Dalle leghe di mestiere alle leghe SPI Logiche organizzative di azione sindacale e mutamento sociale Associazione iresLucia Morosini PIEMONTE
Le premesse dell’azione collettiva. Ruolo sindacale e beni collettivi Beni solidaristici Beni selettivi Beni monopolistici Beni pubblici Azione sindacale: Regolazione di equità Meccanismi di giustizia sociale Beni collettivi
Logiche di azione organizzativa. Schema di lettura Logica dell’appartenenza BENI SOLIDARISTICI E DI IDENTITA’ BENI SELETTIVI PROPRIETA’ ORGANIZZATIVE Logica della formazione dei fini Logica della implementazione efficace BENI MONOPOLISTICI BENI PUBBLICI Logica dell’ influenza
Paradigma conflittuale di transizione. Il ciclo di lotte 1968-1973. Logica dell’appartenenza BENI SOLIDARISTICI E DI IDENTITA’ BENI SELETTIVI Cultura dell’azione collettiva e consenso sulla base di identità professionali diffuse RUOLO DEL MOVIMENTO CONSILIARE Logica della formazione dei fini Logica della implementazione efficace Definizione, condizionamento ed elaborazione di politiche pubbliche su scala regionale e nazionale Riconoscimento della rappresentanza con legislazione di sostegno e intervento sulle condizioni materiali di lavoro BENI PUBBLICI BENI MONOPOLISTICI Logica dell’influenza
Contesto economico e sociale – 1968-1973 Shock esogeni: crisi petrolifera esplosione delle rivendicazioni salariali e normative Ristrutturazione intensiva: innovazione tecnologica per un più efficiente utilizzo degli impianti, diversificazione della domanda. Decentramento produttivo: Disaggregazione delle strutture di impresa per limitare l’impatto con una sindaclizzazione crescente Sindacalismo espansivo con forti articolazioni territoriali
La seconda metà degli anni ’70 Logica dell’appartenenza BENI SOLIDARISTICI E DI IDENTITA’ BENI SELETTIVI Attività di servizi Agire partecipativo come leva identitaria, su base sociale e territoriale SCAMBIO POLITICO Logica della formazione dei fini Logica della implementazione efficace Riconoscimento della rappresentanza con legislazione di sostegno e intervento sulle condizioni materiali di lavoro Intervento sugli indirizzi di politica economica BENI ORGANIZZATIVI BENI MONOPOLISTICI Logica dell’ influenza
Macro regolazione e scambio politico Modello della macro regolazione: Keynesismo: adozione di politiche economiche della domanda aggregata di tipo espansivo (piena occupazione e stabilizzazione del ciclo economico). Espansione del welfare State: diritti sociali inclusivi, redistribuzione del reddito. Metodo concertativo: politica economica come risultante di una mediazione tra interessi organizzati con obiettivi di governabilità e legittimazione sociale degli attori Beni pubblici e scambio politico Mercato incapace di produrre beni ad alta desiderabilità sociale Ruolo decisivo delle istituzioni centrali
Scambio politico e linea dell’Eur Beni pubblici e scambio politico Centralizzazione dell’azione contrattuale (ma legittimazione attraverso l’articolazione decentrata del sindacato) Obiettivi occupazionali Riforma del mercato del lavoro Sviluppo del mezzogiorno Interventi in materia di fisco e sanità Moderazione salariale
Declino della macro-concertazione Fine della regolazione triangolare centralizzata e modello decentrato di relazioni industriali con prevalenza di attori sociali sugli attori pubblici 1983-1984: lo scambio politico mancato
Il sindacato tra ristrutturazione economica e strategie di riaggiustamento industriale. Anni ’80 Declino della macro-concertazione Sviluppo della micro-concertazione Diversificazione delle relazioni industriali a livello di impresa Modelli flessibili di organizzazione del lavoro e della produzione: crisi del paradigma taylor-fordista Diversificazione dei profili professionali con ricadute nella gestione delle risorse umane Centralità dei temi della flessibilità Indebolimento dei sindacati Ridefinizione delle strategie aziendali Riarticolazione dei mercati internazionali
