1 Teorie dello sviluppo Corso di Pubblica Amministrazione e Sviluppo Locale Massimo La Nave
10 I divari regionali: Il reddito procapite
10 I divari regionali: La soglia di povertà
10 I divari regionali: I sistemi di governo
10 I divari regionali: L’indice di sviluppo umano L'Indice di sviluppo umano è utilizzato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite a partire dal 1993 per valutare la qualità della vita nei paesi membri. Esso tiene conto di diversi fattori, oltre al PIL procapite, come l'alfabetizzazione e la speranza di vita.
La teoria dello sviluppo equilibrato 10 Le teorie neoclassiche dello sviluppo economico forniscono una spiegazione ai differenziali di sviluppo regionali. Semplificando, i divari nei tassi di crescita delle diverse economie sono, secondo le teorie neoclassiche, temporanei. La mobilità dei fattori (capitale e lavoro) dovrebbe assicurare nel tempo il ritorno ad una situazione di equilibrio. I differenziali di crescita regionale sono dunque conseguenza della ridotta mobilità dei fattori. La rimozione dei vincoli alla mobilità di capitale e lavoro porta necessariamente ad uno sviluppo equilibrato delle diverse regioni. Ma….. Le teorie neoclassiche dello sviluppo economico non sono in grado di dare una spiegazione ai differenziali di sviluppo regionali.
10 I fattori non sono mai perfettamente mobili, a causa di: deficit di conoscenza/informazione che riducono la mobilità di capitale e lavoro vincoli legislativi / barriere in ingresso ed in uscita. Si pensi da un lato alle restrizioni imposte in molti stati alla delocalizzazione industriale e dall'altro alle barriere imposte ai flussi migratori di lavoratori. In sostanza, i modelli neoclassici sono modelli statici che non tengono conto del ruolo fondamentale che assume l'innovazione. Spesso la remunerazione del capitale è più elevata nelle economie sviluppate in quanto è più elevato la capacità innovativa nei paesi più sviluppati. (Basta pensare alla modalità di agire del sistema bancario: la raccolta è effettuata nelle aree periferiche e gli impieghi sono concentrati nelle aree centrali.) I limiti della teoria dello sviluppo equilibrato E allora ….. Si affacciano nuove teorie
10 A partire dagli anni 50 del novecento diversi studiosi, non solo economisti, posero le basi per un modello interpretativo dello sviluppo economico che superasse i limiti dei modelli neoclassici. Le interpretazioni sono riassumibili in: teorie dello squilibrio strutturale teorie della causazione circolare cumulativa teorie della diffusione gerarchica Lo sviluppo ineguale
10 Lo squilibrio territoriale è funzionale allo sviluppo capitalistico. Ciò è vero sia a livello globale, che all'interno degli stessi paesi industrializzati. Il meccanismo agisce in base all'estrazione di pluslavoro non retribuito che, prelevato dalle periferie (i paesi meno sviluppati) è reinvestito nel centro (i paesi più sviluppati). In sostanza, sviluppo e sottosviluppo sono facce della medesima medaglia. Un secondo approccio vede nella divisione spaziale del lavoro le ragioni strutturali dello squilibrio. Le imprese multilocalizzate da un lato concentrano il capitale per godere delle economie di agglomerazione (centro), dall'altro ricercano luoghi di produzione a basso costo del lavoro (periferia). Lo squilibrio strutturale
10 Partendo da osservazione empiriche i modelli riferiscono che i divari regionali tendono con il tempo a divergere. La causa è il progresso tecnico che fa si che le funzioni di produzione siano diverse nelle regioni sviluppate (+ progresso tecnico) e quelle meno sviluppate (- progresso tecnico). Il capitale tende quindi a concentrarsi in quanto trova maggiore remunerazione nelle aree sviluppate. I due fattori della teoria neoclassica, Capitale e Lavoro, si muovono entrambi dalla periferia verso il centro. Questo doppio movimento ha l'effetto di indebolire ulteriormente le aree periferiche in quanto i lavoratori migranti sono quelli a maggiore scolarizzazione, ovvero coloro sui quali si è maggiormente investito (capitale sociale in fuga). La causazione circolare cumulativa
