TEMI EVOLUTIVI La comparsa degli standard di riferimento La socializzazione morale L’emergere della coscienza morale e l’obbedienza Il sé morale L’atmosfera morale
Gli standard di riferimento La comparsa degli standard di riferimento avviene spontaneamente intorno al secondo anno di vita, quando il bambino diviene consapevole che sé stesso, gli altri e gli oggetti fisici debbano corrispondere a particolari modelli normativi. Reazioni dei bambini a un giocattolo rotto: A 1 anno A 2 anni
Gli standard di riferimento La comparsa di standard normativi è anche associata alla comparsa della capacità di stabilire nessi causali fra gli eventi. Nel vedere un giocattolo rotto, i bambini, secondo Kagan, non sono colpiti solo dall’atipicità della situazione, che potrebbe essere espressione di un atteggiamento conformistico, ma si interrogano su chi abbia alterato l’oggetto e causato il danno. il desiderio del bambino di aderire alla norma non dipende da imposizioni o volontà esterne, come quella dei genitori, ma dal valore prescrittivo intrinseco assegnato alla norma
Gli stadi della moralità secondo Kagan Inibizione di atti proibiti Rappresentazione di atti proibiti (standard normativi) Comparsa di empatia, colpa, vergogna I concetti semantici di buono e cattivo Concetti di equità e valori ideali
La socializzazione morale La teoria freudiana – origine del super-io Il comportamentismo
Incontro disciplinare Con questa espressione si fa riferimento ad una situazione in cui un bambino mette in atto un comportamento ritenuto indesiderabile da parte del genitore il quale interviene allo scopo di prevenirlo, reprimerlo o modificarlo.
Frequenza degli incontri disciplinari Alla fine del secondo anno, i due terzi delle interazioni genitore-bambino possono essere connotati come “incontri disciplinari” durante i quali i genitori cercano di modificare alcuni comportamenti del bambino contro la sua volontà. Negli anni successivi tali incontri si riducono nel numero, pur mantenendo una frequenza di circa 50 al giorno (Patterson e Forgatch, 1987).
Disciplina imposta dal potere Si fonda sul principio di autorità; il bambino aderisce alle richieste genitoriali per paura Non favorisce l’internalizzazione dei principi morali La disciplina basata sul ritiro dell’amore Si fonda sulla relazione affettiva esistente tra genitore e bambino che aderisce alle richieste genitoriali per timore di perdere il loro affetto Disciplina induttiva Si fonda sulla empatia e sulle capacità di perspective taking del bambino che è stimolato dai genitori a mettersi nei panni dell’altro e a valutare responsabilmente le conseguenze delle proprie azioni Favorisce l’internalizzazione dei principi morali
La socialiazzione morale (Grusec e Goodnow) L’accuratezza della percezione: la chiarezza con cui il figlio percepisce i valori dei propri genitori; quanto maggiore è l’accordo nella coppia genitoriale sui principi da impartire ai figli, tanto più questi li percepiranno chiaramente. – La ridondanza: la tendenza dei genitori a ribadire in più occasioni il proprio punto di vista ai figli, che in tal modo non avranno dubbi su quali siano i principi a cui i genitori aderiscono. – La coerenza – Un clima affettivo e relazionale positivo: – La flessibilità – L’appropriatezza del messaggio educativo – La compiacenza:
Obbedienza e coscienza morale La risposta positiva alle richieste degli adulti La precoce capacità di autoregolarsi Richiede la capacità di iniziare, modulare o interrompere il proprio comportamento in accordo con le richieste dei genitori (Kopp, 1982)
Obbedienza consapevole ed Obbedienza situazionale Lo sviluppo dell’obbedienza nei primi anni di vita. Nel contesto dell’obbedienza si tende a considerare una certa eterogeneità soprattutto per quanto riguarda le motivazioni Esistono due distinte forme motivazionali di obbedienza (Kochanska et. Al. , 2000) : Obbedienza consapevole ed Obbedienza situazionale
1.Obbedienza basta sull’impegno I Bambini accettano le richieste dei genitori, in particolare della madre come se fossero proprie. Seguono con entusiasmo le direttive della madre con un comportamento di autoregolazione
2. Obbedienza situazionale Anche se sostanzialmente collaborativi i bambini non fanno proprie, con entusiasmo, le richieste della madre Appaiono dipendenti da un intenso controllo materno
Il sé morale – Il giudizio di responsabilità: prima di condurre a un’azione morale, il giudizio morale deve passare attraverso il giudizio di responsabilità. Affinché un’azione morale venga messa in atto è necessario che il soggetto avverta un senso di responsabilità per gli accadimenti. È un presupposto fondamentale perché si attivi quel sentimento di obbligatorietà all’azione che caratterizza la condotta morale. – L’identità morale: riguarda in che misura l’essere morali è percepito come una caratteristica nucleare del senso del sé. – Self-consistency: secondo Blasi gli esseri umani hanno una naturale tendenza a vivere e comportarsi in modo coerente con l’immagine che hanno di sé. Per cui se il senso del sé di un individuo è centrato sulle preoccupazioni morali, la spinta verso la coerenza funge da potente forza motivazionale per l’azione morale
L’atmosfera morale L’esperienza delle Just Community per la rieducazione di giovani delinquenti
In ambito scolastico – la percezione della scuola come istituzione (in che modo gli studenti valutano intrinsecamente la scuola); – lo stadio della comunità (il sentimento condiviso della comunità come valore a cui tendere); – il grado di collettivizzazione (quanto una norma viene condivisa dagli studenti); – la fase della norma (l’impegno profuso dagli studenti affinché una norma venga rispettata); – lo stadio de
In ambito scolastico – il rispetto per l’autonomia (riconoscere il diritto individuale di ciascuno ad agire in modo indipendente); – la non malvagità (non danneggiare gli altri); – la beneficenza (procurare benessere agli altri); – la giustizia (trattare gli altri in modo onesto); – la fiducia (agire secondo i principi della lealtà e della sincerità). Belonging e connectedness