INQUINAMENTO ATMOSFERICO

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Transcript della presentazione:

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Mauro Rotatori CNR Istituto sull’Inquinamento Atmosferico

STORIA DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO Plinio il Vecchio: “…quando lascio l’aria pesante di Roma e l’odore dei fornelli fumanti che emettono ogni sorta di vapori e di cenere nell’aria intorno, mi sento molto meglio” Honoratus Fabri (1670): “…certi tipi di pioggia causano danni ai frutti e talvolta l'intero frutto viene bruciato. Per esempio la pioggia che cade durante le ore più calde nel mezzo del giorno in gocce rade ma grandi, come evapora lascia particelle acide sui frutti. A causa della loro grande capacità di acidificazione, il frutto viene bruciato, dessiccato oppure mostra lesioni od altri danni”

COMPOSIZIONE DELL’ATMOSFERA L’atmosfera può essere divisa in regioni distinte in base alla distanza dalla superficie terrestre. In particolare la porzione di atmosfera compresa nei primi 80 Km è chiamata omosfera

COMPOSIZIONE DELL’ATMOSFERA In particolare, i gas che costituiscono l’omosfera sono presenti nella seguente percentuale: 4

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Si definisce inquinamento atmosferico lo stato della qualità dell’aria conseguente alla immissione nella stessa di sostanze di qualsiasi natura in misura e condizioni tali da alterare la salubrità e da costituire pregiudizio diretto o indiretto per la salute dei cittadini o danno ai beni pubblici o privati

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Pulviscolo Naturale Esalazioni vulcaniche Decomposizione materiale organico Combustione incendi Ossidi di azoto da scariche elettriche Origine Buchi di Ozono Grande Scala Effetto Serra Piogge acide Antropica Industrie Piccola Scala Traffico autoveicolare Centrali di riscaldamento

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Grande Scala Effetto Serra L’uso massiccio dei combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) ha portato alla liberazione di enormi quantità di CO2 in tempi relativamente brevi. L’aumento della concentrazione della CO2 nell’aria determina la variazione di parametri atmosferici con conseguenze rilevabili sul clima derivanti da un aumento della temperatura.

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Grande Scala Effetto Serra La temperatura media della Terra sta aumentando ad una velocità non naturale. Il 1998 è stato l’anno più caldo del secolo scorso, con un incremento di circa 1°C La temperatura media globale del 1998 al record degli ultimi 1000 anni. (Hileman, 1999).

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Grande Scala Effetto Serra: Protocollo di Kyoto Il protocollo di Kyoto concerne le emissioni di sei gas ad effetto serra: biossido di carbonio (CO2); metano (CH4); protossido di azoto (N2O); idrofluorocarburi (HFC); perfluorocarburi (PFC); esafluoro di zolfo (SF6). Rappresenta un passo avanti importante nella lotta contro il riscaldamento planetario poiché contiene obiettivi vincolanti e quantificati di limitazione e riduzione dei gas ad effetto serra.

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Grande Scala Effetto Serra: Protocollo di Kyoto Il Protocollo di Kyoto impegna i Paesi industrializzati e quelli ad economia in transizione (i Paesi dell'est europeo) a ridurre complessivamente del 5% nel periodo 2008-2012 le principali emissioni antropogeniche di gas capaci di alterare l'effetto serra naturale del nostro pianeta Per raggiungere questi obiettivi, il Protocollo propone una serie di provvedimenti: rafforzare o istituire politiche nazionali di riduzione delle emissioni (miglioramento dell'efficienza energetica, promozione di forme di agricoltura sostenibili, sviluppo di fonti di energia rinnovabili, ecc.); cooperare con le altre parti contraenti (scambi di esperienze o di informazioni, coordinamento delle politiche nazionali a scopo di efficienza attraverso meccanismi di cooperazione, quali i diritti di emissione, l'attuazione congiunta e il meccanismo di sviluppo pulito).

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Grande Scala Buco di Ozono La distruzione dell’ozono stratosferico osservata è dovuta alla immissione nell’atmosfera soltanto di una parte dei CFC usati finora. Dei 12 milioni di tonnellate di CFC usati nel 1950 ad oggi soltanto 5 milioni di tonnellate sono finite nell’atmosfera. La maggior parte dei CFC finora impiegati, circa 7 milioni di tonnellate, è ancora contenuta o inrappolata nelle imbottiture, nei frigoriferi, nei pannelli isolanti, ecc.

