intorno all'anno 270 o forse verso l'anno 400 e in circostanze misteriose). La Biblioteca di Alessandria fu costruita intorno al III secolo a.C. durante il regno di Tolomeo II Filadelfo. Questo polo culturale, annesso al Museo, era gestito da un προστάτης (sovrintendente), ruolo di grande autorità che era investito direttamente dal re (il primo filologo ad occupare tale carica fu Zenodoto di Efeso). Questi aveva il compito di dirigere una squadra di preparatissimi grammatici e filologi che avevano il compito di annotare e di emendare i testi delle varie opere di cui si redigevano delle edizioni critiche che venivano poi conservate all’interno della Biblioteca stessa: si suppone che al tempo di Filadelfo i rotoli conservati in questo luogo fossero circa 490.000. Nel 2002 è stata edificata la moderna Bibliotheca Alexandrina. 200.000 volumi al tempo di Tolomeo I 400.000 volumi al tempo di Tolomeo II 700.000 nel 48 a.C., (Giulio Cesare) 900.000 quando Marco Antonio regalò 200.000 volumi a Cleopatra Bibliotecario da a Zenódoto de Éfeso 282 a. C. 260 a. C. (?) Calímaco de Cirene (?) 260 a. C. (?) 240 a. C. (?) Apolonio de Rodas (?) 240 a. C. (?) 230 a. C. (?) Eratóstenes de Cirene 230 a. C. (?) 195 a. C. Aristófanes de Bizancio 195 a. C. 180 a. C. Apolonio Eidógrafo (?) 180 a. C. 160 a. C. (?) Aristarco de Samotracia 160 a. C. (?) 131 a. C. Alessandria fu la culla della cultura metodologica (Euclide) e dell'Astronomia (Aristarco di Samo), della cartografia geografica (Eratostene), della medicina del sistema nervoso e circolatorio (Erofilo, Erasistrato)
Il mondo greco-ellenistico: Tolomeo Nell' impero romano penetra con forza anche l' astrologia, di cui é simbolo emblematico la figura di Tolomeo. Studioso di ottica, astronomia, geografia, musica, visse ed operò ad Alessandria nella seconda metà del II secolo d.C.; egli fornì l' esposizione più avanzata della teoria geocentrica, che da lui prese il nome di tolemaica, nella sua più importante opera astronomica intitolata Collezione matematica , in tredici libri. Denominata " grandissima " ( in greco " meghiste " ), essa circolerà nel mondo arabo col nome di Al-magesto .
Il mondo greco-ellenistico: Tolomeo Nell' impero romano penetra con forza anche l' astrologia, di cui é simbolo emblematico la figura di Tolomeo. Studioso di ottica, astronomia, geografia, musica, visse ed operò ad Alessandria nella seconda metà del II secolo d.C.; egli fornì l' esposizione più avanzata della teoria geocentrica, che da lui prese il nome di tolemaica, nella sua più importante opera astronomica intitolata Collezione matematica , in tredici libri. Denominata " grandissima " ( in greco " meghiste " ), essa circolerà nel mondo arabo col nome di Al-magesto . Ad Alessandria si definisce e si consolida il modello di sistema solare (cioè di Universo) che rimase accettato per 1400 anni. Rappresentava il perfezionamento, rispetto alle misure, del modello aristotelico. Tuttavia, adesso, il problema principale è quello di spiegare le effemeridi, cioè la posizione delle stelle (in particolare dei pianeti) che veniva misurata con molta precisione. Claudio Tolomeo infatti si formò e lavoro nella città cuore della cultura mediterranea. Per opera di Tolomeo, nel II secolo dopo Cristo, viene concepito un modello, sulla base della grande tradizione ellenistica nel campo della meccanica, nel quale vengono immaginati i pianeti in moto su cerchi, a loro volta imperniati su altri cerchi, che con il loro moto combinato danno spiegazione dell’apparente moto disordinato (errante) e nel caso dei pianeti esterni, anche retrogrado.
