I modelli di capitalismo

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I modelli di capitalismo
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I modelli di capitalismo Il dibattito negli anni ‘80

una volta riportata sotto controllo l’inflazione, l’attenzione si sposta sulla innovazione e sulla competitività sui mercati internazionali; il problema cruciale diventa la bilancia dei pagamenti (aumentare le esportazioni rispetto alle importazioni).

David Soskice, 1989 Economie coordinate di mercato Germania, Austria, Svizzera, Paesi scandinavi, Olanda, Giappone Economie coordinate di mercato Usa, Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda Economie non coordinate di mercato

Da cosa dipende la capacità delle imprese di innovare? gestione manageriale a lungo termine; competenze professionali; cooperazione con i lavoratori; cooperazione con i subfornitori; contenimento salariale rispetto alla crescita della produttività.

I vantaggi delle economie coordinate la proprietà delle imprese è detenuta da un ristretto gruppo di azionisti ed è orientato a una gestione di lungo periodo; la formazione professionale è un bene collettivo garantito dallo stato; le relazioni industriali a livello di impresa influiscono sulla cooperazione tra management e lavoratori.

“Capitalismo contro capitalismo” Michel Albert, 1989 “Capitalismo contro capitalismo” Germania, Giappone Modello renano Usa, Gran Bretagna, Modello anglosassone

capitalismo e socialdemocrazia” Modello renano “Sintesi riuscita di capitalismo e socialdemocrazia”

orari di lavoro minori; salari più elevati; minori disuguaglianze sociali; bilancia commerciale in attivo.

Economia sociale di mercato il dinamismo dell’economia deve essere fondato sul mercato; il funzionamento del mercato non può regolare da solo l’insieme della vita sociale.

L’impresa è un’istituzione che deve soddisfare: clienti fornitori dipendenti azionisti comunità locale

Modello anglossassone “America is back!” Ronald Reagan

diminuzione della spesa pubblica; aumento delle disuguaglianze; crescita modesta dell’economia – deficit vertiginosi del bilancio federale.

Il mercato non solo non garantisce l’equità sociale, ma nemmeno l’efficienza economica.