Fenomeni collettivi di aggregato e di gruppo una moda (persone che vestono alla stessa maniera) una situazione di panico un boom speculativo migrazioni (dalla campagna alla città) Hanno in comune che ogni individuo, pur comportandosi come gli altri, agisce in realtà come fosse isolato. Tutti insieme non costituiscono un’entità collettiva di ordine superiore, non diventano un gruppo, una ocmunità, non costituiscono un «noi»
Fenomeni collettivi di gruppo: il sindacato Solidarnosc Il movimento nazionale islamico in Afghanistan Il processo collettivo produce una modificazione dell’interazione dei soggetti e crea un nuovo campo di solidarietà, un gruppo. Chi entra a far parte di un movimento rompe, in modo più o meno grande, i legami che aveva in precedenza e ne forma dei nuovi all’interno della nuova comunità.
I membri del movimento I membri di un movimento, quando si incontrano fra loro, sono felici, orgogliosi di stare insieme, pieni di entusiasmo, di speranza, si sentono diversi dagli altri e manifestano la loro diversità creando rapidamente nuovi simboli, un nuovo linguaggio, nuove bandiere, nuovi rituali, nuovi canti ed inni, un proprio abbigliamento, talvolta una vera e propria divisa.
Quando esplodono i movimenti Trasformazione non solidaristica Avviene in seguito ad un succedersi di decisioni individuali o di gruppo non coordinate fra di loro, in cui ciascuno persegue il proprio fine. Ciascuno agisce per sé, ma il risultato è una imponente trasformazione della società. Sono di tipo non solidaristico anche le trasformazioni prodotte dalla scienza. Lo sviluppo scientifico-tecnico-economico accelerato, se opera da solo produce sempre disordine.
Lo sviluppo economico capitalistico del XIX e XX secolo ha distrutto le corporazioni con le loro regole secolari, ha disgregato la solidarietà di villaggio, ha sradicato la gente dalle campagne attraendola in città, ha arricchito taluni in modo smisurato e ridotto molti altri in miseria. Un processo di disfacimento che ha portato Marx a dire che «l’anarchia capitalistica» non era governabile e, quindi, sarebbe stato inevitabile il crollo del capitalismo. Ma il crollo non è avvenuto perché sono entrate in campo le forze solidaristiche, cioè i movimenti sociali che ricreano la solidarietà sociale.
Il capitalismo non è crollato nello sfacelo dell’anarchia capitalistica perché sono sorti movimenti che hanno rigenerato i fini collettivi, ricostruito comunità organizzate, prodotto ideali, valori, mete e nuovi interventi legislativi. La tecnica, abbandonata a se stessa, senza leggi, freni e regolamenti, genera una trasformazione non solidaristica, caotica, devastante che, oltre una certa soglia, scatena un movimento che crea nuovi miti, nuove divinità e nuove regole spesso più oppressive delle prime.
La trasformazione sociale non solidaristica, sia essa endogena o esogena, produce disordine. I comportamenti dei singoli individui si scostano dalle norme consuetudinarie, si dissolvono le tradizionali forme di solidarietà, la famiglia, le credenze religiose, i valori. Aumenta l’individualismo, l’egoismo, i desideri diventano sfrenati, gli uomini non sanno più che cosa è bene o che cosa è male, non sanno più cosa volere, oppure vogliono cose contraddittorie, non sanno più dove vanno e dove andare. In questa situazione c’è chi vuole conservare il passato e chi vuol distruggerlo. Le forze che tenevano insieme il precedente assetto sociale e culturale non sono più in condizione di farlo. Appaiono allora i movimenti, potenze che rompono l’ordine costituito, veri e propri vortici collettivi che dividono chi era unito e uniscono chi era diviso.
7. Disordine ed ordine I movimenti collettivi ci presentano sempre due volti contraddittori. Da un lato sono sovversione, rivolta, violenza, dissacrazione dell’ordine costituito, derisione delle sue istituzioni e dei suoi principi morali. Però, con altrettanta regolarità, quando arrivano al potere, instaurano un ordine morale e giuridico molto più duro, spesso oppressivo. I movimenti esplodono solo quando la società è animata da un grande dinamismo (la trasformazione non solidaristica) che ha generato disordine indebolendo le strutture politiche, sociali e morali della società esistente.
Esempi di ordine seguito a disordine: La Riforma Luterana La Chiesa calvinista La chiesa Puritana scozzese o del Massachusetts La rivoluzione francese La rivoluzione russa Lo zarismo e il bolscevismo Il maoismo
Esempi di paesi democratici L’Inghilterra che, con i suoi meccanismi politici, ha assorbito le tensioni e trovato soluzioni legislative, evitando la radicalizzazione dei movimenti. Gli Stati Uniti, sorti gradualmente su territori sconfinati, con enormi autonomie L’India, col suo sistema di caste e di solidarietà comunitarie, adottando le istituzioni democratiche anglosassoni, è riuscita ad incanalare tensioni che, altrove, hanno avuto sbocchi violenti e totalitari