10 Questo gruppo di teorie ha una visione meno pessimistica della composizione centro-periferia. Lo sviluppo, inizialmente concentrato nel centro, tende a diffondersi gerarchicamente verso le aree meno sviluppate (la periferia). Le due teorie sono: I poli di sviluppo il filtering down La diffusione gerarchica dello sviluppo
10 Secondo la teoria la promozione dello sviluppo avviene per merito di alcune imprese - le industrie motrici - che hanno la capacità di innestare processi di sviluppo di tipo polarizzato nei territori in cui esse sono localizzate. L'industria motrice ha caratteristiche specifiche, quali: dimensione adeguata capacità innovativa Fondamentale inoltre che essa operi in un settore: in espansione in cui sia possibile costruire legami verticali a monte e a valle E' necessario inoltre che l'impresa si localizza in un'area con: un tessuto imprenditoriale già presente una dotazione di servizi diversificati (in grado di dar luogo ad economie di urbanizzazione) Il polo di sviluppo
10 Si possono distinguere effetti diretti, indiretti ed indotti: Effetti diretti sono l'aumento dell'occupazione e del reddito generato dai nuovi posti di lavoro disponibili nell'industria motrice Effetti indiretti sono connessi ai legami tra l'industria motrice e le altre imprese localizzate nell'area (connessioni a monte ed a valle) Effetti indotti determinati dall'effetto dell'incremento di reddito (e quindi dei consumi) causati dagli effetti diretti ed indiretti Il polo di sviluppo – gli effetti
10 Il gioco delle economie di agglomerazione e delle diseconomie ad esse collegate producono e promuovono un successiva diffusione dello sviluppo anche verso le aree periferiche. Inizialmente lo sviluppo si concentra nelle aree centrali per godere dei vantaggi delle economie di urbanizzazione. Tuttavia, quando cominciano a subentrare i fattori di congestione, la rilocalizzazione - implicita ed esplicita - favorisce la diffusione dello sviluppo anche nelle aree periferiche. Il filtering down
10 In un modello semplificato reddito e occupazione regionale sono funzione dell'esportazioni della regione. L'economia di una regione può essere semplificata in: Economia di base, che esporta i beni prodotti localmente verso altre regioni Economia non di base, necessaria a soddisfare i fabbisogni interni alla regione Tanto più è elevata la capacità esportatrice della regione e, tanto più i fabbisogni locali sono soddisfatti localmente - ovvero con uno scarso ricorso alle importazioni - maggiore è l'effetto moltiplicatore del reddito regionale. La teoria della base economica
10 Una prima, importante critica ai diversi modelli nasce da un difetto di spazialità. Lo spazio, ovvero il territorio, non è mai nei diversi modelli un attore. Sono escluse cioè considerazioni relative ad alcuni valori locali (la storia e la cultura di un territorio, le capacità dei singoli, la cultura imprenditoriale, le capacità organizzative, i modelli cooperativi, ecc..) Una seconda critica è relativa al fatto che non è considerata la capacità di adattamento che le economie regionali sono in grado di esprimere al mutare delle condizioni di mercato. Una terza critica riguarda le relazioni industriali che, nei modelli anzidetti sono semplificati nei rapporto tra imprese (a monte e a valle). Non sono invece considerati i rapporti tra impresa e società (si pensi al rapporto tra la ricerca e industria). In ultimo, i processi di diffusione dello sviluppo sono anche reticolari e non sono solo gerarchici (legami orizzontali tra territori e non solo verticali e gerarchici). Una critica generale alle diverse teorie dello sviluppo
10 Un nuovo paradigma tecnico-economico basato sulla società dell'informazione fa emergere forme di produzione flessibili. Modelli organizzativi delle imprese che nella scelta tra organizzazione e mercato optano per il mercato (imprese ad economia esterne). Segmentazione spaziale delle attività. Anche le singole imprese tendono a segmentare il ciclo del prodotto in unità di produzione multilocalizzate. La terziarizzazione dell'economia fa assumere maggiore valore al contenuto immateriale dei beni prodotti. La catena del valore si è spostata a monte ed a valle del mero processo di produzione. Competitività è innovazione sono fattore dinamici del successo d'impresa. Alcuni osservazioni sullo scenario dell'economia attuale