FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE Corso di Laurea in SCIENZE SOCIOLOGICHE A.A. 2009-2010 Lezioni di Sociologia del lavoro Prof. A. Cortese Flessibilità del.

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FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE Corso di Laurea in SCIENZE SOCIOLOGICHE A.A. 2009-2010 Lezioni di Sociologia del lavoro Prof. A. Cortese Flessibilità del lavoro e forme atipiche di impiego

Questioni interpretative: Il rapporto fra flessibilità del lavoro e precarietà occupazionale I fattori e gli esiti della crescente diffusione di forme atipiche di impiego La rilevanza delle strategie degli attori pubblici e privati nella costruzione sociale del lavoro flessibile

Il ruolo delle politiche pubbliche: oltre i determinismi economici, tecnologici L’analisi comparata delle politiche del lavoro nazionali nel corso degli anni novanta evidenzia: Tendenze comuni Deregolamentazione del mercato del lavoro Decentramento della governance Contrazione/ stabilità delle tutele ai lavoratori; Significativi elementi di differenziazione, risposte diverse alla comune sfida della flessibilità La flessibilità come regola generale La flessibilità come deroga controllata

Le esperienze nazionali di flessibilità e sicurezza

Il “triangolo d’oro” danese

Il ruolo delle aziende: oltre il determinismo economico/normativo Il processo di diffusione dei lavori instabili non dipende solo da fattori macrostrutturali che agiscono a livello globale (globalizzazione e instabilità dei mercati, innovazione tecnologica, concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro): - Non è esplosivo - Non riduce significativamente l’area del lavoro stabile - Non ha un andamento univoco La diffusione dei lavori instabili non è meccanicamente scandita dall’evoluzione del quadro normativo: - Le imprese seguono diverse strategie di flessibilità e scelgono quando e in che misura utilizzare differenti tipologie contrattuali in ragione dei loro obiettivi produttivi e delle previsioni sull’andamento dei mercati

La differenziazione delle strategie aziendali di flessibilità del lavoro Obbiettivo comune: Adeguare in quantità e qualità l’uso delle risorse umane alla variabilità delle esigenze produttive e all’andamento del mercato (uso parsimonioso e appropriato delle risorse umane) Elementi di differenziazione: scelte relative alle tipologie e agli strumenti di flessibi- lità del lavoro

Dimensioni e tipologie di flessibilità del lavoro Flessibilità dei salari Flessibilità dei tempi di lavoro (orari e ca-lendari) Flessibilità numerica Flessibilità funzionale Flessibilità dualistica

Flessibilità salariale Dimensioni e tipologie: Strutturale, possibilità di retribuire con salari di diverso ammontare lavoratori che svolgono le stesse mansioni, ma classificati ex ante come diversamente produttivi (per età, area di residenza, nazionalità ecc.) Congiunturale, possibilità di variare le retribu-zioni sulla base dell’andamento della congiun-tura economica (livello macro) o dell’azienda (livello micro).

Flessibilità dell’orario di lavoro Variabilità degli orari Differenziazione delle tipologie di orario per: - durata, part time, straordinario - calendario,distribuzione giornaliera, mensile, annuale (turnazioni, part time verticale, summer jobs, lavori solo notturni o solo festivi…)

Flessibilità numerica o esterna Gli obbiettivi di flessibilità si raggiungono variando il numero dei lavoratori utilizzati (complessivamente e per qualifica) in relazione alle esigenze produttive e ricorrendo al mercato del lavoro esterno

Gli strumenti della flessibilità numerica Riduzione dei vincoli alla piena discrezionalità dell’impresa nelle assunzioni e nei licenzia-menti Riduzione dei vincoli alla possibilità di assumere con contratti atipici a tempo determinato Impiego temporaneo di collaboratori (occasio-nali, a progetto) e consulenti Utilizzo di lavoratori dipendenti da agenzie di somministrazione (lavoro interinale, staff leasing) Esternalizzazione di fasi /parti della produzione (utilizzo indiretto dei dipendenti delle imprese fornitrici)

