Il discorso del giornale

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Transcript della presentazione:

Il discorso del giornale Definire semiotico il discorso giornalistico significa innanzitutto privilegiare tre fondamentali criteri di analisi: a) uno sguardo attento alle relazioni, anziché alle singole componenti e ai singoli soggetti in gioco, b) un presupposto di significazione, che lega il piano sensibile-espressivo al piano intelligibile dei contenuti, c) l’assunzione dello spazio giornalistico come spazio comunicativo e non semplicemente informativo.

Livelli di interrogazione del testo giornalistico Domanda Dell’espressione Com’è formulato? Del contenuto Cosa asserisce? Della funzione Perché è così formulato? Della destinazione A chi è diretto Del contratto Che cosa offre/chiede?

Dimensioni del testo 1) Estetica = logica che organizza sul piano dell’espressione e del contenuto le tre dimensioni del senso Dimensione narrativa Dimensione cognitiva Dimensione passionale Ciascuno con una propria grammatica, che determina specifici effetti di senso nel suo rapporto con gli altri piani del discorso

Logiche della significazione Piano dell’espressione e piano del contenuto

Hjelmslev Espressione Contenuto Materia dell’espressione (prelinguistica) Sostanza dell’espressione (Segnale) Forma dell’espressione Forma del contenuto Funzione segnica Sostanza del contenuto (Segnale) Materia del contenuto (Pensiero prelinguistico)

Livello superficiale (esplicito) Piani/Livelli Piani dell’espressione del contenuto Livello superficiale (esplicito) manifestazione discorsiva del testo Livello Profondo (implicito) valori che il testo mette in gioco: soggetti, ruoli, ecc.

Nei livelli più profondi espressione e contenuto si determinano reciprocamente, a creare precisi effetti di senso, ma la semiotica tiene distinti in sede di analisi il piano di superficie e il livello profondo, il livello di manifestazione discorsiva del testo dal livello più astratto, in cui si collocano i valori che un testo mette in gioco. Occorre cioè imparare a distinguere diverse logiche della significazione.

La struttura del giornale La testata come tale può essere intesa come un testo La testualità deriva dalla configurazione complessiva del quotidiano: i significati a rigore non stanno in nessuna parte del quotidiano ma nella sua articolazione complessiva. La notizia è dunque una unità molto più complessa in quanto innanzitutto inserita in una mediazione fondamentale, quella della testata. Oggetto dell’analisi semiotica è il senso complessivo del testo, che scaturisce dalle caratteristiche dei suoi livelli e dalle relazioni tra i livelli

Piano dell’espressione Parte della identità della testata è legata alla configurazione del piano dell’espressione (manifestazione lineare del testo): Formato (standard o tabloid) Impaginazione (gabbia) Caratteri tipografici Uso delle foto Le caratteristiche espressive hanno una funzione distintiva a livello puramente percettivo e contrastivo Contribuiscono a delineare una immagine del quotidiano e del suo pubblico Sono cioè funzionali a una più complessa strategia di autorappresentazione. Su questo piano si colloca il discorso del giornale (come il giornale si enuncia)

Formato Opposizione tra formato standard e tabloid (sottoposta a una profonda trasformazione). In Italia il formato tabloid si associa a una specifica presenza enunciativa.

Organizzazione plastica Caratterizzazione dell’aspetto visivo-grafico dei quotidiani: Organizzazione topologica (relativa agli spazi) Eidetica (relativa alle linee) Cromatica (colori) Effetti di senso: Ordine e razionalità (assi cartesiani che non spezzano la continuità delle linee verticali e orizzontali): quadro di uno spazio strutturato, gerarchico, modulare e ripetitivo. Ritmo sincopato (spezzettamento dell’unità dei moduli: flessibilità, rapidità, agilità): quadro di uno spazio che può essere movimentato, articolato, variato.

