Frequentanti B. Mortara Garavelli, Manuale di retorica, edizione tascabile Bompiani 2008, pp ; ; Uno dei seguenti testi a scelta:

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2009-10 Usi e abusi della retorica nel linguaggio politico e nella stampa 4 marzo-9 aprile

Frequentanti B. Mortara Garavelli, Manuale di retorica, edizione tascabile Bompiani 2008, pp. 1-113; 142-190; 287-322 Uno dei seguenti testi a scelta: Loporcaro, Cattive notizie. La retorica senza lumi dei mass media italiani, Feltrinelli, 2005 Santulli, Le parole del potere, il potere delle parole, Angeli 2005 Materiali

Non frequentanti B. Mortara Garavelli, Manuale di retorica, edizione tascabile Bompiani 2008, pp. 1-113; 142-190; 287-322 Loporcaro, Cattive notizie. La retorica senza lumi dei mass media italiani, Feltrinelli, 2005 Santulli, Le parole del potere, il potere delle parole, Angeli 2005

Che cos’è la retorica? Per il senso comune: discorso magniloquente (cattiva retorica) Eccessiva preoccupazione per la forma (Ascoli, 1973) Il suo posto tra le scienze del linguaggio e della comunicazione Tecnica Scienza Funzione conoscitiva e sociale della retorica: scoprire e svelare le regole del gioco comunicativo

Barthes, L’ancienne rhetorique, 1970 (trad. it. 1972) È una techne: un’arte della persuasione È un insegnamento (base della didattica fino all’Ottocento) È una scienza: un metalinguaggio È una morale: un sistema di regole con finalità pratica, un corpo di prescrizioni morali (Codice) È una pratica sociale: una tecnica privilegiata che permette alle classi abbienti di assicurarsi la proprietà della parola È una pratica ludica: sviluppo di una retorica nera (giochi, parodie, allusioni ecc.)

Informazione e persuasione Persuadere = indurre qualcuno a credere qualcosa In una accezione riduttiva della comunicazione come trasferimento di informazione la persuasione è un fenomeno marginale, se non deviato

Persuasione e verità Separazione del discorso persuasivo dalla verità Il discorso informativo sarebbe l’unico neutro, oggettivo, razionale e impersonale Il discorso persuasivo sarebbe solo fazioso, soggettivo, irrazionale e emotivo

Necessità di ridefinire la questione La persuasione è un tratto interno al parlare, una sorta di sfondo dell’agire linguistico nel suo complesso Gli usi informativi del linguaggio rappresentano un caso limite della interazione tra parlanti, e non un presunto uso neutro del linguaggio (il grado zero)

Usi persuasivi Tutti quelli che hanno come obiettivo il cambiamento dei desideri, degli atteggiamenti, delle opinioni, dei comportamenti Presupposto necessario: possibilità di scelta Casi esemplari: Pubblicità Discorso politico Discorso giornalistico (informazione+persuasione)

Origini Siracusa, V sec. a.C. la difesa della proprietà -> retorica come genere giudiziario Protoretorica: Empedocle, Corace, Tisia Corace fissa le cinque grandi parti dell’oratio: esordio, narrazione o azione, argomentazione o prova, digressione, epilogo Polo sintagmatico: ordine delle parti della retorica (taxis, dispositio)

Atene: Sofisti, metà V sec. a.C Protagora di Abdera - Attenzione per la forma e lo stile: la lexis o elocutio. - Interesse per il genere dei nomi e i tempi dei verbi (grammatica) - Importanza della orthoépeia (proprietà di espressione), che può “rendere più potente il discorso più debole” - Antitesi: uno stesso argomento può essere trattato da punti di vista opposti (tecnica della antilogìa, poi eristica); scollamento tra retorica e verità e conseguente separazione tra dimostrazione e argomentazione -> accuse di relativismo (condanna di Platone) Gorgia da Lentini - funzione estetica, prosa decorativa, spettacolo (prima individuazione delle figure); polo paradigmatico, lexis, elocutio - distinzione tra diversi tipi di discorso: logoi dei filosofi naturalisti, oratoria giudiziaria, dialettica filosofica -> genere epidittico Encomio di Elena: potenza psicagogica della persuasione

Isocrate (IV sec. a. C) Tentativo di moralizzazione della retorica come maestra di vita (rapporto mezzi-fini) L’addestramento alla eloquenza è uno dei mezzi per l’educazione al vivere civile La parola è ciò che distingue l’uomo dagli animale ed è alla base di tutte le sue facoltà

