1 Le politiche di coesione Corso di Pubblica Amministrazione e Sviluppo Locale Massimo La Nave.

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
UNA BUSSOLA PER NAVIGARE NELLA UE La politica di coesione nellU.E. Corso in TECNICHE DI PROGETTAZIONE: Fund Raising per lUniversità A CURA DELLASSOCIAZIONE.
Advertisements

Politiche sociali Lavinia Bifulco.
Rete Europea delle Città e Regioni per lEconomia Sociale Seminario interregionale FQTS 2013 Comunità ed economia solidale per il Mezzogiorno european network.
Il sociale nelle politiche regionali di sviluppo e coesione Emanuele Villa Palermo, 18 gennaio 2013 Emanuele Villa Palermo, 18 gennaio 2013 Il welfare.
LE POLITICHE DI SVILUPPO LOCALE
1 Progettare e operare nella scuola dellautonomia Attività di formazione del personale del sistema scolastico Tratto da LA SCUOLA per lo Sviluppo Programma.
Istituti Negoziali della programmazione negoziata CORSO DI Analisi Finanziaria degli Enti Pubblici Sergio Zucchetti.
Unione Europea e Fondi Strutturali
La logica dell’intervento /1
LA POLITICA DI COESIONE ECONOMICA E SOCIALE La politica di Coesione europea si fonda su un principio cardine: il principio di sussidiarietà, che rappresenta.
LA COOPERAZIONE TERRITORIALE EUROPEA
I contenuti dei documenti programmatici 1) 1)un'analisi della situazione della zona di cooperazione in termini di punti di forza e di debolezza e la strategia.
Le politiche europee di sviluppo regionale Dott.ssa Anna Maria Di Giovanni Tecnopolis, dicembre 2003.
Regional Policy EUROPEAN COMMISSION 1 Bruxelles, 15 maggio 2006 INCONTRO DEGLI STUDENTI DELLUNIVERSITA POLITECNICA DELLE MARCHE CON LE ISTITUZIONI EUROPEE.
Business and Strategic Risk e la sua gestione attraverso la pianificazione aziendale Marco Venuti 2013 Risk and Accounting.
Architettura della programmazione Programmazione Strategica: UE OSC – Orientamenti Strategici Comunitari STATOQSN Quadro Strategico Nazionale Programmazione.
L’ANALISI S.W.O.T. Carla Bruschelli Luisa Mastrobattista
Geografia dellUnione Europea LEADER Giovedì19 maggio 2011 Dott. Pierluigi Magistri.
Politica di coesione - I nuovi regolamenti comunitari Prospettive per il periodo Paola Bertolissi – Commissione europea DG Occupazione, affari.
incoraggiare la creazione di un ambiente propizio allo sviluppo delle imprese nel settore turistico favorire una migliore cooperazione tra gli Stati membri,
Orientamenti generali sulla futura programmazione riferita alle politiche di coesione, fondi strutturali e Horizon 2020 UDINE
L’analisi SWOT.
Lazio 2020 Piano integrato di politiche, strumenti e metodologie di intervento.
FOND0 SOCIALE EUROPEO & FONDAZIONE PER IL SUD
Cooperazione territoriale europea
LINTESA REGIONE-PROVINCE PER LA PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE 4 GIUGNO 2008.
La consulenza aziendale nella PAC 2014/2020: prospettive
LE RACCOMANDAZIONI DI PIACENZA. Le raccomandazioni di Piacenza Qualità urbana e sostenibilità territoriale.
Nuovo ciclo di programmazione
Regional Policy EUROPEAN COMMISSION 1 Michele Pasca-Raymondo Commissione europea DG Politica Regionale Bruxelles, 28 novembre 2006 Confcommercio International.
A Dicembre 2013, il Consiglio dell’Unione Europea, ha adottato le nuove normative e le leggi che regolano il ciclo successivo di investimenti effettuati.
Focus sulla politica di coesione Indagine volta all’individuazione delle priorità territoriali Baradili, 01 Luglio 2014.
Fondi strutturali d’investimento europei /SIE
Programma Operativo FESR 2014/2020
FONDI EUROPEI E INFRASTRUTTURE, DARE FORMA ALLA BULGARIA DEL FUTURO Venerdì 12 dicembre, Roma.
1^ BANDO REGIONALE “RICERCA E SVILUPPO” NEGLI AMBITI TECNOLOGICI DELLA SMART SPECIALIZZATION POR FESR MARCHE Il POR FESR Marche si.