L’organizzazione plastica della testata contribuisce a definire una precisa estetica della testata: logica che organizza in modo coerente sul piano dell’espressione (e dunque anche del contenuto) la dimensione cognitiva, pragmatica e passionale): Estetica dell’armonia Estetica della frattura

Impaginazione Tre tipologie di gabbia: Modello a libro: suddivisione della pagina in moduli, disposizione verticale delle notizie; modalità statica e ordinata Modello a stella: intorno a un articolo centrale, disposizione di articoli più brevi e riquadri esplicativi: opinioni, riepiloghi, testimonianze, interviste, glossari ecc.; funzionale al commento e all’approfondimento; effetto di senso composito, a mosaico Modello a schermo: la gabbia si apre al di là della singola pagina; disposizione orizzontale, più spettacolare; esprime l’ibridazione tra logiche spettacolari e logiche informative. Il numero di colonne è correlato alla percezione di un giornale più informativo

Stile del carattere Corsivo: effetto di unità molto densa e poco differenziata; in cui la segmentazione il rilievo delle unità pertinenti non sono immediati (stile più complesso per il lettore). Tondo: effetto di maggiore normalità e leggibilità Tutto maiuscolo: enfatico e potenzialmente sovversivo, strillato Tutti questi aspetti grafici costituiscono la sostanza dell’espressione, coerente con l’estetica della testata

Apparato iconografico Fotografie, grafici, schemi, diagrammi, vignette Foto in bianco e nero: funzione documentaria Foto grandi, centrali, a colori: funzione emotiva (potenzialmente manipolatoria) Il realismo fotografico è un effetto di senso (Barthes, Rhétorique de l’image, “Communications, 4, 1964: 40-52)

Immagini vs pensiero verbale v. Loporcaro Percezione sensibile vs elaborazione razionale Pathos vs logos Osservazione di casi concreti vs esercizio dell’astrazione Riconoscere (sulla base di schemi posseduti) vs capire (trovare nuovi schemi) Forma dell’indicare/mostrare vs spiegare/argomentare Questa opposizione risponde a una concezione dualista del rapporto corpo-mente

Tipologie di immagini Immagini-simbolo (valorizzazione mitica: capi di Stato, bandiere, ecc., foto di archivio risemantizzate con funzione interpretativa e mitizzante) Immagini-documento (valorizzazione referenziale, interessata soprattutto alla testimonianza, funzione illustrativa rispetto alla notizia; forte effetto veridittivo) Immagini-emozione (valorizzazione sostanziale: scatti che vogliono cogliere l’essenza del momento nella sua dimensione più autentica, emotiva) Immagini-interpretazione (valorizzazione obliqua, con cui si mette in primo piano l’intervento dell’osservatore e la sua ipotesi interpretativa)

Immagini come testi complessi Le immagini possono essere analizzate Nella loro funzione figurativa Dal punto di vista della rappresentazione Dal punto di vista plastico (organizzazione dello spazio attraverso linee, figure, colori) Nella loro funzione discorsiva Dal punto di vista comunicativo (funzione che hanno rispetto al lettore) Dal punto di vista interdiscorsivo (rapporto con altre componenti del giornale)

Vignette Funzione ludico decorativa Funzione argomentativa e polemica nelle testate con prevalente strategia informativa Funzione argomentativa e polemica nelle testate con prevalente strategia interpretativa

Semiotica della notizia La notizia è una costruzione discorsiva, il frutto di una serie di decisioni di natura semiotica: si tratta di volta in volta di Segmentare il continuum del reale, selezionando eventi e trasformandoli in notizie (newsmaking) (livello paradigmatico) Per spiegare questo processo si è parlato di valori-notizia, utili per “selezionare il materiale del mondo” (Wolf, 1985), sempre relativi a un contesto dato. I valori entrano a far parte del discorso prima ancora di ogni possibile distinzione in temi e generi. Nella prospettiva semiotica i fatti sono il risultato del processo di selezione (ritaglio). Categorizzare la notizia in una sezione (generi) (livello sintagmatico)

Piano del contenuto Operazioni di tematizzazione della notizia Distribuzione delle sezioni Raggruppamento tematico (tematizzazione: problema complessivo che viene sollevato e tematizzato; cfr. settimanali popolari) Topicalizzazione esplicita (primo livello di isotopia) Topicalizzazione implicita (secondo livello di isotopia) Fanno della testata una voce, una istanza di organizzazione del notiziabile selezionato e una guida per la sua interpretazione

Definizioni delle sezioni Relative a un problema di categorizzazione del mondo e di tematizzazione discorsiva: il mondo per essere compreso e comunicato deve essere articolato e segmentato Rapporto tra il singolo evento e la categoria di riferimento: type/token La distribuzione delle notizie nelle diverse sezioni ha sempre una funzione interpretativa oltre che classificatoria: tipo di tematizzazione cui l’evento sarà sottoposto Tendenza alla differenziazione dei giornali nella articolazione delle sezioni: commistione dei generi, che indebolisce la separazione tra cronaca, cultura, spettacolo (cfr. Loporcaro, 2005): le rubriche di genere (politica interna/estera, ecc.) sono sostituite da rubriche tematiche.

