Storia e obiettivi della politica antitrust

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Storia e obiettivi della politica antitrust

Perché l’economia necessita di una tale politica? Cosa significa “politiche di tutela della concorrenza” o “politiche antitrust”? “Insieme delle politiche e delle leggi le quali garantiscono che la concorrenza nei mercati non subisca delle limitazioni tali da diminuire il benessere sociale (o l’efficienza economica)“ Perché l’economia necessita di una tale politica? Perché le imprese hanno un certo grado di potere di mercato, anche nei mercati con libertà di entrata e assenza di monopoli naturali. Il potere di mercato è determinato da: Costi fissi Switching costs ed effetti di lock-in Effetti network Inoltre, in assenza di controllo, le imprese possono attuare azioni che incrementano i loro profitti ma danneggiano i consumatori, quali: Collusione Fusioni Comportamento predatorio

Regolamentazione vs politica antitrust Il ruolo delle politiche pubbliche è quello di evitare le conseguenze negative che derivano dal potere di mercato delle imprese Sia la regolamentazione che la politica antitrust trovano fondamento nell’esistenza di fallimenti del mercato, ma differiscono per: • procedure: la regolamentazione può intervenire in maniera più estesa (prezzi, investimenti, prodotti, struttura di mercato), • tempi e modi di intervento: antitrust ex-post e occasionale, regolamentazione ex-ante e continua. Nonostante queste differenze, la distinzione fra i due tipi di intervento non è sempre così chiara (es. autorizzazione preventiva per fusioni), e spesso le competenze si sovrappongono.

USA: la politica antitrust (I) Alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti: La rivoluzione nei trasporti e nelle comunicazioni determina il formarsi di un unico mercato nazionale Crescita delle imprese agevolata da: innovazioni tecnologiche, evoluzione dei mercati dei capitali, nuove tecniche manageriali Incentivo a sfruttare economie di scala e di varietà → Ondata di fusioni: la dimensione delle aziende cresce Guerre di prezzi e instabilità del mercato inducono le imprese a costituire cartelli e trusts (es. compagnie ferroviarie e petrolifere) → effetti negativi per contadini e piccole imprese

USA: la politica antitrust (II) 1890: Sherman Act (sanzioni monetarie e penali) Sezione 1: proibisce qualsiasi accordo che limiti il libero scambio Sezione 2: proibisce la monopolizzazione o i tentativi di monopolizzare il mercato Obiettivi: minimizzare le perdite di benessere sociale dovute al potere di mercato ⇒ minimizzare le inefficienze allocative Proteggere le piccole imprese, garantendo le stesse opportunità a tutti i competitors Lo Sherman Act introduce il principio forte, tuttora valido, della proibizione “per se” degli accordi di fissazione dei prezzi (caso Standard Oil)

USA: la politica antitrust (III) Lo Sherman Act copre gli accordi di fissazione dei prezzi e la monopolizzazione ma non le fusioni ⇒ dal 1897 la più grande ondata di fusioni della storia americana 1914: Clayton Act estende la legislazione anti-trust alle fusioni che limitano la concorrenza e ad altre pratiche anticompetitive (discriminazione del prezzo, contratti di esclusiva, etc.) 1914: Federal Trade Commission Act crea la FTC, autorità che regola i mercati e, insieme al DoJ, persegue le pratiche anticompetitive 1936: Robinson-Patman Act emenda Clayton Act su discriminazione dei prezzi 1950: Celler-Kefauver Act emenda Clayton Act su fusioni

USA: gli attori (I) Le Autorità incaricate di vigilare sull’applicazione della normativa antitrust sono: Federal Trade Commission Department of Justice (DOJ), che ha il compito di far applicare la legge a livello federale ed è l’unica Autorità che può stabilire sanzioni penali. General Attorney (Procuratore Generale), agisce a favore di chi ha subito danni da comportamenti anticompetitivi a livello statale