Alla fine del mondo greco-ellenistico Alla fine del III secolo dopo Cristo: che cosa rimaneva delle conoscenze astronomiche, dei modelli cosmologici, della matematica faticosamente costruita, quando si giunse al tramonto del mondo e della cultura greca (e greco-ellenistica)? …quando accanto alla trionfante crescita dell’Impero Romano e dei suoi valori di diritto, di bellezza e di civiltà, portati fin nei più remoti angoli del mondo, si assisteva inesorabilmente alla progressiva caduta di ogni forma organizzata di studio e di scienza. I confini dell’Impero romano
Alla fine del mondo greco-ellenistico Alla fine del III secolo dopo Cristo: che cosa rimaneva delle conoscenze astronomiche, dei modelli cosmologici, della matematica faticosamente costruita, quando si giunse al tramonto del mondo e della cultura greca (e greco-ellenistica)? …quando accanto alla trionfante crescita dell’Impero Romano e dei suoi valori di diritto, di bellezza e di civiltà, portati fin nei più remoti angoli del mondo, si assisteva inesorabilmente alla progressiva caduta di ogni forma organizzata di studio e di scienza. …quando pochi secoli più tardi, all’orizzonte, fosco, si affacciava, con la caduta dell’Impero Romano, la lunga notte dell’eclissi della cultura. Ben poco fecero I Romani per conservare il patrimonio di conoscenze accumulato in oltre sei secoli da filosofi naturali vissuti in tutti gli angoli del Mediterraneo. I confini dell’Impero romano Romolo Augustolo
Alla fine del mondo greco-ellenistico Gli strumenti per osservare il cielo erano rimasti pressoché gli stessi da secoli, cioé praticamente inesistenti. Venivano utilizzati dei lunghi tubi per guardare le stelle (di origine babilonese?), lo gnomone, la sfera armillare per rappresentare il cielo. Dal punto di vista metodologico, era stata intrapresa la strada di misure molto accurate, anche se sporadiche. Stava per iniziare la metodica osservazione dei passaggi degli astri, con la paziente e inestricabile raccolta di tavole interminabili, piene di dati, che suggerivano l’immagine di un mondo molto complicato. L’osservatorio astronomico di Samarcanda
Alla fine del mondo greco-ellenistico Gli strumenti per osservare il cielo erano rimasti pressoché gli stessi da secoli, cioé praticamente inesistenti. Venivano utilizzati dei lunghi tubi per guardare le stelle (di origine babilonese?), lo gnomone, la sfera armillare per rappresentare il cielo. Dal punto di vista metodologico, era stata intrapresa la strada di misure molto accurate, anche se sporadiche. Stava per iniziare la metodica osservazione dei passaggi degli astri, con la paziente e inestricabile raccolta di tavole interminabili, piene di dati, che suggerivano l’immagine di un mondo molto complicato. Era ancora lontano il tempo nel quale la fantasia da una parte, la libera iniziativa del pensiero e l’assenza di precetti estranei alla scienza ne avrebbero stimolato e coltivato la crescita. L’osservatorio astronomico di Samarcanda Abū Alī al-usayn ibn Abd Allāh ibn Sīnā o Pur-Sina (Avicenna ) Solamente con il fiorire della civiltà araba, a partire dalla fine del VII secolo, ricomincia il lavoro di indagine e speculazione. E di nuovo, partendo dalle opere di Aristotele e dalla matematica di Euclide. Egira, 622 d.C.
Gli Arabi, l’Astronomia e la Scienza Probabilmente, il contributo allo sviluppo della scienza astronomica araba si deve al contatto con la cultura indiana, quella persiana, e soprattutto quella greca. Le prime due contribuirono all'apprendimento delle tecniche di osservazione e fornirono elementi utili al calcolo del posizionamento degli astri nella volta del cielo; la cultura greca portò gli arabi a contatto con gli aspetti teorici e cosmologici dell'Astronomia. Con la conquista di Alessandria d'Egitto gli Arabi iniziarono il processo di assimilazione della scienza Aristotelica e di revisione tra l’altro del modello tolemaico, che essi corressero anche se nessuno di loro ebbe l'idea di modificarne l'ipotesi fondamentale geocentrica. All'applicazione di una moderna metodologia di ricerca si deve la costruzione di grandi osservatori (come quello di Baghdad o quello di Al Raqqah in Siria), destinati a grandi programmi di osservazione della durata di decine di anni (come quelli finalizzati all'osservazione dei pianeti, in particolare Giove, il cui moto nella sfera celeste ha un periodo di 12 anni, Ciò che principalmente gli Arabi ereditarono dai Greci fu il metodo di indagine scientifica ellenistico, imperniato sulla costruzione di modelli e teorie in forma matematica, e sulla loro verifica osservativa.
