Il Tempo libero nell’800 italiano

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Transcript della presentazione:

Il Tempo libero nell’800 italiano

Il tempo libero dell’800 A partire dall’800, il tempo libero diviene elemento NON secondario dell’organizzazione sociale La sua evoluzione è percepibile attraverso alcuni dei momenti più rappresentativi: gioco del pallone, melodramma, ballo, sport

Il tempo libero dell’800 (2) Il tempo libero dell’800 è il risultato ed il prodotto di secolari sedimentazioni. L’Italia delle 100 città, delle tante rivoluzioni e dei tanti domini produce – in virtù dei suoi trascorsi - una fusione tra le tante culture del gioco che si diffondono, portate dagli stranieri e quelle del tempo libero

Il tempo libero dell’800 (3) Nell’800 e per larga parte del 900 città e campagna vivono storie molto diverse rispetto al tempo libero. E’ un binomio che segna la storia sociale italiana che si espande verso la storia economica e politica dello stato unitario. La vivacità delle cittadine in rapporto al ristagno delle campagne sono due lati della medaglia che vede un italia agricola arretrata, sostanzialmente legata alle tradizioni e fonte di stabilità nei rapporti sociali e politici per la classe dirigente, contrapposta alle città in via di trasformazione protoindustriale e industriale luogo di sviluppo e di diffusione delle idee liberali, nazionali e, più tardi, socialiste

La differenziazione del tempo libero Se nelle campagne fino agli anni del boom economico (1958-1962) la vita quotidiana continua a svolgersi secondo ritmi e consuetudini secolari, nelle cittadine gli effetti della “rivoluzione francese” importati dalle truppe napoleoniche e resi popolari, producono una laicizzazione dello spazio urbano, al cui interno il gioco e il divertimento (espressioni del tempo liberio) divengono elementi propri dei rapporti interpersonali e della organizzazione sociale

Campagna e città In campagna si continua a lavorare secondo ritmi stabiliti da secoli, con 15-16 ore giornaliere, senza il beneficio del riposo settimanale In città e nelle prime aree protoindustriali il lavoro comincia a modificare il suo orario e – con esso – il tempo quotidiano. Ad inizio ‘900 il 45% degli addetti all’industria lavora 10-11 ore, il 35% raggiunge le 12. Mentre dal 1907 il riposo settimanale nell’industria è sancito dalla legge

Il tempo libero in campagna Margini ristretti di tempo libero: Veglie serali nelle stalle ( che rappresentano un importante momento di socializzazione) producono il teatro di stalla, il gioco delle carte I matrimoni e le feste religiose sono eventi eccezionali Le fiere che segnano la fine di un ciclo agrario e l’avvio del successivo, ma sono anche l’unico momento di incontro tra città e campagna Il “Sabato del villaggio” o la “Sera del dì di festa” rappresentano egregiamente lo spaccato individuale, emotivo, la sfera personale nel tempo libero nelle campagne

Il tempo libero in città Margini progressivamente più ampi e differenziati sia in senso orizzontale (cresce l’offerta su come impegnare il tempo libero), sia in senso verticale (crescono le possibilità di fruire di quest’offerta) A fianco alle osterie, al gioco delle carte ed alle scommesse (tratti caratteristici del tempo libero delle classi popolari) tendono a diffondersi altri luoghi ed altre pratiche (il teatro, il melodramma) prima appartenenti solo alla classe borghese o aristocratica che mantiene i suoi tratti e le sue peculiarità nei caffè, nei teatri, nei circoli, nelle attività proprie di una classe agiata

Il tempo libero in città (2) Osterie e caffè, teatri e circoli sono tra i luoghi che più di altri rappresentano il tempo libero nel “secolo lungo”, ma sono anche luoghi “politici”, “insurrezionali” nei quali il confronto e la differenziazione di classe diviene evidente e tangibile. Sono tanti gli esempi di politicizzazione o le definizioni dell’osteria: Oriani (nazionalista italiano): “un ambiente piccolo e fumoso pieno di braccianti” Kautsky (padre del socialismo tedesco): vero baluardo della libertà politica del proletariato” senza il quale “per il proletariato tedesco non c’è socializzazione e neppure alcuna vita politica”