Primo attacco: Platone (427-347 a.C.) Il linguaggio è subordinato al pensiero, il solo capace di afferrare le idee, la verità intelligibile Distinzione tra una retorica cattiva (quella dei sofisti e dei logografi), esclusivamente finalizzata all’inganno – dialogo Gorgia (doxa) una retorica buona (al servizio della filosofia, ma priva di contenuti propri), portatrice di persuasione vera – dialogo Fedro: retorica come dialettica (dialogica), che ha per oggetto la verità (episteme) Di qui la progressiva separazione degli elementi argomentativi da quelli stilistici ed espressivi “Due retoriche, nessuna retorica” (Barbara Cassin 1995)

Aristotele (384-322 a.C.) Retorica: arte della comunicazione quotidiana; progressione del discorso di idea in idea; centralità del ragionamento e della funzione difensiva; tecnica del ragionamento; arte di trovare per ogni singolo caso i mezzi di persuasione più efficaci; supplemento d’arte probativo; strumento di azione sociale (I tre libri della Retorica) Poetica: arte della evocazione immaginaria; progressione dell’opera di immagine in immagine (Poetica) Dialettica: parte della logica (scienza del vero); tecnica dei ragionamenti probabili; uso pedagogico, filosofico e sociale (Topici)

Il sillogismo Forma dell’argomentazione logica:poste due premesse ne deriva di necessità una conclusione. Sillogismo dimostrativo o scientifico (categorico): muove da premesse vere e giunge ad una conclusione vera Sillogismo dialettico (entimema). Strumento comune a dialettica e retorica (logos): Muove da premesse probabili (endoxa) e giunge a conclusioni probabili Premesse probabili: circostanze verosimili Indizi sicuri Semplici indizi

Dialettica e retorica sono in grado di distinguere la verità dall’apparenza: La dialettica distingue il vero sillogismo dal sofisma La retorica distingue il sillogismo veramente persuasivo dall’ingannevole

I campi dell’argomentazione e della dimostrazione Argomentazione Dimostrazione Sillogismo logico Esempio Induzione Pathos Sillogismo entimematico Deduzione Logos narrazione commento Spazio del probabile Spazio delle certezze

I generi del discorso Ogni discorso è il risultato di tre elementi: Chi parla Ciò di cui parla A chi si rivolge (problema dell’uditorio) Tre tipi di ascoltatori nella polis greca: Membro di un’assemblea politica Giudice nei processi Spettatori

Funzioni dell’uditorio e generi del discorso Genere Scopo dell’oratore Funzione dell’uditorio deliberativo Consigliare l’utile Prendere decisioni (su azioni future) giudiziario Difendere il giusto Esprimere un verdetto (su azioni passate) epidittico Potenziare l’adesione ai valori Disporsi all’azione

Le fasi di costruzione del discorso Inventio (heuresis) Dispositio (taxis) Elocutio (lexis) Actio (hypocrisis) (Memoria)

Inventio Individuazione del genere del discorso Invenzione/inventario degli argomenti Prove (vie di persuasione): Luoghi (argomenti)

Tipi di argomenti (prove) Ethos Condizioni minime di credibilità: mostrarsi sinceri, sensati, simpatici: phronesis (sensatezza), aretè (franchezza), eunoia (simpatia) Pathos psicologia delle masse; le passioni sono pezzi di linguaggio già fatti Centralità degli aspetti emotivi nella retorica sia come strumenti che come oggetti di dibattito; gli elementi emotivi non possono essere esclusi anche perché le argomentazioni non sono soltanto collaborative. Il problema della suasione (Eco, Il messaggio persuasivo, 1986): tecniche di persuasione coperte: “il discorso verbale è persuasivo, la foto è suasiva” Logos dimensione dialettica andamento deduttivo: entimema andamento induttivo: esempio

ethos “L’ethos oratorio è l’impressione che l’oratore produce di sé per mezzo di ciò che dice: la parola detta deve essere in sintonia con la personalità di chi la enuncia, la deve veicolare. Più che l’individualità e la personalità reale dell’oratore, esso costituisce il “personaggio” che l’oratore viene a rappresentare nel suo discorso, che deve rispettare certe caratteristiche e certi clichés, che deve assumere atteggiamenti e comportamenti in linea con un sistema di valori facilmente riconoscibile e condiviso”. (Parodi Scotti, Ethos e consenso nella teoria e nella pratica dell’oratoria greca e latina, Pitagora, 1996, p. 4)