USA: gli attori (II) Chi può attivare un procedimento Antitrust Division del Dipartimento della Giustizia (DOJ) •Federal Trade Commission •Privati cittadini Chi decide su un caso Corti Distrettuali Federali per i casi trattati dall'Antitrust Division Giudice amministrativo per i casi trattati dalla Federal Trade Commission A chi si può intentare ricorso Corti del Circuito d'Appello Corte Suprema

USA: Implementazione della legislazione L’applicazione della legislazione antitrust ha avuto una intensità variabile e va interpretata nel contesto economico-politico in cui si svolge (il DOJ dipende direttamente dall’esecutivo): 1897: prima decisione della Corte Suprema contro i trusts 1911: Standard Oil divisa in 34 imprese: proibizione “per se” degli accordi di prezzo (per se / rule of reason) 1920-40: applicazione poco rigida della normativa (caso Appalachian Coals) 1950-60: intensa attività e inasprimento nell’applicazione della normativa 1970: considerazioni di efficienza cominciano a prevalere 1980: (Reagan) approccio di non intervento (laissez-faire) Oggi: posizione intermedia tra interventismo e laissez-faire

UE: la politica antitrust (I) Due livelli: 1. Nazionale (singoli Stati) 2. Sovranazionale (EU) Il secondo livello è quello più interessante perché: la maggior parte dei paesi ha una esperienza antitrust molto recente. la formazione di una “attitudine” antitrust in Europa si è formata nel corso degli ultimi anni di pari passo con l’istituzione di un mercato unico europeo.

UE: la politica antitrust (II) 1951: Trattato di Parigi istitutivo della CECA (Italia, Francia, Germania, Benelux), proibiva le barriere al commercio, la discriminazione dei prezzi e tutte le pratiche potenzialmente distorsive della concorrenza Motivazione: garantire l’accesso a input essenziali come carbone e acciaio (e ridurre il potere economico della Germania), sostenere il principio della libera concorrenza. Art. 65: divieto di accordi fra imprese volti a limitare la concorrenza Art. 66: abuso di posizione dominante

UE: la politica antitrust (III) 1957: Trattato di Roma, artt. 81-89 relativi alla concorrenza 1999: Trattato di Amsterdam costitutivo dell’Unione Europea (ha rinumerato gli articoli del trattato di Roma) Art. 3 enuncia il principio generale ⇒ necessità di istituire un sistema che garantisca che la concorrenza sui mercati europei non sia distorta Art.81 vieta gli accordi, le decisioni di associazione e le pratiche concordate che siano restrittivi della concorrenza, sancendone la nullità. Art.82 abuso di posizione dominante (pratiche adottate dall’impresa dominante, in virtù della sua posizione per danneggiare le imprese rivali) Obiettivi della legislazione antitrust europea: concorrenza come un obiettivo intermedio per raggiungere il progresso economico e il benessere dei cittadini; promuovere l’integrazione europea (eliminando la discriminazione nazionale nel sistema economico)

Articolo 81 (I) 1. Sono incompatibili con il mercato comune e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all'interno del mercato comune ed in particolare quelli consistenti nel: a) fissare direttamente o indirettamente i prezzi d'acquisto o di vendita ovvero altre condizioni di transazione, b) limitare o controllare la produzione, gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli investimenti, c) ripartire i mercati o le fonti di approvvigionamento, d) applicare, nei rapporti commerciali con gli altri contraenti, condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, così da determinare per questi ultimi uno svantaggio nella concorrenza, e) subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari, che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.

Articolo 81 (II) 2. Gli accordi o decisioni, vietati in virtù del presente articolo, sono nulli di pieno diritto. 3. Tuttavia, le disposizioni del paragrafo 1 possono essere dichiarate inapplicabili: - a qualsiasi accordo o categoria di accordi fra imprese, - a qualsiasi decisione o categoria di decisioni di associazioni di imprese, e - a qualsiasi pratica concordata o categoria di pratiche concordate che contribuiscano a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso tecnico o economico, pur riservando agli utilizzatori una congrua parte dell'utile che ne deriva, ed evitando di a) imporre alle imprese interessate restrizioni che non siano indispensabili per raggiungere tali obiettivi, b) dare a tali imprese la possibilità di eliminare la concorrenza per una parte sostanziale dei prodotti di cui trattasi.