Gli Arabi, l’Astronomia e la Scienza L'osservazione del cielo avveniva rigorosamente ad occhio nudo anche se si avvaleva dell'aiuto di una opportuna attrezzatura che facilitava la determinazione delle posizioni degli astri osservati rispetto all'orizzonte o ad altri riferimenti celesti. I principali strumenti di posizionamento utilizzati erano, oltre ai “tubi”, quadranti murali, per misurare le altezze delle stelle sull'orizzonte, l'alidada, piattaforma rotante fornita di goniometro e di indice fisso (lembo) che serve a misurare l'angolo azimutale (rispetto alla direzione del meridiano) di un astro, e l'astrolabio. L'astrolabio è uno strumento provvisto di due piastre metalliche circolari, l'una che reca incise sopra le coordinate celesti, l'altra provvista di un ampio foro il cui bordo esterno rappresenta l'orizzonte, in modo che facendo scorrere quest'ultima sull'altra, si possa individuare la parte di cielo visibile in ogni momento dell'anno. La sua l'utilità consiste nel permettere la determinazione delle coordinate celesti di un astro una volta che se ne conoscono l'altezza rispetto all'orizzonte (altezza) e la distanza angolare dal meridiano (azimut), ovvero le coordinate locali, ad un dato istante dell'anno.
Gli Arabi, l’Astronomia e la Scienza Nel mondo islamico gli studi astronomici erano strettamente collegati alle pratiche religiose. La determinazione del tempo delle cinque preghiere imposte dal Corano e la definizione della direzione della Mecca verso la quale doveva orientarsi il fedele in ogni regione dell'Islam potevano essere calcolati con precisione solo attraverso le applicazioni della trigonometria sferica e lo studio del modello celeste tolemaico. Per la lettura del cielo, gli Arabi redassero apposite tavole astronomiche, costruirono importanti osservatori e inventarono strumenti che restarono in uso fino al XVIII secolo come l'astrolabio, il quadrante. L'astronomia islamica s'impose nell'Europa cristiana anche grazie alle Tavole redatte a Toledo dall'astronomo Azarchiel nell'XI secolo. Da allora, molti termini arabi, come zenit, azimut, nadir sono entrati nella terminologia astronomica del mondo occidentale. Istituto e Museo di Storia della Scienza - Firenze Costruttore: sconosciuto Luogo: Fattura araba Data: X sec. Materiali: Ottone Dimensioni: Diametro 165 mm Questo astrolabio contiene attualmente due timpani, uno per le latitudini 30° e 40°, e l'altro 36° e 42° (corrispondenti alle regioni comprese tra la Persia e il Mar Nero) Costruttore: Ibrâhim 'Ibn Saîd as Sahlì Luogo: Valencia Data: 1085 Materiali: Ottone Dimensioni:Diametro sfera 220 mm altezza 435 mm È ritenuto il più antico globo celeste esistente al mondo
Gli Arabi, l’Astronomia e la Scienza La filosofia naturale era studiata e applicata dai filosofi, la cui concezione del mondo si fondava, in gran parte, sugli scritti di Aristotele e su alcuni testi neoplatonici attribuiti ad Aristotele.
Gli Arabi, l’Astronomia e la Scienza La filosofia naturale era studiata e applicata dai filosofi, la cui concezione del mondo si fondava, in gran parte, sugli scritti di Aristotele e su alcuni testi neoplatonici attribuiti ad Aristotele. MOHAMMED BIN MUSA AL-KHAWARIZMI (770-840) Nato nell'Uzbekistan e trasferitosi a Baghdad, fu uno dei più grandi matematici, avendo introdotto in questa scienza il concetto di algoritmo, che da lui prese il nome. Al-Khawarizmi è conosciuto come il fondatore dell'Algebra, che non soltanto studiò in forma sistematica, ma la sviluppò nell'intento di dare soluzioni analitiche alle equazioni lineari e quadratiche. Il nome algebra deriva dal suo libro Al-Jabr wa al-Muqabilah. Al-Khawarizmi sviluppò in dettaglio le tavole trigonometriche contenenti le funzioni del seno e il calcolo dei due errori, che lo portò ad enunciare il concetto di differenziazione. Importante anche il contributo dato all'astronomia ed alla geografia. La sua Algebra fu tradotta in latino nel 1145 da Roberto di Chester e si diffuse nell'Europa cristiana. Agli inizi del IX secolo, fu redatto il primo trattato di Astronomia araba.
