CHEMIOTERAPIA ANTITUMORALE.

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Transcript della presentazione:

CHEMIOTERAPIA ANTITUMORALE

Acquired Capabilities of Cancer: We suggest that most if not all cancers have acquired the same set of functional capabilities during their development, albeit through various mechanistic strategies. Hanahan & Weinberg: The hallmarks of cancer. Cell 100:57-70, 2000

PROGRESSIONE IPOTETICA DI CELLULE DA NORMALI A MALIGNE

Classificazione dei farmaci antineoplastici Classificazione dei farmaci antineoplastici. Molte cellule tumorali si dividono più frequentemente delle cellule normali, e le cellule tumorali possono spesso essere uccise in modo preferenziale colpendo tre processi critici ai fini della crescita e della divisione cellulare. I farmaci che danneggiano il DNA ne alterano la struttura promuovendo l’apoptosi. Questi farmaci comprendono gli agenti alchilanti (che legano covalentemente gruppi alchilici a livello di siti nucleofili presenti sul DNA), gli antibiotici antitumorali (che danneggiano il DNA attraverso la formazione di radicali liberi) e i complessi del platino (che crea legami crociati nel DNA). Gli inibitori della sintesi e dell’integrità del DNA bloccano passaggi intermedi della sintesi del DNA:tra questi, gli anti metaboliti e gli inibitori del turnover dei folati (che inibiscono il metabolismo delle purine e delle pirimidine) e gli inibitori delle topoisomerasi (che inducono lesioni del DNA durante lo svolgimento e il riavvolgimento della doppia elica). Gli inibitori della funzione dei microtubuli interferiscono con il fuso mitotico necessario per il corretto svolgimento della mitosi. Questo gruppo di farmaci comprende gli alcaloidi della vinca, che inibiscono la polimerizzazione dei microtubuli, e i tassani, che stabilizzano imicrotubuli già polimerizzati. La figura non mostra altre classi di agenti antineoplastici, come ormoni e anticorpi monoclonali.

CINETICA DELLA CRESCITA TUMORALE I principali fattori che determinano la velocità di crescita di un tumore sono: la vicinanza ai vasi sanguigni la disponibilità di ossigeno

PRINCIPI DI TERAPIA CITOTOSSICA ANTITUMORALE I farmaci uccidono una frazione costante, non un numero costante, di cellule (LOG CELL KILL)

FRACTIONAL (LOG) CELL KILL HYPOTHESIS: Una data concentrazione di farmaco, applicata per un periodo di tempo definito, uccide una frazione costante della popolazione cellulare, indipendentemente dal numero assoluto di cellule I risultati del trattamento sono una funzione diretta (a) della dose di farmaco somministrata (b) del numero e della frequenza di ripetizione dei trattamenti (c) delle dimensioni del tumore all’inizio del trattamento

Descrizione della crescita e della regressione di un tumore mediante il modello del log cell kill. Il modello del log cell kill postula che gli effetti della chemioterapia antineoplastica seguono una cinetica del primo ordine. In altri termini, una data dose di farmaco uccide una frazione costante di cellule tumorali, e il numero di cellule uccise dipende dal numero totale delle cellule rimanenti. Le quattro curve (A-D) rappresentano quattro possibili esiti di una terapia antineoplastica. La curava A rappresenta la curva di crescita di un tumore non trattato. Il tumore cresce progressivamente nel tempo, portando alla morte del paziente. La curva B rappresenta l’effetto di u trattamento curativo localizzato (rimozione chirurgica e/o radioterapia) prima della disseminazione metastatica del tumore. La curava C rappresenta il trattamento locale del tumore primario, seguito immediatamente dalla somministrazione ciclica di chemioterapia sistemica (indicata dalle frecce dirette verso il basso) per eliminare le cellule tumorali metastatiche rimanenti. È da notare che ogni ciclo di chemioterapia riduce il numero di cellule tumorali di una frazione costante (in questo caso di circa due ordini di grandezza, o log, corrispondenti circa al 99%) e che durante l’intervallo tra i cicli di chemioterapia, necessari per il recupero della funzionalità dei tessuti normali, il tumore va incontro a una parziale ri-crescita. La curva D rappresenta un trattamento locale seguito da chemioterapia sistemica che fallisce nel momento in cui il tumore diviene resistente ai farmaci, o quando la tossicità dei farmaci utilizzati diviene intollerabile per il paziente. Si noti che perché un tumore sia rilevabile è necessaria la presenza di circa 1010 cellule tumorali; per questo motivo, sono necessari molteplici cicli di chemioterapia per eradicare completamente il tumore, anche quando ormai non rimane nessuna formazione rilevabile.

