Elevato debito pubblico

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Elevato debito pubblico Lezione 21 Elevato debito pubblico Corso di Macroeconomia (L-Z) Prof. Andrea Fumagalli, Università di Pavia 1

Elevato debito pubblico Capitolo XXII. Elevato debito pubblico

1. Il vincolo di bilancio del governo Il disavanzo di bilancio nell’anno t è: Bt-1= debito pubblico alla fine dell’anno t-1 r = tasso di interesse reale (costante) r Bt-1= tassi di interesse reali corrisposti sui titoli pubblici in circolazione Gt = spesa pubblica in beni e servizi nell’anno t Tt = imposte al netto di trasferimenti

1. Il vincolo di bilancio del governo Due caratteristiche: la spesa per interessi è misurata in termini reali – la misura corretta del disavanzo è talvolta chiamata disavanzo corretto per l’inflazione; 2. la spesa pubblica, G, non include i trasferimenti. I trasferimenti vengono sottratti dalle imposte T.

1. Il vincolo di bilancio del governo Nell’ipotesi che il finanziamento monetario sia inesistente, il vincolo di bilancio del governo afferma che la variazione del debito pubblico nel corso dell’anno t deve essere uguale al disavanzo nell’anno t. Nel termine di destra troviamo: interessi sul debito; disavanzo primario (o avanzo primario).

1. Il vincolo di bilancio del governo Riordinando i termini otteniamo: Il debito alla fine dell’anno t è uguale a (1+r) per il debito alla fine dell’anno t-1, più il disavanzo primario, che è uguale a G-T.

1.1. Imposte presenti e future Rimborso nell’anno 1. Supponiamo che - il bilancio sia in pareggio al tempo 0 il debito sia nullo al tempo 0 Qual e’ l’effetto sull’evoluzione del debito e delle imposte future di una riduzione delle imposte nell’anno 0? A seguito della riduzione delle imposte, il debito alla fine dell’anno 0 è 1 Se il debito è rimborsato per intero alla fine dell’anno 1, allora B1=0

1.1. Imposte presenti e future Per rimborsare il debito nell’anno 1, il governo deve produrre, nell’anno 1, un avanzo primario pari a (1+r). Questo può avvenire tramite un aumento delle imposte o tramite una riduzione della spesa.

1.1. Imposte presenti e future Rimborso dopo t anni. Supponiamo che il governo decida di aspettare t anni prima di aumentare le imposte per ripagare il debito. Dall’anno 1 all’anno t, il disavanzo primario è pari a 0. Nell’anno 1, il disavanzo primario è nullo. Il debito alla fine dell’anno 1 è: Nell’anno 2, il debito diventa:

1.1. Imposte presenti e future Il debito cresce a un tasso pari al tasso di interesse. Il debito alla fine dell’anno t-1 è: Nell’anno in cui il governo decide di rimborsare il debito, il vincolo di bilancio è dato da: Sostituendo Bt con zero e Bt-1 con la sua precedente espressione, si ottiene:

1.1. Imposte presenti e future Se la spesa pubblica resta invariata, una riduzione delle imposte oggi deve essere compensata da un aumento delle imposte future. Quanto più tempo il governo aspetta ad aumentare le imposte o quanto maggiore è il tasso di interesse reale, tanto maggiore sarà l’aumento delle imposte future.

1.2. Debiti e avanzi primari Supponiamo che il governo decida di stabilizzare il debito dall’anno 1 in poi a un livello pari a 1. Il vincolo di bilancio del governo diventa: L’eredità dei disavanzi del passato consiste in un maggior debito corrente. Per stabilizzare il debito, il governo deve registrare un avanzo primario uguale agli interessi sul debito esistente.