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Grande Scala Piogge Acide L’acidità delle precipitazioni atmosferiche è determinata dal progressivo aumento delle concentrazioni di Ossidi di zolfo e di azoto presenti nell’atmosfera, derivati dalla crescita del consumo di combustibili fossili, che si aggiungono a quelli naturalmente presenti nell’aria Queste sostanze entrano in contatto con le gocce di pioggia all’atto della loro formazione durante la loro caduta, determinando la formazione di soluzioni diluite di acido solforico e nitrico. Le precipitazioni risultano così alterate in una loro caratteristica essenziale – il pH - e possono innescare una serie di scompensi nei delicati equilibri che regolano i processi biotici e abiotici sul nostro pianeta Nel mondo sono diverse regioni che hanno particolari problemi dovuti all’acidità come il nord Europa, gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone e alcune parti della Cina.

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Piccola Scala Principali inquinanti nell’inquinamento su aree urbane, industriali, semirurali Particolato Idrocarburi Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) Ossidi di azoto Aldeidi e chetoni Arsenico, Nichel, Cadmio e Mercurio Biossido di zolfo Ossido di carbonio Ozono - Smog fotochimico

INQUINAMENTO ATMOSFERICO A seconda degli inquinanti considerati cambia il contributo percentuale delle fonti: NOx, CO, Particolato Traffico veicolare SOx Vulcani, Centrali termoelettriche Ammoniaca e metano Agricoltura e allevamenti COV Verniciature, sintesi di produzione chimiche, industria della stampa, traffico

Il rispetto della legislazione Metodi di source apportionment . L’individuazione dei contributi terrigeni locali La componente terrigena, locale, trasportata e risollevata La ricerca delle sorgenti La quantificazione dei diversi contributi biologici I sali di ammonio e gli organici volatili Le difficoltà nel prelievo Il bio-aerosol PM La dimensione e la composizione chimica Gli effetti sulla salute La componente organica La combustione delle biomasse Gli effetti sul clima e sull’ecosistema L’aerosol secondario Le mappe spaziali Il rispetto della legislazione La “certificazione” degli eventi naturali

Processi di accrescimento e rimozione Condizioni meteorologiche PMx in ambiente Sorgenti naturali Sorgenti antropogeniche Reazioni in fase omogenea Reazioni in fase eterogenea Processi di accrescimento e rimozione Condizioni meteorologiche Distribuzione granulometrica Composizione chimica Concentrazione PMx

PMx in ambiente Misura di massa PM10; PM2,5; PM1 Caratterizzazione chimica Composizione ionica, metalli, carbonio, idrocarburi policiclici aromatici, etc Caratterizzazione granulometrica 0,1 µm÷10 µm MASS MODE ACCUMULATION (concentrazioni in massa) Impattori inerziali, APS, OPC 0,005 µm÷0,2 µm NANO-PARTICELLE (concentrazione in numero) DMA, CNC, DMSS

COSA RICHIEDE LA LEGGE? ma anche…. DIRETTIVA 1996/62/CE – QUALITA’ DELL’ARIA DIRETTIVA 1999/30/CE – SO2, NOx, Pb, PM10 DIRETTIVA 2004/107/CE – As, Cd, Ni, IPA (benzo[a]pirene) DIRETTIVA 2008/50/CE – PM2.5 40 mg/m3 limite conc. media annuale max 35 superamenti all’anno del limite per la concentrazione media giornaliera (50 mg/m3 ) 0.5 mg/m3 6 ng/m3 5 ng/m3 20 ng/m3 1 ng/m3 25 mg/m3 valore obbiettivo (dal 2010) 25 mg/m3 valore limite (dal 2015) ma anche…. VALUTAZIONE DEGLI EVENTI NATURALI SPECIAZIONE CHIMICA del PM2.5 in 3 SITI di FONDO RURALI MISURA DEGLI IPA in 7 SITI di FONDO URBANO SPECIAZIONE CHIMICA del PM10 e PM2.5 in 7 SITI di FONDO URBANO ed altre necessità per stazioni “speciali”

