“ANDATE” Dal verbo greco apostéllein, “inviare”, è derivato il sostantivo àpostolus. E’ il titolo dei dodici collaboratori di Gesù scelti da lui stesso.

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Transcript della presentazione:

“ANDATE” Dal verbo greco apostéllein, “inviare”, è derivato il sostantivo àpostolus. E’ il titolo dei dodici collaboratori di Gesù scelti da lui stesso e da lui inviati ad annunciare il suo vangelo.

“Venite con me e vi farò diventare pescatori di uomini.” (Mc 1,17) E chiamò: Pietro, Andrea, Giovanni, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone, Giuda Teddeo e Giuda Escariota, al cui fu eletto Mattia.

“Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.” (Mc 16,15) Non sono annunciatori spontanei, non sono “mandanti” di se stessi, gli apostoli sono stati scelti e sono stati mandati. Non annunciano per conto loro, né per conto di se stessi. Annunciano la parola che è di Gesù. Loro non possiedono “parola”, possono solo annunciarla e vederne scaturire dal seno miracoli e prodigi. Ma non è “parola” loro. Agli apostoli la parola è concessa in comodato, e in affitto gratuito, come tutto, del resto. Gli apostoli tornano da Gesù, tornano alla sorgente, condividono le meraviglie di Dio uscite dalle loro mani, con gioia ed entusiasmo di bimbi, con l’umiltà dei fili d’erba.

“Gli apostoli si radunarono presso Gesù e lo informarono di tutte le cose che avevano fatto e di quante ne avevano insegnate.” (Mc 6,30) Gesù ha mandato tra la gente gli apostoli a guarire i malati, cacciare i demoni, annunciare il messaggio del vangelo e l’amore fedele di Dio. Gli apostoli tornano da Gesù e gli raccomandano tutto con grandissimo entusiasmo e gioia. E’ meravigliosa l’immagine degli apostoli che si raccolgono attorno a Gesù per raccontagli tutto e per condividere la loro “missione”.

Ed egli disse loro: “ Venite in un solitario luogo isolato, e riposatevi un po’.” (Mc 6,31) Gesù li ascolta e poi li invita a fermarsi e a riposarsi un po’. Il mandato viene da Gesù e a Gesù si deve poi tornare per riposare l’anima e la persona. E’ importante lavorare e rendersi utili, ma senza mai tralasciare la realtà che è il Maestro Gesù a darci forza e che senza di lui nulla possiamo. E’ lui la nostra sorgente di energie, ma al tempo stesso il nostro sicuro porto di riposo. Lui è insieme sole-parola che scalda. E’ la voce che “manda”, la stella che orienta, braccio che sorregge e mano che accarezza.

“Erano infatti molti coloro che andavano e venivano e non avevano neppure il tempo per mangiare. Partirono con la barca verso un luogo solitario, isolato.” (Mc 6,31-32) Oggi la gente ha bisogno di questo messaggio, ne ha fame e sete, ha bisogno della sapienza liberante del vangelo, cerca nuove ragioni e speranze di vita. Quando ascolti veramente Gesù, capisci in un istante che tutto quello che hai ascoltato prima era una favola senz’anima.

Per questo manda i suoi nel mondo per annunciare una parola nuova, una forza che non è magia, una fede che non è manipolazione, ma liberante rapporto amoroso con Dio. Gesù sa anche che le persone che sono in affanno non ti lasciano respiro, che la mano dei poveri bussa a tutte le ore, e allora ogni tanto prende i suoi e insegna loro quanto sono necessari e indispensabili, per poter aiutare la gente senza farsi travolgere da essa, il “riposo” del cuore, il canto rasserenante della natura, l’armonia silenziosa della solitudine, la pace del distacco amoroso da tutte le cose.

“Allora Gesù chiama a se i dodici apostoli e cominciò ad inviarli a due a due.” (Mc 6,7) Secondo Gesù, il vangelo si propaga attraverso la testimonianza di piccoli nuclei umani “itineranti”, non con la presenza stabile di strutture imponenti e istituzioni potenti.

