La crisi del ‘29.

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Transcript della presentazione:

La crisi del ‘29

La depressione assunse una forma più violenta negli Usa che nel resto del mondo. Più di metà del calo della produzione industriale di tutto il mondo si verificò negli Usa, dove dal 1929 al 1932 la produzione industriale cadde del 47%. Gli americani non erano abituati ad avversità prolungate e il livello delle aspettative, molto alto fino al ’29, rese il crollo particolarmente doloroso. Inoltre gli Usa erano impreparati a fronteggiare una crisi economica perché non disponevano di commissioni statali per la disoccupazione (come la Svezia) o di assicurazioni contro la disoccupazione (come l’Irlanda). Mancavano poi strumenti di controllo e una tradizione di intervento statale nell’economia

Secondo Leuchtenburg (“Roosevelt e il New Deal”) erano dunque una nazione “arretrata” Bibliografia: M. Vaudagna (a cura di ), Il New Deal, 1991; C. P. Kindleberger, La Grande Depressione nel mondo (1929-1938), 1982 Romanzo: J. Steinbeck, Furore

Le risposte alla crisi del ’29: 1) La risposta totalitaria>il nazismo in Germania 2) La risposta democratica> il New Deal di Roosevelt in Usa

Gli Usa negli anni ‘20 Il centro industriale e finanziario mondiale Creditore universale L’industria Usa: 1920-29 +45% (produzione) 1920-29 +55% (produttività) Usa=il 40% della produz. industriale mondiale 8 corporations (G.M., S.O., G.E., U.S.S., A.T.T) 2: volume d’affari pari alla Francia

Gli anni ’20: crescita spettacolare dell’economia Usa Le cause: 1) Capacità di esportazione 2) Enorme mercato interno (200 mln di abit.) 3) Stimoli dai nuovi sistemi a) di produzione; b) di vendita

Nuovi sistemi di produzione (nuovo modo di produzione): catena di montaggio e scientific management (Taylor e Ford): La Ford T da 700 a 90 minuti da 950 (1920) a 290 $ (1927) Ottimizzazione dei tempi di produzione

Nuovi sistemi di vendita: la rateizzazione; la pubblicità; salari più alti La società dei consumi di massa Prodotti: beni durevoli (auto, elettrodomestici) Auto: 1930 Usa 200 x 1000 ab. Francia 30 x 1000 ab. Italia 5 x 1000 ab.

La mobilità individuale e le nuove abitudini degli americani nel tempo libero L’indotto dell’auto: petrolio, raffinazione, gomma, strade, garage ecc Gli elettrodomestici e l’emancipazione femminile I nuovi mezzi di comunicazione: radio, tv, cinema (il sonoro)

Holliwood e l’american way of life Il divismo I cinegiornali e l’informazione Un sistema industriale maturo: - agricoltura + industria + terziario Usa nel 1931: agricoltura 22%; industria 31%; terziario 47% Questa economia fiorente fu messa in ginocchio dalla crisi borsistica del ’29: perché?

Il boom industriale degli anni ’20 La quotazione delle imprese in borsa per rastrellare capitali da reinvestire nella espansione degli stabilimenti I prestiti delle banche garantiti dal valore delle azioni (pari al valore delle aziende) Le SPA e il capitalismo manageriale (separazione della proprietà dal controllo della società)

Il boom della borsa: il valore delle azioni aumentò prima del 12 e poi del 20% Tutti compravano azioni e investivano nei titoli, tutti giocavano in borsa (impiegati, agricoltori, operai ecc) Ma i titoli erano sopravvalutati rispetto alla economia reale: cioè il valore degli impianti e della capacità produttiva era inferiore al valore di tutte le azioni

Ad un certo punto maturò l’attesa di una fase recessiva Eppure l’indice Dow Jones (titoli industriali) continuava a crescere da 191 del 1928 a 381 del 1929 Il volume d’affari passò da 4 milioni a 8 milioni di azioni contrattate

La struttura del sistema creditizio era fragile Mancavano organi di controllo che verificassero le reali condizioni delle aziende quotate in borsa (oggi esiste la Security exchange commission e la Consob che sospendono dalla compravendita le aziende le cui azioni subiscono cali eccessivi)

Nell’ottobre del ’29 le miniere peruviane di una industria che produceva fili di rame per le aziende telefoniche si allagarono Le azioni dell’impresa crollarono Fu il segnale del panico, della spinta alla vendita incontrollata delle azioni (anche di aziende in buona salute) Tutti si affrettarono a vendere

Nel giovedì nero del 24 ottobre 1929 16 milioni di azioni furono vendute a prezzi stracciati La causa della crisi fu in parte il panico Ma c’erano anche dei motivi reali alla base: Fu cioè anche una crisi di sovrapproduzione per una saturazione del mercato da beni durevoli

L’offerta (anche grazie all’aumento della produttività) aveva superato la domanda La conseguenza fu il fallimento delle banche prese d’assalto dai risparmiatori che volevano ritirare tutti insieme e propri soldi, delle aziende le cui azioni non valevano più niente, delle industrie che producevano per un mercato senza consumatori

