Tutte je munne trèma... Je nò! Effetti psicologici del terremoto Modalità di comportamento Modulo 4 Tutte je munne trèma... Je nò! Sant’Elia Fiumerapido (FR) Gennaio 2011 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Regione Lazio Federazione Psicologi per i Popoli Dipartimento di Protezione Civile 1
Argomenti del modulo Il terremoto e le emozioni Rischi psicologi durante e dopo il terremoto Gli educatori e le strategie per la gestione dell’Emergenza psicologica Prevenzione dei rischi “in tempo di pace”: il ruolo della scuola Il terremoto: memoria e oblio Il meccanismo della memoria Perché ricordiamo Perche dimentichiamo La memoria condivisa
SENECA “Questioni naturali” LIBRO VI IL TERREMOTO (terremoto che colpì la Campania nel 62 d.C.) .3. Cause del terremoto. Cause del nostro timore […] Per noi che ignoriamo la verità, tutti i fatti sono più terribili, soprattutto quelli la cui rarità accresce la nostra paura: i fenomeni che ci sono familiari ci paiono meno impressionanti; quelli insoliti fanno più paura [... ] [4] Tutti questi fenomeni provocano in noi ammirazione e timore: e poiché la causa del nostro timore è l’ignoranza, non vale la pena di sapere, per non avere più paura? 29. Effetti del terremoto sulla mente degli uomini: la pazzia [1] Infatti, alcuni si sono messi a correre qua e là, come forsennati e storditi per effetto della paura, che scuote le menti quand’è personale e moderata: e che? Quando il terrore è generale, quando crollano le città, i popoli sono schiacciati, la terra è scossa, che cosa c’è da meravigliarsi che gli animi, abbandonati in preda al dolore e alla paura, siano smarriti? [2] Non è facile restare in sé in mezzo a grandi catastrofi. Perciò, quasi sempre le menti più deboli vengono prese dal panico al punto da uscire di sé. Certo nessuno prova un grande spavento senza pregiudicare un po’ la sua sanità mentale, e chi ha paura è simile a un pazzo: ma la paura rende alcuni ben presto a se stessi, altri invece li sconvolge con più violenza e li porta alla follia.
Terremoto Umbria-Marche settembre 1997 Perché si parla di “emergenza psicologica” L’emergenza psicologica è finalizzata ad evitare il rischio dell’insorgere di patologie gravi, conseguenti alla cronicizzazione della paura. La paura diventa angoscia quando l’evento sismico non si esaurisce in tempi brevi, ma si protrae molto nel tempo. Il sostegno psicologico per fronteggiare il panico diventa un fondamentale strumento di prevenzione. Terremoto Umbria-Marche settembre 1997
Stress da TERREMOTO e Livelli di prevenzione Prevenzione primaria: mettere le persone in condizioni di conoscere le proprie emozioni e saper controllare gli effetti che queste hanno sul comportamento e sulla salute psicologica attraverso, una formazione specifica; Es. Corsi di formazione “in tempo di pace” Prevenzione secondaria: programmare interventi di sostegno psicologico, successivi all’evento sismico, per sostenere le persone colpite dalla reazione acuta da stress (l’attacco di panico) evitando così che questo si trasformi in un disturbo post-traumatico da stress . Es. Centri di ascolto post emergenza Prevenzione terziaria: ricorrere agli specialisti per la cura dei disturbi più gravi e/o cronicizzati. Es. Interventi individuali di psicoterapia Benché le reazioni di stress possano apparire estreme e possano provocare sofferenza, generalmente non diventano problemi cronici. La maggioranza delle persone si riprende pienamente da una reazione di stress di intensità moderata in un arco di tempo compreso fra 6 e 16 mesi.
