DALL’ACQUA MARICA ALL’ACQUA FELICE NEL QUADRO GEOLOGICO ROMANO Prof. Salvatore Liguori GEOGRAFIA Escursione guidata tra le rocce, i monumenti e le strade di Roma
Acqua Marcia Il nostro percorso inizia da Piazza Esedra, dalla Fontana delle Naiadi. Si tratta della mostra dell'Acqua Pia Antica Marcia. Papa Pio IX (1846-1878) decise di ripristinare l’antico acquedotto Marcio, dal nome del pretore Quinto Marcio Re che nel 144 a.C. portò a Roma l’acqua dell’alta valle dell’Aniene (presso Arsoli). L’acqua Marcia fu definita da Plinio il vecchio “la più celebre del mondo, dono degli dei all’Urbe”. La fontana fu inaugurata da papa Pio IX il 10 settembre 1870, dieci giorni prima dell’ingresso degli italiani da Porta Pia. Gli eventi di quel periodo indussero il popolo a coniare il motto “Acqua Pia, oggi tua domani mia”.
Acqua Marcia L’acqua Marcia fu il terzo acquedotto in ordine di tempo costruito per portare acqua a Roma. Quella che segue è una lista degli acquedotti antichi maggiori, secondo il loro ordine cronologico, che mostra anche quale parte di città essi servivano. Si tratta di 11 grandi acquedotti: AQUA APPIA censore Appio Claudio Cieco 312 aC 7-8 miglia ad est Circo Massimo (sud ovest) rami per molti quartieri ANIO VETUS "Aniene vecchio" 269 aC 29 miglia ad est Porta Esquilina (sud est) AQUA MARCIA pretore Quinto Marcio 144 aC 36 miglia ad est colle Quirinale (nord est) AQUA TEPULA "acqua tiepida", dalla sua temperatura 125 aC 10 miglia a sud est Porta Collina (nord est) AQUA IULIA dalla gens dell'imperatore Ottaviano 33 aC 12 miglia a sud est Porta Viminalis (nord est) rami per molti quartieri AQUA VIRGO "acqua vergine", 19 aC 8 miglia ad est Campo Marzio (nord ovest) AQUA ALSIETINA lago Alsietinus (oggi di Martignano) 2 aC 14 miglia a nord ovest Trastevere (ovest) AQUA CLAUDIA imperatore Claudio 52 dC 38 miglia ad est Porta Praenestina (sud est) rami per molti quartieri ANIO NOVUS "Aniene nuovo" condivideva lo sbocco con l'Aqua Claudia AQUA TRAIANA imperatore Traiano 109 dC 13 miglia a nord ovest colle Gianicolo (ovest) AQUA ALEXANDRINA imperatore Alessandro Severo 226 dC 14 miglia ad est Pantheon, Campo Marzio (nord ovest)
Acqua Marcia Nel 1885 il Comune decise di spostare la fontana di fronte a Via Nazionale e affidò il progetto a Mario Rutelli: il progetto prevedeva un gruppo centrale con un tritone e quattro "naiadi" ai lati. Le quattro ninfe furono sistemate nel 1901. Nella prima stesura la fontana era ancora priva del poderoso glauco: Rutelli aveva posto al centro uno strano gruppo scultoreo costituito da tre tritoni, un delfino e un grosso polito (il cosiddetto “fritto misto”), che fu successivamente spostato nei giardini di Piazza Vittorio Emanuele, presso il ninfeo dell’acqua Giulia.
Acqua Marcia Nella mostra dell’Acqua Pia – Antica Marcia, la ninfa del mare (nereide) è abbracciata a un cavallo che simboleggia le onde. La ninfa dei laghi è rappresentata abbracciata a un cigno, quella delle acque sotterranee gioca con un drago. La ninfa dei fiumi è avviluppata da un mostro che ha la forma di un serpente. Al centro c'è Glauco.