Vantaggi e rischi delle strategie di flessibilità numerica I vantaggi per le imprese: l’uso “parsimonioso” delle risorse umane e l’utilizzo di contratti a bassa tutela riducono i costi del lavoro I rischi per le imprese: un elevato turnover della manodopera ha effetti negativi sulla produttività e sulla disponibilità a cooperare dei la-voratori, sugli investimenti aziendali in formazione, sulla qualità della produzione, sulle capacità dell’impresa di competere attraverso l’innovazione I vantaggi per i lavoratori: la fluidità del mercato del lavoro può permettere di am-pliare/differenziare il ventaglio delle esperienze occupa-zionali I rischi per i lavoratori: l’instabilità del lavoro e del reddito, l’intrappolamento nella precarietà occupazionale

Flessibilità funzionale o interna Gli obbiettivi di flessibilità si raggiungono attraverso cambiamenti organizzativi, cambiando collocazione e compiti dei lavoratori all’interno dell’azienda, secondo una logica di mercato del lavoro interno

I presupposti delle strategie di flessibilità funzionale Polivalenza professionale, capacità di apprendimento continuo e adeguati livelli di istruzione di base della manodopera Disponibilità dei lavoratori a cooperare con l’azienda per il raggiungimento dei fini produttivi e ad accettare pro-cessi di riqualificazione e cambiamenti delle condizioni di lavoro Disponibilità delle imprese a garantire stabilità occupa-zionale ai dipendenti per ottenere consenso e coope-razione Assenza di vincoli all’innovazione organizzativa (i sindacati non esercitano poteri di veto)

Vantaggi e costi delle strategie di flessibilità funzionale I vantaggi per le imprese: cooperazione e affidabilità di una manodopera stabile e socializzata all’azienda favoriscono la crescita della produttività e della qualità del prodotto I costi per le imprese: i processi di riqualificazione del personale e gli inve-stimenti in formazione sono costosi; maggiori oneri fiscali e contributivi dei contratti di lavoro a tempo indeterminato I vantaggi per i lavoratori: garanzie di stabilità occupazionale e di sicurezza sociale I costi per i lavoratori: impegno e difficoltà della formazione continua e dei cambiamenti nelle condizioni di lavoro

La sostenibilità della flessibilità del lavoro nelle imprese e nei sistemi nazionali L’aggiramento della contraddizione fra flessibilità funzionale e numerica: le strategie aziendali di flessibilità dualistica (flessibilità funzionale per core workers stabili, flessibilità numerica per categorie variabili di contingence workers con contratti atipici) Vincoli istituzionali, tradizioni storiche e politiche di regolazione del mercato del lavoro definisco-no differenti trade-off fra flessibilità funzionale e numerica nei sistemi nazionali di flessibilità

Prime conclusioni Non tutte le strategie di flessibilità del lavoro espongono i lavoratori a rischi di precarietà occupazionale (cfr. flessi-bilità funzionale) Tanto a livello micro (imprese), quanto a livello macro (economie nazionali) crescita e struttura della flessibilità del lavoro sono soggette a vincoli di sostenibilità che derivano da esigenze di consenso Profili ed esiti della flessibilità del lavoro sono condi-zionati dagli assetti istituzionali prevalenti, dagli orientamenti delle politiche pubbliche, dalle scelte e strategie di attori sociali individuali e collettivi (imprese, lavoratori, associazioni di rappresentanza).

La diffusione dei lavori atipici: le scelte delle imprese e dei lavoratori Le imprese scelgono fra diverse tipologie contrattuali per raggiungere specifici ob-biettivi (flessibilità, selezione del perso-nale, riduzione di costi..) I lavoratori sono diversamente disponibili ad accettare differenti tipologie di contratti atipici in relazione ai loro progetti profes-sionali e di vita.

Lavori atipici una definizione per differenza I lavori atipici non presentano almeno uno dei tratti distintivi del lavoro standard: 1. subordinazione a un solo datore di lavoro; 2. contratto a tempo indeterminato; 3. impegno a tempo pieno; 4. protezione contro il rischio di perdere il lavoro.

Il lavoro temporaneo Contratti a termine (con e senza fini formativi) / lavoro stagionale / interinali. Diffusione: Crescita “non esplosiva” nel corso degli anni novanta in Europa; Non emergono processi di precarizzazione diffusa, sostanziale tenuta del lavoro stabile; Livelli e dinamiche dell’instabilità del lavoro differenziati per paese (da 8% a 21%, con l'eccezione della Spagna,oltre il 31%);

Il lavoro temporaneo Diffusione La diffusione del lavoro temporaneo: non dipende da vincoli legislativi (né dalla rigidità di regolazione del lavoro temporaneo, né dal grado di protezione del lavoro permanente, cfr.Regno Unito); È maggiore dove è elevata l’incidenza delle attività stagionali (agricoltura,edilizia, turismo) Inoltre; i lavori temporanei sono in buona parte di ingresso e a fini formativi (apprendistato, formazione lavoro; in Germania 77%, in Italia quasi il 60%).