ESERCITAZIONE LA MIA ESPERIENZA DEL TERREMOTO AVETE MAI VISSUTO L’ESPERIENZA DEL TERREMOTO ? COSA VI E’ SUCCESSO DURANTE L’EMERGENZA SISMICA? QUALI RICORDI VI SONO RIMASTI IMPRESSI NELLA MEMORIA? Istruzioni: provate a tornare indietro nel tempo, per ricostruire i pensieri, le sensazioni, i disturbi fisici, i comportamenti vissuti durante la scossa di terremoto. Cosa avete provato? Avete avuto disturbi? Cosa avete pensato? Cosa avete fatto? Provate a descrivere le sensazioni, le emozioni che avete vissuto durante l’esperienza del terremoto Ricordate di avere avuto sintomi fisici associati alla situazione ? Provate a descrivere quelli principali. Cosa vi è venuto in mente in quel momento, quali pensieri hanno occupato la vostra mente? Quali reazione ha innescato il terremoto, ricordate quali sono state le azioni ed i comportamenti che avete messo in atto durante l’esperienza?
Quali emozioni innesca il terremoto? Paura o attacco di panico Il terremoto produce nelle persone uno choc emozionale intenso: il nostro scopo è quello di esplorare il mondo delle emozioni, per essere in grado di fronteggiarle in situazioni di emergenza. Per definire il panico è necessario: Conoscere le emozioni che sono parte integrante dell’intero processo psicologico, che ne è alla base; individuare gli elementi, i sintomi gli effetti ed i meccanismi psicologici e fisiologici che, partendo dalla paura reale, conducono all’attacco di panico, attraverso vari i stati dell’ansia e dell’angoscia; fino ad arrivare a patologie gravi come le fobie. PAURA La paura è la risposta emotiva ad una minaccia o ad un pericolo ben riconoscibili e di solito esterni. È caratterizzata dal riconoscimento del pericolo presente e dal sufficiente accordo con lo stimolo. Le cause della paura sono extrapsichiche, cioè esterne e facilmente individuabili. ANSIA Apprensione o spiacevole tensione data dall’intimo presagio di un pericolo imminente e di origine in gran parte sconosciuta. Ciò che si prova è sproporzionato a qualsiasi stimolo noto, alla minaccia o al pericolo che ci sovrasta. Le cause dell’ansia sono intrapsichiche.
L’ANSIA UNA PATOLOGIA O UNA RISORSA ansia normale ansia acuta o attacco di panico ansia livello zero ansia cronica o nevrosi d’ansia Risposta normale ad una situazione anormale In situazione di paura giustificata da uno stimolo pericoloso –una scossa di terremoto- l’individuo può reagire con una attacco acuto di ansia o meglio conosciuto come panico Risposta anormale ad una situazione normale Una persona claustrofobica, che ha quindi una ansia cronica verso gli ambienti ristretti e affollati, al solo pensiero di dover prendere un ascensore (stimolo neutro) viene colto da un attacco di panico ingiustificato.
La gestione dell’emergenza negli adulti L’ansia quindi è un’emozione a due facce: da un lato può spingere l’individuo al miglioramento, dall’altro può limitare l’esistenza dell’individuo; È stato dimostrato infatti, che esiste un livello ottimale di questa tensione, il quale dipende dalla complessità della situazione da affrontare e dalla personalità del soggetto: livelli troppo bassi o troppo alti di ansia portano invece, a mancanza di carica o a disorganizzazione del comportamento e quindi a prestazioni molto scadenti. L’ansia è una manifestazione emotiva presente in tutti, ciò che si differenzia è il fatto che può presentarsi in grado più o meno elevato da persona a persona e da momento a momento ed inoltre la relativa capacità di sopportazione che varia da un individuo all’altro. Alcune persone sono definite ansiose, perché reagiscono con ansia anche in condizioni in cui la maggior parte della gente considera non ansiose. Mentre altri non sono ritenuti tali, non perché siano effettivamente esenti dall’ansia, ma perché riescono a selezionare meglio le condizioni che possono risvegliarla. Diventa importante imparare a canalizzare gli aspetti positivi dell’ansia (come molla dei comportamenti) e quindi sfruttarla in modo costruttivo piuttosto che subirla passivamente.