ALESSANDRO ALFIERI RESPONSABILE RELAZIONI INTERNAZIONALI E POLITICHE EUROPEE DELLA PROVINCIA DI MILANO Il progetto di dialogo tra cittadini e Comuni del.
PROGRAMMAZIONE La Politica Unitaria Regionale
P.F. POLITICHE COMUNITARIE LA RIFORMA DEI FONDI STRUTTURALI U.E Le priorità della riforma nelle Regioni dell’attuale Ob.2 (FESR)
FDL Dipartimento FRS FONDI STRUTTURALI Una risorsa finanziaria importante per lo sviluppo della Regione, del Paese e della Comunità Europea.
Il Documento Unico di Programmazione
Programma Operativo di Cooperazione Transfrontaliera Italia - Svizzera
Le politiche economiche regionali negli Stati membri: il caso dell’Italia Corso di Politiche Economiche Regionali Prof. Cristina Brasili A.A
2005 la riforma della Politica di sviluppo rurale per il Regolamento (CE) 1290/05 Introduzione di due strumenti finanziari Fondo Europeo Agricolo.
Formazione contabilità economico patrimoniale per la gestione dei Progetti Comunitari Palermo, 19 gennaio 2011 – 10 febbraio 2011 Catania, 16 febbraio.
Di cosa parliamo quando parliamo di politica di cooperazione allo sviluppo (CSV) ? Come collochiamo la Politica di CSV dell’UE nell’ambito dell’ordinamento.
I Fondi indiretti all’interno dell’Unione Europea
Geografia dell’Unione Europea LEADER Martedì 4 maggio 2010 Dott. Pierluigi Magistri.
Fondi strutturali e Strategia Europa 2020 EuroMigMob – 1° Evento
GIORNATE FORMATIVE FONDI EUROPEI : OPPORTUNITA’ PER GLI ENTI LOCALI 20 OTTOBRE 2015, PESCARA Sala conferenze Fondazione PescarAbruzzo Corso Umberto.
Piano di Sviluppo Rurale GAL APPENNINO BOLOGNESE.
Roberto Finuola Roberto Finuola
SEMINARIO NAZIONALE UIL LE TEMATICHE AMBIENTALI NELLE POLITICHE DI COESIONE A cura Luigi Veltro UIL – Servizio Politiche Territoriali Dicembre 2015.
Roberto Finuola Roberto Finuola L’Agricoltura Sociale nella programmazione dei Fondi strutturali Europei.
POLITICHE dell'Unione europeA: POLITICA REGIONALE
USR PER LA PUGLIA – DIREZIONE GENERALE INCONTRO CON GLI ISTITUTI «SPORTELLO EUROPA» 11 NOVEMBRE 2014 Referente regionale PON: Vincenzo Melilli.
Energia e Clima nell’Unione Europea 25 novembre 2014 Bruxelles, Giuseppe Guerrera.
I fondi strutturali Nuova politica di coesione Economia fondata sulla conoscenza (competitiva e sostenibile) Concentrazione sulle regioni svantaggiate;
Linee strategiche per il futuro: programmazione Giovanna Indiretto – Unità Pari Opportunità.
Sviluppo Rurale Direzione Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale Approccio Leader.
Fondi Strutturali Obiettivo “Competitività regionale” PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE - FERS.
02/06/2016 Catania 1 Evento di Lancio del Programma e presentazione primo bando Auditorium Monastero dei Benedettini Catania 25 gennaio 2010 Presidenza.
. Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale Autodiagnosi del processo di predisposizione del piano 2° parte: Processo di predisposizione del piano.
PSR SICILIA Animazione, attivazione e coinvolgimento del Partenariato per l’elaborazione della Strategia Comune di Sviluppo del Territorio.
Politica regionale Seminario su Fondi Strutturali e d'Investimento Europei : Obiettivi e principali strumenti di attuazione dei POR/PON, con particolare.
IL DOCUMENTO STRATEGICO PRELIMINARE DELLA VALLE D’AOSTA Nadia Savoini - Luigi Malfa Aosta, 20 marzo 2006.
Informativa sulle attività dell’Autorità Ambientale 13 Maggio 2016 POR FESR Informativa sulle attività dell’Autorità Ambientale 13 Maggio 2016.
E U R O PA Intervento Davide Bonagurio.
Programma operativo regionale FESR La Toscana che cresce Ricerca, innovazione, competitività, sviluppo territoriale sostenibile.
1 European Union Regional Policy – Employment, Social Affairs and Inclusion Politica di coesione Proposte di nuovi regolamenti: principali elementi.
Transcript della presentazione:

1 Le politiche di coesione Corso di Pubblica Amministrazione e Sviluppo Locale Massimo La Nave

Cominciamo con un video 10 mqdefault.jpg

Il fine e il principio della politica di coesione 10 Il fine La politica regionale europea nasce per rispondere alla necessità di rilanciare lo sviluppo delle zone più deboli e bisognose e per fronteggiare i problemi di natura strutturale presenti in larga parte dei territori dell’Unione. Per ritardo di natura strutturale ci si riferisce a quei problemi, di natura non contingente, connessi all’incapacità di adeguamento delle strutture locali ai mutamenti del contesto economico e sociale comunitario. La politica di Coesione si pone come obiettivo prioritario il superamento di tali ritardi tramite strumenti solidaristici. Il Principio La politica di Coesione europea si fonda sul principio di sussidiarietà, che rappresenta la base giuridica dell’azione comunitaria in quei settori in cui l’Unione non ha una competenza di natura esclusiva bensì una competenza concorrente, ovvero condivisa con gli Stati membri. Dal principio di sussidiarietà discendono: la compartecipazione (che comporta il coinvolgimento degli attori del territorio destinatari degli interventi, cioè le regioni e gli enti locali); la concentrazione (delle risorse su un numero limitato di tipologie di azioni); l’addizionalità (che implica l’affiancamento dell’intervento comunitario con risorse nazionali); la compatibilità con i principi su cui l’UE si fonda

Gli elementi della politica di coesione 10 La politica regionale è lo strumento attraverso cui l’UE traduce le sue priorità politiche in risultati concreti ed è infatti caratterizzata da una serie di elementi che ne contraddistinguono il valore aggiunto: il cofinanziamento (cioè il fatto che le risorse dell’UE si sommano a quelle nazionali), che contribuisce allo sviluppo di partenariati pubblicoprivati e aiuta gli investimenti anche in periodi di maggiore austerità economica; il carattere pluriennale della programmazione, che rende possibile la pianificazione a lungo termine altrimenti difficilmente realizzabile a livello nazionale; l’effetto governance, che implica lo sviluppo, da un lato, della capacità di iniziativa e di responsabilità di tutti i livelli di governo e degli attori economici e sociali, dall’altro di una nuova prassi di governance basata sul partenariato, sulla condivisione degli obiettivi e dell’allocazione finanziaria;

Il Logical Framework 10

La cascata degli obiettivi 10

La gerarchia degli obiettivi 10 Gli obiettivi un obiettivo globale che ispira la strategia dell'intervento e dà origine a diversi obiettivi specifici, i quali corrispondono in larga misura alle aree prioritarie; ciascun obiettivo specifico è a sua volta attuato attraverso Degli obiettivi operativi attuati attraverso misure o linee di intervento La misurazione degli effetti gli obiettivi operativi sono espressi in termini di realizzazioni (ad esempio l'istituzione di corsi di formazione per i disoccupati di lunga durata); gli obiettivi specifici sono espressi in termini di risultati (ad esempio, il miglioramento, grazie alla formazione, delle possibilità occupazionali per i disoccupati di lunga durata); gli obiettivi globali sono espressi in termini di impatti (ad esempio calo della disoccupazione fra i disoccupati di lunga durata).

Le politiche di coesione 2014/20 in Italia 10 Il 29 ottobre 2014 la Commissione Europea ha adottato l’Accordo di Partenariato con l’Italia, cioè il piano strategico con le priorità d’investimento per il ciclo di programmazione dei Fondi Strutturali e di Investimento Europei (Fondi SIE):Accordo di Partenariato Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), Fondo Sociale Europeo (FSE), Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP). Le risorse comunitarie sono pari, complessivamente, a circa 44 miliardi di euro di cui 31,1 miliardi di euro sono destinati ai fondi FESR (20,6 miliardi) e FSE (10,4 miliardi), 10,4 miliardi di euro al FEASR e 0,537 miliardi di euro al FEAMP. Alla Cooperazione territoriale europea (che include Programmi condivisi fra più regioni di diversi Stati membri) sono destinati 1,1 miliardi di euro e 0,567 miliardi di euro sono invece le risorse per l’iniziativa in favore dell’occupazione giovanile “Youth Employment Initiative”. L’Italia è il secondo Stato membro UE per dotazione di questa parte del bilancio comunitario, dopo la Polonia ed è tra i contribuenti netti all’Unione. Agli stanziamenti comunitari si aggiungono gli oltre 20 miliardi del cofinanziamento nazionale dei Programmi che attueranno la strategia condivisa.