Lavoratori temporanei in Europa Lavoratori temporanei in Europa. Anni 1993-2006 (valori % sul totale degli occupati dipendenti)

Il profilo dei lavoratori temporanei Soprattutto giovani e donne. Per lo più involontari, ma vi sono anche i volontari: - gli stagionali: donne o maschi con attività redditizie (turismo); - chi non vuole fissarsi in lavori scadenti.

L'esito dei rapporti temporanei Grandi differenze tra paesi europei per tasso di stabilizzazione: Germania, Austria, Gran Bretagna (40/60%) Spagna e Francia (meno del 20%) Italia in posizione intermedia (quasi la metà, più per uomini e adulti). In Italia: segmentazione tra chi aveva contratti a fini formativi (oltre il 60%) e chi lavorava in settori stagionali. Alto rischio di «intrappolamento» oltre i 35anni.

Il lavoro interinale Il lavoratore è assunto a termine da una agenzia che lo invia in missione presso un'impresa che lo utilizza come fosse un proprio dipendente. E’ atipico per: - La temporaneità del rapporto; - La dissociazione tra datore di lavoro e impresa utilizzatrice.

Il lavoro interinale: un’occupazione di nicchia Nell'Ue gli interinali sono il 10% dell'occupazione temporanea e l'1,5% di quella totale. Livello massimo (4%) in Olanda e Gran Bretagna. In Italia, forte crescita iniziale, poi stabilizzazione: 8% dell'occupazione temporanea e 0,5% di quella totale. Nel lavoro interinale “ruota”, però un gran numero di lavoratori (2% dei dipendenti). .

- industrie manifatturiere, soprattutto metalmeccaniche; Il lavoro interinale Quali imprese lo usano di più e per quali mansioni - grandi imprese; - industrie manifatturiere, soprattutto metalmeccaniche; imprese settentrionali e in particolare lombarde. Prevalgono le mansioni poco qualificate, in particolare operaie, ma anche impiega-tizie.

Il lavoro interinale Vantaggi/ svantaggi per le imprese È costoso, un'ora di lavoro interinale costa all'impresa il 20-30% più di quella di un normale tempo determinato. Vantaggi: rapidità di reperimento del personale, soprattutto nel caso di esigenze impreviste e picchi di produzione; personale “affidabile” selezionato dalle agenzie.

Il profilo dei lavoratori interinali Maschi : quasi il 60%; Giovani: oltre il 60% meno di 30 anni. Immigrati: 15-20% (un po' meno giovani). Livello di istruzione medio-basso: in maggioranza con licenza media o qualifica professionale; pochi laureati 5-7%; ma diplomati 35-45%, in gran parte avviati come operai.

Il lavoro interinale Svantaggi/Vantaggi per i lavoratori - Instabilità del lavoro/reddito Vantaggi: Opportunità di sperimentare il lavoro La transitorietà esplicita rompe il nesso fra occupazione e identità, fa crescere la propensione dei lavoratori ad accettare lavori non congruenti con le proprie aspettative.

Le funzioni del lavoro interinale Per le imprese rappresenta uno strumento per le strategie di flessibilità numerica e di selezione/reclutamento del personale (periodo di prova, 14/25% di assunti alla scadenza); Contrasta la segmentazione del mercato del lavoro giovanile (geografica e per livello di istruzione).

Le collaborazioni occasionali, coordinate e continuative, a progetto I collaboratori sono lavoratori formalmente autonomi che vengono retribuiti a prestazione sulla base di una “libera” negoziazione fra le parti (senza riferimento a minimi contrattuali). Le collaborazioni occasionali: solo Iva o trattenuta. Co.co.co. e Co.co.pro. si fondano su tre elementi: la coordinazione (autonomia, ma collegata all'orga-nizzazione del committente); la continuità; la natura professionale.