LA PREVENZIONE DELL’EMERGENZA PSICOLOGICA “IN TEMPO DI PACE” (PRIMA DEL TERREMOTO) Il ruolo degli educatori I BAMBINI E LA PAURA La fiducia che un adulto ha o non ha in se stesso, traspare dagli atteggiamenti e dalle parole che raggiungono il bambino. L’indecisione e l’iperprotezione non sono d’aiuto e la maggior parte delle paure infantili ha una giustificazione concreta, pertanto ciò che è necessario non è evitare le difficoltà, quanto piuttosto imparare a fronteggiarle. Inoltre gran parte delle paure infantili scompaiono spontaneamente, anche perché il bambino possiede la capacità di curarsi con il gioco. Quest’ultimo, infatti, rappresenta insieme alla fantasia la modalità attraverso la quale l’infanzia si rapporta e sperimenta la realtà. Il bambino quanto più è piccolo e immaturo, tanto più reagisce d’impulso con risposte globali, che coinvolgono l’intero organismo, laddove servirebbero una sequenza di comportamenti coordinati. I bambini sono più esposti alla paura di quanto non lo siano gli adulti, pertanto è negli adulti che cercano protezione ed indicazioni su come comportarsi.
COME REAGIRE ALLE PAURE DEL BAMBINO ? Cosa evitare Cosa fare mostrare di aver fiducia nel bambino per quello che è in grado di fare o per quello che può diventare; lodarlo (ma senza esagerare) quando ha successo; fargli capire che, in caso di bisogno, c’è qualcuno a proteggerlo; ascoltarlo quando parla delle sue paure, spiegargli, quando è possibile, che non ha nulla da temere; dare il buon esempio reagendo ai pericoli in modo razionale; lasciare l’opportunità al bambino di superare le sue paure in modo attivo. di sottovalutare le paure del bambino di iperproteggerlo, dargli l’impressione di essere debole e dipendente, impietosirsi eccessivamente di respingerlo, di minacciarlo di abbandono di ridicolizzarlo o di punirlo perchè ha paura di metterlo in situazioni troppo difficili per le sue forze di comunicargli le proprie paure.
COME FRONTEGGIARE LE PAURE DEGLI ADOLESCENTI Proporre lavori di gruppo o laboratori centrati sulle emozioni che le varie paure suscitano in loro, così che le ansie possano essere rielaborate e non restino inespresse. Creare un clima accogliente e di fiducia per favorire l’espressione delle emozioni positive e negative. Non pretendere troppo dagli adolescenti, rispettando i tempi e la crescita individuale. Prestare particolare attenzione a chi tende ad isolarsi dal gruppo Utilizzare sempre un linguaggio che aderisca il più possibile al principio di realtà, anche quando le paure in oggetto sono quelle della morte o della guerra Programmare momenti dedicati alla discussione di determinati argomenti ritenuti rilevanti in un determinato periodo per consentire agli studenti di esprimere liberamente pensieri e sentimenti e aiutarli così ad avere un quadro realistico della situazione.
gli strumenti per consentire ai bambini di “agire” le paure La Favola e il Gioco: gli strumenti per consentire ai bambini di “agire” le paure La fiaba ha effetti terapeutici proprio perché affronta tematiche psicologiche fondamentali (tradimento, abbandono, disorientamento, l’attrazione-paura dell’ignoto), che fanno parte della vita intima del bambino. Le favole permettono di rispondere a tanti perché, permettono di percorrere spazi pericolosi, di sperimentare le conseguenze di scelte avventate e di cancellare ansie con il lieto fine. Anche il gioco diventa per il genitore o l’educatore un valido strumento terapeutico, permette al bambino di esprimere più facilmente quelle sensazioni e quelle paure che a questa età non riuscirebbe a verbalizzare e che comunque, forse, non racconterebbe per timore di essere giudicato un “fifone”.
