Intervento di Anna Grandori, Università Bocconi

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Intervento di Anna Grandori, Università Bocconi CONVERSAZIONI DI PRINCIPIA CRISI, A CHE PUNTO SIAMO? 12 ottobre 2009 Intervento di Anna Grandori, Università Bocconi

DUE DOMANDE e DUE DILEMMI I. Domanda: Che sarà? Cosa e come si può prevedere? Dilemma: PREVISIONI O…? II. Domanda: Che fare? Quali azioni per sostenere quale sviluppo e occupazione ? Dilemma: REGOLAZIONE O…?

I. QUALE PREVISIONE? Due tipi di previsione: - basata su modelli causali , se si riescono a costruire - basata su modelli casuali, quando le grandezze che interessano sono soggette a eventi imprevedibili e fuori controllo Prevedere per estrapolazione di ‘tendenze’ è molto pericoloso (anzi è profezia autoavverantesi che contribuisce alle ‘bolle’ e alle crisi – oltre ad essere un esempio di ‘Russell’s Turkey fallacy’)

TIPI DI GIUDIZI UTILI NELLA PREVISIONE IN CONDIZIONI DI FORTE INCERTEZZA 1. Domandarsi quanto sono ‘grasse’ le ‘code’ della distribuzione (qual’è la probabilità di eventi ‘estremi’, nel ns caso i crolli di borsa?) Risposta: Abbastanza consistenti nel mercato finanziario. I mercati finanziari sono molto più disordinati e imprevedibili di quanto normalmente si pensi (Mandelbroth, Il disordine dei mercati, 2004 ): si comportano più come il vento che non come i pianeti, le distribuzioni dei prezzi non sono ‘normali’

TIPI DI GIUDIZI UTILI NELLA PREVISIONE IN CONDIZIONI DI FORTE INCERTEZZA 2. Considerare serie storiche molto lunghe (Campbell 1968) in cui si possano discernere cause e effetti sistematici

CRESCITA ESPONENZIALE E CRASH (28-29)

GRANDE DEPRESSIONE

AUMENTO DELLA VOLATILITA’

IL GRANDE BALZO DEGLI ANNI 90

I CRASH DEL 2000

REGOLARITA’ DELL’IRREGOLARITA’ Sensitività ad eventi esogeni imprevedibili di ogni tipo Frequenti bolle seguite da crack I crack possono esser seguiti da ripresa ma anche da depressione TUTTAVIA Crescita nel lungo periodo, di cui è possibile individuare cause sistematiche, soprattutto la crescita della conoscenza e l’innovazione tecnologica

PREVISIONE..O PROTEZIONE? In economia (e non solo), si pensa che per decidere e agire bene sia necessario prevedere, ma non è sempre così Vi è un altro approccio alle decisioni che, in condizioni di forte incertezza, punta più sulla protezione dal rischio che non sulla previsione degli eventi – p.es. Investire in ‘opzioni’ anzichè in ‘azioni’ (diritti ad agire una volta che le informazioni siano disponibili p.es. Investimenti incrementali in nuovi progetti) Intraprendere ‘azioni robuste’ (multifunzionali e con molte vie di uscita, con conseguenze buone qualunque cosa succeda p.es. Investire in risorse umane (‘scommettere sul fantino’) anzichè in particolari business plans (‘scommettere sul cavallo’)

II. CHE FARE: REGOLAZIONE O… Buone e nuove regole sono al centro del dibattito, e sono ovviamente utili a ridurre la varianza in generale e i comportamenti pericolosi in particolare MA - ‘Le regole non bastano’ (Convegno in Memoria di Baffi e Ambrosoli, Milano 28-9-09), specie se non si rispettano nemmeno quelle (legali e formali) che si hanno (che dire di quelle informali e ‘etiche’..) - Problemi di enforcement ( Chi controlla? chi controlla i controllori?) e di self-enforcement ( quali incentivi a seguire buoni comportamenti?)

…O RETICOLARIZZARE? Un’alternativa ( e un complemento) al ‘governo delle regole’ è il ‘governo delle reti’: controlli molteplici e diffusi, esterni e interni alle imprese relazioni in cui l’identità dei partners conta e gli effetti reputazionali sono forti

PER ESEMPIO Networked finance per gli investimenti a rischio (Banche specializzate, Venture Capital, angeli della finanza) Imprese ‘socialmente radicate’ (e socialmente controllate) Check and balances democratici interni alle imprese Dimensioni contenute della singola impresa (gli imperi sfuggono al controllo, l’economia pianificata e centralista non funziona tanto nelle corporation quanto nelle nazioni)

I+II=PROTEZIONE RETICOLARE Le reti sono in genere strumento di salvataggio, e in economia non è diverso In particolare, le esperienze più riuscite di salvaguardia e sviluppo dell’occupazione in zone e settori in crisi della UE sono state baste su organizzazioni reticolari (reti, associazioni e enti multilaterali di imprenditori, di lavoratori, di enti pubblici capaci di chiudere attività senza prospettive per crearne di nuove, soprattutto attraverso nuova imprenditorialità) (Re: Relazioni industriali come relazioni interorganizzative. Mappa delle esperienze Europee. Rapporto di ricerca CRORA Bocconi 2007)

A CHE PUNTO SIAMO ‘capitalismo territoriale’ (Censis 1998) ? ‘Ove si ritrova l’interesse a discutere di nuove forme di organizzazione economica’: ‘capitalismo territoriale’ (Censis 1998) ? ‘economia e società reticolare’ (Castell 2003, CRORA 2007)? ‘entrepreneurial capitalism’ (Baumol et al 2007) ? ‘capitalismo senza capitalisti’ (Zingales et al 2004) o ‘liberismo non capitalista’? Nuove forme di contratto di lavoro per uscire dalla crisi (Boeri et al, Convegno Bocconi 13-10-09) ?

A CHE PUNTO SIAMO La tendenza più importante, e più sicura, non è quella misurata dagli indici economici, ma è il cambiamento avvenuto nella mente e nella mentalità collettiva ‘Prima’ non si riusciva a udire e far udire critiche al pensiero unico sul ‘libero mercato’ che tutto aggiusta, sullo ‘shareholder value’ che tutto governa, sugli incentivi che ‘allineano gli obiettivi’, sulla ‘size that matters’… E’ un cambiamento positivo, e si può prevedere (causalmente) che avrà effetti economici positivi