Ethos e argomentazione “..in altre circostanze, afferma Demostene (e adduce prove storiche, sotto forma di esempi), i miei consigli e le mie azioni si sono rivelati utili e disinteressati (premessa maggiore); in questo momento il consiglio che vi do è in apparente contrasto con il mio modo di pensare (premessa minore); poichè io sono affidabile e credibile, seguitelo anche questa volta (conclusione). L’affidabilità dell’oratore è dunque affermata (se non costruita) proprio attraverso un entimema, e avvalorata da esempi. “) (Parodi Scotti, p. 93)

Prove estrinseche e prove intrinseche (B. Lamy) Estrinseche (ambito giudiziario): materiale disponibile, conoscenze disponibili e condivise (es. testimoni), indipendenti dall’oratore Intrinseche: prodotte dall’oratore, in modo creativo, per contrasto o per amplificazione: precedenti sentenze, opinione dei più, atti pubblici, citazioni. Qui il materiale viene trasformato in forza persuasiva attraverso una operazione logica: esempio, entimema

Secondo attacco: Cartesio Cartesio, Discorso sul metodo (1637): esclusione del verosimile dall’ambito della scienza: “non accogliere mai nulla per vero che non conoscessi evidentemente esser tale...non comprendere nei miei giudizi niente di più di quello che si presentasse così chiaramente e distintamente alla mia mente, che io non avessi alcuna possibilità di metterlo in dubbio”.

Altri modelli di razionalità antiretorica Locke, Saggio sull’intellligenza umana (1690): “I fini del linguaggio nel nostro commercio con gli altri sono principalmente questi tre: primo, rendere noti agli altri i propri pensieri o idee; secondo, farlo nel modo più facile e svelto possibile, terzo, comunicare in tal modo la conoscenza delle cose.” Linguaggio come strumento di comunicazione di pensieri e conoscenze tanto più efficace quanto più trasparente. La retorica trova spazio solo tra gli abusi di parola

Kant: distinzione tra convinzione (universale) e persuasione (credenza privata) Positivismo: svalutazione della retorica in nome di una verità scientifica ritenuta universale e autoevidente Romanticismo: difesa dell’arte come prodotto spontaneo del genio

Due le cause del declino della retorica Un nemico interno: progressiva riduzione della retorica a un sistema di classificazione delle figure (elocutio) (Genette, La retorica ristretta) tale riduzione è generalmente attribuita al logico Pietro Ramo (1515-1572) Un nemico esterno: tendenza a identificare la nozione di verità con quella di evidenza e a considerare il linguaggio come uno strumento sostanzialmente neutro, per comunicare pensieri altrove elaborati (la verità è autopersuasiva) (origine platonica di questa prospettiva)

Il dualismo antropologico Distinzione tra sentimento e ragione, tra mezzi razionali e mezzi affettivi. Mezzi della affettività: Ethos (carattere e comportamento dell’oratore: gesti, tono, inflessioni) Pathos (desideri e emozioni dell’uditorio che l’oratore può sfruttare a suo vantaggio) Mezzi della ragione Logos: argomentazione e dimostrazione Possono davvero essere separati?

Riscoperta della retorica Nel Novecento: processo di “retorizzazione della cultura” (Iannantuono 1999) Permane però la tendenza a intendere la retorica in senso ristretto Distinzione di fondo tra retorica della prova e retorica del tropo, che ripropone la distinzione tra razionale ed emotivo, logico e retorico, vero e verosimile

Nuova retorica Il Trattato dell’argomentazione di Perelman e Olbrecht-Tyteca (1958) punto di partenza ufficiale della rivalutazione della retorica nel pensiero contemporaneo: caso esemplare di retorica della prova centralità di inventio e dispositio assimilazione di retorica e dialettica recupero della tradizione aristotelica Oggetto specifico: adesione delle menti ottenuta per via linguistica

Due modelli di razionalità Cartesiana: - La ragione coincide con processi logici di tipo dimostrativo, dotati del carattere della evidenza e della necessità. - Ciò che non risponde a questi criteri non è razionale. - Qui l’accordo è inevitabile, il disaccordo è segno di errore. - Spazio della dimostrazione Pratico-discorsiva Il campo della razionalità non si identifica con la ragione logico-formale Campo del probabile, del verosimile: valori, politica, etica. - Zona intermedia di ragionevolezza tra l’isola della ragione logico-matematizzante e l’oceano dell’irrazionale - Spazio dell’argomentazione

Modello cartesiano Irrazionalità Razionalità logico-matematica Dove si colloca la razionalità pratico-discorsiva?