PRINCIPI DI TERAPIA CITOTOSSICA ANTITUMORALE I farmaci uccidono una frazione costante, non un numero costante, di cellule La citotossicità è proporzionale all’esposizione totale al farmaco

PRINCIPI DI TERAPIA CITOTOSSICA ANTITUMORALE I farmaci uccidono una frazione costante, non un numero costante, di cellule La citotossicità è proporzionale all’esposizione totale al farmaco Le cellule possono manifestare diversa vulnerabilità ai farmaci citotossici a seconda della fase del ciclo cellulare

Ciclo-specificità delle diverse classi di farmaci antineoplastici Ciclo-specificità delle diverse classi di farmaci antineoplastici. Il ciclo cellulare si divide in quattro fasi. La divisione della cellula in due cellule figlie identiche ha luogo la mitosi (fase M). le cellule quindi entrano nella fase gap 1 (G1) caratterizzata da un attivo metabolismo in assenza di sintesi di DNA. Le cellule replicano il loro DNA durante la fase di sintesi (S). dopo che questa fase si è conclusa, le cellule si preparano alla mitosi durante la fase gap 2 (G2). I farmaci antineoplastici mostrano un’azione specifica nei confronti di fasi diverse del ciclo cellulare a seconda del loro meccanismo d’azione. Gli inibitori della funzione microtubulare colpiscono le cellule in fase M; i glucocorticoidi agiscono sulle cellule in fase G1; gli antimetaboliti e gli inibitori della via dei folati inibiscono le cellule in fase S; gli antibiotici antitumorali colpiscono le cellule in fase G2; gli inibitori delle topoisomerasi agiscono sulle cellule in fase S e G2.gli agenti alchilanti e i complessi del platino colpiscono le cellule tumorali in tutte le fasi del ciclo cellulare e perciò vengono definiti non ciclo-specifici. La differente ciclo-specificità delle varie classi di farmaci ne consente l’utilizzo in combinazione per colpire diverse popolazioni di cellule. Per esempio, farmaci ciclo-specifici possono essre somministrati per colpire cellule neoplastiche in attiva proliferazione, mentre agenti non ciclo-specifici possono essere utilizzati per colpire cellule neoplastiche quiescenti (non proliferanti)

PRINCIPI DI TERAPIA CITOTOSSICA ANTITUMORALE I farmaci uccidono una frazione costante, non un numero costante, di cellule La citotossicità è proporzionale all’esposizione totale al farmaco Le cellule possono manifestare diversa vulnerabilità ai farmaci citotossici a seconda della fase del ciclo cellulare I farmaci citotossici rallentano la progressione delle cellule nel ciclo cellulare

PRINCIPI DI TERAPIA CITOTOSSICA ANTITUMORALE I farmaci uccidono una frazione costante, non un numero costante, di cellule La citotossicità è proporzionale all’esposizione totale al farmaco Le cellule possono manifestare diversa vulnerabilità ai farmaci citotossici a seconda della fase del ciclo cellulare I farmaci citotossici rallentano la progressione delle cellule nel ciclo cellulare La citotossicità dei farmaci non è selettiva verso le cellule tumorali

MTD MAXIMUM TOLERATED DOSE

Gli effetti tossici COMUNI alla maggior parte dei chemioterapici antitumorali riguardano i tessuti in attiva proliferazione, e perciò:

MIDOLLO OSSEO EMOPOIETICO ANEMIA INFEZIONI EMORRAGIE IMMUNOSOPPRESSIONE TROMBOCITOPENIA INFEZIONI EMORRAGIE

STRATEGIE PER AUMENTARE LA MTD Trapianto autologo di cellule staminali Trasfusione (di sangue completo o di piastrine) Utilizzo di fattori di crescita quali: G-CSF (FILGRASTIM) GM-CSF (MOLGRAMOSTIM) Eritropoietina (EPOIETINA)