Composizione chimica del particolato Risposta alle richieste del legislatore Valutazione dell’efficacia di piani e provvedimenti Identificazione delle sorgenti e del loro peso relativo Studi di impatto ambientale Valutazione degli effetti sulla salute Ambienti di lavoro Esposizione personale

Composizione chimica del particolato: MACROCOMPONENTI Solo poche specie chimiche inorganiche costituiscono più dell’ 1% della massa del PM: alcuni metalli: Al, Si, Fe i principali anioni: Cl-, NO3-, SO4=, CO3- i principali cationi: Na, NH4+, K+, Mg++, Ca++ il carbonio elementare il 20-60% del PM è costituito invece da materiale organico (classe formata da migliaia di specie diverse, nessuna delle quali rappresenta individualmente oltre l’1% della massa di PM) per le specie organiche il monitoraggio si concentra quindi sulle specie tossiche e nocive e sui traccianti di sorgenti specifiche

METODI DI ANALISI 1. Anioni e cationi (NO3-, SO4=, Cl-, Na+, Ca++, Mg++, K+, NH4+)  2. Carbonio elementare ed organico (EC, OC) 3.  Metalli di provenienza crustale (Si, Al, Fe, Ca, K) 4. Metalli in tracce (As, Cd, Cr, Cu, Mg, Mn, Ni, Pb, Sb, Sn, Ti, V, Zn) METODI DI ANALISI Cromatografia ionica Fluorescenza di raggi X (ED-XRF) Analizzatore termo-ottico Spettroscopia di emissione al plasma (ICP-MS)

PM 10 2.5 Analisi termo - ottica Filtro in Teflon quarzo ED XRF Estrazione Metalli crustali Cromatografia ionica ICP OES Carbonio elementare Carbonio organico Mineralizzazione Anioni e cationi Metalli in tracce MS

CONCENTRAZIONE DI MASSA DEL PM10 A MONTELIBRETTI (ROMA) RISULTANTE DALLA DETERMINAZIONE GRAVIMETRICA (blu) E RICOSTRUITA COME SOMMA DEI RISULTATI DELLE ANALISI CHIMICHE (rosso)

SORGENTI NATURALI ANTROPOGENICHE MARE VULCANI DESERTI ESSERI VIVENTI TRAFFICO RISCALDAMENTO INDUSTRIA

A PARTIRE DALLA COMPOSIZIONE CHIMICA DEL PM SI PUO’ ARRIVARE A STIMARE LA FORZA DELLE SORGENTI PRINCIPALI [combustione] = EC + 1.1 EC [OM] [biosfera] = OM – 1.1 EC [atmosfera] = NH4+ + nss SO4= + NO3- [mare] = (Na+ + Cl-) * 1.176 [SO4= Mg Ca K] [terra] = 1.89 Al + 2.14 Si + 1.42 Fe + 1.35 NaI + 1.4 CaI + 1.67 MgI + 1.2 KI + CO3 + MgS + CaS

Determinabile chimicamente solo in minima parte

SUMMER WINTER SPRING

ROMA

FERRARA

TEL AVIV (ISRAELE)

Podgorica (MONTENEGRO)

GUIDONIA

TUNISI

COMBUSTIONE DOMESTICA CHAMONIX COMBUSTIONE DOMESTICA

CAMPIONAMENTO PM10 PRESSO UN PAESE IN UNA VALLE ALPINA (CHAMONIX) E ALL’USCITA DEL TUNNEL DEL MONTE BIANCO (FEBBRAIO 2008) Distanza fra le postazioni: circa 2 Km POSTAZIONE CHAMONIX POSTAZIONE USCITA TUNNEL TUNNEL CHAMONIX

CHAMONIX (40.4 mg/m3) TUNNEL (6.1 mg/m3) CAMPIONAMENTO PM10 PRESSO UN PAESE IN UNA VALLE ALPINA (CHAMONIX) E ALL’USCITA DEL TUNNEL DEL MONTE BIANCO (FEBBRAIO 2008) CHAMONIX (40.4 mg/m3) TUNNEL (6.1 mg/m3)

DETERMINAZIONE DEL LEVOGLUCOSANO TRACCIANTE DELLA COMBUSTIONE DI BIOMASSE Il levoglucosano è prodotto dalla decomposizione della cellulosa a T>300°C E’ prodotto dalla legna ma non dalle foglie Si trova integralemente nella frazione fine del PM Nella legna da ardere costitusce l’11-17% del carbonio organico (studi USA*)

POSTAZIONE USCITA TUNNEL CHAMONIX

Nei mesi invernali e nelle zone fredde il contributo della “biosfera” non è naturale ma antropogenico!!

