Personalità evitante.

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Personalità evitante

I soggetti con una struttura di personalità evitante presentano ritiro sociale, ma si distinguono dai pazienti schizoidi in quanto, contrariamente a questi ultimi, desiderano strette relazioni interpersonali. I pazienti evitanti sono però spaventati dalle relazioni poiché temono l’umiliazione connessa al fallimento ed anche il dolore connesso al rifiuto. Inoltre, questo disturbo si colloca decisamente a livello nevrotico, mentre il disturbo schizoide sembra appartenere, tipicamente, ad un livello di gravità maggiore. Dal momento che si presentano in modo timido e schivo, il loro desiderio di relazioni può non risultare evidente. Questo stile è caratterizzato da forti inibizioni e dall’evitamento di situazioni sociali, a causa di sentimenti di inadeguatezza, non appartenenza, bassa autostima e autocritica. Vi è una gamma ristretta di emozioni espresse, con difficoltà a riconoscere i sentimenti di rabbia, salvo la tendenza a sperimentare elevate quote di ansia.

Pulsioni, affettività e temperamento I criteri del DSM IV hanno associato più strettamente il disturbo evitante con la personalità fobica descritta da Fenichel in quanto hanno sottolineato maggiormente la paura dell’umiliazione, dell’imbarazzo e del rifiuto rispetto alle precedenti edizioni. L’affetto centrale è la vergogna. I pazienti evitanti temono di essere costretti, all’interno di relazioni sociali, a rivelare parti del sé che li rendono vulnerabili. La vergogna è un affetto correlabile all’Ideale dell’Io e si differenzia dalla colpa, affetto più direttamente associabile alla paura di essere puniti per aver violato alcune regole interne, quindi riferibile al Super-io che implica una valutazione del sé come inadeguato, non corrispondente ad uno standard interno. Le situazioni sociali vengono quindi attivamente evitate poiché esporrebbero al pericolo di essere scoperti nelle parti inadeguate.

Il Sé evitante I pazienti evitanti si possono percepire come deboli, incapaci, fisicamente o mentalmente inadeguati, disordinati, disgustosi, incapaci di controllare le funzioni corporee o esibizionisti. Da più parti si sottolinea la grossa difficoltà che queste persone hanno a riconoscere e mentalizzare i propri stati interni, per cui risultano opachi a se stessi e agli altri, esprimono una gamma limitata e ristretta di emozioni con difficoltà a sperimentare ed esprimere rabbia e difficoltà a provare emozioni piacevoli (Westen). Gli unici stati affettivi di cui sono consapevoli (e da cui sono spesso tormentati) sono l’ansia e la vergogna.

La dimensione sottostante alle diverse manifestazioni cliniche è, per alcuni autori, l’esperienza di estraneità e di non appartenenza (come di essere ineluttabilmente uno spettatore in un mondo di persone che hanno relazioni fra loro, alle quali non è possibile partecipare); di conseguenza queste persone sono dolorosamente inibite nei loro desideri affettivi e di relazioni strette, che pure vivono intensamente. Probabilmente il concetto di sé è di essere socialmente incompetenti e, dunque, di non poter essere che esclusi dalla comunità sociale, nella quale sperimentano un profondo vuoto relazionale. La paura di essere esclusi e la ricerca di sollievo da questo dolore li porta all’evitamento e al ritiro sociale (i tratti più evidenti di questo stile di funzionamento).

Le relazioni oggettuali e dinamiche familiari La vergogna può essere messa in relazione con alcune vicende evolutive, come l’educazione al controllo sfinterico (interiorizzazione dei rimproveri genitoriali), l’angoscia dell’estraneo, ed altre situazioni di rimprovero durante un comportamento euforico infantile (es: giocare nudi). Lo stile di attaccamento evitante è evidente in adulti che hanno avuto importanti vissuti di rifiuto da parte dei loro genitori. La difficoltà a sviluppare relazioni d’amore è anche sostenuto dalla sensazione di questi soggetti che i lori bisogni evolutivi fossero eccessivi e inappropriati. La sofferenza è connessa alla mancanza di adeguate risposte da parte degli oggetti sé.

Lo stile evitante secondo Westen Il DSM utilizza comunque criteri che ruotano intorno ad una bassa autostima, al timore di essere rifiutato, criticato e valutato negativamente. Gli effetti di questi fattori sono dunque l’evitamento di situazioni sociali, delle relazioni intime e delle attività lavorative che espongono di più il soggetto. La SWAP-200 mette in rilievo anche la presenza di una coscienza morale particolarmente rigida, evidenziabile dagli item 1 (tende a incolparsi o a sentirsi responsabile per le cose negative che accadono), 91 (tende ad essere autocritico, si pone standard irrealisticamente elevati ed è intollerante anche verso i propri umani difetti) e 131 (difficilmente si concede la possibilità di provare forti emozioni piacevoli, es: eccitazione, gioia, orgoglio).

Le persone con stile evitante sembrano anche esprimere una gamma di emozioni limitata o ristretta, avere notevoli difficoltà ad esprimere la rabbia (anche a riconoscerla) e sperimentano notevoli quote di ansia. Il profilo della SWAP-200 mette anche in luce come questi soggetti spesso appaiano naïve relativamente alle loro opinioni su come vanno le cose nel mondo. Core category e ordine di importanza decrescente dei criteri diagnostici SWAP: 1.      timidezza o riservatezza 2.      tendenza ad evitare le situazioni sociali per paura di trovarsi in imbarazzo 3.      scarse abilità sociali 4.      inibizione o coartazione affettiva 5.      passività e mancanza di assertività 6.      poche o nessuna amicizia 7.      sentimenti di emarginazione 8.      difficoltà a provare forti emozioni piacevoli 9.      sentimenti di inadeguatezza inferiorità 10.  sentimenti di vergogna e imbarazzo 11.  inibizione nel raggiungere obiettivi e successi (le aspirazioni e le realizzazioni tendono ad essere al di sotto delle loro potenzialità).

Lo stile evitante si caratterizza per la bassa autostima e il timore di essere rifiutati, criticati e valutati negativamente. Westen (vedi SWAP-200) sottolinea la grande rigidità della coscienza morale: fortemente autocritico, il soggetto evitante si incolpa e si sente responsabile di cose negative, si pone standard elevati ed è intollerante verso i propri umani difetti, ha difficoltà a provare emozioni piacevoli. Inoltre, esprime una gamma limitata e ristretta di emozioni, ha difficoltà a riconoscere e manifestare la rabbia e ha una percezione naif e superficiale della realtà (item 93 – Sembra che di come vanno le cose nel mondo ne sappia meno di quanto ci si aspetterebbe da una persona con la sua intelligenza, il suo background ecc; appare naif o “innocente”).