MUCOSA DEL TRATTO GASTRO-INTESTINALE EMORRAGIE DETERIORAMENTO DELLE DIARREA ULCERAZIONI DETERIORAMENTO DELLE CONDIZIONI GENERALI EMORRAGIE

CUTE E BULBI PILIFERI ALOPECIA

CELLULE GERMINALI AZOOSPERMIA AMENORREA (STERILITÀ)

EFFETTI TOSSICI DEI FARMACI ANTINEOPLASTICI

STRATEGIE PER AUMENTARE LA MTD ANTIEMETICI Antagonisti del recettore 5HT3 (ONDANSETRON) Antagonisti dei recettori dopaminergici D2 (METOCLOPRAMIDE) Antagonisti del recettore peptidergico NK1 (APREPITANT) Agonisti del recettore cannabinoide CB1 (nabilone, dronabinolo) OLANZAPINA GABAPENTINA

IPOTESI DI GOLDIE E COLMAN:

Drug-resistance mechanisms Drug-resistance mechanisms.   Mechanisms of failure of chemotherapy and drug resistance can be due to pharmacokinetics, the tumour micro-environment or cancer-cell-specific issues. These influence the response to chemotherapy by principally affecting intracellular active drug concentrations, drug–target interactions, target-mediated cell damage, damage-induced apoptotic signalling or the apoptotic effector machinery. Text boxes: yellow, pathway of drug action; blue, pathways promoting cell death; green, pathways mediating drug resistance; brown, pathways with potentially both pro- and anti-cytotoxic effects. TS, tumour suppressor; EC, extracellular.

ABC TRANSPORTERS

STRUTTURA DELLA P-GLICOPROTEINA

SUBSTRATI DELLA P-gp Antracicline Tassani Epipodofillotossine Alcaloidi della Vinca Mitoxantrone Actinomicina D Fig 1. — Mechanism of action of P-glycoprotein (P-gp) inhibitors, showing normal P-gp function in the plasma membrane of a cancer cell during chemotherapy. Activation of the efflux pump by the hydrolysis of a bound ATP molecule drives the cytotoxic drug molecules out of the cell. Fig 2. — Competitive inhibition of the P-glycoprotein transporter. First and second-generation modulators compete as a substrate with the cytotoxic agent for transport by the pump. This limits the efflux of the cytotoxic agent, increasing its intracellular concentration. Fig 3. — Noncompetitive inhibition of the P-glycoprotein transporter. Third-generation inhibitors of P-gp, such as tariquidar, bind with high affinity to the pump but are not themselves substrates. This induces a conformational change in the protein, thereby preventing ATP hydrolysis and transport of the cytotoxic agent out of the cell, resulting in an increased intracellular concentration.

INIBITORI DELLA P-gp I generazione Verapamil Chinidina Chinina Ciclosporina A II generazione Valspodar Biricodar Fig 1. — Mechanism of action of P-glycoprotein (P-gp) inhibitors, showing normal P-gp function in the plasma membrane of a cancer cell during chemotherapy. Activation of the efflux pump by the hydrolysis of a bound ATP molecule drives the cytotoxic drug molecules out of the cell. Fig 2. — Competitive inhibition of the P-glycoprotein transporter. First and second-generation modulators compete as a substrate with the cytotoxic agent for transport by the pump. This limits the efflux of the cytotoxic agent, increasing its intracellular concentration. Fig 3. — Noncompetitive inhibition of the P-glycoprotein transporter. Third-generation inhibitors of P-gp, such as tariquidar, bind with high affinity to the pump but are not themselves substrates. This induces a conformational change in the protein, thereby preventing ATP hydrolysis and transport of the cytotoxic agent out of the cell, resulting in an increased intracellular concentration.

