Bologna 11/02/2012 La spirale della violenza

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Bologna 11/02/2012 La spirale della violenza Donne che subiscono violenza: aspetti psicologici dr.ssa Maria Maffia Russo Responsabile Progetto Dafne Ausl Rimini 1 1

La signora Anna, 45 anni: storia di violenza psicologica durante i 6 anni di convivenza; stalking immediatamente dopo la separazione. Arresto avvenuto. “Ero affascinata dal lavoro che faceva e dalla sua aria solitaria e misteriosa…parlava poco di sé. Poi ha iniziato a stravolgere le cose che mi riguardavano, a dargli un senso perverso, ad arrabbiarsi spessissimo... Voleva trovare il marcio nella mia vita precedente. Ho smesso di frequentare le amiche e la mia famiglia: non è che mi dicesse di non andare, ma lui non veniva mai e mi faceva capire, in qualche modo che era una mancanza di rispetto nei suoi confronti; lui non frequentava nessuno infatti. Cominciava ad essere una cosa che non riuscivo più a gestire. Diceva di volere solo me, che dovevo sbrigarmela io con i figli, le amicizie … All’inizio mi sembrava una cosa positiva; poi mi sono accorta che mi stava spogliando di tanti pezzi di me, a cominciare dal modo di vestirmi. Mi ero lasciata convincere di essere una persona complicata e disturbata. Diceva questo anche di mia figlia. Ho vissuto con ansia tutti questi anni; mi sono fatta convincere a dargli dei soldi per la sua attività ed aiutarlo in questa nel mio tempo libero. Sono molto arrabbiata con me stessa. Come ho potuto permettere ciò?Mi spaventa il fatto di averlo fatto entrare così nella mia vita. Mi vergogno. Non sapevo nemmeno dire come mai ci stavo insieme.

Aspetti psicologici: la spirale della violenza INNAMORAMENTO Aspettative, Investimento Costruzione della progettualità Crescono le esigenze del partner Desiderio di prendersi cura False credenze Senso di colpa e di responsabilità La violenza e la luna di miele Sorpresa, paura, speranza. Fallimento della progettualità L’isolamento, la fragilità, Il sintomo Senso di impotenza e disperazione DIPENDENZA

I volti e le parole della violenza: l’osservatorio psicologico Progetto Dafne Rimini Le donne si presentano estremamente curate nell’aspetto e nei modi; in alcuni casi colpisce l’effetto “maschera” La maggior preoccupazione è di non aver più fiducia in sè e dunque nel futuro: “ Come capire che le persone che incontro non siano come lui?” “C’è una parte di me che non conoscevo, non conosco, e mi ha messo in pericolo” “Come ho potuto accettare tutto questo?” La donna si vede attraverso lo sguardo del maltrattante Spesso evitano di parlarne con la famiglia d’origine e gli amici, fino a mantenere la violenza come segreto I figli vengono invece coinvolti

I volti e le parole della violenza: l’osservatorio psicologico Progetto Dafne Rimini Precedenti di Esperienze Sfavorevoli Infantili (ESI) in circa un terzo delle donne: -Minimizzazione dei segnali di pericolo dall’inizio del rapporto - Maggior persistenza (per durata e intensità) del legame emotivo con il maltrattante; idealizzazione/svalutazione -Erotizzazione del rapporto con il maltrattante -Minor consapevolezza della violenza subita

Quando la donna “scopre” la violenza La donna rimane spiazzata e può attribuirsi la corresponsabilità di qualcosa che non riesce a comprendere (doppia colpa) : “Era così esagerata la sua reazione che io dovevo per forza aver fatto qualcosa di grave, anche se non so cosa..” Inizia allora per la donna il faticoso tentativo di comprendere quali comportamenti e modi di essere propri siano accettabili e quali no da parte dell’uomo Si avvia un processo attivo di decentramento da sé all’altro

Il processo di vittimizzazione “Per capire la dinamica traumatica della violenza cronica, ci può essere di aiuto vedere il mondo interno della vittima come un territorio colonizzato dove la forzata dipendenza dall’universo di riferimento dell’aggressore è distruttiva dei riferimenti identitari della donna” (S. Teresa Bruno 2005)