Gli Arabi, l’Astronomia e la Scienza Dal Corano: " O consesso di uomini, se potete varcare i limiti dei cieli e della terra, fatelo, ma non lo farete senza il permesso del vostro Signore". (55:33) La tribù degli Omàyyadi si impadroni’ della Siria e vi fondò a Damasco un osservatorio astronomico e, seguendo l'esempio dei Persiani, il secondo califfo Al- Mansur fece venire a Baghdad uomini di scienza tra cui un astronomo indiano Manka presentò le opere scientifiche indù che furono tradotte. Il quarto califfo Al- Màmun fondò un osservatorio astronomico a Baghdad nell'829. Tra gli astronomi chiamati a lavorarvi, vi fu Al- Battani che ottenne valori per l'obliquità dell'eclittica e la precessione degli equinozi più accurati di quelli di Tolomeo. Intorno all'anno 1000 l'astronomo Ibn Yùnus raccolse la documentazione relativa ad osservazioni fatte nei precedenti anni e preparò le tavole astronomiche Hakemite. L'astronomia si affermò infine con Al- Zarqali
Gli Arabi, l’Astronomia e la Scienza Dal Corano: " O consesso di uomini, se potete varcare i limiti dei cieli e della terra, fatelo, ma non lo farete senza il permesso del vostro Signore". (55:33) La tribù degli Omàyyadi si impadroni’ della Siria e vi fondò a Damasco un osservatorio astronomico e, seguendo l'esempio dei Persiani, il secondo califfo Al- Mansur fece venire a Baghdad uomini di scienza tra cui un astronomo indiano Manka presentò le opere scientifiche indù che furono tradotte. Il quarto califfo Al- Màmun fondò un osservatorio astronomico a Baghdad nell'829. Tra gli astronomi chiamati a lavorarvi, vi fu Al- Battani che ottenne valori per l'obliquità dell'eclittica e la precessione degli equinozi più accurati di quelli di Tolomeo. Intorno all'anno 1000 l'astronomo Ibn Yùnus raccolse la documentazione relativa ad osservazioni fatte nei precedenti anni e preparò le tavole astronomiche Hakemite. L'astronomia si affermò infine con Al- Zarqali IBRAHIM IBN YAHYA AL-ZARQALI (ARZACHEL) (1028-1087) Arabo di Spagna, fu il maggiore astronomo del suo tempo. Compilò le famose Tavole di Toledo, in cui corresse i dati geografici Tolemaici, in particolare quelli relativi alla lunghezza del Mar Mediterraneo e fu il primo a dimostrare il moto dell' Alphelion relativamente alle stelle. Egli misurò il suo tasso di movimento in 12,04 secondi all'anno, che è molto vicino ai calcoli moderni di 11,08 secondi. Inoltre inventò un astrolabio piano che è conosciuto come Safihah. Copernico, nel suo famoso libro "Sulla rivoluzione delle orbite celesti", esprime il suo riconoscimento ai lavori di Albatenius (Al-Battani) e Arzachel (Al-Zarqali)
Dal mondo arabo al mondo europeo: Leonardo Fibonacci, detto Pisano Leonarco Fibonacci, nato a Pisa nel 1170, passò alcuni anni a stretto contatto con il mondo arabo, al seguito del padre commerciante a Bugia, in Cabilia (Algeria). Studiò i procedimenti aritmetici che gli Arabi stavano diffondendo nelle regioni del mondo islamico e che servivano a risolvere numerosi problemi di carattere pratico. Alcuni di tali procedimenti erano stati introdotti dagli Indiani. Esempio Se ho una coppia di conigli che generano un’altra coppia ogni quattro mesi, quanti conigli avrò dopo due anni? 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89 ... Una particolarità di questa sequenza è che il rapporto tra due termini successivi tende molto rapidamente al numero 1,61803..., noto col nome di sezione aurea. Nel Camposanto Monumentale, a Pisa
