IL COLLOQUIO CON I GENITORI DELL’ADOLESCENTE
I genitori con figli adolescenti devono: affrontare il lutto relativo a ciò che il diventare adulti dei propri figli comporta. modificare l’immagine del loro figlio-bambino e i progetti che in modo più o meno consapevole avevano fatto su di lui. Accettare l’identità del figlio come separata dalla loro. Elaborare in modo definitivo la separazione dai propri genitori
Desiderio di sostenere una maggiore autonomia del figlio Difficoltà a “lasciar andare” il figlio, a rispettare il suo bisogno di segretezza. Un processo di separazione difficile può provocare nel genitore dolorosi vissuti di perdita, atteggiamenti di ostilità e comportamenti di controllo.
La crisi di identità dei figli sembra avere un suo corrispettivo nella crisi di identità dei genitori. Trasformazioni a livello fisico, nelle relazioni con i genitori, con gli amici oltre che con i figli, diversa percezione del “futuro”, idea della morte che comincia ad apparire, possibili cambiamenti profondi nel rapporto di coppia. Intreccio tra i processi di trasformazione dei genitori e dei figli → sofferenza del figlio come possibile espressione di una più estesa sofferenza del nucleo familiare.
La richiesta di consultazione La richiesta dei genitori è spesso caratterizzata dall’urgenza e da aspettative miracolistiche. I genitori spesso si rivolgono al clinico affinché “faccia qualcosa” (delega). La richiesta dei genitori può essere carica di sentimenti di fallimento, colpa, vergogna ma anche di competitività e invidia nei confronti del clinico.
Il colloquio con la “famiglia adolescente” Colloqui congiunti, cioè con i genitori e il figlio adolescente. Nei colloqui congiunti, durante l’anamnesi: possono essere raccontate importanti notizie sulla storia familiare mai emerse prima in modo esplicito. è possibile osservare le dinamiche relazionali. Scopo del colloquio congiunto: Ristabilire una comunicazione interrotta o gravemente distorta tra genitori e figlio. Costruire l’alleanza di lavoro sia con i genitori che con il figlio.
I primi colloqui con i genitori (1) Valutare il tipo di richiesta. Differenziare le situazioni in cui è prevalente la richiesta di “normalizzazione” rispetto alle esigenze sociali e/o personali, dal desiderio genuino di aiutare il figlio. Osservare l’eventuale presenza di una psicopatologia dei genitori e/o della relazione di coppia. Rimandare ai genitori, in un clima empatico e con un linguaggio semplice, la comprensione per la loro sofferenza.
I primi colloqui con i genitori (2) Considerare che la difficoltà o il disturbo del ragazzo possono essere sentiti dai genitori come un proprio personale fallimento con vissuti di colpa e inadeguatezza, anche se non consapevoli. Aiutare il genitore a riconoscere la somiglianza e, contemporaneamente, la differenza e la diversità tra sé, il proprio figlio e gli altri.
L’adolescente assente Situazioni in cui i genitori fanno una richiesta di aiuto per il “figlio assente” che rifiuta ogni intervento. I genitori si pongono nel ruolo di “segnalatori”. Prendere tempo, concordare altri colloqui per chiarire e comprendere meglio la situazione. Aiutare i genitori a comunicare con il figlio il fatto di aver chiesto aiuto. Se la situazione è molto grave (insanabile conflittualità familiare, rischio di breakdown psicotico, pericolo per l’incolumità fisica) sospendere la situazione di attesa e pensare ad altre soluzioni (ad es. intervento domiciliare).
Quando i colloqui di consultazione non sono sufficienti per rispondere alla situazione di crisi portata dalla “famiglia adolescente” Formulare una “diagnosi di attesa” Proporre un percorso terapeutico: psicoterapia di coppia, psicoterapia di gruppo di genitori, psicoterapia congiunta genitori-adolescente, psicoterapia familiare.
Setting separato per l’adolescente Il primo passo nell’intervento terapeutico consiste nella costruzione di un setting che possa funzionare da contenitore dell’ansia → trasformare l’allarme e l’urgenza in preoccupazione e capacità di ascolto. Protezione dello spazio dell’adolescente dalle intrusioni genitoriali. I genitori possono parallelamente affrontare le loro problematiche. Setting separato per l’adolescente Setting congiunto Può offrire al ragazzo e ai genitori la possibilità di riappropriarsi dei contenuti reciprocamente proiettati a favore di relazioni più autentiche Anche nel lavoro psicoterapeutico va evitato ogni atteggiamento pedagogico e prescrittivo che non aiuta il genitore a riappropriarsi della sua competenza genitoriale.