L ‘immaginario e la socializzazione: gli strumenti per consentire ai ragazzi di “agire” le paure Nel caso dei ragazzi cambiano gli strumenti, si passa ai racconti, alle storie, alla letteratura fantastica, ma resta la funzione terapeutica legata all’attivazione del meccanismo della proiezione: ovvero l’identificazione dei ragazzi con i personaggi diventa un modo per agire le proprie emozioni, attraverso la condivisione dell’esperienza vissuta nella finzione . La comunicazione è un altro strumento principe che offre un’ampia gamma di modalità diverse per entrare in contatto con le emozioni dei ragazzi es. Comunicazione verbale (gruppi di discussione guidati) es Forme di Comunicazione (non verbale e prossemica, il disegno, il gioco, la musica, la drammatizzazione) La manifestazione dei propri sentimenti può essere veicolata attraverso altri mezzi espressivi: i media, la tv, il cinema, le realtà virtuali Anche il gioco può essere un strumento per misurasi con le proprie paure e imparare a superarle (simulate, giochi di ruolo)
Unità di Apprendimento Percorsi educativi SCUOLA DELL’INFANZIA - PRIMARIA 1° CICLO (fascia 4-7 anni) LA SCUOLA PRIMARIA 2° CICLO (fascia 8-10 anni) LA SCUOLA SUPERIORE DI PRIMO GRADO (fascia 11-13 anni) Sussidio didattico KIT “SE ARRIVA IL TERREMOTO” Quadernone “A LEZIONE DI TERREMOTO” Volume “Terremoti come e perchè” Finalità Favorire, nei bambini, l’apprendimento dei comportamenti “di sicurezza”, da attivare durante un’emergenza, nell’ambito di quattro contesti vicini alla loro esperienza: a scuola, in casa, al parco e in strada Promuovere, nei bambini, l’apprendimento dei concetti chiave sul rischio, utilizzando lo strumento educativo come risorsa “preventiva” (tempo di pace) efficace per la riduzione del rischio. Sviluppare nei ragazzi la consapevolezza del rischio e, attraverso l’apprendimento di conoscenze scientifiche aggiornate, promuovere l’attivazione di strategie di difesa . Obiettivi formativi Ob. 1 Capacità e comportamenti (saper fare) - acquisire, una maggiore consapevolezza dei propri vissuti emozionali in situazioni di emergenza; - di acquisire capacità che consentano loro di sviluppare e sperimentare una maggiore conoscenza di sé, degli altri e del loro mondo esterno e di interagire con essi . Ob. 2 Valori (saper essere ) - affrontare al meglio situazioni di emergenze improvvise; attraverso la sperimentazione e l’acquisizione di comportamenti volti a sviluppare, nel singolo, fiducia nelle proprie capacità e nel gruppo classe e un clima di collaborazione e fiducia nell’insegnante Ob. 1 Conoscenze (sapere) - conoscenze sul tema, in relazione agli argomenti trattati nelle specifiche UA, che compongono lo strumento “quadernone”. Ob. 2 Capacità e comportamenti (saper fare) - riconoscere il fenomeno terremoto - mettere in atto, durante le emergenze, i comportamenti corretti per la sicurezza; Ob. 3 Valori (saper essere ) - sviluppare una cultura di prevenzione del rischio, (valori legati alla sicurezza dell’ambiente fisico e costruito); - trasmissione di tali valori, stimolando, negli adulti a loro vicini (genitori, ecc..) una maggiore consapevolezza dell’importanza di raccogliere specifiche informazione sulla sismicità locale e verificare il rispetto delle normative antisismiche nel comune di appartenenza. conoscenze sul tema, in relazione agli argomenti trattati nelle specifiche unità didattiche, che compongono il “volume” Ob. 2 Capacità e comportamenti (saper fare) - riconoscere l’evento; mettere in atto, durante le emergenze, comportamenti corretti Ob. 3 Valori (saper essere ) - trasmettere tali valori agli adulti a loro vicini (genitori, ecc..) con l’intento di promuovere il rispetto delle norme antisismiche nel comune di appartenenza. Unità di Apprendimento Comportamenti corretti durante un’emergenza sismica UD 1 (spazi interni) a scuola e in casa. UD 2 (spazi esterni) al parco e in strada. UD 1 Concetti generali UD 2 Effetti e Rischio sismico UD 3 Comportamenti in emergenza e nel post-evento UD 4 Strategie di Prevenzione U. 2 Sismicità italiana e rischio UD 3 Effetti e Comportamenti
Percorso didattico 4-7 anni OB. 3 Giocare al terremoto scopo: imparare ad eseguire correttamente e velocemente i comportamenti per mettersi al sicuro. materiale occorrente: nessuno in particolare, ma si può sfruttare la disponibilità di un contesto che si ha a disposizione tra i 4 presi in considerazione (classe, parco, ecc…) come scenario di gioco. svolgimento: simulare una esercitazione durante l’emergenza del terremoto. Ad un segnale dell’insegnante inizia il gioco delle posizioni: i bambini dovranno attivarsi per assumere la posizione stabilita per mettersi in salvo. Si potranno fare varie prove per coinvolgere più bambini e attraverso la gara si potranno rinforzare, con premi vari, i comportamenti eseguiti correttamente e velocemente. varianti: in questo si può lavorare in maniera creativa sia con l’ambientazione del gioco che con l’aspetto competitivo del gioco. Obiettivi del percorso formativo 1. riconoscere i segnali della scossa di terremoto (effetti sugli oggetti, edifici, ecc.) e di associarli all’attivazione di una situazione di emergenza; 2. ricordarsi cosa fare (comportamenti corretti) nelle diverse situazioni, all’ interno di edifici (scuola e casa) e all’esterno (parco e strada ); 3. fare in modo che i bambini siano in grado di mettere in atto i comportamenti appresi in maniera efficace, seguendo le indicazioni degli adulti.
Percorso didattico 8–10 anni Riconoscere le emozioni - La presentazione emozionale: in cerchio a turno i bambini si presentano al gruppo dicendo il proprio nome, esprimendo col tono di voce, l’espressione del volto e con la gestualità, come si sentono in quel momento (mi sento tranquillo, curioso, preoccupato, allegro , triste ecc..) - Il volto delle emozioni: far ricercare ai bambini immagini su riviste, che, dando volto alle emozioni, dovranno costruire un cartellone con insiemi di emozioni diverse; attivare poi la conversazione guidata sulle emozioni, sull’importanza di riconoscerle e di esprimerle Osservazione guidata di un cartone-animato o di una fiaba, facendo riconoscere ai bambini, durante la conversazione di gruppo, le diverse emozioni provate da vari personaggi e collegate ai reali vissuti corporei corrispondenti. 3° Unità Didattica: Comportamenti in emergenza e nel post-evento Argomento di riferimento : comportamenti corretti in emergenza e dopo il terremoto Area didattica: vissuto corporeo – emozionale, area linguistica, educazione all’immagine Obiettivi: Sviluppare nei bambini una maggiore consapevolezza dei propri vissuti emozionali, migliorare la capacità di riconoscere le emozioni ed esternarle. Sviluppare nei bambini la capacità che consente loro di utilizzare la paura come una risorsa per gestire situazioni di emergenza.
