Processi psicologici e psicosociali rilevanti per la salute:

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Processi psicologici e psicosociali rilevanti per la salute: 1) Relazione stress-malattia e strategie di coping 2) Percezione del rischio 3) Presa di decisioni 4) Controllo 5) Emozioni Processi psicologici 6) Confronto sociale 7) Influenza sociale 8) Sostegno sociale Processi psicosociali

Relazione stress-malattia 1) Lo stress provoca malattie 2) Le malattie provocano stress 3) Riducendo lo stress si riduce il rischio di esacerbazioni di malattie esistenti

1) Lo stress provoca malattie Effetti diretti dello stress psicologico cronico sul corpo attraverso iperstimolazioni dei meccanismi ormonali  malfunzionamento dei sistemi (es. endocrino, immunitario…) Comportamenti disfunzionali in risposta allo stress (fumo, alcol…), per ridurre tensione

2) Le malattie provocano stress Malattia (ad es. cronica) richiede sforzi di adattamento notevoli in molti ambiti dell’esistenza (malattia come “stressor”) Quando le richieste che la malattia pone superano le risorse che il paziente ritiene di avere la malattia diviene fonte notevole di stress

3) Riducendo lo stress si riduce il rischio di esacerbazioni di malattie esistenti Nelle persone affette da malattie ridurre il livello di stress esistente consente di migliorare la reazione alla malattia e ridurre il rischio di esacerbazione di, ad es., sintomi più gravi attraverso una buona adesione terapeutica o l’accettazione dei cambiamenti imposti da malattia e trattamenti (prevenzione secondaria)

Stress e coping Due aspetti dello stesso fenomeno Selye (1956): Teoria della sindrome generale di adattamento: quando un organismo si trova di fronte ad un agente stressante si mobilita per ristabilire la la condizione precedente (risposta non specifica). Per l’Autore ha maggior peso il modo in cui si prendono o si accettano i fatti (“the way you take it”) rispetto ai fatti stessi.

Stress e coping Fisher (1986): stress come prodotto di un processo cognitivo che confronta la minaccia percepita con la possibilità percepita di controllarla Stress come deficit, difficoltà di controllo Accento sulla percezione Componenti principali dello stress: 1) ampiezza della richiesta esterna e 2) difficoltà, incertezza, fatica percepita a farvi fronte

Stress e coping Lazarus e Folkman (1984): stress come “transazione fra la persona e l’ambiente nella quale la situazione è valutata dall’individuo come eccedente le proprie risorse e tale da mettere in pericolo il suo benessere” Importante la relazione tra individuo e ambiente: il soggetto è visto come agente attivo che valuta: 1) lo stressor e 2) le proprie abilità

Stress e coping Lazarus e Folkman (1984): coping come “sforzi cognitivi e comportamentali delle persone per gestire (ridurre, minimizzare padroneggiare o tollerare) le richieste interne ed esterne del rapporto transazionale fra persona e ambiente che vengono valutate come gravose o eccedenti”

Strategie di coping Coping centrato sul problema: sforzi rivolti a cambiare il problema il problema esterno o la fonte interna della sua intensità (la sua formulazione cognitiva) Coping centrato sull’emozione: rivolto a cercare un sollievo dagli effetti spiacevoli o disagevoli del problema Evitamento: strategie che consistono in distrazioni o diversivi

Coping: strategie o stili? Lazarus: coping come reazione dinamica e situazione-specifica allo stress percepito (strategia) Miller; Parker e Endler: le persone hanno delle strategie preferite di coping (stili) che tendono ad adottare in diverse situazioni Probabilmente sia gli stili che le determinanti situazionali influenzano l’effettiva strategia di coping di volta in volta adottata

Coping: strumenti di rilevazione Esistono ormai moltissimi questionari (22 pubblicati tra il 1985 e il 1997) In Italia: Adattamento del Coping Orientation to Problem Experienced (COPE) e oggi COPE-NIV Adattamento del Coping Inventory for Stressful Situation

Fattori ambientali e coping Eventi di vita: Natura e gravità dell’evento (lutto, eventi catastrofici, disoccupazione…) Effetto accumulo Eventi fondamentali: quelli che comportano cambiamenti e richiedono sforzo di adattamento

Percezione del rischio No rischio oggettivo ma percezione del rischio, rischio soggettivo Distinzione tra: Percezione del rischio (processi cognitivi) Assunzione del rischio (comportamenti) Propensione al rischio (personalità)

Percezione del rischio e vulnerabilità La credenza di essere personalmente vulnerabili nei confronti di determinate minacce alla salute NB: ricerche non dimostrano con certezza la relazione tra percezione del rischio/vulnerabilità e comportamenti di salute

