Competenze cognitive e sociali precoci

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Transcript della presentazione:

Competenze cognitive e sociali precoci Rispetto al passato, afferma Schaffer (1984), in cui si cercava di conoscere le capacita' di cui il bambino dispone all'inizio della vita che gli consentono di acquisire una delle abilita' più complesse e precisamente quella di formare relazioni interpersonali....oggi gli studiosi si sono resi conto che molte funzioni, tradizionalmente considerate in psicologia come appartenenti agli individui, si verificano generalmente all'interno di un contesto interpersonale ed è da questo contesto che esse derivano il loro significato funzionale"(pag.53) E' ampiamente documentato che i bambini sono capaci di comportamento organizzato e spontaneo sin dai primi momenti di vita e che il compito di quelli che interagiscono con lui non e' di creare ordine dal caos, ma di co-organizzare le interazioni che non sono unidirezionali, ma bidirezionali.

I dati attualmente disponibili sulle prime fasi di sviluppo tendono a smentire l'immagine di un neonato proteso verso uno stato di quiete e in posizione passiva. Fin dalle prime settimane e dai primi mesi di vita, il bambino con i mezzi a sua disposizione non solo, come è noto, influenza la vita degli adulti, ma è ad essi strettamente coordinato. Cercheremo di capire in che modo.

Dobbiamo comunque innanzitutto sapere che il bambino possiede una serie di capacità che gli consentono di entrare in contatto con l'ambiente: ad esempio fin dal primo giorno di vita può identificare il luogo di una sorgente odorosa, distinguere alcuni aromi (anice e odore agliaceo/ aceto e lavanda) e riconoscere l'odore della propria madre. Vi sono anche risposte evidenti alla stimolazione tattile (filamento sull'addome e piumino sul viso) fin dal secondo, terzo giorno sia in neonati a termine he nei pretermine. Allo stesso modo il neonato é sensibile al gusto fin dalla nascita tanto che sa distinguere tra sapori salati e dolci, amari e acidi, mostrando fin dalle prime ore preferenza per quelli dolci.

Cercheremo di rispondere alle seguenti domande: - A quale età i bambini riconoscono la madre? (o, meglio, quando differenziano il volto della madre da quello di altre persone?) - A quale età sono capaci di differenziare i suoni umani da quelli non umani? - A quale età sono capaci di differenziare le espressioni facciali?

Per rispondere alla prima domanda, vediamo innanzitutto quali metodi sono stati utilizzati per studiare la percezione visiva I bambini piccoli sono molto complessi da studiare. Infatti occorre dedurre cosa e come percepiscono gli stimoli in base ai segnali comportamentali che manifestano. Dal momento che il repertorio comportamentale del bambino piccolo è molto limitato, i ricercatori si sono visti costretti ad escogitare ingegnose tecniche per misurare le sue capacità percettive (Smith, P.K., Cowie, H., Blades, M., 2000).

1) TECNICA DELLA PREFERENZA è un metodo relativamente semplice per determinare in modo attendibile le capacità visive del neonato. Vengono sottoposti al bambino due stimoli simultanei, ad esempio due immagini diverse e viene misurato il tempo che impiega nel guardare ciascuno dei due stimoli. Se nell’arco di un certo intervallo temporale, il bambino guarda le due immagini per lo stesso tempo, si può dedurre che probabilmente non riesce a discriminarle. Se guarda più a lungo uno dei due stimoli, significa che distingue le due configurazioni e ne predilige uno. L’introduzione delle tecniche di videoregistrazione e di altre innovazioni tecnologiche, ha reso possibile registrare lo sguardo - i movimenti e la fissazione oculare- in modo accurato. E’ così possibile stabilire non solo per quanto tempo il bambino guarda uno stimolo, ma anche su quali parti fissa la propria attenzione