Effetto di senso della ridefinizione delle sezioni: Costruzione di un soggetto interpretativo forte Spettacolarizzazione della informazione Visione del mondo più fluida: le sezioni non sono più rigidamente separate e ripartite: rispecchiamento di una realtà mobile e complessa

Tematizzazione e topicalizzazione La tematizzazione presuppone una selezione La disposizione delle notizie nelle pagine, il loro accostamento all’interno del testo veicola un certo effetto di senso. La messa in pagina comporta tre operazioni Definizione di una gerarchia tra le notizie Articolazione di un rapporto sintagmatico tra le notizie Topicalizzazione (accostamento di diverse notizie come se fossero legate da un filo comune, o topic)

Topic Espansione del concetto greimasiano di isotopia Isotopia = ridondanza semantica, iterazione di alcune componenti semantiche Topic: scelta pragmatica con cui si stabilisce di cosa si sta parlando La topicalizzazione è legata alla gerarchia delle notizie, nel giornale ed entro la medesima pagina.

Lo spazio giornalistico come spazio comunicativo: dimensione enunciativa

Voce del giornale Ogni giornale si costituisce come un soggetto semiotico, una voce, con una propria identità e un proprio discorso (ethos della retorica classica): Piano dell’enunciazione Qui si pone il problema dello stile del discorso, componente essenziale del patto di fiducia con i lettori (modus vs dictum (Bally); modalità vs lexis (Culioli) Ogni testata rappresenta una “istanza di organizzazione del ‘notiziabile’ selezionato e di guida alla sua interpretazione” (Lorusso e Violi, 2004:52).

L’enunciazione nel giornale Ogni giornale, in quanto discorso, istituisce dei soggetti della comunicazione: enunciatore ed enunciatario Distinzione tra i soggetti empirici (giornalisti e lettori) e i loro simulacri nel testo Patto di fiducia tra il giornale e i suoi lettori: strategia di autorappresentazione della propria immagine e come voce che indica al lettore come interpretare la pluralità delle notizie Costruzione di una immagine complementare dei lettori Le tracce della enunciazione sono sempre rinvenibili, in modo più o meno esplicito, all’interno del testo

Istituzione dei soggetti della comunicazione giornalistica Ducrot, Les mots du discours, Minuit, Paris, 1980:56: “Si tratta della costruzione, nel discorso, del locutore e dell’allocutario. Gli psicolinguisti e i sociolinguisti hanno talvolta notato che si può, parlando, costruire un’immagine di sé e della persona a cui si parla, immagine che l’interlocutore sia accetta, sia rigetta: uno dei principali mezzi di questa costruzione è proprio la possibilità, iscritta secondo noi nella lingua, cioè nella significazione di parole e frasi, di far sì che voci diverse si esprimano, dando l’istruzione di identificarle con degli esseri della realtà – e specificandone persino certe istruzioni da osservare in questa identificazione”. Cfr. nozione di Debrayage in Greimas

Soggetti empirici e soggetti simulacrali Testo E. tore E.tario Ricevente empirico Emittente empirico E.tore E.tario

Contratto di lettura Livello di manifestazione Progetto redazionale = Mondo costruito Dispositivo d’enunciazione = Relazione E.tore/E.tario Livello di manifestazione Simulacri = Le marche formali Temi = Contenuto Cfr. Manetti, L’enunciazione, Mondadori, 2008: 163-5