PROBLEMI LEGATI ALL’USO DI INIBITORI DI I GENERAZIONE Scarsa affinità per P-gp INTERAZIONI FARMACOCINETICHE IMPREVEDIBILI TOSSICITÀ INACCETTABILE

Scarsa selettività per PROBLEMI LEGATI ALL’USO DEGLI INIBITORI DI II GENERAZIONE A B Substrati per CYP3A4 Scarsa selettività per P-gp vs. MRP1 TOSSICITÀ CHEMIOTERAPICI INTERAZIONI FARMACOCINETICHE IMPREVEDIBILI

INIBITORI DELLA P-gp III generazione Tariquidar Zosuquidar Fig 1. — Mechanism of action of P-glycoprotein (P-gp) inhibitors, showing normal P-gp function in the plasma membrane of a cancer cell during chemotherapy. Activation of the efflux pump by the hydrolysis of a bound ATP molecule drives the cytotoxic drug molecules out of the cell. Fig 2. — Competitive inhibition of the P-glycoprotein transporter. First and second-generation modulators compete as a substrate with the cytotoxic agent for transport by the pump. This limits the efflux of the cytotoxic agent, increasing its intracellular concentration. Fig 3. — Noncompetitive inhibition of the P-glycoprotein transporter. Third-generation inhibitors of P-gp, such as tariquidar, bind with high affinity to the pump but are not themselves substrates. This induces a conformational change in the protein, thereby preventing ATP hydrolysis and transport of the cytotoxic agent out of the cell, resulting in an increased intracellular concentration.

GSH (GLUTATIONE)

(- GLUTAMYL CYSTEINYL-GLYCINE) COOH O H O H - C - CH2 - CH2 - C - NH - C - C - NH - CH2 CH2 COOH NH2 SH GLUTATHIONE, GSH (- GLUTAMYL CYSTEINYL-GLYCINE)

RUOLO DEI MECCANISMI GLUTATIONE-DIPENDENTI NELLA RESISTENZA AI FARMACI ANTITUMORALI GSH  ATTIVITÀ GST  CONIUGAZIONE DI FARMACI  ELIMINAZIONE  ATTIVITÀ GSHpx Se-DIPENDENTE E INDIPENDENTE  ROS STABILIZZAZIONE m  ATTIVITÀ MRP  APOPTOSI  ESTRUSIONE E/O SEQUESTRO DI FARMACI

Meccanismi di Riparazione del DNA

DNA repair  Among the DNA repair mechanisms that operate in response to the presence of base damage in DNA, three biochemical pathways result in the excision of damaged or inappropriate bases. These are called base excision repair (BER), mismatch repair (MMR) and nucleotide excision repair (NER)1-24. NER is discussed in detail in the main text and is illustrated in Fig. 2, and will not be discussed further here. Although in general these pathways operate independently in response to specific types of base damage, there is evidence of (as yet, poorly understood) overlap between them. Base excision repair BER1, 12-17 (a) is initiated by a class of DNA-repair-specific enzymes — DNA glycosylases — each of which recognizes a single or a small subset of chemically altered or inappropriate bases. For example, an enzyme called uracil DNA-glycosylase specifically recognizes uracil as an inappropriate base in DNA and catalyses hydrolysis of the N-glycosyl bond that links the uracil base to the deoxyribose–phosphate backbone of DNA. Uracil is thus excised from the genome as a free base, leaving a site of base loss in the DNA — an apyrimidinic site in the case of uracil removal, or an apurinic site when a purine is lost. These so-called AP (or abasic) sites are repaired by a further series of biochemical events. Mismatch repair MMR1, 23, 24 (b) is a biochemical process dedicated primarily to the excision of nucleotides that are incorrectly paired with the (correct) nucleotide on the opposite DNA strand. Mispairing most frequently (but not exclusively) transpires during DNA replication because of the limited fidelity of the DNA replicative machinery. Hence, the incorrect base occurs in the newly synthesized DNA strand. All cells have specific mechanisms by which they discriminate between newly replicated and parental DNA strands. However, the precise mechanism of strand discrimination in eukaryotic cells is not known. In human cells, the recognition of small loops generated by insertion or deletion of nucleotides, as well as single base mismatches (A:X), is primarily accomplished by a complex called MUTS — a heterodimer of MSH2 and MSH6. Another heterodimer, MUTS , comprising MSH2 and MSH3, can also operate in the recognition of small loops during MMR. The precise biochemical events subsequent to mismatch recognition in mammalian cells are not well understood, but are believed to involve other heterodimeric complexes, comprising proteins called MLH1, PMS2 and MLH3. As is the case with defective NER, defects in MMR in humans predispose to cancer, in this case primarily to colon cancer86 but also to uterine23, ovarian and gastric cancer.