2) TECNICA DELL’ASSUEFAZIONE: Questa tecnica appare molto utile se si intende accertare se un bambino sa distinguere due immagini molto simili tra loro. Supponiamo di presentare al bambino uno stimolo A che egli trova particolarmente interessante. Se lo stimolo viene esibito per un tempo prolungato, alla fine l’interesse del bambino tende ad affievolirsi: si crea una progressiva assuefazione allo stimolo. Se sostituiamo A con B probabilmente si desterà nuovamente l’attenzione del bambino. Si parla quindi di dissuefazione allo stimolo. Questa tecnica consiste, quindi, nel mostrare al bambino l’immagine A sino a che non vi si è assuefatto e poi sostituirla con l’immagine B. Se non si verifica la dissuefazione significa che il bambino non discrimina i due stimoli, se invece il bambino riattiva la sua curiosità si giunge a una conclusione opposta. Tale tecnica è utile anche per stabilire quali elementi differenziali debba possedere uno stimolo affinché possa essere differenziato da un altro.

3) TECNICA DEL CONDIZIONAMENTO: un bambino è spinto a mettere in atto un certo comportamento se esso viene rinforzato. Ad esempio Bower (1965 in Smith, P.K., Cowie, H., Blades, M., 2000) indusse alcuni bambini a girare il capo da un lato ricompensandoli ogni volta che lo facevano. La ricompensa era costituita dall’arrivo di un adulto che giocava con il bambino. Inizialmente il ricercatore aspettava che il bambino girasse spontaneamente la testa in una certa direzione: quando lo faceva lo ricompensava subito. Se tale schema si ripete in modo costante, il bambino impara ben presto che deve girare il capo se vuole giocare con l’adulto.La tecnica del condizionamento e quella dell’assuefazione possono essere usate congiuntamente: un bambino succhia da un biberon e il ricercatore rinforza ogni aumento nel ritmo di suzione presentando il suono A. Il soggetto impara che per sentire A deve poppare più velocemente. Dopo qualche tempo però il bambino perde interesse per il suono A e non è più incentivato a variare i propri ritmi di suzione. A questo punto viene introdotto il suono B: se il bambino continua a succhiare con la stessa rapidità possiamo dedurre che non distingue A e B, mentre se si verifica una dissuefazione allo stimolo è segno che egli è in grado di discriminarli.

4) TECNICHE PSICOFISIOLOGICHE: con tali tecniche é possibile misurare reazioni meno evidenti rispetto ai comportamenti osservabili. Spesso sono state studiate le variazioni nel battito cardiaco: se un bambino è sorpreso o sconvolto la sua frequenza cardiaca aumenta; se si sta concentrando su uno stimolo, le pulsazioni subiscono un rallentamento. Ad esempio quando il bambino sente il suono A per la prima volta il suo battito cardiaco si riduce. Quando si abitua ad A, viene introdotto il suono B. Un decremento delle pulsazioni è allora indice di una dissuefazione e quindi di un’avvenuta discriminazione tra i due stimoli (Smith, P.K., Cowie, H., Blades, M., 2000).

BASI NEUROFISIOLOGICHE DELLA PERCEZIONE VISIVA Il neonato ha la percezione della luce, del buio e della discrepanza cromatica già alla nascita e dimostra una notevole acuità visiva. Ma l’apparato neuromuscolare coinvolto nella percezione visiva non è ancora completo alla nascita. I movimenti oculari che consentono una corretta percezione visiva dell’ambiente sono: Riflesso pupillare: movimento involontario e automatico di restringimento (miosi) e allargamento (midriasi) dell’iride in rapporto all’intensità della luce. ·Convergenza del cristallino: movimento di accomodazione del cristallino che consente al raggio luminoso proveniente dallo stimolo di cadere esattamente nella macula lutea, e cioè nel focus retinico ·Coordinamento binoculare: movimento sincronico di entrambi gli occhi che consente la perfetta messa a fuoco delle immagini e la proiezione delle stimolazioni nelle simmetriche aree corticali della visione, eliminando i fenomeni di sdoppiamento e cooperando alla percezione della distanza e della profondità.

