Tra doping e sport non corre buon sangue
Si definisce "doping" l'utilizzo di qualsiasi intervento esogeno (farmacologico, endocrinologico, ematologico, ecc) o manipolazione clinica che, in assenza di precise indicazioni terapeutiche, sia finalizzato al miglioramento delle prestazioni, al di fuori degli adattamenti indotti dall'allenamento.
Esistono vari tipi di doping, utilizzati in particolari periodi della stagione agonistica: periodo pre-gara (durante la preparazione) per tentare di aumentare le masse muscolari e la forza fisica (steroidi); durante la gara, per ridurre il senso di fatica, o per stimolare il sistema nervoso centrale o, infine, in alcuni sport, per ridurre il livello di ansia (anfetamine, amine simpatico-mimetiche, tranquillanti, betabloccanti ecc.), o ancora per tentare di aumentare il trasporto di ossigeno e quindi la resistenza fisica alla fatica (autotrasfusione); dopo la gara, per riacquistare il più velocemente possibile le energie (frequente nei ciclisti durante le corse a tappe).
E' così che può nascere nello sportivo l'idea del doping. … Gli allenamenti sono stressanti, gli incontri sono difficili, il pubblico sempre più esigente... Che fare per migliorare la prestazione? Magari seguire il consiglio dell'amico di un amico che ha provato quel “farmaco magico”... E' così che può nascere nello sportivo l'idea del doping. Varie categorie di farmaci e pratiche terapeutiche vengono proposte come mezzo per migliorare artificialmente la performance, ma quasi mai esiste una base razionale nel loro utilizzo. Gli eventuali miglioramenti ottenuti sono spesso dovuti al cosiddetto "effetto placebo": chi li usa si aspetta di migliorare le prestazioni, e questo gli dà quella carica psicologica che gli permette di superare i limiti precedenti.
Bisogna sottolineare che nessuna di queste sostanze agisce solamente dove si dovrebbe: tutti i farmaci anche quelli usati nel doping, posseggono effetti su più funzioni dell’organismo umano. In pratica, nel tentativo di modificare un parametro se ne modificano inevitabilmente altri. Questi effetti collaterali devono sempre essere tenuti presenti perché possono mettere in pericolo la vita stessa dell’atleta.
Ma perché il doping è così diffuso? Eccone i motivi principali: Le spinte individuali. Affermarsi nello sport comporta ai nostri giorni notevoli vantaggi: denaro, fama, notorietà. La “mondializzazione” della competizione e l’uso “politico” dello sport. Est (socialista-comunista) e ovest (liberista) si sono contrapposti politicamente anche attraverso lo sport, ciascuno per sottolineare la valenza del proprio sistema sociale. Da qui la necessità di primeggiare a tutti i costi: così da una parte è nato il doping di stato, dall’altra una forma “liberista” e ipocrita di tolleranza basata soprattutto sull’inefficienza (voluta?) del sistema di controllo e sui ritardi. Anche da noi c’è stata per anni una forma mascherata di doping di Stato. la monetizzazione marcata dello sport attraverso l’ingresso degli sponsor: nel 1976 i diritti tv per le Olimpiadi erano di circa 31 milioni di dollari, per le Olimpiadi di Pechino ne saranno pagati 1714. La medicalizzazione della società La crisi dei valori
Il “Ring” del doping: Organizzazione sportiva internazionale (atleti professionisti) Gente comune (atleti amatoriali)
Organizzazione sportiva internazionale Le regole della competizione sono molto chiare: gli atleti coronano, con la vittoria, il risultato di un percorso preparatorio che ha imposto loro sacrifici e privazioni. Tutti gli atleti devono essere uguali in gara, ed è solo questa uguaglianza a permettere la determinazione del migliore. Questi valori etico-morali sui quali si fonda tutto il meccanismo sportivo mondiale, sono posti in dubbio dal dilagare del doping. I casi evidenti di doping emersi negli ultimi dieci anni rappresentano solo una piccola parte di un fenomeno assai diffuso. Questi casi hanno portato a sospettare che i record raggiunti nelle ultime 5-6 edizioni delle olimpiadi siano stati il prodotto di una sofisticata ricerca farmacologica più che delle metodologie di allenamento. Gli stessi atleti che hanno avuto il coraggio di parlare hanno svelato retroscena preoccupanti, da cui emerge che il doping non è solo un sotterfugio del singolo atleta, ma una politica in ogni sistema nazionale (federazioni sportive) che in teoria dovrebbe vigilare su questo fenomeno e che invece contribuisce a finanziarlo.