I Programmi Operativi 2014/20 10 L’Accordo individua 60 Programmi regionali e 14 Programmi nazionali, i cui contenuti specifici saranno definiti a conclusione del negoziato attualmente in corso con la Commissione Europea su ciascuno di essi. L’Accordo di Partenariato si articola sugli 11 Obiettivi Tematici previsti dai regolamenti europei intervendo nei vari ambiti di policy in modo differenziato nelle diverse categorie di regioni previste per il : le tredici “regioni più sviluppate” (11 regioni e 2 provincie autonome) corrispondo al Centro Nord geografico; il Mezzogiorno si articola in due categorie di regioni di cui Sardegna, Abruzzo e Molise sono definite “regioni in transizione” mentre Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia sono le “regioni meno sviluppate” dove si concentra la quota maggioritaria (oltre il 70 per cento) dei Fondi assegnati all’Italia.

10 Come si “costruisce” un Programma L’analisi dei fabbisogni e la definizione della strategia di’intervento

L’analisi SWOT 10 L'analisi SWOT è uno strumento di pianificazione strategica usata per valutare: i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un progetto o di un programma o in ogni altra situazione in cui un'organizzazione deve prendere una decisione per raggiungere un obiettivo. La tecnica è attribuita a Albert Humphrey, che ha guidato un progetto di ricerca alla Università di Stanford fra gli anni Sessanta e Settanta utilizzando i dati forniti dalla Fortune 500.

10 L’evoluzione della SWOT a partire dagli anni ‘80 è stata utilizzata come supporto alle scelte di intervento pubblico per analizzare scenari alternativi di sviluppo oggi l’uso di questa tecnica è stato esteso alle diagnosi territoriali e alla valutazione dei programmi regionali i regolamenti comunitari ne consigliano l’utilizzo per la valutazione di piani e programmi Cos’è la Swot È un’analisi ragionata del contesto settoriale o territoriale in cui si realizza un programma di intervento. Lo scopo è definire le opportunità di sviluppo di un’area territoriale o di un settore o ambito di intervento, che derivano da una valorizzazione dei punti di forza e da un contenimento dei punti di debolezza alla luce del quadro di opportunità e rischi che deriva, di norma, dalla congiuntura esterna.

10 Le componenti I PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA sono propri del contesto di analisi e sono modificabili grazie alla politica o all’intervento proposto LE OPPORTUNITÀ E LE MINACCE derivano dal contesto esterno e non sono quindi modificabili

10 Come si realizza A tavolino I punti di forza, debolezza, e le opportunità e minacce vengono determinati dal ricercatore sulla base dei dati di contesto la previsione degli scenari si basa su “saperi esperti” neutrali ed oggettivi In modo partecipato I punti di forza, debolezza, e le opportunità e minacce vengono messi a fuoco mediante l’uso di tecniche partecipate (dal Delphi al Focus)

10 Le fasi della SWOT Prima fase: ricognizione del contesto territoriale in cui viene realizzato il programma (costruzione di indicatori socio-demografici ed economici) e identificazione dei principali trend e problematiche; Seconda fase: identificazione delle possibili azioni in relazione alle principali problematiche evidenziate; Terza fase: analisi del contesto esterno e identificazione delle opportunità e delle minacce (O&T); Quarta fase: analisi del contesto del programma e identificazione dei fattori, anche solo parzialmente sotto il controllo del gestore del programma, che possono agevolare o ostacolare lo sviluppo (S&W)

10 I vantaggi della SWOT l’analisi in profondità del contesto orienta nella definizione delle strategie ; la verifica di corrispondenza tra strategia e fabbisogni consente di migliorare l’efficacia; consente di raggiungere un consenso sulle strategie (se partecipano all’analisi tutte le parti coinvolte dall’intervento); Flessibilità I pericoli della SWOT rischio di procedure soggettive da parte del team di valutazione nella selezione delle azioni; può descrivere la realtà in maniera troppo semplicistica; se non viene attuata in un contesto di partnership esiste il rischio di scollamento tra piano scientifico e politico pragmatico.