In pochi anni i disoccupati in Usa furono 15 milioni (il 30% della popolazione) Anche l’agricoltura fu travolta dalla crisi perché gli agricoltori si erano esposti con le banche, avevano acceso ipoteche per produrre di più, per comprare azioni All’inizio la risposta del presidente repubblicano Hoover fu di attesa

I repubblicani erano liberisti ed erano contrari all’intervento dello Stato nell’economia, convinti che la “mano invisibile” del mercato avrebbe risolto tutto La domanda e l’offerta si sarebbero riequilibrate spontaneamente: si sarebbe prodotto di meno e diversamente

Il problema era che, prima che ciò accadesse, ci sarebbe voluto del tempo E i costi sociali sarebbero stati enormi I rischi per la democrazia gravissimi

Roosevelt e il New Deal Alle elezioni del 1932 il candidato dei democratici fu Roosevelt Roosevelt (nipote del già presidente Teodore) era l’ex governatore di New York Come governatore egli aveva mandato dei propri collaboratori a studiare i sistemi di protezione sociale di alcuni Stati europei Si convinse che la soluzione della crisi poteva venire solo da un deciso intervento dello Stato nell’economia

Nel suo discorso di accettazione della candidatura alle elezioni lanciò un nuovo patto (new deal) o nuovo corso Il New deal fu innanzitutto una grande iniezione di fiducia e di speranza per una popolazione prostrata dalla crisi Roosevelt, appena eletto (1932) si circondò di un team di esperti (brain trust) e in 100 giorni avviò una serie di riforme

Gli obiettivi principali furono: la lotta alla povertà e alla disoccupazione La soluzione era l’aumento della domanda, quindi della produzione e dell’occupazione Solo un massiccio intervento dello Stato nell’economia poteva raggiungere tali obiettivi dato che gli investimenti privati erano calati del 90%

Per stimolare domanda ed offerta, consumi ed occupazione R. 1) avviò un grandioso programma di opere pubbliche 2) Agevolò il credito per investimenti 3) Difese il potere d’acquisto dei salari L’aumento del denaro pubblico in circolazione produsse inflazione

Non conveniva tenere il denaro immobilizzato (-risparmi) ma investirlo (+ investimenti) Si creava domanda che a sua volta stimolava l’offerta Roosevelt agì su entrambi i fronti: sulla spesa pubblica e sul mercato del lavoro

Pose inoltre le basi del Welfare State: un insieme di regole e di enti che dovevano proteggere il reddito e l’occupazione dei lavoratori, sostenendo la domanda in caso di crisi per mezzo di un indebitamento pubblico (deficit spending) Lo Stato avrebbe recuperato le somme impegnate grazie all’aumento del gettito fiscale dovuto al risanamento economico

Le realizzazione del New Deal Tennessee Valley Authority.: una immensa opera di riorganizzazione e di valorizzazione dei territori dei 7 Stati in cui scorreva il fiume Tennessee che forniva acqua ed elettricità a costi contenuti ai contadini e dava lavoro nella realizzazione di dighe, invasi, bacini, canali

National industrial recovery act: una legge che imponeva agli imprenditori livelli minimi salariali e massimi degli orari di lavoro; quote di mercato; che aumentava il potere contrattuale dei sindacati In tal modo si limitava la concorrenza selvaggia e lo sfruttamento di una manodopera in eccesso Il Congress of industrial organization (C.I.O.), il sindacato più combattivo, fu rafforzato dall’azione di R. a discapito del più moderato (American federation of labour A.F.L.)

Agricultural adjustement act: limitò la sovrapproduzione agricola fornendo degli incentivi agli agricoltori che accettavano di diminuire i raccolti e gli allevamenti Work progress administration: sovrintendeva alle opere pubbliche Social security: istituiva un sistema previdenziale che proteggeva il reddito e l’occupazione degli operai

La Corte Suprema dichiarò molte delle leggi di Roosevelt incostituzionali ma R. rilanciò e ripresentò le stesse leggi bocciate dalla Corte con minime modifiche Alle elezioni del 1936 fu rieletto con un maggioranza schiacciante Nello stesso anno Keynes pubblicò un saggio che dava veste teorica all’azione di Roosevelt (Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta)

Keynes affermò che non si poteva lasciare la soluzione delle crisi economiche al mercato perché non sempre la “mano invisibile” agisce a risolvere tutto Il rischio della crisi era l’avvento della dittatura (ciò che avvenne in Germania) La disoccupazione di massa poteva portare a una deriva di destra

Bisognava dunque attuare delle politiche economiche anticicliche, cioè che interrompessero il ciclo vizioso della sovrapproduzione, disoccupazione, calo della domanda e dell’offerta Keynes era dunque contrario alle politiche economiche liberiste ortodosse e pensava che lo Stato dovesse garantire benessere, alto livello dei consumi e della domanda