Gente comune Il problema assume dimensioni assai più preoccupanti se si considera la larga diffusione nelle palestre di sostanze in grado di migliorare la crescita delle masse muscolari e della forza. Per quanto riguarda gli atleti amatoriali spesso ci troviamo di fronte a condizionamenti culturali e a modelli comportamentali evidenti: exempla trahunt, come recitavano i nostri vecchi latini. A questo si aggiunga il fatto che oggi il farmaco non è più considerato come estremo rimedio in caso di patologie significative, ma ad esso si ricorre semplicemente per “sentirsi meglio”.
Gli effetti della dipendenza Doping e dintorni effetti Psichici Biologici Gli effetti della dipendenza Si dividono in 2 categorie: biologici, basati sul possibile cambiamento dei parametri e degli equilibri fisici; psicologici, basati sulle alterazioni comportamentali nell’ambito delle relazioni sociali.
Effetti psichici: I cambiamenti psicologici che avvengono, possono essere divisi in quattro gruppi: effetti precoci: euforia ed altri cambiamenti dell'umore; si nota un aumento della fiducia in se stessi, dell'energia, dell'autostima, ed un incremento dell'entusiasmo e della motivazione. Diminuisce la stanchezza, migliora la capacità di sopportazione del dolore e compare insonnia. La libido spesso è aumentata, qualche volta marcatamente; collera, agitazione ed irritabilità sono sempre presenti. dopo alte dosi: si nota una perdita dell'inibizione e una mancanza di giudizio, con umore instabile e maniacale. dopo un periodo prolungato: si diventa sospettosi, polemici, impulsivi e molto aggressivi. effetti severi: si manifestano quando i comportamenti aggressivi aumentano fino a sfociare nella violenza, ostilità, comportamento antisociale, come ad esempio la cosiddetta "roid rage" (rabbia da steroidi): questa rabbia può portare ad azioni molto pericolose quali tentati suicidi od omicidi.
L'uso continuo di tali sostanze può condurre a sintomi e a patologie mediche generali più gravi: assunzione più elevata di quella progettata; desiderio di diminuire o controllare l’assunzione della dose, nonostante l'incapacità di farlo; frequenti intossicazioni o sintomi da astinenza in situazioni fisicamente pericolose; gran parte di tempo speso in attività correlate alla somministrazione di sostanze simili; l'uso continuato di tali sostanze nasconde problemi causati o peggiorati dall'uso delle stesse; aumenta la tolleranza e quindi sono richieste dosi sovra-terapeutiche sempre crescenti; si sviluppano sintomi d'astinenza quali depressione, stanchezza, cefalea e ritardi psicomotori.
Effetti biologici Repentine variazioni di peso e di forza; Guance e tessuto attorno agli occhi diventano tumidi e spessi; ciò è dovuto alla ritenzione idrica; Pelle molto grassa e presenza di acne diffusa; Protuberanze sotto ai capezzoli (ginecomastia); Nelle donne: sviluppo dei caratteri secondari maschili (peli, voce, ecc.); Aumentato tempo di coagulazione del sangue.
Principali patologie associate all’assunzione delle sostanze dopanti: Cancro ; Ittero (grave malattia epatica) ; Cefalee ; Soppressione del sistema immunitario ; Malattie Cardiovascolari(Ipertensione, ipertrofia cardiaca, palpitazioni …) ; Shock anafilattico ; Impotenza e sterilità.
Perché un atleta sia ritenuto dopato è sufficiente che nel suo organismo (urina, sangue) vengano rinvenute quantità - oltre un valore arbitrariamente definito - di sostanze considerate "dopanti". La lista di queste sostanze è generica: è strutturata in classi, ed ogni classe termina con un "...e sostanze simili", perché l'atleta non "bari" utilizzando una sostanza nuova ma simile ad altre o sfuggita agli stilatori.
Il reato di doping è già configurabile all’atto della sola somministrazione o assunzione di talune sostanze qualora esse non siano giustificate da specifiche patologie o disturbi. Questo aspetto fondamentale della nuova normativa evidenzia la sua forte valenza di prevenzione e di tutela della salute.