Il riflesso pupillare, osservato anche in neonati prematuri, rivela che è sensibile alle diverse intensità degli stimoli visivi. Sebbene questo tipo di risposta sia presente alla nascita, essa lo è solo per gli stimoli molto forti, ma si perfeziona sin dai primi giorni di vita. I muscoli ciliari del neonato non sembrano sufficienti da consentire il perfetto accomodamento del cristallino per stimoli oltre una certa portata. Ciò significa che il neonato non è capace per i primi mesi di vita di mettere esattamente a fuoco ciò che è fuori dalla sua usuale portata che si stima sia di circa 25 cm. Ma già a due mesi questa capacità è molto sviluppata e a quattro mesi il suo accomodamento oculare è paragonabile a quello dell’adulto. Sin dai primi giorni il neonato è capace di seguire uno stimolo luminoso che si muove lentamente davanti agli occhi, il che dimostra che i nervi oculari sono sufficientemente coordinati. Tuttavia questa capacità richiede uno sforzo notevole: il neonato, infatti, non riesce a seguire lo stimolo per un tempo superiore a 15-20 secondi

Prima domanda: a quale età i bambini riconoscono la madre? Prima di due mesi Sensibilità ai volti umani predisposizioni IL Volto umano é una delle figure di più grande attrattiva. Infatti, i neonati sono maggiormente interessati ad un dipinto raffigurante un viso che a qualunque altro stimolo di misura e formato simile, anche se intensamente colorato o decorato Allo stato attuale delle conoscenze sappiamo che il neonato, già subito dopo la nascita (età med. di 9 min), accorda un'attenzione preferenziale alla struttura schematica del volto umano Secondo alcuni sembra che a tre giorni di vita il neonato fissi più a lungo il viso immobile e neutro di sua madre rispetto a quello di una donna estranea, in assenza di informazioni olfattive e uditive. Questi dati non sono confermati fino al punto da indurci a dire che egli riconosca la madre

nitidezza dei contorni, movimento, complessità, tridimensionalità, Il motivo di attrazione, infatti, all'inizio, non é il realismo dello stimolo, ma un certo numero di caratteristiche quali: nitidezza dei contorni, movimento, complessità, tridimensionalità, simmetria. I volti sono così interessanti poiché possiedono una serie di caratteristiche che sono proprio quelle a cui l'apparato percettivo infantile é intrinsecamente sensibile. Ciò dimostra che il bambino é visivamente orientato verso i suoi partner sociali.

Capacità discriminative una prima caratteristica importante che conferisce attrattiva ai visi sono i contorni marcati. Alcuni studi sui movimenti oculari dei neonati mentre esplora immagini di visi, mostrano che l'attenzione viene focalizzata particolarmente sulle aree di confine tra i capelli e la fronte e tra il mento e i vestiti. Prima dei 2 mesi, l'attenzione visiva è focalizzata sulle caratteristiche di contorno del volto umano; il neonato non procede ad un'esplorazione globale, ma orienta la sua attenzione sul margine esterno degli oggetti e dei volti. Assumono così importanza la densità e le dimensioni degli elementi del contorno

Una seconda caratteristica é il movimento. All'età di due settimane i neonati sono attratti da volti in movimento. I bambini di cinque settimane di vita, tra due immagini dello stesso volto, ma le cui pupille si muovono a diversa velocità, preferiscono l'immagine in cui l'oscillazione é più rapida. Un altro elemento é la tridimensionalità: Fantz ha mostrato che tra due teste femminili di cui una piatta e una tridimensionale il bambino é attratto da quella tridimensionale. Sulla base di queste predisposizioni iniziali il bambino può avviarsi alla conoscenza del volto.

Il periodo intorno ai due mesi costituisce uno dei più importanti punti di transizione : i bambini sono ora in grado di adeguare il focus visivo alla distanza dell'oggetto fissato e l'attività di fissare diventa meno fugace e più sistematica. A questa età il bambino sembra "scoprire il partner sociale". Si verifica un mutamento graduale nel pattern di esplorazione visiva: mentre prima la ricerca visiva si concentrava su singole caratteristiche e non sull'insieme ( il bambino era insensibile alla totalità), ora il bambino prende in considerazione un numero più elevato di caratteristiche e presta attenzione sia ai dettagli interni sia a quelli esterni di una forma.