Acqua Marcia Di fronte alla Fontana delle Naiadi, c’è la Chiesa di S. Maria degli Angeli, connessa agli imponenti resti delle Terme di Diocleziano, le più grandi di Roma, quelle che Sisto V Felice Peretti chiamava “anticaglie”. La colossale costruzione, iniziata verso il 298 d.C. , ebbe termine in meno di otto anni nel luglio del 306. Il destino delle Terme però poteva dirsi segnato fin dall’epoca di Costantino. Le terme subirono gravi danni a seguito del sacco di Roma e dell’incendio di Alarico (410), poi con l’assedio di Vitige nel 537, che tagliò gli acquedotti.
Acqua Felice Raggiunta piazza Santa Susanna, vi è la fontana dell’Acqua Felice. Fu inaugurata nel 1587 insieme all'acquedotto, ultimato sotto Sisto V Felice Peretti: si tratta della ristrutturazione dell’acquedotto Alessandrino, dal nome dell’imperatore romano Alessandro Severo (226 d.C.). Sisto V diede ordine di demolire parte dei ruderi delle Terme di Diocleziano, perché la fontana fosse più visibile. Il Papa voleva che questa fontana fosse una chiara espressione autocelebrativa: nell’attico, oltre al suo stemma e alla località delle sorgenti (la campagna vicino Colonna), si dice che l’acqua sarà chiamata “felice” dallo stesso nome del papa.
Acqua Felice L’opera fu commissionata all’architetto Domenico Fontana, con la collaborazione del fratello Giovanni e fu inaugurata nel 1587. La fontana è protetta da una balaustrata, le cui colonne sono state recuperate da un qualche edificio del tempo di Pio IV. Negli spicchi sopra gli archi e sopra il fastigio sono scolpiti gli emblemi di Papa Sisto V: stelle, leoni rampanti con pere e i tre monti. Ai romani non piacque mai quella statua di Mosè, con il suo aspetto tronfio, il drappeggio goffo del pesante mantello e lo ribattezzarono “Mosè ridicolo”, facendolo oggetto anche di pesanti pasquinate.
Acqua Felice A lato della Fontana del Mosè, vi è la Chiesa barocca di S. Maria della Vittoria. La chiesa venne ricostruita tra il 1608 e il 1620, su progetto di Carlo Maderno, a spese del cardinale Scipione Borghese. Nel transetto sinistro è collocata la Cappella Cornaro, capolavoro di Gianlorenzo Bernini, autore inoltre della scultura 'S. Teresa trafitta dall'amore di Dio'.
Acqua Felice Percorrendo Via Barberini, si arriva in Piazza Barberini, dal nome di papa Urbano VIII (1623 – 1644). Lì si trova la famosa “Fontana del Tritone” di Gianlorenzo Bernini: al centro di un bacino, quattro delfini sostengono una conchiglia aperta. Sopra di essa siede un Tritone che soffia in una chiocciola. I delfini del piedistallo reggono con le loro code avvinghiate due stemmi di Papa Urbano VIII Maffeo Barberini. La Fontana del Tritone è ispirata alle Metamorfosi di Ovidio, dove alla narrazione delle 4 età del Mondo che precede la rinascita del genere umano, si accenna alla calma riportata sul creato dagli dei: il Tritone soffiando nella buccina riempirà del suono le terre circostanti, richiamando all’ordine e alla tranquillità tutto il mondo. Il Tritone in questo caso diventa l’araldo della nuova Età dell’oro iniziata con Urbano VIII Barberini.
Acqua Felice All’inizio di via Veneto, un’altra fontana opera del Bernini, è la Fontana delle Api. Il 6 aprile 1644, appena pochi mesi dopo la realizzazione della celebre fontana del Tritone, al Bernini venne affidato l’incarico di eseguire una “bassa fontana” di piccole dimensioni, il cosiddetto “beveratore delli cavalli”, che veniva sempre costruito accanto alle fontane monumentali. L’opera, in “bianchissimo marmo lunense” fu compiuta in breve tempo e appoggiata all’angolo di palazzo Sederini, tra le attuali piazza Barberini e via Sistina. La fontana rimase in loco fin verso il 1867 quando, forse a causa d’intralcio al traffico, venne scomposta e abbandonata in uno dei depositi comunali, esattamente nel “magazzino dei selci al Testaccio”. Dopo circa mezzo secolo la fontana venne ricostruita in travertino e venne posizionata all’inizio di Via Veneto; fu inaugurata il 28 gennaio 1916.