10 I fondi SIE (fondi strutturali e di investimento europei)2014/20 I fondi SIE intervengono, mediante programmi pluriennali, a complemento delle azioni nazionali, regionali e locali, per realizzare la strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. I regolamenti che definiscono gli obiettivi e l’attuazione dei Fondi sono: Regolamento (UE) n. 1303/2013 (il "regolamento generale"); Regolamento (UE) n. 1301/2013 (il "regolamento FESR“- Fondo Europeo di Sviluppo Regionale); Regolamento (UE) n. 1304/2013 (il "regolamento FSE“ – Fondo Sociale Europeo); Regolamento (UE) n. 1300/2013 (il "regolamento Fondo di coesione"); Regolamento (UE) n. 1299/2013 (il "regolamento CTE“ – Cooperazione Territoriale europea); Regolamento (UE) n. 1305/2013 (il "regolamento FEASR“ – Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale); Regolamento (UE) n. 508/2014 (il "regolamento FEAMP“ – Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca);

10 Gli 11 obiettivi tematici dei fondi SIE per il 2014/20 1) rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione; 2) migliorare l'accesso alle TIC, nonché l'impiego e la qualità delle medesime; 3) promuovere la competitività delle PMI, del settore agricolo (per il FEASR) e del settore della pesca e dell'acquacoltura (per il FEAMP); 4) sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori; 5) promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi; 6) preservare e tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse; 7) promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete; 8) promuovere un'occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori; 9) promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà e ogni discriminazione; 10) investire nell'istruzione, nella formazione e nella formazione professionale per le competenze e l'apprendimento permanente; 11) rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e un'amministrazione pubblica efficiente;

10 La riserva di efficacia Il 6 % delle risorse destinate al FESR, al FSE e al Fondo di coesione, al FEASR e al FEAMP, costituisce una riserva di efficacia dell'attuazione che è stabilita nell'accordo e nei programmi di partenariato ed è destinata a priorità specifiche conformemente all'articolo 22 del presente regolamento. La Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, effettua una verifica dell' efficacia dell’attuazione dei programmi in ciascuno Stato membro nel La verifica dell'efficacia dell’attuazione esamina il conseguimento dei target intermedi dei programmi a livello delle priorità, sulla base delle informazioni e delle valutazioni fornite nella relazione annuale sullo stato di attuazione presentata dagli Stati membri nel La riserva di efficacia dell'attuazione è destinata soltanto a programmi e priorità che hanno conseguito i propri target intermedi. Se le priorità non hanno conseguito i propri target intermedi, lo Stato membro propone una riassegnazione degli importi corrispondenti della riserva di efficacia.

10 Il FESR Il FESR contribuisce al finanziamento del sostegno destinato a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale eliminando le principali disparità regionali nell'Unione tramite lo sviluppo sostenibile e l'adeguamento strutturale delle economie regionali, compresa la riconversione delle regioni industriali in declino e delle regioni in ritardo di sviluppo. Nell'ambito dell'obiettivo "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione" il sostegno del fondo si concentra su: ricerca e sull'innovazione, sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), sulle piccole e medie imprese (PMI), sulla promozione di un'economia a bassa emissione di carbonio Nell'ambito della priorità d'investimento "sviluppo locale di tipo partecipativo" il sostegno del FESR deve contribuire a tutti gli obiettivi tematici

10 L’ambito di azione del FESR a)investimenti produttivi che contribuiscono alla creazione e al mantenimento di posti di lavoro sostenibili, tramite aiuti diretti a investimenti nelle PMI; b) investimenti produttivi, indipendentemente dalle dimensioni dell'impresa interessata, che concorrono alla realizzazione delle priorità d'investimento 1 e 4, laddove tali investimenti comportano una cooperazione tra grandi imprese e PMI; c) investimenti in infrastrutture che forniscono servizi di base ai cittadini nei settori dell'energia, dell'ambiente, dei trasporti e TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione); d) investimenti in infrastrutture sociali, sanitarie, di ricerca, di innovazione, economiche ed educative; e) investimenti nello sviluppo del potenziale endogeno attraverso investimenti fissi in attrezzature e infrastrutture di ridotte dimensioni, tra cui infrastrutture per la cultura e il turismo sostenibile, servizi alle imprese, sostegno a organismi di ricerca e innovazione e a investimenti in tecnologie e nella ricerca applicata nelle imprese; f) la creazione di reti, la cooperazione e lo scambio di esperienze tra le autorità competenti regionali, locali e urbane e altre autorità pubbliche, le parti economiche e sociali, gli studi, le azioni preparatorie e lo sviluppo di capacità.