2.1. Il vincolo di bilancio del governo in termini del Pil Il vincolo di bilancio del governo in termini del Pil può essere scritto come: L’equazione precedente può essere riscritta come:

2.1. Il vincolo di bilancio del governo in termini del Pil Il rapporto debito/Pil è uguale alla somma di due termini: spesa per interessi, in termini reali, corretta per la crescita della produzione; rapporto tra il disavanzo primario e il Pil.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Caso (a). Assumiamo che - il disavanzo primario sia positivo il tasso di crescita del Pil sia maggiore del tasso di interesse reale La retta che rappresenta il rapporto debito/Pil ha inclinazione minore di 1 e intercetta positiva.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Che cosa succede al rapporto debito/Pil nel lungo periodo? - il rapporto debito/Pil converge nel tempo al suo valore di stato stazionario in equilibrio il governo è debitore Qualunque sia il valore del debito ereditato dal passato e pur in presenza di disavanzi primari, il rapporto debito/Pil converge sempre al suo stato stazionario.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Fig. 22.2. L’andamento del rapporto debito/Pil nel lungo periodo: un’analisi grafica. (a) Se g>r, il rapporto debito/Pil converge al valore di equilibrio di disavanzi primari.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Caso (b). Assumiamo che - il disavanzo primario sia positivo - il tasso di crescita del Pil sia minore del tasso di interesse reale La retta che rappresenta il rapporto debito/Pil ha inclinazione maggiore di 1 e intercetta positiva.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Che cosa succede al rapporto debito/Pil nel lungo periodo? - il rapporto debito/Pil NON converge nel tempo allo stato stazionario in equilibrio il governo è creditore In presenza di un debito positivo ereditato dal passato e di disavanzi primari, il rapporto debito/Pil cresce allontanandosi gradualmente dal valore di equilibrio.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Fig. 22.2. L’andamento del rapporto debito/Pil nel lungo periodo: un’analisi grafica. (b) Se g<r in presenza di un debito (positivo) ereditato dal passo di disavanzi primari, il rapporto debito/Pil cresce allontanandosi gradualmente dall’equilibrio.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Caso (c). Assumiamo che: - il disavanzo primario sia negativo - il tasso di crescita del Pil sia minore del tasso di interesse reale La retta che rappresenta il rapporto debito/Pil ha inclinazione maggiore di 1 e intercetta negativa.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Che cosa succede al rapporto debito/Pil nel lungo periodo? Il rapporto debito/Pil tende a esplodere In equilibrio il governo è debitore In presenza di avanzi di bilancio adeguati, nonostante un tasso di interesse maggiore del tasso di crescita del Pil e di un debito iniziale positivo, il debito pubblico in rapporto al Pil si riduce nel tempo.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Fig. 22.2. L’andamento del rapporto debito/Pil nel lungo periodo: un’analisi grafica. (c) Se il governo genera avanzi di bilancio adeguati, anche se g<r e il debito iniziale è positivo, il rapporto debito/Pil si riduce nel tempo.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Caso (d). Assumiamo che - l’avanzo primario sia positivo - il tasso di crescita del Pil sia maggiore del tasso di interesse reale La retta che rappresenta il rapporto debito/Pil ha inclinazione minore di 1 e intercetta negativa.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Che cosa succede al rapporto debito/Pil nel lungo periodo? Il rapporto debito/Pil converge verso l’equilibrio In equilibrio il governo è creditore In presenza di avanzi primari e di un tasso di crescita che eccede il tasso di interesse, qualunque sia il valore iniziale del debito in rapporto al Pil, si converge verso l’equilibrio.

2.2. Il rapporto debito/Pil nel lungo periodo Fig. 22.2. L’andamento del rapporto debito/Pil nel lungo periodo: un’analisi grafica. (d) Se g>r e il governo genera avanzi di bilancio, il rapporto debito/Pil converge sempre al valore di equilibrio.

2.3. L’andamento del rapporto debito/Pil in alcuni paesi europei Gli anni Sessanta sono stati un decennio di forte crescita in tutti i paesi avanzati: r – g era negativo e la maggior parte di questi paesi è riuscita a ridurre il rapporto debito/Pil senza dover generare ampi avanzi primari. Gli anni Settanta sono stati un periodo di crescita più bassa, ma anche di tassi di interesse reali molto bassi (talvolta negativi). Il risultato è stato un forte aumento del rapporto debito/Pil.

2.3. L’andamento del rapporto debito/Pil in alcuni paesi europei

2.4. Il rapporto debito/Pil in Italia e la convergenza verso l’Unione monetaria anni ‘70: approssimativamente costante anni ‘80: crescente anni ‘90: maggiore del 100%. A partire dal 1994, si registra un’inversione di tendenza 1981: separazione tra Tesoro e Banca d’Italia; le entrate del signoraggio diminuirono notevolmente la svolta del 1992: con l’approvazione del Trattato di Maastricht, l’Italia intraprese la strada del risanamento del bilancio e della riduzione del debito.