Percorso didattico 11–13 anni 3° Unità Didattica: Effetti e Comportamenti Argomenti di riferimento: Che cosa succede durante un terremoto? Che cosa fare in caso di terremoto? Area didattica: lettere, logico-matematica, educazione civica, educazione artistica, Obiettivi: . Stimolare, nei ragazzi, la capacità di interiorizzare informazioni e conoscenze sui pericoli reali del terremoto; Promuovere l’acquisizione di comportamenti corretti da attivare durante l’emergenza; Favorire la consapevolezza che tali messaggi corrispondono a strategie di prevenzione dagli effetti distruttivi dei terremoti; - Sviluppare nei ragazzi la capacità di divulgare il messaggio nel mondo degli adulti. Pubblicità progresso, campagna sociale per il terremoto I ragazzi, organizzati in piccoli gruppi, dovranno ideare e successivamente, rappresentare un messaggio pubblicitario, per promuovere i comportamenti corretti da metter in atto durante il terremoto, per la salvaguarda della propria e altrui incolumità. Durante la fase di ideazione si può far sviluppare ai ragazzi l’acquisizione di metodi creativi per la produzione delle idee (es. tecnica del brainstorming) . Nella fase di rappresentazione, si può lavorare con i ragazzi sulla correlazione tra efficacia del messaggio e scelta del mezzo di comunicazione, analizzando le differenze tra i vari media. In tal senso, si può dividere la classe in gruppi e far rappresentare a ciascuno il proprio messaggio pubblicitario, utilizzando mezzi di comunicazione diversa: i cartelloni pubblicitari, realizzati con varie tecniche grafico-pittoriche; il messaggio radiofonico, attraverso l’acquisizione metodologie di comunicazione tipiche del mezzo e l’uso di strumenti di registrazione del messaggio; lo spot televisivo, curando sia gli aspetti della comunicazione verbale del messaggio (le battute, il copione) che quelli non verbali della recitazione . Lavoro di approfondimento degli effetti della paura e del panico sul comportamento, utilizzando la proiezione di sequenze selezionate di film, per evidenziare la differenza tra le due reazioni emotive forti. - la paura che si innesca di fronte ad un pericolo reale è finalizzata a produrre comportamenti funzionali all’allontanamento dal pericolo; - mentre il panico, anche se è generato da un pericolo reale, produce comportamenti disfunzionali e, in alcune circostanze, pericolosi.
Dopo la scossa Durante una scossa Pronto intervento per la gestione dell’emergenza psicologica con i bambini Dopo la scossa Per riacquistare il normale ritmo di vita, è bene che bambini e ragazzi tornino a scuola al più presto, anche in locali di emergenza. Dare ai bambini e ai ragazzi la possibilità di “agire” le proprie paure attraverso attività didattiche. Con i bambini che sono intrappolati in fantasie angoscianti si può, giocando al terremoto, indicare vie d'uscita e soluzioni positive in modo da trasmettere coraggio e fiducia nel futuro. Gli adolescenti vanno subito coinvolti perché, quando una comunità subisce una ferita di questo tipo, il desiderio di sottrarsi alle comuni regole della convivenza sociale può aumentare, dando luogo a comportamenti devianti. Durante una scossa Controllare le nostre reazioni emotive forti (panico) Razionalizzare comportamenti che consentono di salvaguardare l’incolumità di tutti. Evitare di mostrarsi spaventati, per i bimbi la paura è contagiosa Contenere le paure dei bambini rassicurandoli
…Terremoto… ricordare o dimenticare ?
Le nostre emozioni guidano: la nostra attenzione le nostre preferenze i nostri giudizi la nostra memoria il nostro linguaggio i nostri processi inferenziali i nostri comportamenti. 21 21
La memoria La memoria è la capacità del cervello di conservare informazioni è influenzata da diversi fattori: affettivi, emotivi, il tipo di informazioni i nostri sensi. Quindi la memoria è un processo legato a molti fattori, sia cognitivi che emotivi, che funzionano in due direzioni.
Come funziona la memoria ? Le fasi principali nell’elaborazione della memoria sono diverse fasi, le principali sono: La codifica: l'elaborazione delle informazioni ricevute. L'immagazzinamento: la creazione di registrazioni permanenti delle informazioni codificate. Il richiamo: il recupero delle informazioni immagazzinate, in risposta a qualche sollecitazione. Si possono classificare i tipi di memoria in base ad almeno due criteri: La persistenza del ricordo. Il tipo di informazioni memorizzate.
Identifichiamo tre tipi di memoria la memoria sensoriale un processo in grado di memorizzare informazioni sensoriali (uditive, visive, tattili, ecc...) per la durata di pochi secondi o pochi millisecondi la memoria a breve termine anche chiamata memoria primaria o attiva o di lavoro, è quella parte di memoria che si ritiene capace di conservare una piccola quantità di informazioni per una durata di alcuni minuti. la memoria a lungo termine La memoria a lungo termine è definita come quella memoria, contenuta nel cervello, che ha una durata variabile da qualche minuto a decenni.
