ATTIVITA’ DI FORMAZIONE IN TEMA DI INTEGRAZIONE ALUNNI DISABILI

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ATTIVITA’ DI FORMAZIONE IN TEMA DI INTEGRAZIONE ALUNNI DISABILI A.S. 2011/2012 ATTIVITA’ DI FORMAZIONE IN TEMA DI INTEGRAZIONE ALUNNI DISABILI Modalità di svolgimento del corso UST - Ufficio Scolastico Territoriale di Torino GLIP (Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale) Ufficio Integrazione, Via Coazze 18 - Torino

1°FASE 18 ORE – 6 INCONTRI 1. Principi di integrazione: come “essere” nella relazione educativa con l’alunno in situazione di handicap 2. I documenti di progettazione dell’integrazione: diagnosi funzionale e Bisogni Educativi Speciali (BES); PDF e ICF; PEI 3. Deficit sensoriali: non vedenti 4. Deficit sensoriali: audiolesi 5. Ruolo e funzioni del docente di sostegno 6. Valutazione e orientamento

2°FASE 8 ORE Verranno proposti 4 argomenti: 1. Disturbi relazionali e patologie genetiche 2. Alunni con ritardo mentale 3. Disturbo pervasivo di sviluppo 4. Disabilità neuromotorie gravi e gravissimi Ogni corsista potrà scegliere fra due modelli organizzativi (a) (b) proposti in ogni sede del corso: a. due argomenti fra i quattro proposti ciascuno frequentato ad un primo livello per 4 ore b. un argomento fra i quattro proposti frequentato ad un primo livello (4 ore) + un secondo livello (4 ore)

Per scommettere sull’integrazione: come “essere” nella relazione educativa con l’alunno in situazione di handicap Anna Maria Barra Stefania Cazzoli Fabrizia Monfrino Per scommettere sull’integrazione: come “essere” nella relazione educativa con l’alunno in situazione di handicap   Articolazione dell’intervento: ·        Differenza fra sapere, saper fare e saper essere nelle situazioni di vita quotidiana e nelle situazioni educative ·        Gioco di associazione: quali parole vi vengono in mente in relazione alla parola handicap? Le parole emerse vengono scritte alla lavagna, ciascuna viene valutata rispetto alla positività/negatività della visione, alla fine viene fatto un bilancio complessivo di quanto emerso. ·        Intervento frontale: l’origine della parola handicap, la dinamica deficit – handicap, i fattori culturali ed educativi che determinano la dinamica, la crucialità del vocabolario utilizzato, il compito della scuola, la riduzione dell’handicap ·        Visione del video “ Forza di volontà” con un compito: registrare gli elementi legati al deficit, individuare gli aiuti che hanno ridotto l’handicap e le barriere che lo avrebbero potuto aumentare ·        Raccolta alla lavagna degli elementi osservati ·        Individuazione degli “ atteggiamenti” contenuti nell’elenco degli elementi osservati ·        Lettura di due lettere, “ Racconto ad un amico/a che ho incontrato/conosciuto Filippo ( il protagonista del video) “, l’una scritta con una visione positiva ed una con una negativa ·        Considerazioni finali. Atteggiamento È possibile definire l'atteggiamento come una tendenza psicologica che viene espressa valutando una particolare entità con un determinato grado di favore o sfavore. Con il termine tendenza psicologica si evidenzia il fatto che gli atteggiamenti rappresentano un aspetto non stabile nel tempo che influisce la condotta. Inoltre esso si basa sempre su una valutazione dichiarata ad uno specifico oggetto. L'atteggiamento esprime ciò che ogni persona è disposta a fare. Si può esprimere in termini: · verbali · comportamentali · in modo transitorio o permanente. Hand In Cap deficit handicap  Portatore di deficit Portatore di handicap In situazione di handicap handicap

Hand In Cap  

Hand In Cap ETIMOLOGIA REMOTA DEL TERMINE “… sembra che l’origine risalga al nome di un gioco d’azzardo con monete, in cui erano estratte a sorte con la mano (hand) da un cappello (cap) che le conteneva (in).”

      handicap deficit

  handicap   deficit

  handicap   deficit

Portatore di handicap Andrea Canevaro sostiene che "l'uso dell'espressione portatore di handicap è sbagliata in quanto denota una nostra confusione mentale dovuta a bontà d'animo (…) handicap vuol dire svantaggio, l'individuo non porta uno svantaggio bensì dei limiti che non saranno rimossi, ma gli handicap, gli svantaggi sono riducibili; una persona in carrozzina che incontra degli scalini trova degli handicap che non ha portato lei; allora "portatore di cosa?" semmai trovatore di un qualcosa (…) l'handicap è relativamente a ciò che vi è attorno, non è quindi il singolo che porta."