Nucleotide excision repair  Nucleotide excision repair (NER) is the main mechanism by which cisplatin-induced damage (red circle) is removed from DNA in mammalian cells. The recognition and incision step of the NER reaction requires the XPC–HR23B complex, XPA, RPA, TFIIH, XPG and the ERCC1–XPF complex. XPC–R23 binds to DNA, altering its structure and allowing other repair factors access. XPA, RPA and TFIIH next attach to the distorted DNA. The DNA is locally unwound by the helicase activities of TFIIH, which includes among its subunits the DNA helicases XPB and XPD. Incisions are then made on the damaged strand by nucleases. XPG cuts 3' to the damage, whereas the ERCC1–XPF complex cuts 5' of the lesion. This results in the release of the lesion within a 24–32-base-long oligonucleotide. The excised DNA is then replaced in a DNA-repair synthesis reaction that is catalysed by DNA polymerase (POL) or holoenzyme with RFC and PCNA. The repair reaction is completed by a DNA ligase that reconnects the repair patch of DNA to the original strand.

DNA repair  Among the DNA repair mechanisms that operate in response to the presence of base damage in DNA, three biochemical pathways result in the excision of damaged or inappropriate bases. These are called base excision repair (BER), mismatch repair (MMR) and nucleotide excision repair (NER)1-24. NER is discussed in detail in the main text and is illustrated in Fig. 2, and will not be discussed further here. Although in general these pathways operate independently in response to specific types of base damage, there is evidence of (as yet, poorly understood) overlap between them. Base excision repair BER1, 12-17 (a) is initiated by a class of DNA-repair-specific enzymes — DNA glycosylases — each of which recognizes a single or a small subset of chemically altered or inappropriate bases. For example, an enzyme called uracil DNA-glycosylase specifically recognizes uracil as an inappropriate base in DNA and catalyses hydrolysis of the N-glycosyl bond that links the uracil base to the deoxyribose–phosphate backbone of DNA. Uracil is thus excised from the genome as a free base, leaving a site of base loss in the DNA — an apyrimidinic site in the case of uracil removal, or an apurinic site when a purine is lost. These so-called AP (or abasic) sites are repaired by a further series of biochemical events. Mismatch repair MMR1, 23, 24 (b) is a biochemical process dedicated primarily to the excision of nucleotides that are incorrectly paired with the (correct) nucleotide on the opposite DNA strand. Mispairing most frequently (but not exclusively) transpires during DNA replication because of the limited fidelity of the DNA replicative machinery. Hence, the incorrect base occurs in the newly synthesized DNA strand. All cells have specific mechanisms by which they discriminate between newly replicated and parental DNA strands. However, the precise mechanism of strand discrimination in eukaryotic cells is not known. In human cells, the recognition of small loops generated by insertion or deletion of nucleotides, as well as single base mismatches (A:X), is primarily accomplished by a complex called MUTS — a heterodimer of MSH2 and MSH6. Another heterodimer, MUTS , comprising MSH2 and MSH3, can also operate in the recognition of small loops during MMR. The precise biochemical events subsequent to mismatch recognition in mammalian cells are not well understood, but are believed to involve other heterodimeric complexes, comprising proteins called MLH1, PMS2 and MLH3. As is the case with defective NER, defects in MMR in humans predispose to cancer, in this case primarily to colon cancer86 but also to uterine23, ovarian and gastric cancer.

PRINCIPI DI CHEMIOTERAPIA IN ASSOCIAZIONE I farmaci devono possedere attività antitumorale intrinseca, meccanismi d’azione differenti ed effetti tossici non sovrapponibili È necessario ottimizzare il dosaggio e il regime di somministrazione L’intervallo di dosaggio deve essere il più breve possibile

BENEFICI DELLA TERAPIA IN ASSOCIAZIONE RISPETTO AI SINGOLI INTERVENTI  dell’effetto citotossico massimale e  della tossicità possibilità di uccidere cellule con caratteristiche diverse in popolazioni tumorali eterogenee  della probabilità di sviluppo di cloni resistenti

ASPETTI FARMACOGENETICI

1887: identificazione delle proprietà vescicanti delle mostarde solforate 1919: identificazione degli effetti tossici delle mostarde solforate sui leucociti 1942: primi studi clinici sulle mostarde azotate