“Contrariamente alla maggior parte dei beni di consumo ordinari, alimentari e vestimentari, per esempio, che richiedono una perpetua mobilità nei comportamenti di acquisto e uso (ché occorre – imperativo sociale – variare costantemente tanto la propria mise quanto il proprio menu), il giornale, oggetto di comunicazione, sollecita in ognuno la costrizione inversa, esigendo la ripetizione, incoraggiando l’abitudine o la routine o, per dirla meno disforicamente, una certa costanza: come se, una volta eletto il proprio giornale, il restargli fedele non fosse, in sostanza che rimanere fedeli a se stessi” (Landowski, La società riflessa (1989), Meltemi, 1999: 155)

Racconto e discorso Il giornale deve rispondere a una doppia aspettativa dei suoi lettori: Una di tipo sintagmatico, che tende a instaurare legami logico-narrativi tra il fatto del giorno e quelli dei giorni precedenti (per ricucirli in una narrazione unica) Una di tipo paradigmatico, legata al fatto che il giornale si presenta come un soggetto riconoscibile nello spazio dell’informazione

A tal fine il giornale deve compiere due operazioni concomitanti: Offrire un racconto sul mondo esterno, facendosi narratore degli eventi che accadono (piano oggettivo) Tenere un discorso al suo destinatario, ripresentarsi ad esso in modo costante e riconoscibile, ponendo l’accento sulla propria esistenza (piano soggettivo) Ogni testata costruisce la propria immagine e il proprio “contratto di lettura” con i suoi lettori trovando una propria personale misura nella tensione necessaria tra racconto e discorso, tra oggettività e soggettività, tra sintagma e paradigma (Marrone, 2001: 79-80)

Due macro-strategie enunciative oggettiva soggettiva Stile soggettivante: l’enunciatore si manifesta in modo più marcato ed esplicito, orientando l’informazione da uno specifico punto di vista. Stile oggettivante: tende a presentare l’informazione senza, almeno apparentemente, intermediazioni soggettive

Strategie di cancellazione dell’origine deittica Eliminazione della prima persona: distinzione tra enunciatore e locutore (Goffman, 1979: footing) Narrativizzazione Effetti: oggettivizzazione del discorso (rafforzamento) Indebolimento del soggetto enunciatore

Forma introduttiva del discorso: “Io vi dico che…”; forma introduttiva del recit: “Si narra che…”. Questa distinzione è del massimo rilievo sia nel discorso politico che nel discorso giornalistico, perché configura nei due casi o il massimo potere di convocazione del locutore o il massimo affidamento della convocazione a un sapere esterno e supremo rispetto al destinatario e a chiunque altro: un sapere oggettivo considerato “fuori discussione”.

Semiotica del quotidiano Landowski 1989 Tempo sociale oggettivato (funzione informativa, narrazione - episodicità del racconto) Tempo vissuto del discorso (costruzione di identità sociali - periodicità del discorso)

Stile Le Monde Giornali più oggettivi, costruiti in modo da espandere il racconto e contrarre il discorso (Le Monde e CdS: modello giornalistico tradizionale); costruzione di un lettore distaccato dalla propria soggettività: oggettivazione del mondo colto come oggetto di conoscenza e campo d’azione Funzione referenziale e informativa Lettore Modello: dirigente, alto funzionario, ecc.: uomo d’azione e cittadino del mondo

Stile Libération Giornali più soggettivi, in cui l’informazione è sempre esplicitamente filtrata attraverso il punto di vista del giornale, in modo che il discorso tende a prevalere sul racconto: strategia della complicità, legami intersoggettivi che legano i protagonisti della comunicazione: giornalisti e lettori. Dal punto di vista dell’impaginazione e delle sezioni, sembra che Libération riscriva Le Monde rovesciando l’ordine: sostituzione del locale al mondiale . Funzione fatica Tono derisorio nella descrizione dei fatti ritenuti importanti (politica nazionale e internazionale); Assunzione seria delle vicende dei cittadini comuni: inchieste, testimonianze dirette e interviste Lettore Modello: giovane cittadino