Art.81: accordi orizzontali e verticali (I) Accordi orizzontali: accordi tra concorrenti effettivi o potenziali -ovvero tra imprese che operano allo stesso livello della catena produttiva o distributiva - aventi per oggetto, ad esempio, la ricerca e lo sviluppo, la produzione, gli acquisti o la distribuzione. sono in generale considerati lesivi per la concorrenza In base all’art. 81(3) tutti gli accordi orizzontali sono in pratica vietati. specifiche esenzioni per accordi di R&D, trasferimento di tecnologie, etc.

Art. 81: accordi orizzontali e verticali (II) Accordi verticali: accordi o pratiche concordate tra due o più imprese, ciascuna operante, ai fini dell'accordo, ad un livello differente della catena di produzione o di distribuzione, ed aventi per oggetto le condizioni in base alle quali le parti possono acquistare, vendere o rivendere determinati beni o servizi (produttore-distributore). La teoria economica suggerisce che aumentino tendenzialmente l’efficienza a meno che intrapresi da imprese con forte potere di mercato Art. 81 tratta accordi orizzontali e verticali allo stesso modo, ma accordi verticali e accordi orizzontali hanno natura spesso assai diversa e producono effetti competitivi differenti ⇒ 1999 la Commissione ha adottato un Regolamento che prevede una serie di esenzioni dal divieto per accordi verticali

Art. 81: accordi orizzontali e verticali (III) De minimis rule: sugli accordi di scarsa rilevanza non si applica l’art.81, comma 1. – Criterio basato sulle quote di mercato (<30%) – Criterio basato sulla dimensione dell’impresa Esenzione in blocco per imprese operanti nei settori: agricoltura, difesa, trasporti. Evidenzia trattamento favorevole per le PMI (meno 250 dipendenti, bilancio non oltre 27 milioni euro): 1. piccole imprese possono arrecare un “danno limitato”, 2. uso efficiente delle risorse scarse del regolatore, 3. favorire imprese ritenute più dinamiche e innovative. Divieto per sé di prezzo di rivendita e limitazioni territoriali Da regime di notifica preventiva e approvazione in deroga a sistema di controllo ex-post

Articolo 82 È incompatibile con il mercato comune e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante sul mercato comune o su una parte sostanziale di questo. Tali pratiche abusive possono consistere in particolare: a) nell'imporre direttamente od indirettamente prezzi d'acquisto, di vendita od altre condizioni di transazione non eque, b) nel limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico, a danno dei consumatori, c) nell'applicare nei rapporti commerciali con gli altri contraenti condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, determinando così per questi ultimi uno svantaggio per la concorrenza, d) nel subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari, che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.

Art.82: abuso di posizione dominante L’art. 82 richiede per la sua applicazione che sia riscontrato un abuso della posizione dominante. Posizione Dominante: – la giurisprudenza europea ha chiarito che anche una quota del 40% può essere considerata dominante – la Commissione e la Corte di Giustizia fanno in pratica coincidere l’analisi della posizione dominante con quella del potere di mercato. Che cosa è un comportamento abusivo? “[è ritenuto abusivo un] comportamento che, attraverso pratiche diverse da quelle che determinano il normale operare della concorrenza ha l’effetto di impedire il mantenimento del grado di concorrenza esistente nel mercato o la sua crescita”(caso Hoffmann-la Roche 85/76) pratiche escludenti, discriminazione di prezzo fra stati membri; sfruttamento abusivo

