Consenso: una definizione Nei regimi democratici il consenso è misurato: innanzitutto dalla convivenza pacifica dei suoi cittadini, senza bisogno di ricorso alla coercizione; in secondo luogo, dalla partecipazione elettorale e dal responso delle urne in libere consultazioni (sistemi elettorali); in terzo luogo, dal sostegno che l'opinione pubblica manifesta nei confronti delle decisioni della classe politica. Il declino del consenso all'interno di un sistema politico rappresenta uno degli indicatori di crisi politica
Il consenso Per cogliere il peso politico della ricerca e del mantenimento del consenso per un regime totalitario o autoritario, in una società di massa dell’Europa degli anni 20 e 30, occorre conoscere come si è sviluppata ed è stata organizzata la politica del consenso: Il fascismo tentò di organizzare in modo profondo il consenso dei cittadini, non solo con la propaganda e la costruzione dell'immagine del regime, ma soprattutto con la creazione di occasioni di partecipazione in questo senso il regime fascista percepì il bisogno di partecipazione da parte della popolazione dopo la prima guerra mondiale (che era stata una grande occasione di nazionalizzazione ma anche di reciproca “conoscenza”) a cui le classi dirigenti liberali non si erano dimostrate sensibili.
Il consenso Il fascismo creò grandi momenti di identità e appartenenza per tutti (bambini e adulti, uomini e donne), adunate, marce, inni, feste di regime, manifestazioni di massa, sfilate di reduci, vedove, mutilati; Attorno al mito della patria, della “nuova Italia”, della guerra realizzò forme di aggregazione ideale, grandi occasioni retoriche di creazione di identità, di senso di appartenenza alla nazione e alla memoria della nazione (questione delle radici del fascismo) Il fascismo creò vere e proprie organizzazioni collaterali del PNF per la gestione di ogni spazio del tempo: nel lavoro, nel tempo libero, nella vacanza, nello sport.
Il consenso Il consenso in un regime autoritario/totalitario non è affatto circoscritto alla dimensione ideologica o politica; queste dimensioni vengono “trasferite” in contesti apparentemente distanti e mediate dal messaggio che vuole essere trasmesso in quella diversa dimensione: Nel turismo, nello sport dilettantistico e nella attività fisica in generale, le funzioni erano essenzialmente pedagogico-educative, finalizzate alla costruzione mentale, fisica e culturale dell’uomo nuovo da contrapporre alla vecchia popolazione dell’Italia liberale Nello sport professionistico e nella partecipazione ad eventi sportivi internazionali, la funzione era tutta politica (interna ed internazionale), tesa ad esaltare la nazione, il suo popolo, il suo Duce
L’uso politico del tempo libero E’ evidente come tutto ciò – ancor prima del turismo e del tempo della vacanza – era funzionale al progetto di uno stato forte ed autoritario, con una popolazione ordinata, disciplinata obbediente e, all’occasione – poi fallita per la crisi del consenso – pronta ed unita per rispondere alle chiamate del regime. I messaggi passavano facilmente, dissimulati con abilità anche grossolana, ma senza creare quel clima di diffidenza o noia che produce in genere la propaganda diretta ed ufficiale. Altri elementi avrebbero messo in crisi questo sistema mentre l’esclusivo turismo di elite manteneva il suo ritmo
La repressione L’altra faccia della medaglia delle politiche del consenso sono gli strumenti di repressione Alcuni dati offrono il quadro del sistema repressivo in atto nell’Italia fascista 1919-1924 2500 uccisioni – 2000 sedi (comuniste, socialiste, anarchiche) distrutte 1927-1943 4596 condannati dal Tribunale speciale a 28.643 anni di carcere e a 43 pene capitali 1925-1943 migliaia di confinati, arrestati perché ritenuti pericolosi, internati in quanto ritenuti instabili psicologicamente Sono dati orientativi (probabilmente al ribasso) in quanto criteri di calcolo e fonti sono, per alcune voci, incerti o comunque non pienamente riscontrabili se non attraverso un’analisi sistematica
La repressione Il fascismo utilizzò diversi strumenti (legislativi e di fatto) per reprimere e sopprimere il dissenso. A parte le organizzazioni proprie (PNF, MVSN/CC.NN. OVRA/Polizia politica, Confidenti) e le strutture create nello Stato come il Tribunale Speciale, si basò progressivamente sulle strutture ordinarie in parallelo alla fascistizzazione della burocrazia (dai singoli ministeri, a quello degli interni, alla magistratura) riuscendo a creare una fitta rete di controllo reale della società Controllo che si espresse anche attraverso un sistematico utilizzo dei mezzi di comunicazione Lo schema seguente rende idea della struttura di controllo/consenso posta in essere dal regime fascista fra le due guerre