Variazione stagionale e spaziale (regione Lazio) della concentrazione di levoglucosano REGIONAL BACKGROUND MONTELIBRETTI WINTER SPRING SUMMER URBAN

SAN MARCO BIOENERGIE - ARGENTA CENTRALE PRODUZIONE ENERGIA DA BIOMASSE

Ossidi di zolfo Le emissioni antropogeniche rappresentano più di 150 milioni di tonnellate all’anno e sono dovute principalmente ai processi di combustione dei combustibili fossili e liquidi (carbone, petrolio, gasolio); oltre il 90% del biossido di zolfo viene prodotto nell’emisfero Nord. Il carbon fossile ha un contenuto di zolfo che varia dallo 0,1 al 6% e il petrolio greggio dallo 0,05 al 4,5%. Oltre il 90% dello zolfo presente nel combustibile viene trasformato in biossido di zolfo (lo 0,5-2% viene trasformato in anidride solforica ed il resto rimane nelle ceneri sotto forrma di solfati).

Limite annuale per la protezione della vegetazione Ossidi di zolfo Decreto Ministeriale n.60 del 02-04-2002 Valore limite orario giornaliero Limite annuale per la protezione della vegetazione Soglia di allarme 350 µg/mc con un margine di tolleranza di 150 µg/mc (43%) che si riduce linearmente ogni anno fino a diventare nullo il 1 gennaio 2005 (da raggiungere entro il 2005) 125 µg/mc da non superare più di tre volte all’anno 20 µg/mc 500 µg/mc

Perossialchilnitrati (PAN, PPN) Composti ossigenati vari Aerosoli SMOG FOTOCHIMICO SMOG FOTOCHIMICO è originato da reazioni fotochimiche attivate dalla luce del sole. Nei processi di smog fotochimico si formano sostanze di diversa natura, composizione ed impatto ambientale: Biossido di Azoto Ozono Acido Nitrico Aldeidi, Chetoni Perossialchilnitrati (PAN, PPN) Composti ossigenati vari Aerosoli

SMOG FOTOCHIMICO

NO + R-NO NO NO + OH HNO NH + HNO NH NO 2 2 2 3 3 3 4 3 SMOG FOTOCHIMICO Inquinanti di origine fotochimica: trasformazione da gas a particolato NO + R-NO NO NO + OH HNO • 2 2 • • 2 3 NH + HNO NH NO 3 3 4 3

NO2 + h  NO + O SMOG FOTOCHIMICO: NOx GLI OSSIDI DI AZOTO SVOLGONO UN RUOLO DETERMINANTE NEL MECCANISMO DEL FOTOSMOG In particolare l’NO2 è la molecola più importante tra gli inquinanti primari che assorbono radiazioni UV dello spettro solare in quantità significativa NO2 + h  NO + O QUESTA REAZIONE INIZIA E SOSTIENE LA CATENA COMPLESSA DI REAZIONI DELLO SMOG FOTOCHIMICO PRODUCENDO OSSIGENO ATOMICO ALTAMENTE REATTIVO

MECCANISMI DEL CICLO FOTOLITICO ATMOSFERICO SMOG FOTOCHIMICO DOVUTO AGLI NOx MECCANISMI DEL CICLO FOTOLITICO ATMOSFERICO Le tre reazioni costituiscono un ciclo chiuso poiché ogni specie viene consumata e successivamente prodotta; pertanto il danno è minimo. Ma il ciclo viene aperto dalla presenza di idrocarburi e derivati così da avviare la formazione dei fotossidanti (fotosmog)