Dal mondo arabo al mondo europeo: Leonardo Fibonacci, detto Pisano Leonarco Fibonacci, nato a Pisa nel 1170, passò alcuni anni a stretto contatto con il mondo arabo, al seguito del padre commerciante a Bugia, in Cabilia (Algeria). Studiò i procedimenti aritmetici che gli Arabi stavano diffondendo nelle regioni del mondo islamico e che servivano a risolvere numerosi problemi di carattere pratico. Alcuni di tali procedimenti erano stati introdotti dagli Indiani. Esempio Se ho una coppia di conigli che generano un’altra coppia ogni quattro mesi, quanti conigli avrò dopo due anni? 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89 ... Una particolarità di questa sequenza è che il rapporto tra due termini successivi tende molto rapidamente al numero 1,61803..., noto col nome di sezione aurea. Dal 1200, quando rientrò a Pisa, elaborò le conoscenze acquisite nel mondo arabo; pubblicò nel 1202 (e successivamente nel 1228) la sua opera di quindici capitoli Liber Abaci, con la quale introdusse per la prima volta in Europa, nel capitolo I, le nove cifre, da lui chiamate indiane e il segno 0, che in latino è chiamato "zephirus" (zefiro) (adattamento dell'arabo sifr, che significa zero). All'epoca tutto il mondo occidentale usava i numeri romani e i calcoli si facevano con l'abaco Liber Abaci Nel Camposanto Monumentale, a Pisa
Gli strumenti degli astronomi Fin dall'antichità gli astronomi hanno osservato, registrato e studiato il movimento delle stelle, cercando di riprodurre il cielo come appariva alle loro osservazioni costruendo strumenti ed opportuni modelli per la rappresentazione.. Una delle soluzioni più antiche a questo problema è rappresentata dal globo celeste, nel quale i pianeti, le stelle e costellazioni sono tracciate sulla superficie di una sfera di metallo; sulla stessa sfera sono tracciati anche grandi circoli celesti: l'orizzonte, il meridiano, l'equatore, i tropici e l'eclittica. Le sfere armillari servivano a rappresentare anche il moto dei corpi celesti; le relazioni tra questi circoli e i movimenti planetari si manifestano attraverso la combinazione di una serie di anelli concentrici ruotanti intorno all'asse della sfera.
Gli strumenti degli astronomi Fin dall'antichità gli astronomi hanno osservato, registrato e studiato il movimento delle stelle, cercando di riprodurre il cielo come appariva alle loro osservazioni costruendo strumenti ed opportuni modelli per la rappresentazione.. Una delle soluzioni più antiche a questo problema è rappresentata dal globo celeste, nel quale i pianeti, le stelle e costellazioni sono tracciate sulla superficie di una sfera di metallo; sulla stessa sfera sono tracciati anche grandi circoli celesti: l'orizzonte, il meridiano, l'equatore, i tropici e l'eclittica. Le sfere armillari servivano a rappresentare anche il moto dei corpi celesti; le relazioni tra questi circoli e i movimenti planetari si manifestano attraverso la combinazione di una serie di anelli concentrici ruotanti intorno all'asse della sfera. Gli astrolabi rappresentano la sfera celeste mediante la sua proiezione stereoscopica su una superficie piana; esso riproduce il movimento circumpolare delle stelle solo per una determinata latitudine.
L’astrolabio, lo strumento dell’astronomo Dal III secolo a.C. fino ad oggi con il termine astrolabio (in greco astrolábon, da astron + lambánō = che prende/comprende le stelle) sono stati chiamati strumenti spesso molto diversi tra loro. Dai grandi strumenti armillari adibiti a rilevare le posizioni degli astri, come l'astrolabio armillare di Claudio Tolomeo (II sec. d.C.), agli strumenti di modeste dimensioni utilizzati nel calcolo astronomico o nella scienza della navigazione: l'astrolabio piano, l'astrolabio universale, l'astrolabio universale Rojas, l'astrolabio nautico. Dall'astrolabio derivano importanti strumenti astronomici, come il quadrante, che è una sorta di astrolabio ripiegato due volte su se stesso, e il torqueto, che dispone i vari circoli della sfera su piani diversi per agevolare la lettura delle coordinate astronomiche degli astri: altazimutali, equatoriali ed eclittiche.