La società durante il fascismo
La società durante il fascismo Nella società italiana agiscono strutture dedicate al controllo della società; a parte quelle repressive ed al PNF, il regime costruisce un vero e proprio sistema di controllo, irregimentazione e formazione culturale e pedagogico educativa. Ogni aspetto della vita quotidiana da fanciulli ad anziani viene portato all’interno di questo sistema Alla progressiva fascistizzazione – fino al 1936-39 - resistono (per le particolarità del totalitarismo imperfetto): parte delle organizzazioni cattoliche (ACLI, AGESCI), gli oratorii, le strutture clandestine del PCI. Sarà la crisi ed il crollo del consenso seguita alle paure post-etiopia, alla Germania, alle leggi razziali a modificare velocemente ma radicalmente il quadro
O.N.D. Nasce nel 1925 istituzionalizzando i circoli ricreativi dei sindacati fascisti, dieci anni dopo – all’apice del consenso al regime – era divenuta la struttura organizzativa maggiormente pervasiva della società All’inizio era rivolta agli ambienti urbani ed industriali (maggiormente “pericolosi”); negli anni 30 si rivolse al mondo delle campagne per evitare “distrazioni dal lavoro della terra” Dal 1929 si estese anche alle donne con un programma specifico: pronto soccorso, igiene ed economia domestica (ruolo della “donna nuova nell’Italia fascista” Tra il 1927 ed il 1929 diviene una struttura nazionale che vigilava ed organizzava il tempo libero suddividendole in Istruzione (cultura fascista e formazione professionale) Educazione fisica (sport e turismo) Educazione artistica (musica, cinema, radio e folklore)
O.N.D. Gli iscritti avevano la possibilità di: Sconti ferroviari sui treni popolari Possibilità di acquisti rateali Riduzioni per i cinema ed i teatri Possibilità di intraprendere attività sportive anche in età adulta: queste competizioni erano indipendenti da quelle del CONI ma con l’impegno di segnalare atleti particolarmente dotati.
G.I.L. Stante la centralità dell’educazione giovanile, il regime costituì la Gioventù italiana del littorio (1937-1943). Organizzazione giovanile creata per la “preparazione spirituale, sportiva e paramilitare dei giovani”. La G.I.L. assorbì l'Opera nazionale Balilla con tutte le sue organizzazioni interne (Balilla e Piccole Italiane – da 8 a 14 anni; Avanguardisti e Giovani Italiane – da 14 a 18 anni; Giovani Fascisti e Giovani Fasciste – dai 18 ai 21 anni) e fece capo direttamente alla segreteria del Partito fascista. Nel 1943 arrivò ad avere oltre 8.700.000 iscritti. Annualmente organizzava i Ludi juveniles della cultura, dell'arte, dell'educazione fisica e dello sport. La G.I.L. doveva rappresentare la base comune di tutti gli italiani, indipendentemente dal futuro ruolo che il singolo andava a ricoprire nella società
G.U.F. Mentre la GIL accompagnava i ragazzi e le ragazze fino alla maggiore età puntando sul mito della nuova Italia attraverso lo sport (atletica, sport invernali, ciclismo, nuoto, pugilato, tiro a segno e ovviamente calcio), i Gruppi Universitari Fascisti, istituiti nel 1927 come articolazione del PNF, raccoglievano universitari e iscritti alle accademie militari e avevano il fine di educare i giovani secondo le direttive del regime a livello culturale e teorico. Manifestazione principale erano i “Littorali della Cultura e dell’Arte” la cui prima edizione si tenne nel 1934 Fine ultimo dei GUF era l'educazione della futura classe dirigente.
Il tempo libero e lo sport di massa: Tre foto sono scattate al Foro Italico (allora Foro Mussolini) La quarta segnala l’attenzione del regime per uno dei due sport di massa degli italiani: il ciclismo Il calcio si affianca come sport nazionale con le vittorie nei mondiali del 1934 e 1938 ed il titolo olimpico conquistato a Berlino nel 1936
Il mare In alto una colonia estiva per bambini e bambine: notare l’organizzazione e la separazione di genere A destra lungomare attrezzato a Nettuno (Roma) anni trenta
Il mare Plinius: stabilimento balneare di Ostia Lido anni 20/30. Mussolini al mare: italianità, nuova immagine della nazione Rimini: stabilimento balneare anni 20
La montagna Sestriere: manifesto, impianti, scuola sci e residenze a torre (1932-34)