Legge 14 dicembre 2000, n. 376 "Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping“ pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 294 del 18 dicembre 2000
Tutela sanitaria delle attività sportive. Divieto di doping Art. 1. Tutela sanitaria delle attività sportive. Divieto di doping 1. L’attività sportiva è diretta alla promozione della salute individuale e collettiva e deve essere informata al rispetto dei principi etici e dei valori educativi richiamati dalla Convenzione contro il doping, con appendice, fatta a Strasburgo il 16 novembre 1989, ratificata ai sensi della legge 29 novembre 1995, n. 522. Ad essa si applicano i controlli previsti dalle vigenti normative in tema di tutela della salute e della regolarità delle gare e non può essere svolta con l’ausilio di tecniche, metodologie o sostanze di qualsiasi natura che possano mettere in pericolo l’integrità psicofisica degli atleti. 2. Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti. 3. Ai fini della presente legge sono equiparate al doping la somministrazione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione di pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche, finalizzate e comunque idonee a modificare i risultati dei controlli sull’uso dei farmaci, delle sostanze e delle pratiche indicati nel comma 2. 4. In presenza di condizioni patologiche dell’atleta documentate e certificate dal medico, all’atleta stesso può essere prescritto specifico trattamento purché sia attuato secondo le modalità indicate nel relativo e specifico decreto di registrazione europea o nazionale ed i dosaggi previsti dalle specifiche esigenze terapeutiche. In tale caso, l’atleta ha l’obbligo di tenere a disposizione delle autorità competenti la relativa documentazione e può partecipare a competizioni sportive, nel rispetto di regolamenti sportivi, purché ciò non metta in pericolo la sua integrità psicofisica.
(Disposizioni penali) Art. 9. (Disposizioni penali) 1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni e con la multa da lire 5 milioni a lire 100 milioni chiunque procura ad altri, somministra, assume o favorisce comunque l’utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive, ricompresi nelle classi previste all’articolo 2, comma 1, che non siano giustificati da condizioni patologiche e siano idonei a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo, al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti, ovvero siano diretti a modificare i risultati dei controlli sull’uso di tali farmaci o sostanze. 2. La pena di cui al comma 1 si applica, salvo che il fatto costituisca più grave reato, a chi adotta o si sottopone alle pratiche mediche ricomprese nelle classi previste all’articolo 2, comma 1, non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo, al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti ovvero dirette a modificare i risultati dei controlli sul ricorso a tali pratiche. 3. La pena di cui ai commi 1 e 2 è aumentata: a) se dal fatto deriva un danno per la salute; b) se il fatto è commesso nei confronti di un minorenne; c) se il fatto è commesso da un componente o da un dipendente del CONI ovvero di una federazione sportiva nazionale, di una società, di un’associazione o di un ente riconosciuti dal CONI. 4. Se il fatto è commesso da chi esercita una professione sanitaria, alla condanna consegue l’interdizione temporanea dall’esercizio della professione. 5. Nel caso previsto dal comma 3, lettera c), alla condanna consegue l’interdizione permanente dagli uffici direttivi del CONI, delle federazioni sportive nazionali, società, associazioni ed enti di promozione riconosciuti dal CONI. 6. Con la sentenza di condanna è sempre ordinata la confisca dei farmaci, delle sostanze farmaceutiche e delle altre cose servite o destinate a commettere il reato. 7. Chiunque commercia i farmaci e le sostanze farmacologicamente o biologicamente attive ricompresi nelle classi di cui all’articolo 2, comma 1, attraverso canali diversi dalle farmacie aperte al pubblico, dalle farmacie ospedaliere, dai dispensari aperti al pubblico e dalle altre strutture che detengono farmaci direttamente, destinati alla utilizzazione sul paziente, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da lire 10 milioni a lire 150 milioni.
Perché NO al doping! Si annida ovunque, nelle competizioni, dietro ad un qualsiasi guadagno di immagine o denaro, dietro al più semplice e stupido narcisismo. E’ il cancro dello sport, è il calvario di un atleta incosciente, è la morte di un ideale, di un credo costretto ad inginocchiarsi dinnanzi a tale aberrazione. Questo è il DOPING! È il semplice inizio di una fine.
Gli oppositori del doping lo ritengono una pratica: innaturale antisportiva dannosa per la salute
La pratica del doping ha quindi pochi vantaggi e tantissimi rischi La pratica del doping ha quindi pochi vantaggi e tantissimi rischi. E' questa la ragione per cui in tutto il mondo si cerca di debellarla. Inoltre, il fatto stesso di cercare di superare gli altri atleti con mezzi fraudolenti è da considerare moralmente condannabile. Purtroppo però non tutti gli atleti riescono a resistere alla tentazione. Una soluzione con cui si può sconfiggere il doping non è solo accentuando i controlli e le punizioni, tra cui l’averne riconosciuto la qualifica di reato vero e proprio, ma con una maggiore opera di rieducazione allo sport e alla salute … infatti tutto ciò che sta succedendo lascia l’amaro in bocca e toglie molta poesia allo sport. Il vero successo nella lotta al doping dipende non solo dal singolo atleta, ma anche dalla cooperazione che nasce dalle relative organizzazioni sportive nazionali e non. Leggi sono state già formulate, nella speranza di poter mettere per sempre la parola FINE al Doping!!!!!!
Macrì Domenico & Torchia Luisa 5°A_Anno scolastico 2007/2008 Realizzato da: Macrì Domenico & Torchia Luisa 5°A_Anno scolastico 2007/2008