Merger Regulation (I) Regolamento 4064/1989, modificato con nuovo Reg. 139/2004 (Il trattato di Roma non contempla le fusioni) ogni fusione deve essere autorizzata. Il procedimento di autorizzazione ha termini tassativi (ridurre l’incertezza) divisione delle competenze tra Autorità nazionali e Direzione Generale per la Concorrenza (principio di sussidiarietà) Antitrust nazionali per imprese di piccole dimensioni e fusioni che interessano un solo paese EC ha giurisdizione solo sulle fusioni di una certa dimensione e rilevanza europea l’autorizzazione deve essere richiesta anche da imprese non europee quando la fusione ricade nel campo di applicazione dell’art.1 del regolamento

Merger Regulation (II) Principio generale: divieto delle fusioni che creano o rinforzano una posizione dominante da cui risulti che una concorrenza effettiva sia ostacolata in modo significativo Il campo di applicazione dipende dal fatturato totale dell’insieme delle imprese interessate e dal fatturato delle singole imprese interessate negli Stati membri Dal 1 Maggio 2004 nuovo regolamento n. 139, che fissa nuove procedure: rigide scadenze entro cui la commissione si deve esprimere (imprese hanno necessità di conoscere presto se fusione è fattibile) vale ancora il principio di sussidiarietà ⇒ max decentramento possibile

Gli attori Chi può attivare un procedimento Commissione Chi decide su un caso A chi si può intentare ricorso • Tribunale di Primo Grado • Corte di Giustizia

Italia: Politiche a tutela della concorrenza Ritardo (circa 100 anni dopo USA) anche rispetto agli altri paesi europei. Ragioni: – presenza diretta dello Stato nell’economia (energia, telecomunicazioni, ecc.) – esistenza delle norme del Trattato di Roma – scarsa cultura liberale La Legge 287/10 Ottobre 1990 Regole per la concorrenza e la tutela del mercato, ricalca la normativa europea. Art. 1: le disposizioni si applicano alle - intese, - agli abusi di posizione dominante - alle concentrazioni di impresa che non ricadano nell'ambito di applicazione della normativa europea. Art 2: divieto di pratiche collusive Art 3: abuso di posizione dominante Artt. 4,5,6,7,16 e 19: concentrazioni

AGCM – Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Istituita dall’art. 10 della legge n. 287 del 1990, l’Autorità vigila: 1. sulle intese restrittive della concorrenza, 2. sugli abusi di posizione dominante, 3. sulle operazioni di concentrazione che comportano la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante in modo tale da eliminare o ridurre in misura sostanziale e duratura la concorrenza. E’ un’autorità indipendente dal potere esecutivo preposta all’implementazione della normativa antitrust, è competente per tutti i settori economici

Gli attori Chi può attivare un procedimento L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Chi decide su un caso A chi si può intentare ricorso • Tribunale Amministrativo del Lazio • Consiglio di Stato

Obiettivi della politica della concorrenza e altri obiettivi di politica pubblica L’obiettivo primario è il perseguimento dell’efficienza economica e la massimizzazione del benessere Due criteri a confronto: benessere dei consumatori vs. benessere sociale Benessere dei consumatori: argomenti di politica economica; incentivi ad innovare; proprietà imprese Benessere sociale: surplus consumatori + surplus produttori; ignora aspetti redistributivi; aspetti dinamici sono rilevanti Spesso i due obiettivi sono equivalenti.

Altri obiettivi di politica pubblica Protezione dei consumatori Difesa delle piccole imprese (antitrust) Integrazione dei mercati: ridurre differenze fra mercati europei Difesa della libertà economica Lotta all’inflazione Tutela sociale Altri fattori che influenzano la politica per la concorrenza Ragioni sociali Ragioni politiche (integrazione politica, tutela della democrazie) Ragioni strategiche di politica industriale e commerciale (es. tutela campioni nazionali) Ragioni ambientali

Pratiche perseguite dalle autorità antitrust Accordi sui prezzi e/o sulle quote di mercato Predazione con differenti metodi: accordi di esclusiva, sconti fedeltà, rifiuto a concludere affari Accordi verticali quali imposizione del prezzo di rivendita, esclusiva territoriale Discriminazione di prezzo quando riduce la concorrenza Fusioni fra imprese