Strategie enunciative a) Strategia della complicità: costruzione del destinatario come co-enunciatore Interpellazione Costruzione di un soggetto che prende la parola in prima persona, l’enunciatario stesso viene fatto parlare e rappresentato come enunciatore dialogo tra enunciatore e enunciatario, attraverso il quale si istituisce una comunità di valori condivisa noi inclusivo (io+tu)

b) Strategia della distanza 1. Distanza pedagogica differenza tra enunciatore ed enunciatario: il primo tiene a distanza il secondo: guida, mostra, spiega, consiglia; l’enunciatario è rappresentato come un soggetto che ascolta, capisce, trae profitto dai consigli; Universo del discorso fortemente gerarchizzato 2. Distanza non pedagogica l’enunciatore si limita a produrre delle affermazioni sul registro impersonale: non ci sono marche di interpellazione, ma discorsi costruiti alla terza persona come avviene nel genere del reportage oggettivizzato; non sono presenti nemmeno gerarchizzazioni dell’universo del sapere, ma si fa piuttosto ricorso a una giustapposizione non classificatoria dei temi Vedi analisi di Veron dei periodici francesi femminili: Cosmopolitan e Biba, Marie-France, Marie-Claire (S. Fischer e E. Veron, Teoria della enunciazione e discorsi sociali, in Semprini, Lo sguardo semiotico, Angeli, 1992: 143-167)

Tipologia dei quotidiani e stile enunciazionale Agostini (Giornalismi, il Mulino, 2004) individua tre forme dominanti in Italia: Quotidiano-istituzione (Corriere della Sera, la Stampa); Quotidiano-agenda (la Repubblica) Quotidiano-attivista (il Foglio, l’Unità, Libero, il manifesto) Distinzione importante anche per il tipo di legame che ciascun tipo stabilisce con il lettore (enunciatario)

Tipologie di contratti di lettura Legati a diverse rappresentazioni del Lettore Modello. Il Lettore Modello è rappresentato da una certa enciclopedia, insieme di conoscenze, attitudini, sistemi di valore. Parte della informazione viene dunque necessariamente presupposta; le presupposizioni linguistiche (cfr. Sbisà, Detto non detto) servono a riattivare queste conoscenze, hanno funzione di coesione testuale e cognitiva.

Altra possibile tipologia: I quotidiani agenda e i quotidiani attivisti hanno uno stile soggettivante: si caratterizzano cioè per la forte identità di valori e gusti tra enunciatario ed enunciatore e per il fatto di espandere il discorso e ridurre il racconto. I quotidiani istituzione hanno uno stile oggettivante, cioè presentano una identificazione più debole con i lettori; espandono il racconto e riducono il discorso. Altra possibile tipologia: Informativi-neutrali Polemici Pedagogici Paritetici

Questa distinzione prende forma anche sul piano linguistico: Da un lato uso più trasparente, oggettivo e non marcato Dall’altro uso soggettivo e marcato (es.: metafore e metaplasmi) Tendenze attuali: il giornale ha assimilato la grammatica dello spettacolo a livello sintattico e lessicale: Iconicità Ludismo Domesticazione Sul piano linguistico: vivacizzazione (Dardano, 2002), conseguenza della settimanalizzazione del quotidiano. Ricerca di un linguaggio condiviso: domesticazione di tecnicismi, ricorso a tipiche espressioni del parlato

Il direttore come primo enunciatore delegato Stile oggettivo: effetto trasparenza enunciativa: il direttore tende a scomparire come enunciatore delegato; il giornale sembra farsi da sé, riflettendo la realtà senza una esplicita istanza interpretativa -> strategia di neutralità del giornale L’assenza di firma ha la funzione esplicita di cancellare la distanza enunciativa che pur sempre separa un enunciatore specifico dall’enunciatore testata Stile soggettivo: in alcuni quotidiani (“il Foglio” di Ferrara, “la Repubblica” ancora legata al nome di Scalfari) il direttore in quanto enunciatore delegato ha una forte funzione coesiva; la sua presenza serve a ribadire l’orizzonte di valori a cui si richiama il quotidiano e così a riattualizzare il contratto tra enunciatore e enunciatario (vedi argumentum di autorità della retorica classica)

Le diverse voci, ciascuna dotata di un proprio stile enunciazionale, tendono a confluire in una voce coerente della testata (nel caso dei quotidiani agenda e attivisti) oppure a mantenere la propria specificità come prova della pluralità delle posizione (nel caso dei quotidiani istituzionali che applicano una strategia di neutralizzazione, es. del Corriere della sera)