Osterie: Castelli romani, “fraschetta”

Il tempo libero in città (3) Non è un caso che l’osteria segua i ritmi e le scansioni del tempo politico, e non è un caso che il fascismo colpisca anche la tradizione cercando di toglierle il suo significato socializzante e di definizione proletaria. Dal mondo socialista libertario, all’antifascsmo degli anni trenta il mondo della “bicchierata” rappresenta il luogo tipico cittadino o vicino alla città in cui tempo libero, politica, dissenso e trasgressione trovano un punto di unione Nel secondo dopoguerra perde progressivamente il ruolo sociale sostituita dal bar dove si trasferisce – specie nelle periferie urbane – quello che essa rappresentava in città così come nei paesi. Parabola analoga per il caffè e per la sua appartenenza di classe E’ con gli anni Novanta che osterie e caffè tentano di recuperare le loro tradizioni in una nuova dimensione del tempo libero, dello svago, ma senza avere più quella connessione diretta con le trasformazioni della società

Teatro e melodramma Sport e circoli In questa fase di definizione e differenziazione altri luoghi e spazi occupano il tempo libero Mentre il viaggio (in forma molto embrionale il turismo) rimane legato alle classi superiori, il teatro e con esso il melodramma, lo sport dei circoli aristocratici e alto borghesi vivono le loro stagioni sociali e politiche Nel primo caso abbiamo il teatro che funge da camera di compensazione e incontro di classi diverse (viva V.E.R.D.I.) sia nel processo di unificazione nazionale sia negli anni della costruzione dello stato unitario Nel secondo abbiamo la nascita, l’affermarsi ed il confermarsi di luoghi e tempi di chiara appartenenza di classe: il circolo (tiro a segno, ippico, di biliardo, etc….) è il luogo della classe dirigente, ma è anche il luogo dove – con il riempimento della piramide siociale del tempo libero, guarderanno le classi borghese prima e proletaria poi.

Il Caffè Forse non tutti sanno che l'ex capitale sabauda vanta una storia rara quando si parla dei caffé storici. “Che si dice stamattina nei Caffè?” questo è quello che chiedeva ai propri consiglieri Carlo Alberto di Savoia-Carignano per conoscere la situazione politica, perché parte della storia d’Italia è stata scritta proprio nei Caffè di Torino. Cavour era solito recarsi al Caffè Fiorio, Massimo D’Azeglio, Giolitti ed Einaudi preferivano Baratti & Milano, mentre De Gasperi si rilassava al Caffè Torino. Alexandre Dumas era un habitué del Bicerin (il “bicchierino”), Guido Gozzano frequentava le sale Art Nouveau di Mulassano, Platti era il locale ideale di Cesare Pavese. Ancora oggi i Caffè Storici sono parte del costume e della cultura della città, tappa obbligata per gustare le specialità della pasticceria subalpina in un’atmosfera unica di eleganza e di stile.

Il Caffè Territorialmente “il caffè” è in centro e l’osteria in periferia Ruolo polifunzionale dei caffè: Vocazione commerciale (come luoghi di produzione e distribuzione) Vocazione politica (laboratorio del patriottismo liberale e risorgimentale) che termina, quasi, con la prima guerra Vocazione letteraria, giornalistica, luogo di ritrovo delle avanguardie e dei letterati stranieri di passaggio Con il secondo dopoguerra e – ancor più – con il boom economico, la modernizzazione e la globalizzazione, il caffè (come l’osteria) prima scompaiono per poi riemergere come luoghi di recupero della memoria oppure come locali di elités, o, ancora, immergendosi nel tempo corrente, scomparire dal panorama del tempo libero. Ne rimangono tracce di spazi del tempo libero ( meglio sarebbe dire del tempo del nulla) nelle spesso disagiate, abbandonate e trascurate periferie urbane oppure nei piccoli paesi

Il Caffè: Torino, caffè San Carlo