Mostra di Archimede Power-point di Aurora Pratillo
In breve… Roma, 21 ottobre – I Musei Capitolini ospitano fino al 12 gennaio 2014 la mostra "Archimede. Arte e scienza dell’Invenzione", dedicata alla figura e alle opere dell’eclettico e geniale scienziato siracusano vissuto nel III secolo a.C.. La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche culturali e Centro storico, Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali, Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza, Zètema Progetto Cultura e Camera di Commercio di Roma.
La leva "Datemi un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo" Una leva è una macchina semplice che trasforma il movimento ed è un'applicazione del principio di equilibrio dei momenti. Una leva è un'asta rigida capace di ruotare attorno ad un punto chiamato fulcro.
Specchi ustori Gli specchi ustori sono specchi in grado di concentrare i raggi paralleli provenienti dal Sole in un punto, detto fuoco dello specchio.
La vite La vite di Archimede, detta anche còclea (dal latino cochlea, propriamente "chiocciola"), è un dispositivo elementare usato per sollevare un liquido, o un materiale sabbioso, ghiaioso, o frantumato. La macchina è costituita da una grossa vite posta all'interno di un tubo. La parte inferiore del tubo è immersa nell'acqua ( o in ciò che deve sollevare), dopodiché, ponendo in rotazione la vite, ogni passo raccoglie un certo quantitativo di liquido, che viene sollevato lungo la spirale fino ad uscire dalla parte superiore, dove viene scaricata in un bacino di accumulo. L'energia per la rotazione può essere fornita dalla rotazione di una maniglia, da animali, da eliche di mulini a vento o da un trattore agricolo.
La catapulta La parola catapulta è un termine generico per indicare una macchina da assedio che sfrutta un braccio per scagliare con tiro curvo grosse pietre di cento, duecento e più libbre, proiettili di metallo o dardi e frecce. L'immagine tipica di catapulta è quella costituita da due montanti verticali, disposta orizzontalmente una matassa attorcigliata, in mezzo alla quale era piazzata l'estremità di un braccio di legno. L'altro capo del braccio era terminato da una specie di cucchiara in cui si mettevano dei blocchi di legno o di metallo, che formavano una vera e propria mitraglia oppure dei liquidi infiammabili chiusi in un recipiente. Per far agire la macchina, si abbassava il braccio orizzontalmente, piazzando il proiettile nella cucchiara e poi lo si liberava per mezzo dello scatto. Il braccio ritornava con forza e scagliava il proiettile, che continuando il movimento ricevuto dall'impulso, abbandonava il braccio e descriveva una parabola.