La memoria a lungo termine Questo tipo di memoria può essere suddivisa in: - dichiarativa o esplicita - procedurale o implicita Memoria dichiarativa (o esplicita): riguarda le informazioni comunicabili e che vengono richiamate consciamente. La memoria dichiarativa racchiude: - la memoria episodica, che riguarda le informazioni specifiche a un contesto particolare, come un momento e un luogo Es:ricordare la trama di un romanzo o di un film - memoria semantica, che riguarda idee e affermazioni indipendenti da uno specifico episodio. Es: ricordarsi il nome dei personaggi dello stesso romanzo o film. Ricordarsi episodi realmente avvenuti nella propria vita.
Memoria procedurale (o implicita): La memoria procedurale riguarda invece soprattutto le abilità motorie e fonetiche, che vengono apprese con il semplice esercizio e utilizzate senza controllo attentivo volontario. In sostanza riguarda le informazioni relative a come si fanno le cose e come si usano gli oggetti, i comportamenti automatici
Al concetto di non ricordo si collega quello di resistenza, un ulteriore meccanismo che impedisce ai contenuti rimossi di tornare nuovamente coscienti. L’oblio …c’è un meccanismo che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o frammenti di ricordi
Ricordare e ricostruire…
…alla scoperta delle memorie collettive Il culto di S. Emidio …alla scoperta delle memorie collettive legate alle strategie spirituali per la riduzione del rischio sismico
Eppure … Ha senso cercare tracce di terremoti nella cultura popolare ? Una volta si pensava di no. «La rimozione del terremoto, prima di diventare un peccato di omissione nella storiografia, è un processo che si compie nell’esperienza individuale e collettiva di tutti coloro che sono colpiti dalla calamità. L’essenza della rimozione “consiste nell’espellere e nel tenere lontano qualcosa dalla coscienza”. Questo “qualcosa”, inizialmente, non è il fatto fisico che la terra si sia mossa ma, piuttosto, la sensazione di insopportabile angoscia che tale movimento procura alle vittime (...) solo un tempestivo processo di rimozione consentirà agli uomini di Norcia, di Cascia o dell’Aquila di continuare a vivere e di ricostruire le loro città nello stesso luogo dove il terremoto continua a colpirli.» (S. Grassi Fiorentino. «Nella sera della domenica...». Il terremoto del 1703 in Umbria: trauma e reintegrazione, Quaderni storici, XIX (1984), n. 55, pp. 137-154) Eppure …
Epicentri dei terremoti italiani 217 a. C. - 1997 (fonte: CPTI08) Località italiane in cui è attestato il culto di sant’Emidio come protettore dai terremoti (dati preliminari)
Diffusione mondiale del culto di s.Emidio protettore dai terremoti
Il terremoto … ricordare o dimenticare ? Ruolo della memoria condivisa In passato le comunità erano molto più propense a condividere la paura e le emozioni provate durante il disastro, facendo ricorso a riti collettivi. Infatti le popolazioni colpite da una calamità sono segnate da emozioni di intensità così forte che tendono a condividerle indipendentemente dalle differenze di appartenenza etnica e culturale. Questo patrimonio di memoria condivisa, ha anche un grande valore psicologico ed educativo. Le comunità che hanno mantenuto viva nel tempo questa ritualità, sono state in grado di reagire più positivamente a nuovi disastri e creare una consapevolezza del rischio.
Per ricordarsi dei terremoti Campane antiterremoto Scritte sui muri E tante altre cose Tutte da scoprire…
Spunti di lavoro Sapere Saper essere Saper fare Ricerca storica Piccoli investigatori (Foto, lettere dei nonni, immagini, storie, miti e leggende, detti popolari, usanze religiose) Testimonianze e interviste agli anziani Alla ricerca di tracce dimenticate Saper essere Cosa abbiamo appreso? Ricordiamo i terremoti passati Modernizziamo la cultura popolare dell’emergenza (Creiamo un “memory” del terremoto, un “trivial pursuit” del terremoto) Saper fare Alleniamo la nostra memoria Divulghiamo le nostre competenze e la nostra cultura del terremoto per non dimenticare più