Le collaborazioni Il contratto di lavoro a progetto (Legge 30 del 2003) prevede: - inserimento in uno specifico progetto o program-ma di lavoro; contratto necessariamente a durata limitata; maggiori tutele. L’intento di contenere l’uso improprio del lavoro parasubordinato risulta vanificato

Le collaborazioni Quali imprese lo usano di più e per quali mansioni Dimensioni medio-piccole, con meno di 10 addetti (70%) Distribuzione territoriale: - Concentrazione nelle aree a maggiore sviluppo (Lombardia 25%). Settori prevalenti: - servizi non commerciali e turistici (36%); - commercio e alberghi (22%); - industria manifatturiera (22%); - enti locali. Qualificazione delle mansioni: - Prevalgono le mansioni a buona/alta qualificazione intellettuale e tecnica ( tecnici informatici, redattori, formatori, venditori, guide turistiche, animatori, …)

I collaboratori Quanti sono 2 milioni di iscritti al fondo Inps, ma: - l'Inps non cancella chi ha cessato; - molti sono doppiolavoristi o pensionati; - molti sono amministratori di società. Si possono stimare in 4-500 mila, il 12-13% degli indipendenti senza salariati e oltre il 30% di professionisti e tecnici.

IL profilo dei collaboratori Donne : quasi il 60%; Giovani: oltre il 45% meno di 30 anni; 30% da 30 a 39 anni. Livello di istruzione medio-alto: 17% lau-reati, 33% diplomati).

Collaborazioni Vantaggi/svantaggi per le imprese e per i lavoratori Il vantaggio di poter utilizzare lavoro qualificato a basso costo (minore del costo del lavoro di un dipendente). Per i lavoratori: lo svantaggio delle condizioni di impiego (instabilità, basse retribuzione e tutele) può essere compensato dal vantaggio di svolgere mansioni qualificate. Polarizzazione tra: - chi subisce la collaborazione in attesa di un lavoro dipendente; - chi la vive come un utile passaggio verso un'attività professionale.

Il lavoro a tempo parziale (part time) Il lavoro a tempo parziale non può essere considerato una vera forma atipica (spesso è a tempo indeterminato); E’ poco diffuso in Italia rispetto agli altri paesi europei; Il ricorso al part time è cresciuto molto e ininterrottamente in Italia a partire dagli anni novanta in relazione con l’espansione della partecipazione femminile al lavoro.

Instabilità occupazionale e ciclo di vita Anche nel nostro paese l’instabilità del lavoro ri- guarda soprattutto la fase di transizione all’età adulta e di ingresso nel mercato del lavoro, anche se la maggior parte dei giovani inizia come dipendente a tempo indeterminato (55%), mentre i contratti a termine sono il 30% e gli indipendenti il 15%; L'instabilità della prima occupazione è più alta in altri paesi europei; Ma in Italia l'instabilità delle nuove generazioni è cresciuta, con un ritorno al passato, ed elevate è l’incertezza esistenziale dei giovani.

Gli esiti occupazionali del lavoro atipico Lavoro temporaneo e disoccupazione: - non vi è alcuna relazione tra quota di occupazione a tempo determinato e tasso di disoccupazione nei diversi paesi europei. Lavoro temporaneo e occupazione in Italia: impatto quasi nullo per i giovani maschi e molto scarso per le giovani donne; diminuiscono parallelamente il numero dei giovani disoc-cupati (per effetto dell’aumento della scolarità) e quello degli occupati maschi (con una quota maggiore di precari); Il tasso di occupazione delle donne adulte cresce grazie alla diffusione del part time e non delle occupazioni instabili; L’aumento dell’occupazione non è dovuto diffusione del lavoro instabile, ma alla maggiore partecipazione delle donne e ai bassi livelli salariali.

Gli esiti occupazionali del lavoro atipico: Trappola o passaggio? Chi comincia con un contratto a termine non rischia una carriera bloccata, in termini di prestigio professionale; Ma non tutti i giovani riusciranno a raggiungere la sicurezza occupazionale, che consente di affrontare le scelte cruciali di vita; La bassa scolarità, l’origine sociale, la residen-za nel Mezzogiorno e la propensione ad accet-tare un “lavoro qualsiasi” accentuano i rischi di intrappolamento.

Le risorse per fronteggiare i rischi dell’instabilità del lavoro Il Welfare state, ma in Italia carenza di tutele pubbliche ; La famiglia “lunga” svolge un ruolo cruciale; Il mercato, soprattutto nelle aree più dinamiche può garantire continuità del lavoro e sicurezza economica anche in assenza di stabilità dell’impiego.