Le strategie sindacali e la micro-concertazione Micro-regolazione appartata Strategie sindacali Strategie difensive nel quadro di mutamenti profondi della struttura produttiva e del posizionamento delle imprese sullo scenario internazionale. Strategie offensive: Il Protocollo IRI Il “piano di impresa” Produzione di beni collettivi decentrati, lontano dal centro regolatore. Prevalenza di attori sociali anziché attori pubblici Natura indiretta del processo di regolazione Ruolo esercitato dalle istituzioni in passato
Decentramento centralizzato: politica dei redditi e concertazione Decentramento centralizzato: politica dei redditi e concertazione. Anni ’90 Decentramento centralizzato Protocollo 23 luglio 1993 Abbattimento di un tasso e differenziale inflazionistico elevato: inflazione programmata (la proposta di Tarantelli) Proceduralizzazione della politica dei redditi. Formalizzazione delle strutture di rappresentanza sindacale Riforma degli assetti contrattuali Doppio livello di contrattazione e principio di alternatività; raccordi oggettivi (gerarchico-funzionali) nella distribuzione delle competenze contrattuali. Contrattazione collettiva territoriale, aziendale, di settore Localizzazione articolata nella produzione di beni collettivi
Logiche organizzative e mutamento sociale IL TERRITORIO come: Luogo di competizione economica su scala internazionale (esempio i distretti industriali ed i sistemi produttivi locali) Luogo di erogazione di prestazioni sociali (decentramento amministrativo) Articolazione territoriale del sindacato (leghe, zone ecc.) Azione contrattuale: DECENTRAMENTO CENTRALIZZATO
Logiche organizzative ed azione contrattuale dopo gli anni ’90 Logica dell’appartenenza BENI SOLIDARISTICI E DI IDENTITÀ BENI SELETTIVI Incremento dell’attività di servizi Debolezza sul versante identitario Indebolimento del decentramento centralizzato Logica della formazione dei fini Logica della implementazione efficace Indebolimento della contrattazione centralizzata, estensione degli spazi di contrattazione nel territorio (enti locali) Intervento legislativo pervasivo con interventi in materia di mercato del lavoro BENI ORGANIZZATIVI BENI MONOPOLISTICI Logica dell’influenza
Logica organizzativa dello SPI Struttura organizzativa a partire dagli anni ‘90 Contrattazione con le istituzioni regionali e locali Zona, comprensorio, regione Coordinamento azione centro-periferia Elaborazione di una “piattaforma-modello” nazionale in materia di servizi territoriali Nazionale
a. I rapporti organizzativi centro-periferia Interventi in materia previdenziale STRUTTURA ACCENTRATA (riconoscimento in quanto controparte contrattuale con le istituzioni pubblichetemi normati a livello nazionale) “PROGETTO LEGA” riorganizzazione della struttura di base STRUTTURA DECENTRATA (temi normati sia a livello locale sia a livello nazionale) Interventi in materia di stato sociale
b. I rapporti organizzativi centro-periferia Decentramento dello SPI A livello locale Implementazione del “progetto Lega” Redistribuzione automatica delle risorse a favore delle leghe Intensificazione dei corsi di formazione per i quadri di lega 1 lega ogni 1000 iscritti (prima 200) per razionalizzare le risorse Nazionale Regionalizzazione degli organi centrali (Consiglio delle regioni)
Decentramento organizzativo: premessa strategica dell’azione sindacale Il territorio come luogo di formazione di identità collettive Il territorio come luogo di contrattazione nella formazione delle politiche pubbliche Il territorio come luogo di mediazione e ricomposizione di interessi particolari il territorio come luogo di interventi rispetto a disuguaglianze sociali il territorio luogo di formazione di competitività economica