LA VITA DEGLI SPAZI. FLUSSI… Lidea è quella di applicare lo stupore sistematico del ricercatore, dello studioso, e in questo caso dellarchitetto che fa.

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LA VITA DEGLI SPAZI

FLUSSI… Lidea è quella di applicare lo stupore sistematico del ricercatore, dello studioso, e in questo caso dellarchitetto che fa il verso allantropologo, alla conoscenza di alcuni brani urbani, di alcune situazioni che identificano la nostra realtà e le nostre città.

La città è un insieme di case, monumenti infrastrutture adagiati in un sito e fruiti dagli abitanti. Ovviamente è una definizione riduttiva e statica della città che è stata definita come la casa di una società. La città legata alla difesa, nei tempi passati, e allo scambio, fino a poco tempo fa è un luogo riconoscibile per funzione fruizione, abitanti… Aldo Rossi dice che: Larchitettura è la scena fissa delle vicende delluomo, divisa in elementi primari e residenza, e i monumenti, segni della volontà collettiva, espressi attraverso i principi dellarchitettura, sembrano porsi come elementi primari e punti fissi della dinamica urbana. Secondo Edgar Morin, in una visione post strutturalista ordine e disordine non producono confusione ma interagiscono nel definire nuovi scenari.

È dunque possibile definire la città a prescindere dai suoi manufatti, ignorarne la fissità e la fisicità per registrare quella vita che scorre dentro le sue vie quasi fossero arterie. I flussi, gli scambi di informazioni, la vita come movimento come sguardo come appropriazione di uno spazio che non è mai neutro, che condiziona le scelte e le direzioni che organizza i movimenti che raccoglie le energie e i sentimenti di chi lo abita. Gli abitanti di una città sono i protagonisti delle vita urbana ma come si appropriano dello spazio, come si dispongono nellattesa, nella socializzazione, nello scontro, nel lavoro? Esiste un modo di occupare lo spazio che parla per noi? Nelle case a patio dellarea maghrebina le donne fruiscono della corte senza attraversarla mai in diagonale, si spostano alla ricerca di ombra e intimità rasentando le pareti perimetrali.

Gli anziani che sostano in circolo allinterno di una casa in costruzione, i ragazzi che seduti sul motorino aspettano il suono della campanella per decidere se entrare a scuola o farsi un giro. Il commerciante che allarga il suo spazio disponendo la merce sul marciapiede, la signora che occupa il posto per lauto del figlio con una cassetta della frutta, il venditore ambulante che calibra la posizione della sua bancarella in cartone per lasciare indisturbato il flusso dei passanti, il barbone che recinta il suo spazio con buste zeppe di vecchi abiti e cianfrusaglie. Tutto questo succede nello spazio libero della città, nel vuoto che le architetture lasciano mentre si fronteggiano da un lato allaltro della strada. Ogni giorno gruppi omogenei di benestanti siedono al tavolo di un bar per consumare un aperitivo, gruppi di disoccupati si danno appuntamento allangolo di una strada per alleviare le proprie solitudini.

La città è uno spazio fisico che viene continuamente modificato dalla sua fruizione, nel tempo la nozione stessa di spazio si sta affievolendo per confluire in quella di spazio virtuale, una città dei bits (per dirla con le parole di William J. Mitchell, in La città dei bits, Electa 1997). Lo spazio come lo pensiamo e lo frequentiamo è sempre meno importante al suo posto sta subentrando un nuovo spazio antropologico che ha al proprio centro il Sapere, in cui la trasformazione dello spazio è opera comune degli uomini (vedi Pierre Lévy, lintelligenza collettiva. Per una antropologia del cyberspazio, Feltrinelli 1996) Se è vero che nella città contemporanea le informazioni arrivano sempre più dalle immagini e sempre meno dalla parola scritta o parlata la rappresentazione di fenomeni urbani, che diventano sempre più complessi e sfuggenti, deve seguire i canoni tradizionali o adeguarsi alla complessità che descrive?

La tavola che dovete realizzare può avere come possibile soggetto: il sagrato di una chiesa il corso Garibaldi (o il viale San Martino o la via Etnea, Corso Italia a Catania) le aree limitrofe a scuole o locali notturni centri commerciali stazione centrale o marittima mercati palazzi o aree residenziali densamente popolate e trafficate le viste: invaso stradale può essere raccontato con viste zenitali e frontali cosa va annotato nelle tavole: la presenza e la posizione di persone auto moto venditori ambulanti oggetti disposti sul suolo pubblico (quelli che i negozianti mettono sul marciapiede ogni giorno) mendicanti persone e auto o motorini in movimento N.B. alcune foto possono ritrarre i flussi mantenendo aperto lobiettivo per più tempo (ci vuole il cavalletto) le foto e la documentazione relativa alla composizione della tavola vanno ripetute più volte al giorno per due o tre giorni…

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