EFFETTI DEL CICLO FOTOLITICO ATMOSFERICO SMOG FOTOCHIMICO DOVUTO AGLI NOx EFFETTI DEL CICLO FOTOLITICO ATMOSFERICO Per esempio, in presenza di metano si viene a formare un composto in grado di ossidare l’ossido di azoto a biossido. Questo ha due effetti egualmente dannosi: fa aumentare la concentrazione di biossido di azoto, molto più dannoso dell’ossido; sottrae appunto l’ossido di azoto al suo ossidante naturale, l’ozono, facendone aumentare la concentrazione. TIPO DI LIMITE LIMITE ( µg/m3) TEMPO MEDIAZIONE DATI TOLLERANZA Valore limite per la protezione della salute umana 200 (da non superare più di 18 volte l’anno) Media oraria 50 % (0% per il 2010) 40 Media anno Soglia di allarme 400 3 ore Nessuno

OZONO Il problema dell’ozono è affrontato compiutamente nella direttiva 2002/3/CE Questa Direttiva: introduce valori obiettivo da conseguire al più presto possibile entro un determinato periodo è una “pietra di paragone” su cui misurare i progressi

OZONO Valori bersaglio e obiettivi a lungo termine

OZONO Piano di azione previsto dalla Direttiva

Andamento stagionale dell’Ozono Troposferico Ispra 1980 Moncalieri 1880 Anni 1850-2000

OZONO Esempio: numero di superamenti di 120 µg/m3 su 8 ore Anno 2000 (distribuzione secondo giorni della settimana)

Variazioni stagionali della concentrazione di Ozono Troposferico

Benzene È uno dei composti organici aromatici (C6H6) più utilizzati. Su scala industriale viene prodotto attraverso processi di raffinazione del petrolio. È un costituente della benzina che, assieme ad altri idrocarburi aromatici (toluene, etilbenzene, xileni, ecc.), ne incrementa il potere antidetonante. La maggiore fonte emissiva è costituita dai gas di scarico dei veicoli a motore, alimentati con benzina (principalmente auto e ciclomotori). Il benzene rilasciato dai veicoli deriva dalla frazione di carburante incombusto, da reazioni di trasformazione di altri idrocarburi e, in parte, anche dall'evaporazione che si verifica durante la preparazione, distribuzione e stoccaggio delle benzine, ivi comprese le fasi di marcia e sosta prolungata dei veicoli Dati ricavati dallo studio Ott WR e Roberts JW 1998 – Every day exposure to toxic polluttants, Scientific American, 278, 86-91 Febbraio 1998

Benzene La presenza di benzene nell'atmosfera è un problema particolarmente rilevante nelle aree urbane dove insistono densità abitative elevate e notevoli quantità di traffico veicolare. La dispersione del benzene in atmosfera è connessa a una serie di variabili di tipo meteorologico (variazioni stagionali e giornaliere), socio-economico (intensità e fluidità del traffico giornaliero e orario) e geografico (distribuzione degli assi stradali principali, morfologia del territorio, ecc.). Normativa Contenuto Valori di riferimento DM n. 60 del 2/04/2002 (recepimento della Direttiva 2000/69/CE) Valore limite annuale per la protezione della salute umana 5 µg/m3 (considerando il margine di tolleranza tale livello viene di fatto riportato a 10 µg/m3 fino al 31 dicembre 2005 e successivamente ridotto gra-dualmente per raggiungere 5 µg/m3 il primo gennaio 2010)

INQUINAMENTO ATMOSFERICO Esempio: previsioni per la qualità dell’aria a Roma nel 2010 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4 1,6 1,8 SO2 NO2 Year Av. NO2 24h Pb Benzene CO B(A)P O3 PM10 Year Ave 24h Expected Levels/ EU Limits 2

L’influenza dei fenomeni meteoclimatici sull’inquinamento atmosferico Tasso di emissione dalle sorgenti Velocità delle trasformazioni chimico fisiche Velocità di deposizione al suolo Possibilità di diluizione nello strato limite Concentrazione di una specie inquinante in atmosfera

INQUINAMENTO ATMOSFERICO C(i) = M V Fattori che influenzano la massa delle specie inquinanti: emissione trasformazioni chimico-fisiche deposizione Fattori che influenzano il volume disponibile per la diluizione delle specie inquinanti: trasporto orizzontale delle masse d’aria (fenomeni avvettivi) rimescolamento verticale delle masse d’aria (fenomeni convettivi)

Altezza dello strato rimescolato Volume disponibile per la diluizione delle specie inquinanti