Acqua Felice Risalendo lungo via Quattro Fontane, a destra vi è via Rasella e a sinistra l’ingresso di Palazzo Barberini. Iniziato da Carlo Maderno nel 1625, il Palazzo si erge sulla piazza. Inizialmente l’ingresso era su piazza Barberini: in alcune foto è ancora visibile il portale d’ingresso del palazzo attribuito a Pietro da Cortona e più tardi demolito. L’ingresso principale è ora in Via Quattro Fontane dove nel 1864 venne eretta una cancellata monumentale.
Acqua Felice Via Pia, cioè la strada lungo cui procedeva l'Acqua Felice seguendo la sommità del colle Quirinale, veniva incrociata da un'altra strada importante, via Felice. L'incrocio è famoso perché da questo punto si vedono in lontananza tre degli obelischi di Roma, in tre diverse direzioni. .
Acqua Felice Le quattro fontane rappresentano delle divinità: due di esse raffigurano divinità femminili della mitologia antico-romana, in particolare Giunone e Diana, mentre le altre due figure barbute sono allegorie di fiumi, precisamente il Tevere e l'Arno. Sotto a un salice che occupa la parte alta del prospetto di Giunone si vede un pavone, l'uccello preferito dalla dea, mentre a lato dell'allegoria del Tevere la lupa di Roma esce da una caverna. Invece Diana ha dettagli più piccoli, che rappresentano le insegne di papa Sisto V: la stella e la testa di leone scolpiti sulla vasca, e i tre piccoli monti (trimonzio) su cui la divinità poggia il gomito. Un altro leone, simbolo di Firenze, fa capolino da dietro la figura dell'Arno.
Acqua Felice Lungo via XX Settembre, si trova la Chiesa di San Carlo: voluta dall'Ordine dei Trinitari di Spagna nel 1634, e dedicata a Carlo Borromeo, fu affidata all'estro di Francesco Borromini che la iniziò nel 1638 per lasciarla alla sua morte nel 1667 ancora in costruzione. Continuando lungo la stessa strada, vi è poi la Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale di Gianlorenzo Bernini, commissionata dal cardinale Camillo Pamphilj nel 1658.
Acqua Felice Il nostro percorso termina in Piazza del Quirinale. Il Palazzo del Quirinale, residenza ufficiale del capo di stato (dapprima i papi, poi i re, infine i presidenti), si estende con i suoi giardini sulla sommità del colle omonimo. Durante il papato di Sisto V il cantiere per la costruzione del palazzo era ancora aperto, essendo cominciati i lavori nel 1573. Infatti il papa usava ancora il palazzo solo come residenza estiva. Poiché la pressione idrica del precedente acquedotto era troppo bassa per raggiungere la sommità del colle, il Palazzo del Quirinale soffriva della carenza di acqua corrente, finché tale esigenza primaria poté essere soddisfatta grazie alla nuova Acqua Felice. Poco dopo aver terminato la Fontana del Mosé, a Domenico Fontana fu data commissione di erigerne una nella piazza di fronte al palazzo (1588-1590).
Acqua Felice Nel corso del medioevo al colle Quirinale era stato dato il soprannome di Montecavallo per via di un grosso gruppo marmoreo composto da due figure maschili (i Dioscuri, Castore e Polluce, figli di Giove) e i loro cavalli, copie romane di un originale greco. Nel 1782 Pio VI decise di dare un nuovo assetto a piazza del Quirinale; uno dei due obelischi che sorgevano presso la tomba dell'imperatore Ottaviano fu trasferito nella piazza, davanti al palazzo; sfruttando la circostanza, il papa pensò anche di dare al negletto catino di Campo Vaccino una più dignitosa sistemazione, alla base della guglia. I Dioscuri vennero separati, e ruotati così da formare un angolo retto, entro il quale venne effettivamente eretto l'obelisco. Questa volta per la vecchia fontana di Domenico Fontana non si ebbe alcun riguardo: fu definitivamente asportata per poterla rimpiazzare con l'antica vasca di granito, e dopo di allora non fu mai più trovata (venduta, o forse distrutta).