Eugenio Montale a Alcune immagini e diapositive sono state elaborate dal Prof Marco Migliardi
I primi anni
La casa di Montale Ieri Oggi
In I Tecnica
La Guerra «Ora dovrei parlare della battaglia finale, di Vittorio Veneto - aggiunge - ma per me i ricordi più indimenticabili sono quelli di certe notti, nella buona stagione, che passavo sdraiato sull’ingresso della mia grotta. Con la luna sembrava che la valle salpasse. In basso sentivo il Leno che mormorava, roco. Sbocciava un razzo, lacrimava nell’aria. Udivo un trepestio insolito, un odore acre mi pizzicava il naso: erano delle volpi venute a farci visita; così, senza accorgersene, si arrivava all’alba». Intervista “Bello sì ma dopo?” rilasciata a Manlio Cancogni [...]Le notti chiare erano tutte un'alba e portavano volpi alla mia grotta. Valmorbia, un nome,- e ora nella scialba memoria, terra dove non annotta Ossi di seppia (1925)
Il Fascismo Firma manifesto degli intellettuali antifascisti Io non sono stato fascista e non ho cantato il fascismo, ma neppure ho scritto poesie in cui quella pseudorivoluzione apparisse osteggiata La non iscrizione al PNF gli costerà anni dopo il posto di lavoro (1938- licenziamento Gabbinetto Vieusseux)
Un anno fondamentale Ossi di seppia Esce la sua prima raccolta poetica nell’indifferenza generale Il caso Svevo È il primo letterato che apprezza I romanzi di Svevo e lo “scopre” 1925
L’amicizia con Svevo Livia, la moglie di Svevo, Svevo, Drusilla Tanzi e un amico
1929 la vita fiorentina Al caffè delle Giubbe Rosse, a Firenze, ritrovo di letterati e artisti Montale con Vittorini
1939 Le Occasioni Dedicate a I.B. che, alcuni anni dopo si scoprirà essere Irma Brandeis, Clizia Altra musa sarà la futura moglie, Drusilla Tanzi, detta Mosca, che non compare quasi in qs. raccolta La preparazione alla guerra è sullo sfondo
Il periodo bellico Rimane senza lavoro dopo il licenziamento dal Vieusseux Durante la Resistenza entra nel Partito d’Azione Dal 1946 va a Milano al Corriere della Sera
A Milano Per il Corriere della Sera si occupa di articoli musicali e di critica letteraria Conosce la terza musa, Maria Luisa Spaziani (Volpe) Nel 1962 sposa Mosca che morirà l’anno dopo
1974 Un’intervista a Enzo Biagi
Il premio Nobel « Per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni. » (Motivazione apportata alla consegna del Premio Nobel per la Letteratura ad Eugenio Montale nel 1975) RsU
È ancora possibile la poesia?Discorso di Montale per la consegna del Premio Nobel per la letteratura, Stoccolma, 12 Dicembre 1975 “ In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo, e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica e incurabile. Nella attuale civiltà consumistica che vede affacciarsi alla storia nuove nazioni e nuovi linguaggi, nella civiltà dell'uomo robot, quale può essere la sorte della poesia? Le risposte potrebbero essere molte. La poesia è l'arte tecnicamente alla portata di tutti: basta un foglio di carta e una matita e il gioco è fatto. Solo in un secondo momento sorgono i problemi della stampa e della diffusione. L'incendio della Biblioteca di Alessandria ha distrutto tre quarti della letteratura greca. Oggi nemmeno un incendio universale potrebbe far sparire la torrenziale produzione poetica dei nostri giorni. Ma si tratta appunto di produzione, cioè di manufatti soggetti alle leggi del gusto e della moda. Che l'orto delle Muse possa essere devastato da grandi tempeste è, più che probabile, certo. Ma mi pare altrettanto certo che molta carta stampata e molti libri di poesia debbano resistere al tempo”.
Linea del tempo Ossi di seppia Le Occasioni La Bufera Satura Seguiranno: Diario del 71 e del 72 (73) Quaderno di 4 anni (77) Diario postumo (96)
Ossi di seppia (1925) Intervista immaginaria: “Scrivendo il mio primo libro …ubbidii a un bisogno di espressione musicale. Volevo che la mia parola fosse più aderente di quella degli altri poeti che avevo conosciuto. Aderente a che? …sentivo di essere vicino a qualcosa di essenziale...L’espressione assoluta sarebbe stata la rottura di quel velo, di quel filo…La mia volontà di aderenza restava musicale, istintiva, non programmatica. All’eloquenza della nostra vecchia lingua aulica volevo torcere il collo, magari a rischio di una controeloquenza”.
I limoni Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla: le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. Meglio se le gazzarre degli uccelli si spengono inghiottite dall'azzurro: più chiaro si ascolta il susurro dei rami amici nell'aria che quasi non si muove, e i sensi di quest'odore che non sa staccarsi da terra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l'odore dei limoni.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta il tedio dell'inverno sulle case, la luce si fa avara - amara l'anima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d'oro della solarità. » Vedi, in questi silenzi in cui le cose s'abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto, talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l'anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità. Lo sguardo fruga d'intorno, la mente indaga accorda disunisce nel profumo che dilaga quando il giorno più languisce. Sono i silenzi in cui si vede in ogni ombra umana che si allontana qualche disturbata Divinità.
Spesso il male di vivere ho incontrato Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Non chiederci la parola Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco Perduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo