Romina Fraboni, Cristina Freguja, Lidia Gargiulo, Salvatore F

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Transcript della presentazione:

Le reti di aiuto informale: come cambia la solidarietà tra le generazioni Romina Fraboni, Cristina Freguja, Lidia Gargiulo, Salvatore F. Allegra, Laura Iannucci, Alessandra Tinto Istat Generazioni che si formano e si incrociano: scelte di vita nel difficile contesto italiano. Roma 15-16 dicembre 2010

Introduzione Relazioni intergenerazionali e contesti di vita quotidiana: famiglia; rete di amici, conoscenti, vicini, colleghi; società Cambiamento nelle strutture familiari (diminuisce la dimensione media delle fam, delle fam allargate, “intimità a distanza” ) Aumento della sopravvivenza e abbassamento della fecondità  compresenza di circa tre generazioni Lo strumento di rilevazione (dal 1983 ad oggi) 1983: aiuti dati e ricevuti dall’esterno, motivo prevalente econ, salute, affetto, solidarietà altro – e carattere dell’aiuto – casuale, saltuario, regolare – affidamento dei bambini 1998: rete di parentela; aiuti scambiati tra persone non coabitanti a titolo gratuito per tipo, beneficiario, numero di volte, numero di ore ciascuna volta; inoltre aiuti provenienti dal settore pubblico (amministrazioni locali e istituzioni) e dal settore privato (baby-sitter, colf, persona che assiste un anziano o un disabile)

Più care givers, meno famiglie aiutate Al di là delle difficoltà verificatesi nel periodo della recessione, la rete di aiuto informale mostra segnali di sofferenza di natura strutturale: negli ultimi venticinque anni, a fronte di un aumento della quota di popolazione che presta aiuto ad altre famiglie (dal 20,8 per cento del 1983 al 26,8 del 2009), si assiste a una diminuzione delle famiglie aiutate (dal 23,3 al 16,9 per cento), in particolare di quelle composte da anziani (dal 28,9 al 16,7 per cento). In tale periodo è aumentata l’età media di chi presta aiuto (ora pari a 50 anni), mentre si è ridotto il numero medio di ore che viene dedicato a questa attività, anche se il sostegno offerto diventa più articolato, con un crescente numero di tipi di aiuto fornito da ciascun care giver. Aumentano le persone che danno aiuto (dal 20,8 per cento del 1983 al 26,8 del 2009) Diminuiscono le famiglie aiutate (dal 23,3 al 16,9 per cento), soprattutto di quelle composte da anziani (dal 28,9 al 16,7 per cento), ma aumentano alle famiglie con bambini e madre occupata (dal 30,9 al 37,5%)

Cresce il numero dei care givers e la loro età media L’invecchiamento esercita i suoi effetti anche sul profilo dei care giver: la loro età media pari a 43,2 anni nel 1983 cresce fino a 50,1 nel 2009 l’incremento più rilevante a partire dai 55 anni: 65-74 dal 20,2% al 32,7% 75+ dal 9,3% al 16,3% cresce il numero medio di tipi di aiuto fornito da ciascun care giver (da 1,3 a 1,7), e si riduce il tempo medio per care giver

Reti informali e Welfare Le donne svolgono un ruolo fondamentale all’interno delle reti di aiuto informale Sono le principali care giver: sviluppano 2,2 miliardi di ore annue Donne più coinvolte in attività domestiche, assistenza adulti e bambini, studio, compagnia accompagnamento e ospitalità, prestazioni sanitarie. Uomini più coinvolti in lavoro extradomestico. Pratiche burocratiche in egual misura Crescono i care giver per aiuti economici: dal 15% del 1998 al 19,9% nel 2009; raggiungono il 20,6% delle famiglie (18,9 nel ’98) Le reti informali si fanno spesso carico di compiti che in altri paesi sono svolti dalle strutture pubbliche, il che ha effetti non trascurabili sull’offerta lavorativa femminile e sulla famiglia

Cresce il divario territoriale Nel Mezzogiorno meno famiglie aiutate e meno care giver. Cresce lo svantaggio rispetto al Nord-est: Nel 2009 il 15,9% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno ha ricevuto aiuti dalla rete informale contro 20,4% di quelle nel Nord-est (nel 1998 erano 15,3% e 16,2% rispettivamente). I care giver sono il 21,8% al Sud contro il 31% al Nord-est

Regressione logistica Analisi del profilo dei care giver Y= probabilità di erogare solo aiuti di tipo assistenziale Y= probabilità di erogare aiuto economico X= età, istruzione, condizione occupazionale, stato civile, contesto familiare, zona e tipo di comune, presenza di genitori o figli non coabitanti, presenza di aiuti ricevuti Hp: essere care giver è legato al contesto socio-familiare e al ruolo ricoperto nel corso della vita

Aiuti assistenziali - uomini

Aiuti assistenziali - donne

Aiuti economici - uomini

Aiuti economici - donne

... In sintesi Età: prima aumenta e poi diminuisce (max a 55-64 per M e 45-54 per F) Istruzione: al crescere del titolo cresce la partecipazione Condizione occupazionale: più ritirati, disoccupati e casalinghe per gli aiuti assistenziali; più occupati per gli aiuti economici Zona: più nel Nord-est e meno nel Sud Dominio: più nei comuni con più di 10.000 abitanti Stato civile: più i coniugati (M) Contesto familiare: più in coppia senza figli e figlio di coppia per aiuti assistenziali; più persone sole e senza nucleo per aiuti economici (non M) Genitori e figli non coabitanti sono determinanti per gli aiuti assistenziali; Figli non coabitanti sono determinati per gli aiuti economici Ricevere aiuti come famiglia

… ma la rete informale si sta trasformando Le reti di parentela sono sempre più strette e lunghe Le trasformazioni delle reti hanno generato una crescente difficoltà da parte delle donne a sostenere il carico di un lavoro di cura che interessa fasi sempre più lunghe della vita. Il mutuo sostegno tra le generazioni di madri e di figlie è diventato sempre meno agevole, richiedendo strategie di progressivo adattamento della rete informale all’emergere di nuovi bisogni. 13

Responsabilità filiali: quanto sono in disaccordo? Quando i genitori hanno bisogno di cure è naturale che a occuparsene siano più le figlie femmine che i figli maschi (2003)

Responsabilità filiali: quanto sono in disaccordo? Quando i genitori hanno bisogno di cure è naturale che a occuparsene siano più le figlie femmine che i figli maschi (2003)

Concludendo Commitment 9 of the UNECE Regional Implementation Strategy for the Madrid Plan of Action on Ageing: “To support families that provide care for older persons and promote intergenerational solidarity among their members” Si enfatizza che : Solidarietà tra le generazioni a tutti i livelli (famiglia comunità e società) è fondamentale per il raggiungimento di una società “for all ages” e per garantire la coesione sociale

GRAZIE PER L’ATTENZIONE!