Verità e veridizione La veridicità della notizia è assunta dal lettore in conseguenza del patto comunicativo e del contratto fiduciario (contratto veridittivo) che viene stabilito tra enunciatore e lettore La verità della notizia non si basa su una precisa corrispondenza di quanto asserito con la realtà fattuale, ma diviene una dimensione intersoggettiva, legata al rapporto tra enunciatore ed enunciatario, e di coerenza discorsiva (tenuta logica interna) Non si tratta di negare lo statuto della realtà, ma di riconoscere che non si dà mai un accesso immediato e diretto alla realtà: realismo mediato. Gli strumenti di mediazione sono artefatti, tra questi spicca il linguaggio come meta-artefatto (metodologia qualitativa). L’informazione trasparente e ancorata ai fatti è una illusione. Ogni discorso dà forma a suo modo agli eventi, attribuendo loro dei confini (per es. temporali, facendo durare più o meno una notizia), dei protagonisti, delle fasi, dei controesempi) La realtà raccontata dai giornali è un effetto di realtà (Barthes, 1968)

Veridizione Il giornalismo legittima come vero il suo discorso attraverso due stili: Attenzione per il dettaglio e racconto contemporaneo ai fatti osservati: forte effetto di presenza, forte illusione di realtà; il lettore ha l’impressione di partecipare agli eventi Distanza pedagogica: i fatti vengono presentati al passato e il giornalista li riassume, commentandoli; il lettore si affida alla capacità del giornalista di interpretare i fatti

Enunciazione e referenzialità Benveniste, Jakobson, Russell e Strawson tra i linguisti e logici contemporanei; Saussure, Peirce, Frege tra i moderni; la Grammaire di Port Royal tra i classici; uno stuolo di logici medievali e tanti altri autori e scuole di pensiero hanno strettamente legato enunciazione e referenzialità, nel senso che quest’ultima è possibile soltanto attraverso l’enunciazione. In uno schema enunciazionale non si può parlare propriamente di una corrispondenza a uno stato di fatto esterno alla lingua e indipendente dalla volontà, visione, manipolazione del locutore, ma come una prospettazione del locutore stesso, quindi una veridizione: in sé stesso l’enunciato non è né vero né falso, lo diviene nel corso di una particolare enunciazione

Il problema della verità L’ideologia della notizia obiettiva, uguale per tutti presuppone un linguaggio diverso da quello verbale e utenti diversi dagli esseri umani: presuppone un mondo di automi, capaci solo di percezioni e interazioni interamente programmate e calcolate. Fatti complessi sono comunicati con parole che variano profondamente a seconda dei quotidiani e dei settimanali (si veda la rivolta a Genova contro Tambroni studiata da Isnenghi, il Concilio Vaticano II da Manoukian, il discorso di Breznev da Dardano, una settimana normale del 1968 da Bechelloni (De Mauro, 1976). La varietà è un segno di buona salute del giornalismo (patologica è l’omogeneità). La verità nella notizia consiste nel contenere elementi che ne consentano la critica. Tra questi elementi c’è la trasparenza e la precisione del linguaggio (perspicuitas: requisito retorico classico, cfr. Loporcaro 2005).

La diffusione del DD è comune a tutte le tradizioni giornalistiche? No: è decisamente caratteristica del giornalismo italiano Ancora una questione di contratto di lettura: cosa significano le virgolette per il lettore anglofono e cosa significano per il lettore italiano?

Ma allora, perché si usa tanto il DD? La scarsa fedeltà del DD è una conseguenza del ruolo del giornalista, che non è un registratore passivo ma un interprete attivo Ha vincoli spaziali Vincoli di significatività e di pregnanza Ma allora, perché si usa tanto il DD? Cattura più facilmente l’attenzione Induce il lettore ad accostarsi all’articolo come ad una riproduzione fedele Risulta più immediatamente comprensibile

Questione in gioco La fedeltà del discorso è una questione etica oppure una questione linguistica? Posizione di Papuzzi vs posizione di Calaresu C’è una correlazione tra diversi tipi di testate e uso del DD? Una ricerca di Santulli ha mostrato che il DD compare più frequentemente nei quotidiani che si dichiarano indipendenti, mentre il ricorso al DI è più frequente nei quotidiani che si presentano come politicamente impegnati (interpretativi). E’ sempre così? C’è una correlazione tra sezioni del quotidiano e DD?