Il processo di vittimizzazione Esperienza di impotenza  Negazione Meccanismo di onnipotenza Senso di colpa e responsabilità Disistima L’esperienza di violenza provoca una grave caduta dell’autostima: il vissuto di impotenza verso i maltrattamenti dà luogo infatti al processo difensivo appena visto. L’adozione dell’onnipotenza è una difesa che consente la fantasia del controllo sulla violenza e conduce all’attribuzione di onniresponsabilità che la donna attua su di sé. La donna si sentirà dunque colpevole e oscillerà tra vissuti di impotenza e onnipotenza (“non posso fare niente-io ti salverò-io ti cambierò”), questo influisce sulla possibilità di una progettazione realistica delle azioni di uscita dalla violenza. Il lungo e infruttuoso tentativo di ricerca di strategie e soluzioni per evitare le violenze e restaurare la relazione può condurre nel tempo ad un esaurimento delle energie psicofisiche e ad un mal- adattamento sintomatico

Il processo di vittimizzazione L’esperienza di violenza provoca una grave caduta dell’autostima: il vissuto di impotenza verso violenze e maltrattamenti dà luogo infatti al processo difensivo appena visto. L’adozione dell’onnipotenza è una difesa che consente la fantasia del controllo sulla violenza e conduce all’attribuzione di onniresponsabilità che la donna attua su di sé. La donna si sentirà dunque colpevole e oscillerà tra vissuti di impotenza e onnipotenza (“io non posso fare niente- io ti salverò-io ti cambierò”), questo influisce sulla possibilità di una progettazione realistica delle azioni di uscita dalla violenza.

Il mal-adattamento alla violenza Mental Health Consequences of Violence against Women Source WHO Consultation, Violence Against Women, Geneva, 5-7 February, 1996 Depressione Pensieri suicidari Paura, senso di colpa Ansia, attacchi di panico Bassa autostima Disfunzioni sessuali Disturbi del comportamento alimentare Disturbo Ossessivo-Compulsivo Disturbo post-traumatico da stress Abuso di medicinali, alcool e droghe

La violenza di genere ed i possibili scopi dell’uomo Potere e controllo: L’asservimento e livellamento della donna ai bisogni dell’uomo anche attraverso la negazione delle proprie origini, dell'appartenenza al proprio mondo, di cultura, interessi e progetti, divenendo alla fine altro da sé ed essendo sempre disponibile a vivere all'ombra dell’uomo “Regolatore relazionale” Utilizzo della violenza per annullare il confronto con l’alterità; per controllare sentimenti di inedeguatezza e frustrazione, per evitare accuse “Uso” dell’altra L’uomo può utilizzare le risorse della donna: economiche, di tempo, competenze, lavoro fisico, per obiettivi esclusivamente personali di vita e lavoro .

Aspetti psicologici: Le donne colludono? Collusione: “intesa clandestina fra due o più persone per conseguire un fine illecito mediante il tradimento della fiducia di terzi” (Il Conciso, 1998). Tale termine implica quindi: -Un’intenzionalità condivisa, benchè segreta, verso uno scopo -Complicità -Un giudizio negativo e moralistico Applicato alla donna che subisce violenza, induce a pensare che la donna abbia la sua parte di responsabilità.

Aspetti psicologici: Le donne colludono? Parlare di collusione implica la presenza di un conflitto, mentre la violenza perpetrata è un modo per evitare il conflitto. L’aggressore vuole controllare e possedere la sua vittima: diniego dell’alterità dell’altro. Ciò che viene chiamato collusione non è altro che uno degli innumerevoli esiti della violenza. La spiegazione del perché la donna permanga, in relazioni violente, a volte per molti anni, va quindi ricercata nella dinamica stessa della violenza.

Aspetti psicologici: Le donne colludono? Senso di colpa :la donna assume l’attribuzione di colpa dall’aggressore Come conseguenza: perdita nella donna della sicurezza di giudizio, di critica e “perdita del punto di vista”. Logica e verità sono sovvertite, la donna vive in un mondo sottosopra. La donna accetta il ruolo assegnatole, quello di un oggetto che l’uomo può far muovere a proprio piacimento. È’ “cosificata” (Hyrigoyen 2000)

L’uscita dalla violenza La consapevolezza: l’uomo da “familiare” diventa “estraneo” un oggetto minaccioso Il “velo cade” quando….. Un evento banale, ma significativo Pericolo per i figli Pericolo per se stessa

Contro la Violenza alle Donne Perchè la donna non lascia il partner violento Contro la Violenza alle Donne Per una situazione di pericolo. Per salvare la famiglia. Per i figli. Per mancanza di sostegno esterno. Per problemi economici. Perché si sente responsabile della violenza. Per “amore”.

I tempi e le risorse della vittima Il tempo emotivo soggettivo Il tempo oggettivo Il tempo giuridico Le Risorse: - L’incontro con l’altro come riattivatore di pensieri e di operatività dedicati a sé stessa - Presa in carico: protezione, cura - L’accompagnamento alla denuncia e poi al processo - Autorità esterna che norma