In situazione di handicap Portatore di deficit   Portatore di handicap In situazione di handicap

INTEGRAZIONE…. SCOLASTICA IN ITALIA In Italia, il modello teorico di riferimento su cui si basa il processo di integrazione è: “un cambiamento ed adattamento reciproco, un processo aperto e correlato con riconoscimento e assunzione di identità e delle conoscenze incorporate” (Canevaro A. 1991) “Integrare nella scuola vuol dire includere tutte le specialità e differenze dei singoli come risorse e fonte di arricchimento per tutti gli attori del processo di insegnamento-apprendimento (docenti, studenti, dirigenti scolastici, operatori scolastici, operatori sociali e sanitari, famiglia…)… …si parla di “specialità normalità”, privilegiando le prassi per tutti gli alunni, nessuno escluso, nelle normali ed ordinarie attività, che però si arricchiscono di una specificità non comuni, fondate su dati scientifici e adeguati alle nuove complessità dei bisogni educativi speciali” (Ianes D., 2001) 27/03/2017 12

INCLUSIONE “Trasformare l’integrazione in inclusione. L’ integrazione potrebbe riguardare soltanto gli allievi disabili, l’ inclusione risponde invece in maniera individualizzata ai vari e diversi Bisogni Educativi Speciali, mostrati da sempre più alunni. E questo sarà possibile soltanto con un miglioramento metodologico e delle risorse della didattica ordinaria...” 5° Convegno La Qualità dell’integrazione scolastica, Rimini (It)Canevaro A., Ianes D. (2005) 27/03/2017 13

ICF :Classificazione Internazionale del Funzionamento Dalla prospettiva sanitaria alla prospettiva bio-psico-sociale Nel 2001, l’Assemblea Mondiale della Sanità dell’OMS ha approvato la nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (International Classification of Functioning – ICF), raccomandandone l’uso negli Stati parti. Fondamentale, dunque, la capacità di tale classificatore di descrivere tanto le capacità possedute quanto le performance possibili intervenendo sui fattori contestuali. Nella prospettiva dell’ICF, la partecipazione alle attività sociali di una persona con disabilità è determinata dall’interazione della sua condizione di salute (a livello di strutture e di funzioni corporee) con le condizioni ambientali, culturali, sociali e personali (definite fattori contestuali) in cui essa vive. Il modello introdotto dall’ICF, bio-psico-sociale, prende dunque in considerazione i molteplici aspetti della persona, correlando la condizione di salute e il suo contesto, pervenendo così ad una definizione di “disabilità” come ad “una condizione di salute in un ambiente sfavorevole” Nel modello citato assume valore prioritario il contesto, i cui molteplici elementi possono essere qualificati come “barriera”, qualora ostacolino l’attività e la partecipazione della persona, o “facilitatori”, nel caso in cui, invece, favoriscano tali attività e partecipazione.

ICF :Classificazione Internazionale del Funzionamento Dalla prospettiva sanitaria alla prospettiva bio-psico-sociale Nel 2001, l’Assemblea Mondiale della Sanità dell’OMS ha approvato la nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (International Classification of Functioning – ICF), raccomandandone l’uso negli Stati parti.

ICF Classificazione Internazionale del Funzionamento (1) Fondamentale, dunque, la capacità di tale classificatore di descrivere tanto le capacità possedute quanto le performance possibili intervenendo sui fattori contestuali. Nella prospettiva dell’ICF, la partecipazione alle attività sociali di una persona con disabilità è determinata dall’interazione della sua condizione di salute (a livello di strutture e di funzioni corporee) con le condizioni ambientali, culturali, sociali e personali (definite fattori contestuali) in cui essa vive. .

ICF Classificazione Internazionale del Funzionamento (2) Il modello introdotto dall’ICF, bio-psico-sociale, prende dunque in considerazione i molteplici aspetti della persona, correlando la condizione di salute e il suo contesto, pervenendo così ad una definizione di “disabilità” come ad “una condizione di salute in un ambiente sfavorevole” Nel modello citato assume valore prioritario il contesto, i cui molteplici elementi possono essere qualificati come “barriera”, qualora ostacolino l’attività e la partecipazione della persona, o “facilitatori”, nel caso in cui, invece, favoriscano tali attività e partecipazione.