Modello della neo-retorica razionalità irrazionalità logica pratica

Dimostrazione la dimostrazione si serve di un sistema formale, composto di un linguaggio formale e di un apparato deduttivo. Il primo è un insieme di espressioni mediante il quale si intende rappresentare il linguaggio naturale, cioè il linguaggio che usiamo nella vita di tutti i giorni. Il secondo consiste in una serie di assiomi e di regole di inferenza che generano relazioni di conseguenza tra espressioni del linguaggio formale e ha lo scopo di rappresentare i ragionamenti corretti che si possono esprimere nel linguaggio naturale. Vale indipendentemente dalle persone a cui è diretto: spazio del convincimento (forma di sapere).

e argomentazione L’argomentazione si serve della lingua storico-naturale. Spazio della persuasione (nesso con l’azione): il discorso vale solo in riferimento ad un determinato uditorio. Non si possono trascurare completamente le condizioni psichiche e sociali: ogni argomentazione mira all’adesione delle menti e presuppone perciò l’esistenza di un contatto tra le menti. Condizione preliminare dell’argomentazione è dunque l’accordo in via di principio sulla formazione di una comunanza intellettuale (contatto delle menti) e in seguito sul fatto di discutere insieme una questione determinata: questo accordo non si dà spontaneamente (cfr. Principio di cooperazione di Grice).

Convincere piano della dimostrazione verità autoevidente prove consenso razionale Persuadere piano dell’argomentazione (contenuto proposizionale) valori, campo del probabile argomenti e esempi, ma tenuti distinti Suadere piano dell’emotività e della irrazionalità (architettura stilistico-narrativa, forma) indistinzione tra argomenti, prove, esempi Consenso emotivo

Il problema dell’uditorio L’uditorio è l’insieme di coloro sui quali l’oratore vuole influire per mezzo della sua argomentazione (TA, p. 21) È una costruzione di chi argomenta: possibile cesura tra uditorio reale e uditorio immaginato (il visitatore scortese) Eterogeneità dell’uditorio e possibile sua organizzazione in gruppi ideali (Tristram Shandy)

Uditorio particolare (rinvio al tema della persuasione: persuasiva è una argomentazione che pretende di valere solo per un uditorio particolare) Uditorio universale (norma dell’argomentazione oggettiva; rinvio al tema del convincimento: convincente è una argomentazione che può ottenere l’adesione di ogni essere ragionevole)

Obiettivo della teoria dell’argomentazione Studio dell’azione sulle menti mediante il discorso; comprensione del meccanismo del pensiero. E’ possibile migliorare la capacità di discernere le buone dalle cattive ragioni, ma non è possibile fornire una ricetta per ben argomentare. La teoria dell’argomentazione è parte di una teoria della ricezione. Riflettere sulla struttura dell’argomentazione e non sul modo in cui si effettua la comunicazione con l’uditorio. La centralità dell’uditorio lega la teoria dell’argomentazione (nuova retorica) alla retorica classica: ogni discorso si rivolge a un uditorio

Gli atti linguistici sono forme comunicative che mirano a rivelare le intenzioni del parlante e in molti casi a provocare specifiche reazioni negli interlocutori. Argomentare significa produrre un atto illocutivo per spingere un parlante, un interlocutore, ideale o reale, a produrre un atto perlocutivo.

Perché un atto linguistico sia argomentativo deve presentare una opinione e almeno un argomento a favore o contro. L’argomentazione presuppone la possibilità del disaccordo (dove c’è accordo non c’è bisogno di argomentare). Presuppone cioè una comunità di eguali.

Contro il fanatismo e lo scetticismo La pratica dell’argomentare consiste nella disponibilità ad assumersi l’impegno del dare e chiedere ragioni. La Teoria dell’Argomentazione si propone come un modello di ragionevolezza umana: la forza della parola contro quella della violenza.

Degenerazione della retorica: Adozione di opinioni diffuse e difficilmente sottoposte a critica senza lasciare il tempo e lo spazio riflessivo per metterle in discussione; Uso accorto di luoghi omologati per ottenere reazioni emotive favorevoli, quasi automatiche Abuso di figure retoriche (metafore, metonimie, sineddochi) per nascondere l’assenza di contenuti