Fattori che influenzano la massa delle specie inquinanti: emissione trasformazioni chimico-fisiche deposizione flussi emissivi dovuti alle sorgenti processi di formazione processi di rimozione chimica perdita per deposizione sulle superfici Fattori che influenzano il volume disponibile per la diluizione delle specie inquinanti: trasporto orizzontale rimescolamento verticale parametro descrittivo dei processi di trasporto parametro descrittivo delle condizioni di stabilità dello strato superficiale parametro descrittivo dei processi di rimescolamento

Periodo estivo: maggiore ampiezza temporale della finestra di rimescolamento dalle ore 6.00-8.00 alle ore 20.00-22.00 e rimescolamento più intenso Periodo invernale: maggiore ampiezza temporale della finestra di rimescolamento dalle ore 6.00-8.00 alle ore 20.00-22.00 e rimescolamento più debole

Evento di inquinamento Nel periodo estivo il periodo di maggiore intensità emissiva e quello di minore rimescolamento atmosferico non si sovrappongono Nel periodo invernale gli inquinanti prodotti dal traffico veicolare sono immessi in un’atmosfera poco rimescolata Evento di inquinamento

Esiste tuttavia una stretta relazione tra capacità di rimescolamento della bassa atmosfera, tracciabile mediante lo studio della radioattività naturale, e accumulo di materiale particellare nell’atmosfera

Indice di Stabilità Atmosferica Materiale Particellare – ISA PM Un Indice di Stabilità Atmosferica specifico per la valutazione degli eventi di inquinamento da materiale particellare, ancora in fase di sviluppo, offre una buona descrizione dell’influenza della variabile meteorologica sulla concentrazione di massa delle particelle al suolo Indice di Stabilità Atmosferica Materiale Particellare – ISA PM

ISA PM e concentrazione di PM10 alla stazione di fondo urbano di Roma (Villa Ada)

PM10 ROME – URBAN BACKGROUND STATION IDENTIFICAZIONE DEGLI EVENTI NATURALI: MEASURED INDEX PM10 ROME – URBAN BACKGROUND STATION Nel caso di eventi naturali (es. trasporto di sabbie dal Sahara) l’indice si discosta dal valore del PM, che è molto maggiore. L’analisi chimica del PM mostra che la differenza è dovuta all’incremento della componente crostale È quindi possibile stimare la concentrazione di PM che sarebbe stata misurata in assenza dell’evento

L’influenza dei fenomeni meteoclimatici sull’inquinamento atmosferico Condizioni meteorologiche che favoriscono l’accumulo del materiale particellare alta pressione persistente alta pressione con inversioni diurne in quota venti sostenuti dalle aree desertiche nord-africane

la meteorologia ed in particolare il rimescolamento verticale delle masse d’aria svolgono un ruolo primario nel determinare l’entità dei fenomeni d’inquinamento atmosferico la radioattività naturale è un ottimo tracciante delle capacità di diluizione della bassa atmosfera gli Indici di Stabilità Atmosferica costruiti sulla base dei dati di radioattività naturale permettono di disaccoppiare le variazioni di concentrazione degli inquinanti dovute a fattori meteorologici da quelle dovute a variazioni nei flussi emissivi è così possibile valutare l’efficacia dei provvedimenti restrittivi della circolazione nonchè identificare il contributo degli eventi naturali alla concentrazione di materiale particellare in atmosfera

Qualità dell’aria nella regione urbana di Roma (2004) 12 stazioni di monitoraggio fisse 8 dislocate in vari punti della città 1 posta nel parco comunale di Villa Ada (fondo urbano) 1 fornisce solo dati meteorologici 2 situate nelle aree suburbane di Roma, Castel di Guido e Tenuta del Cavaliere, rappresentative dell’inquinamento fotochimico

Qualità dell’aria nella regione urbana di Roma (2004)

Qualità dell’aria nella regione urbana di Roma (2004) Esempio: benzene Benzene

Qualità dell’aria nella regione urbana di Roma (2004) Esempio: benzene

Qualità dell’aria nella regione urbana di Roma (2004) Esempio: PM10

Qualità dell’aria nella regione urbana di Roma (2004) Esempio: PM10

Qualità dell’aria nella regione urbana di Roma (2004) Esempio: PM10