In una ricerca effettuata filmando i movimenti oculari di bambini ( di 1 e 2 mesi) di fronte a volti reali, emerge che mentre i più piccoli osservavano un numero inferiore di caratteristiche poste al perimetro, quelli di due mesi tendevano a fissare le caratteristiche all'interno del volto, concentrandosi sugli occhi. Gli occhi diventano elementi focali e consentono, sul piano interattivo, quello scambio di sguardi così importante per lo sviluppo cognitivo. A questa età i bambini iniziano a sostenere "veri" contatti visivi, come se solo ora la madre venisse riconosciuta come una persona specifica. Le cosiddette "occhiate distinte" nei primi tre mesi di vita possono essere indicative della capacità di assimilare e comprendere una rete complessa di informazioni.

TERMINE Partenza 1 mese

Partenza Termine 2 mesi

Una volta raggiunto questo stadio il bambino é in grado di attuare discriminazioni sempre più accurate. Intorno al terzo mese di vita il neonato diventa capace di differenziare il volto della madre da quello di una persona non familiare e anche di differenziare due persone estranee. Si tratta di un reale riconoscimento non influenzato dalla voce materna che viene identificata precocemente, appena dopo la nascita (e forse appresa già durante il periodo fetale)

2. Interazioni faccia a faccia Intorno ai due mesi si verifica un netto incremento dell’efficienza visiva Nelle prime settimane di vita le persone appaiono simili e il bambino non riconosce le facce come facce Il sorriso inizialmente è innescato dagli occhi Dai tre mesi in poi profilo A 4 mesi percepiscono tutti i lineamenti interni A 5 mesi rispondono anche alla espressione emozionale A 6-7 mesi il sorriso è provocato da facce familiari Bambino Ritmicità nello sguardo e interazione scandita da ritmi di attenzione-non -attenzione Madre In una relazione faccia a faccia la madre guarda il bambino costantemente, fornendo una cornice. Se il ba la guarda: accentua le espressioni facciali, vocalizza in modo ritmico e ripetuto Se il ba non la guarda: interrompe la stimolazione restando vigile.

A quale età sono capaci di differenziare i suoni umani da quelli non umani? La ricerca sulla sensibilità uditiva si é mossa nella stessa direzione di quella sulla percezione, dimostrando che il bambino, fin dalle prime settimane, riesce ad isolare gli stimoli "umani" da quelli "non umani". Due ricerche possono esemplificare questa capacita Hult( 1968) e al; hanno misurato la rispondenza uditiva nella prima settimana di vita tramite registrazioni elettromiografiche a suoni strutturati, simili al linguaggio umano, e ai toni puri. La maggiore rispondenza ai suoni strutturati ha fatto concludere agli autori che l'apparato uditivo é strutturato in modo tale da recepire la voce come stimolo predominante Sono stati analizzati (Molfese,1980) i potenziali evocati da entrambi gli emisferi in relazione a suoni umani e non umani. I risultati hanno mostrato che, nell'emisfero sinistro, i due diversi tipi di stimoli sono nettamente differenziati. Ciò indicherebbe che già a questa precocissima età esiste un meccanismo sito nel cervello deputato a rilevare in modo specifico i suoni della voce umana.

Un altro aspetto interessante viene denominato “sincronia interattiva" tra movimenti del bambino e discorso dell'adulto ed é stata rilevata già nei primi giorni di vita. Tale sincronia é stata osservata anche in relazione a conversazioni registrate ed era evidente sia con la lingua inglese che cinese. Ma avveniva solo con il ritmo naturale della lingua parlata, non se lo stimolo era costituito da voci sconnesse oppure da suoni come il tamburellare.

Anche la capacità di discriminare voci diverse é molto precoce. Mills e al (1974) hanno insegnato a bambini di tre settimane di vita che succhiando una tettarella senza nutrimento avrebbero attivato una voce umana , o della madre o di una donna sconosciuta. Sia il tempo totale di suzione sia la quantità di attività sono stati maggiori quando i ba. attivavano la voce materna.. Conclusioni simili Mehler (1978) si raggiungono quando la voce é intonata e non quando la voce é inespressiva. La voce materna raggiunge il neonato già nella vita intrauterina e viene, per questo, discriminata più rapidamente anche da quella paterna e preferita a quella di altre voci femminili, fin dalle prime ore di vita. La continuità tra vita intrauterina e periodo neonatale spiega la capacità del neonato di pochi giorni "di estrarre , di riconoscere e di preferire delle invarianti acustiche e delle regolarità spettrali e prosodiche alle quali non era stato esposto che prima della nascita"