10 Il primo passo per l’attuazione: l’Accordo di partenariato Ogni Stato membro prepara un accordo di partenariato per il periodo compreso fra il 1 o gennaio 2014 e il 31 dicembre Ogni Accordo contiene le modalità per garantire l'allineamento con la strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva un approccio integrato allo sviluppo territoriale sostenuto mediante i fondi SIE e una sintesi degli approcci integrati allo sviluppo territoriale sulla base dei contenuti dei programmi

10 Le sfide territoriali dell’Accordo di partenariato Tre sono le “sfide” territoriali dell’Accordo di partenariato italiano: Le aree rurali. Le aree interne Le aree urbane

10 Le aree rurali In Italia esiste una forte differenziazione a livello territoriale dei sistemi agricoli e agro ‐ alimentari, che si caratterizzano per le diverse forme di integrazione con il contesto urbano e industriale e con i più generali processi di sviluppo economico e sociale che caratterizzano il nostro Paese. La strategia si basa su un’articolazione territoriale in quattro tipologie di aree : a)aree urbane e periurbane; b)aree rurali ad agricoltura intensiva; c)aree rurali intermedie, nel cui ambito rientrano aree diversificate; d)aree rurali con problemi di sviluppo

10 Le aree rurali A. Aree urbane e periurbane: includono i capoluoghi di provincia che sono urbani in senso stretto e i gruppi di comuni con una popolazione rurale inferiore al 15 per cento della popolazione totale; B. Aree rurali ad agricoltura intensiva: includono i comuni rurali collocati in prevalenza nelle aree di pianura del Paese, dove, sebbene in alcuni casi la densità media sia elevata, la superficie rurale appare sempre avere un peso rilevante (superiore ai 2/3 del totale); C. Aree rurali intermedie: includono i comuni rurali di collina e di montagna a più alta densità di popolazione; D. Aree rurali con problemi di sviluppo: includono i comuni rurali di collina meridionale e di montagna a più bassa densità di popolazione.

10 Le aree interne La definizione generale di Aree interne è: “quella parte maggioritaria del territorio italiano caratterizzata dalla significativa distanza dai centri di offerta di servizi essenziali” non si presta a un’identificazione univoca e calata dall’alto dei confini territoriali di riferimento: cos’è “significativo” e quali sono i “servizi essenziali” non può che appartenere alla valutazione collettiva dei cittadini che vivono in tali aree. I presupposti teorici da cui la mappatura prende le mosse sono i seguenti: 1)l’Italia si contraddistingue per una rete di centri urbani estremamente fitta e differenziata; tali centri offrono una rosa estesa di servizi essenziali, capaci di generare importanti bacini d’utenza, anche a distanza, e di fungere da “attrattori” (nel senso gravitazionale); 2)il livello di perifericità dei territori (in un senso spaziale) rispetto alla rete di centri urbani influenza la qualità della vita dei cittadini e il loro livello di integrazione e di inclusione sociale; 3)le relazioni funzionali che si creano tra poli e territori più o meno periferici possono essere assai diverse.

10 Le aree interne Il “centro di offerta di servizi” è individuato come quel Comune o aggregato di Comuni confinanti, in grado di offrire simultaneamente: tutta l’offerta scolastica secondaria, almeno un ospedale sede di DEA di I livello e almeno una stazione ferroviaria di categoria Silver. Il DEA di primo livello è un’aggregazione funzionale di unità operative che, oltre alle prestazioni fornite dal Pronto Soccorso, garantisce le funzioni di osservazione, breve degenza e di rianimazione e realizza interventi diagnostico ‐ terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, terapia intensiva di cardiologia. Inoltre assicura le prestazioni di laboratorio di analisi chimico ‐ cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali. RFI classifica le stazioni in: PLATINUM, stazioni caratterizzate da una frequentazione ed un alto numero di treni medi/giorno; GOLD, impianti medio ‐ grandi che presentano una frequentazione abbastanza alta; SILVER, impianti medio ‐ piccoli con una frequentazione media; BRONZE, impianti piccoli con una bassa frequentazione che svolgono servizi regionali

10 Le aree interne

10 Le aree urbane