Culto e festività di alcune DIVINITAROMANECTONIE.

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Culto e festività di alcune DIVINITAROMANECTONIE

LA DEA FLORA

CULTO E MITO Flora è la divinità italica della primavera,della floricoltura,dei giovani e protettrice con Giunone Lucina delle partorienti. Il suo nome deriva dal latino flos,floris (fiore).Lo scrittore latino Marco Marrone,affermava che la dea Flora fu introdotta a Roma dal re Tito Tazio e aveva fatto costruire un saccello in Campidoglio,il saccello era una piccola area recintata priva di copertura, che si trovava attorno all'altare,di norma era dedicato a una divinità minore. Flora era la personificazione delle forze nuove della natura e veniva spesso chiamata affettivamente Mater.Di solito veniva raffigurata come una donna giovane con una corona di fiori che le adornava la testa,avvolta in una lunga tunica ed un mantello pieno di fiori che la dea lanciava intorno a sé. Flora è la divinità italica della primavera,della floricoltura,dei giovani e protettrice con Giunone Lucina delle partorienti. Il suo nome deriva dal latino flos,floris (fiore).Lo scrittore latino Marco Marrone,affermava che la dea Flora fu introdotta a Roma dal re Tito Tazio e aveva fatto costruire un saccello in Campidoglio,il saccello era una piccola area recintata priva di copertura, che si trovava attorno all'altare,di norma era dedicato a una divinità minore. Flora era la personificazione delle forze nuove della natura e veniva spesso chiamata affettivamente Mater.Di solito veniva raffigurata come una donna giovane con una corona di fiori che le adornava la testa,avvolta in una lunga tunica ed un mantello pieno di fiori che la dea lanciava intorno a sé.

LA FESTIVITA le sue festività cadevano tra il 28 di aprile ed il 3 maggio, quando si svolgevano il Ludes Floreales, detti anche Floralia, celebrati con cerimonie sfrenate ed orgiastiche in cui era ammessa ogni lascivia, con profusione di scherzi e bevute. Le più fervide celebranti erano le donne di malaffare, che in questi giorni di libertà vedevano la loro figura imporsi su quella delle matrone che invece celebravano Cerere e che per le loro festività sceglievano il bianco. Per le festività di Flora invece le donne vestivano di vesti multicolori, mentre gli uomini si decoravano il capo con ghirlande di fiori. I primi giorni erano tutti una rappresentazione teatrale, un lungo festeggiare per le strade, un susseguirsi di orge e feste che coinvolgevano tutti. Lultimo giorno si celebrava il circo al Circo Massimo, dove si dava la caccia agli animali domestici come capre e lepri, e si spargevano semi in segno propiziatorio. le sue festività cadevano tra il 28 di aprile ed il 3 maggio, quando si svolgevano il Ludes Floreales, detti anche Floralia, celebrati con cerimonie sfrenate ed orgiastiche in cui era ammessa ogni lascivia, con profusione di scherzi e bevute. Le più fervide celebranti erano le donne di malaffare, che in questi giorni di libertà vedevano la loro figura imporsi su quella delle matrone che invece celebravano Cerere e che per le loro festività sceglievano il bianco. Per le festività di Flora invece le donne vestivano di vesti multicolori, mentre gli uomini si decoravano il capo con ghirlande di fiori. I primi giorni erano tutti una rappresentazione teatrale, un lungo festeggiare per le strade, un susseguirsi di orge e feste che coinvolgevano tutti. Lultimo giorno si celebrava il circo al Circo Massimo, dove si dava la caccia agli animali domestici come capre e lepri, e si spargevano semi in segno propiziatorio.

Angizia e Mefite

IL MITO ED IL CULTO DI ANGIZIA Il suo nome pare derivare dalla parola latina angere (agitare/disturbare) oppure da anguem, ovvero serpente, animale a lei sacro: la festa dei serpari di Cocullo nacque appunto in onore della dea che riusciva a dominare questi animali con la sola forza del suo canto. Le sue doti di maga e curatrice furono riconosciute da tutti, e in molti si affidavano a lei per eliminare il veleno dai morsi dei serpenti. Fu proprio la dea ad insegnare le sue arti farmaceutiche a sacerdoti e re. In realtà, secondo alcuni recenti studi, pare che Angizia fosse una divinità funeraria legata al ciclo solare e alla mancanza di luce. Venerata dai popoli osco-umbri, dai Marsi e dai Peligni, puo' essere considerata ava delle erboriste e delle curatrici di campagna. Il suo nome pare derivare dalla parola latina angere (agitare/disturbare) oppure da anguem, ovvero serpente, animale a lei sacro: la festa dei serpari di Cocullo nacque appunto in onore della dea che riusciva a dominare questi animali con la sola forza del suo canto. Le sue doti di maga e curatrice furono riconosciute da tutti, e in molti si affidavano a lei per eliminare il veleno dai morsi dei serpenti. Fu proprio la dea ad insegnare le sue arti farmaceutiche a sacerdoti e re. In realtà, secondo alcuni recenti studi, pare che Angizia fosse una divinità funeraria legata al ciclo solare e alla mancanza di luce. Venerata dai popoli osco-umbri, dai Marsi e dai Peligni, puo' essere considerata ava delle erboriste e delle curatrici di campagna.festa dei serpari di Cocullofesta dei serpari di Cocullo