Oltre ai suoni i bambini sono anche in grado di cogliere la strutturazione temporale dei suoni Demany e al. (1977) hanno dimostrato che i bambini tra i due e i tre mesi di età sono in grado di discriminare con precisione i suoni in base al loro ritmo e alla loro struttura temporale. Una successione di diversi suoni può essere percepita come unità distinta da altre sequenze sonore. Questo risultato é particolarmente interessante poiché sottolinea una sorta di capacità di comprendere un "insieme" (i valori relativi agli intervalli tra i suoni) e mostra anche che le abilità di analisi temporale (ritmi), prerequisiti per affrontare la dimensione sequenziale del linguaggio, sono presenti molto prima dello stadio linguistico.

Nello studio delle emozioni occorre distinguere: Terza domanda: a quale età i bambini sono capaci di differenziare le espressioni facciali? Nello studio delle emozioni occorre distinguere: Espressione delle emozioni Riconoscimento delle emozioni Qualità espressive del neonato che consentono all’adulto di capirne i bisogni e lo stato emotivo Capacità del neonato di comprendere che cosa prova lui stesso e cosa provano gli altri

Espressione delle emozioni Darwin (1872) avanzò per primo l'ipotesi che le espressioni delle varie emozioni primarie fossero distinte, facilmente riconoscibili e identificabili (in quanto caratterizzate da specifici pattern mimici) e fossero universali su base innata (in quanto geneticamente precodificate e programmate). Le ricerche transculturali hanno fornito una ampia conferma di questo punto di vista Da questi studi risulta in modo univoco la presenza di configurazioni espressive distinte e globalmente simili per le emozioni fondamentali sia presso i paesi occidentali e le popolazioni asiatiche (Giappone, Hong Kong, Sumatra) sia presso popolazioni preletterate (es: le culture della Nuova Guinea). Emerge altresì la capacità universale di riconoscere in modo appropriato le espressioni emotive fondamentali. Espressione delle emozioni

Ma quali sono le emozioni fondamentali? e come si contraddistinguono? Si è giunti a definire- anche se non tutti concordano- sette distinte emozioni di base: GIOIA, TRISTEZZA, PAURA, RABBIA, SORPRESA, INTERESSE e DISGUSTO I criteri per differenziarle dalle emozioni sociali e consapevoli sono - possedere uno specifico substrato neurale - una distinta e specifica configurazione di movimenti facciali e di espressioni facciali - essere strettamente legate ad una specifica qualità emotiva che raggiunge la consapevolezza - devono derivare da un processo biologico-evoluzionistico - devono avere proprietà organizzative e motivazionali che sono al servizio di funzioni adattive.

Alla nascita sono state osservate nel neonato reazioni chiare di: "piacere" (apertura della bocca, leccamento ritmico delle labbra e, a volte, sorriso) alla somministrazione di liquidi dolci; "disgusto" (chiusura della bocca con gli angoli abbassati, protrusione delle labbra, aggrottamento delle sopracciglia e ammiccamento delle palpebre) alla somministrazione di liquidi amari sconforto e di disagio fisico sono presenti in modo stereotipato nelle prime settimane di vita se i neonati sono sottoposti ad una stimolazione dolorosa e se sono esposti a forti rumori improvvisi In modo analogo, in stato di veglia attiva, sono state osservate nelle prime settimane di vita manifestazioni di interesse e di attenzione selettiva verso gli stimoli nuovi ed in movimento, nonché verso il volto umano.