DIFFERENZE TRA I DUE MODELLI Modello Medico La disabilità è un deficit Essere disabile è una condizione negativa La disabilità è nell’individuo Modello Bio – Psico - Sociale La disabilità è una diversità Essere disabile è una condizione neutra La disabilità deriva dall’interazione tra individuo e società

Convenzione ONU Preambolo Gli Stati Parti alla presente Convenzione, (a) Richiamando i principi proclamati nello Statuto delle Nazioni Unite che riconoscono la dignità ed il valore connaturati a tutti i membri della famiglia umana ed i diritti uguali e inalienabili come fondamento di libertà, giustizia e pace nel mondo, (b) Riconoscendo che le Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nei Patti internazionali sui diritti umani, hanno proclamato e convenuto che ciascun individuo è titolare di tutti i diritti e delle libertà ivi indicate, senza alcuna distinzione, (c) Riaffermando l’universalità, l’indivisibilità, l’interdipendenza e interrelazione di tutti i diritti umani e libertà fondamentali e la necessità di garantirne il pieno godimento da parte delle persone con disabilità senza discriminazioni, (d) Richiamando il Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, la Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, la Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Convenzione internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, (e) Riconoscendo che la disabilità è un concetto in evoluzione e che la disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri, (f) Riconoscendo l’importanza dei principi e delle linee guida contenute nel Programma mondiale di azione riguardante le persone con disabilità e nelle Regole standard sulle pari opportunità delle persone

E si pone l’attenzione sulla persona… con disabilità Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (2006-2009) (1) Richiama i principi proclamati nello Statuto delle Nazioni Unite e riconosce la dignità ed il valore connaturati a tutti i membri della famiglia umana ed i diritti uguali e inalienabili come fondamento di libertà, giustizia e pace nel mondo (b) .. Ed ogni individuo è titolare di tutti i diritti e delle libertà ivi indicate, senza alcuna distinzione E si pone l’attenzione sulla persona… con disabilità

Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (2006-2009) (2) Dichiarazione delle persone con disabilità ONU 2006 e rettifica Legge Italiana marzo 2009Art Art 24 Educazione Art 25 Salute Art 26. Abilitazione e riabilitazione Art 30 Partecipazione alla vita culturale e ricreativa agli svaghi e sport (1) (2)

Art. 24 Educazione 1. Gli Stati Parti riconoscono il diritto all’istruzione delle persone con disabilità. Allo scopo di realizzare tale diritto senza discriminazioni e su base di pari opportunità, gli Stati Parti garantiscono un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli ed un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita, finalizzati: (a) al pieno sviluppo del potenziale umano, del senso di dignità e dell’autostima ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della diversità umana; (b) allo sviluppo, da parte delle persone con disabilità, della propria personalità, dei talenti e della creatività, come pure delle proprie abilità fisiche e mentali, sino alle loro massime potenzialità; (c) a porre le persone con disabilità in condizione di partecipare effettivamente a una società libera. 2. Nell’attuazione di tale diritto, gli Stati Parti devono assicurare che: (a) le persone con disabilità non siano escluse dal sistema di istruzione generale in ragione della disabilità e che i minori con disabilità non siano esclusi in ragione della disabilità da una istruzione primaria gratuita libera ed obbligatoria o dall’istruzione secondaria; (b) le persone con disabilità possano accedere su base di uguaglianza con gli altri, all’interno delle comunità in cui vivono, ad un’istruzione primaria, di qualità e libera ed all’istruzione secondaria; (c) venga fornito un accomodamento ragionevole in funzione dei bisogni di ciascuno; (d) le persone con disabilità ricevano il sostegno necessario, all’interno del sistema educativo generale, al fine di agevolare la loro effettiva istruzione;

STORIA DI FILIPPO La forza di volontà

Atteggiamento   È possibile definire l'atteggiamento come una tendenza psicologica che viene espressa valutando una particolare entità con un determinato grado di favore o sfavore.

Con il termine tendenza psicologica si evidenzia il fatto che gli atteggiamenti rappresentano un aspetto non stabile nel tempo che influenza la condotta.

In modo transitorio o permanente. L'atteggiamento esprime ciò che ogni persona è disposta a fare. Si può esprimere in termini: Verbali Comportamentali In modo transitorio o permanente.

Grazie dell'attenzione