IL MITO ED IL CULTO DI MEFITE Mefite è una divinità italica legata alle acque, invocata per la fertilità dei campi e per la fecondità femminile. Mefite è una divinità italica legata alle acque, invocata per la fertilità dei campi e per la fecondità femminile.italica. A lei veniva attribuito il potere di fare da tramite, di presiedere al passaggio, ma anche di personificare colei che presenzia ai dualismi.. A lei veniva attribuito il potere di fare da tramite, di presiedere al passaggio, ma anche di personificare colei che presenzia ai dualismi. Il culto era diffuso in tutta l'Italia osco-sabellica, in particolare nelle zone abitate o frequentate dalle popolazioni sannitiche. La presenza di Mefite si riscontra anche fuori dell'area osco-sabellica: a Cremona, a Lodivecchio, presso Lodi, a Roma - dove sono attestati un tempio ed un boschetto sacro a lei dedicati sull'Esquilino fin dal III secolo a.C.[2] - e a Tivoli. Il culto era diffuso in tutta l'Italia osco-sabellica, in particolare nelle zone abitate o frequentate dalle popolazioni sannitiche. La presenza di Mefite si riscontra anche fuori dell'area osco-sabellica: a Cremona, a Lodivecchio, presso Lodi, a Roma - dove sono attestati un tempio ed un boschetto sacro a lei dedicati sull'Esquilino fin dal III secolo a.C.[2] - e a Tivoli. popolazioni sanniticheCremonaLodiRomaEsquilinoIII secolo a.C.[2]Tivoli popolazioni sanniticheCremonaLodiRomaEsquilinoIII secolo a.C.[2]Tivoli I luoghi di culto di Mefite sono situati quasi sempre in un ambiente caratterizzato dalla presenza di acque fluviali o lacustri. È stato ipotizzato che, da divinità legata alle acque e alle sorgenti in generale, dopo la romanizzazione dell'Italia sia stata connessa maggiormente e poi esclusivamente alle esalazioni emanate da mofete e da acque sulfuree o corrotte come quelle stagnanti, che essa doveva impedire, o comunque a luoghi contrassegnati da fenomeni vulcanici. I luoghi di culto di Mefite sono situati quasi sempre in un ambiente caratterizzato dalla presenza di acque fluviali o lacustri. È stato ipotizzato che, da divinità legata alle acque e alle sorgenti in generale, dopo la romanizzazione dell'Italia sia stata connessa maggiormente e poi esclusivamente alle esalazioni emanate da mofete e da acque sulfuree o corrotte come quelle stagnanti, che essa doveva impedire, o comunque a luoghi contrassegnati da fenomeni vulcanici.vulcanici

LA DEA OPI

FESTA DI OPI Gli Opalia erano una festa tradizionale della romanità antica, celebrata il 19 dicembre, il terzo giorno dei Saturnali, in onore della dea Opi, la Madre Terra personificazione dell'abbondanza agricola. La dea era considerata la moglie di Saturno ed era associata al suo culto. Il simbolo della dea era la cornucopia e ad essa furono dedicati due santuari, uno sul Campidoglio e l'altro nel Foro. Gli Opalia erano una festa tradizionale della romanità antica, celebrata il 19 dicembre, il terzo giorno dei Saturnali, in onore della dea Opi, la Madre Terra personificazione dell'abbondanza agricola. La dea era considerata la moglie di Saturno ed era associata al suo culto. Il simbolo della dea era la cornucopia e ad essa furono dedicati due santuari, uno sul Campidoglio e l'altro nel Foro.19 dicembreSaturnaliOpiMadre Terra Saturnocornucopia CampidoglioForo19 dicembreSaturnaliOpiMadre Terra Saturnocornucopia CampidoglioForo