Dalla nascita al secondo mese: risposte innate a specifici stimoli dell’ambiente * PIACERE- DISGUSTO (sistema edonico) * TRASALIMENTO * SCONFORTO * INTERESSE Dalla fine del secondo mese ad un anno *PIACERE (sorriso sociale non selettivo) 5-8 settimane * SORPRESA 6-10 sett. *GIOIA 3-4 mesi *TRISTEZZA 3-4 mesi *RABBIA 4-5 mesi * PAURA /CIRCOSPEZIONE 5-9 mesi

DOPO IL PRIMO ANNO: EMOZIONI SOCIALI APPRESE * COLPA 12 mesi * TIMIDEZZA 12 mesi * VERGOGNA 12 mesi * DISPREZZO 15 mesi * EMOZIONI MISTE dopo i 15 mesi

Anche per il riconoscimento delle emozioni il bambino è dotato di un’ abilità innata e geneticamente programmata (Darwin 1872) ? Non vi sono conferme sperimentali attendibili. Sappiamo che la predisposizione verso il volto umano favorisce l’esplorazione delle espressioni facciali * 9 settimane Sensibilità ai mutamenti affettivi della madre * 10 settimane discriminazione delle espressioni facciali di Gioia, Tristezza e Collera * 3 mesi discriminazione, in fotografie dello stesso viso, delle espressioni di sorpresa, gioia, tristezza Riconoscimento delle emozioni

Principali differenze tra colpa e vergogna VERGOGNA COLPA Focus della valutazione Sé globale Comportamento specifico ("Ho fatto quella cosa orribile) (Ho fatto quella cosa orribile") Grado di malessere Molto doloroso Meno doloroso della Verg. Esperienza fenomenologica Ritirarsi, sentirsi piccolo Tensione, rimorso, senza valore e impotente rimpianto Operazione del Sé Sé scisso tra osservante Sé unitario e intatto e osservato Impatto sul Sé globale Sé compromesso da una Sé non intaccato svalutazione globale da una svalutaz. glob. Preoccupazione dell'altro Preoccupazione della Preoccupazione dell’ valutazione degli altri effetto del Sé sugli altri sul Sé Processi controfattuali Eliminare mentalmente Eliminare mentalmente un qualche aspetto del Sè un qualche aspetto del comportamento Caratteristiche Desiderio di nascondersi, Desiderio di motivazionali scappare o vendicarsi confessarsi, scusarsi o riparare

Si possono distinguere alcune fasi dello sviluppo interattivo Nelle interazioni interpersonali adulte le attività dei partecipanti sono coordinate l’una all’altra in modo congiunto. Nelle prime fasi della vita adattare il proprio comportamento a quello di un’altro non è facile. Si possono distinguere alcune fasi dello sviluppo interattivo Fase Età di inizio (mesi) 1.Regolazione biologica 0 2. Scambi faccia a faccia 2 3.Condivisione di argomenti 5 4. Reciprocità 8 5.Rappresentazione simbolica 18 Compito evolutivo Regolarizzare i processi biologici di base del neonato come l’alimentazione, gli stati di veglia e sonno e armonizzarli con le richieste dei genitori Regolare l’attenzione reciproca e la capacità di risposta nelle situazioni faccia a faccia Inserire gli oggetti nelle interazioni sociali e assicurare ad essi azioni e attenzione Iniziare azioni intenzionali dirette verso altri e sviluppare relazioni più simmetriche e flessibili Sviluppare strumenti verbali e simbolici di relazione con gli altri e riflettere sugli scambi sociali

3. Condivisione degli argomenti A 5 mesi con la capacità di manipolazione del bambino si realizza un cambiamento pronunciato e improvviso. * Si rivolge al mondo degli oggetti che può afferrare * Caduta dell’attenzione visiva verso la madre ( dal 70% al 33%) L’attenzione viene distribuita in sequenze successive e non simultanee: o oggetto o persona. giochi del tipo “dammi e prendi” non sono presenti E’ compito dell’adulto convertire una situazione bambino-oggetto in una situazione bambino-oggetto-persona. Cosa fanno gli adulti? Coorientamento (attenzione congiunta verso un comune punto focale) Madre e bambino sono attenti allo stesso oggetto (es giocattolo) che diviene un argomento condiviso. Quasi automaticamente la madre segue la direzione dello sguardo del bambino . Il bambino diviene la guida dell’interazione e determina la scelta dell’ ”argomento”

Nello studio delle emozioni occorre distinguere: Espressione delle emozioni Riconoscimento delle emozioni Qualità espressive del neonato che consentono all’adulto di capirne i bisogni e lo stato emotivo Capacità del neonato di comprendere che cosa prova lui stesso e cosa provano gli altri