2.4. Il rapporto debito/Pil in Italia e la convergenza verso l’Unione monetaria Fig. 22.3. L’andamento del rapporto debito/Pil in Italia, 1970-2002. Il rapporto debito/Pil è rimasto approssimativamente costante negli anni Settanta, è andato via via crescendo negli anni Ottanta e ha superato la soglia del 100% nel 1990. A partire dal 1994 si registra un’inversione di tendenza.

2.4. Il rapporto debito/Pil in Italia e la convergenza verso l’Unione monetaria Fig. 22.4. Disavanzi primari e servizio del debito in Italia, 1960-87 (in rapporto al Pil). Negli anni Settanta, mentre il disavanzo primario aumentava, il tasso di interesse scese molto al di sotto del tasso di crescita del Pil, frenando così l’aumento del rapporto debito/Pil. La relazione tra tasso di interesse e tasso di crescita dell’economia si inverte a partire dai primi anni Ottanta.

2.4. Il rapporto debito/Pil in Italia e la convergenza verso l’Unione monetaria Proseguirà la riduzione del rapporto debito/Pil? Consideriamo tre diverse simulazioni per il periodo 1997-2020:

2.4. Il rapporto debito/Pil in Italia e la convergenza verso l’Unione monetaria Fig. 22.6. Proiezione del rapporto debito/Pil in Italia: 1997-2020.

2.4. Il rapporto debito/Pil in Italia e la convergenza verso l’Unione monetaria Affinché il rientro del rapporto debito/Pil si realizzi a una velocità soddisfacente, è necessario che nei prossimi anni l’Italia attui una disciplina fiscale più rigorosa di quella richiesta per entrare a far parte dell’unione monetaria.

2.5. I pericoli di un debito pubblico molto elevato Maggiore è il livello del debito pubblico, maggiore è l’avanzo primario necessario per “sostenere” quel debito, cioè per evitare che esso continui a crescere. Ma ampi avanzi primari richiedono imposte elevate, le quali introducono distorsioni nell’economia. Un circolo vizioso che può rendere difficile la condotta della politica monetaria.

2.5. I pericoli di un debito pubblico molto elevato Per evitare un aumento del rapporto debito/Pil, il governo taglia la spesa e aumenta le imposte - provvedimenti impopolari, che generano ancor più incertezza politica e quindi fanno crescere i tassi di interesse. Soluzione: finanziamento monetario del disavanzo. Alternativamente, in che modo e a quale ritmo dovrebbe avvenire il rientro? Attraverso molti anni, forse anche molti decenni, di avanzi primari. La prospettiva di molti decenni di austerità fiscale non è certo incoraggiante. Quando il livello del debito è molto elevato, il ripudio del debito è la soluzione più attraente.

3. Il rientro da un debito pubblico elevato Un rapporto debito/Pil particolarmente elevato: deprime il capitale; richiede imposte elevate e quindi elevate distorsioni; aumenta il rischio di crisi finanziarie.

3.1. Come ridurre un elevato debito pubblico? Generando avanzi primari sufficientemente ampi; ricorrendo al finanziamento monetario della banca centrale; ripudiando il debito pubblico, interamente o anche solo parzialmente.

3.2. Verso una teoria “politica” del debito pubblico I tre modi di finanziamento del debito pubblico possono essere visti come tre diverse forme di tassazione, che si distinguono perché gravano su gruppi economici distinti. Il debito pubblico e le manovre di politica economica volte a ridurlo sono spesso il risultato di una lotta politica tra diversi gruppi di interesse e tra i loro rappresentanti politici. È possibile stabilire un legame tra grado di stabilità politica, conflitto redistributivo ed evoluzione dei disavanzi e del debito.

3.3. Quattro episodi di riduzione di un elevato debito pubblico Quattro casi: 1. Germania nel primo dopoguerra 2. Francia nel primo dopoguerra 3. Gran Bretagna nel primo dopoguerra 4. Stati Uniti nel secondo dopoguerra