Gesù disse: “ che non prendessero niente per la strada, se non un solo bastone” (Mc 6,8) Esso è lo strumento del camminare e biblicamente rappresenta l’appoggiarsi e sostenersi solo a Dio. La realtà e il simbolo del bastone come l’appoggio divino e sostegno di mandato divino, nasce con la storia di Mosè: il primo inviato di Dio al suo popolo per annunciare la Sua parola di salvezza. Il Cristianesimo, per Gesù, è nella sua essenza e nella sua forza una strada, un viaggio.

La terra promessa da raggiungere non è sulla carta geografica, non è uno stato. La terra promessa è la conversione del cuore, è la liberazione dei legami del male. La fede in Gesù è un viaggio di conversione di rotta, il viaggio verso Dio, verso una nuova visione di se stessi verso gli altri.

“Non pane, non bisaccia, non denaro nella cintura tenete pure i sandali ma non più di due vestiti.” (Mc 6,8-10) Il pane e il cibo hanno altro gusto e capacità nutritiva se vengono dalle mani di Dio. Niente borsa, perché la borsa o la bisaccia chiedono per loro natura di essere incessantemente riempite. Nemmeno due tuniche perché il vestito non deve mai diventare un “costume”, una rappresentazione della nostra personalità. Gesù chiede di scegliere e di amare un distacco dalle cose, come una ricchezza tutta nuova , che libera l’anima, alleggerisce dalle preoccupazioni, scatena la gioia.

E diceva loro: “Qualora entrate in una casa, lì rimanete fino a che non ve ne andiate da quel luogo.” (Mc 6,10) Qui Gesù richiama l’idea biblica della tenda, come casa da viaggio. Non è un posto dove stabilirsi, né una terra dove mettere radici, altrimenti il viaggio si interrompe, la comodità avanza, il potere prende piede, la fede diventa religione, la religione monumento e istituzione.

“Se in qualche luogo non vi accolgono e non vi ascoltano, uscendo di là, scuotete la polvere che avete sotto i vostri piedi, in testimonianza per loro.” (Mc 6,11) Se in qualche luogo l’annuncio così portato sarà deciso, calunniato o perseguitato, Gesù dice di andarsene da questo luogo senza tante storie. Non chiede crociate, guerra o violenza di qualsiasi tipo contro gli “infedeli”, ma soltanto di andarsene. Basterà solo la polvere scossa dai sandali di quei benedetti piccoli “commessi viaggiatori” del vangelo, a schiacciare nell’oscura tempesta della disperazione e del rimprovero di Dio coloro che non li hanno accolti.

LA QUOTIDIANITA’ DELL’APOSTOLO DI IERI E DI OGGI Gli apostoli sono uomini e donne semplici. L’autorevolezza apostolica nasce a sua insaputa dal suo perdersi pazientemente nei poveri con amore. Gli apostoli lungimiranti e acuti immersi nel quotidiano in un silenzioso e generoso donarsi. L’apostolo quando cammina illumina e quando illumina apre il cammino. L’apostolo si orienta con la speranza, si costruisce con pietre vive, fatte di cuore ed anima, e non conosce altro portafoglio che la provvidenza.

Gli apostoli hanno cuori dolci come il miele e resistenti come le montagne. Sono uomini e donne col sorriso sulle labbra anche nella persecuzione, capaci di pregare commossi per i loro aguzzini, e capaci di tenera accoglienza anche del nemico più furibondo. Apostolo che agisce invece di parlare, che ringrazia invece di giudicare, e nel presente vive e canta l’amore e la cura che Dio ha per ogni uomo.

L’ apostolo dal silenzio orante, incessante come il muoversi dei venti, dalla fedele amante preghiera perchè l’umanità rimanga nel morbido abbraccio di Dio.