Percezione della propria vulnerabilità Modello delle credenze sulla salute (HBM) Variabili demografiche e sociopsicologiche (moderatori) Valutazione dei benefici e dei costi dell’azione preventiva Percezione della propria vulnerabilità Valutazione del grado di minaccia della malattia Probabilità di compiere l’azione raccomandata, comportamenti di salute Percezione di gravità della malattia Induttori dell’azione (campagne di informazione, consigli di altri, avvisi…) (Rosenstock, Becker, Maiman, 1975)

Teoria della motivazione a proteggersi Vantaggi intrinseci ed estrinseci della risposta disadattiva Gravità Vulnerabilità Valutazione della minaccia Motivazione a proteggersi da una malattia Efficacia della risposta adattiva Self-Efficacy Costi della risposta adattiva Valutazione della riposta di coping (Rippetoe, Rogers, 1987)

Percezione del rischio e vulnerabilità Distinzione tra: Valutazione dei rischi a livello cognitivo Valutazione di tipo emozionale (paura) Motivazione a mettere in atto l’azione compare solo dopo il raggiungimento di un certo grado di attivazione emotiva

Percezione del rischio e vulnerabilità Risultati di ricerca: Percezione del rischio varia enormemente tra le persone Scarsa corrispondenza con dati epidemiologici e statistiche ufficiali Giudizi sono soggetti a vari bias

Percezione del rischio e vulnerabilità Risultati di ricerca: Anche quando riconoscono l’associazione tra comportamento e rischio le persone sono riluttanti a considerarsi personalmente a rischio - variabili cognitive (bias, euristiche) - variabili motivazionali (ridurre ansia e paura) - fattori contestuali

Percezione del rischio, Coping e Ottimismo Disposizione (tratto di personalità) Stile attribuzionale Bias cognitivo Illusione diffusa

Ottimismo Tre linee teoriche: Carver e Scheier (1990): ottimismo come tratto di personalità stabile Prospettiva attribuzionale (Weiner, 1986): ottimismo come stile attribuzionale relativamente stabile (a. esterne, specifiche, instabili) Social Cognition: ottimismo come esito di un processo imperfetto di valutazione cognitiva dei rischi, un bias a favore del sè

Ottimismo irrealistico Spiegazioni del bias ottimistico: fattori cognitivi Percezione di controllo Bias egocentrico Esperienza personale Credenze stereotipiche

Ottimismo irrealistico Spiegazioni del bias ottimistico: fattori motivazionali Difesa dell’autostima Negazione difensiva

Ottimismo Effetti benefici dell’ottimismo Effetti nocivi dell’ottimismo

Presa di decisioni: dalle intenzioni alle azioni Teorie della presa di decisioni razionale (Expected Utility Theory, Edwards, 1954) L’utilità o desiderabilità di un comportamento si fonda sul prodotto della probabilità (aspettativa) e dell’utilità (valore) di particolari risultati o conseguenze MA le decisioni raramente vengono assunte in questo modo (rappresentazioni incomplete o inadeguate del problema, bias, euristiche)

Presa di decisioni: dalle intenzioni alle azioni Modelli della social cognition non descrivono adeguatamente come si passa da intenzioni a comportamenti Teoria dell’azione (Gollwitzer, 1993) Processi di pianificazione di uno scopo (intenzione) Processi implicati nell’esecuzione delle azioni per raggiungere quello scopo (quando, dove e come)

Presa di decisioni: dalle intenzioni alle azioni Pianificazione: si sceglie uno scopo sulla base di preferenze, desiderabilità, fattibilità, si valutano scopi alternativi, si confrontano costi e benefici Risultato: formazione di un’intenzione Esecuzione: necessario impegno personale, orientamento all’esecuzione delle azioni nel tempo, nel luogo e nel modo più appropriati

Teoria del comportamento pianificato Credenze sulle conseguenze del comportamento Atteggiamento verso l’azione Valutazione sulle conseguenze attese Credenze normative (cosa gli altri si aspettano) Norme soggettive Intenzione Comportamento Motivazione ad aderire a tali aspettative Credenze sul controllo (facilità/difficoltà delle azioni) Percezione del controllo sul comportamento (Self Efficacy) (Ajzen, 1985)

3. Fase di preparazione (intenzione) Modello transteoretico 1. Fase precontemplativa 5. Fase di mantenimento 2. Fase contemplativa (pensare di cambiare) 4. Fase dell’azione (convinzione essere capaci) 3. Fase di preparazione (intenzione)

Controllo Costrutto centrale nello studio del comportamento e dell’esperienza umana Produce effetti sulla salute: Direttamente: influendo sull’esperienza di stress Indirettamente: influenzando l’adozione di comportamenti di salute

Controllo Diversi aspetti del controllo: Proprietà del contesto (eventi più o meno controllabili) Caratteristiche della persona (personalità, stile cognitivo) Prodotto dell’interazione fra persona e contesto

Controllo In letteratura: Locus of Control (Rotter, 1966) Impotenza appresa (Seligman, 1975) Self Efficacy (Bandura, 1995)

Locus of Control Teoria dell’apprendimento sociale (Rotter, 1966) Locus of control: aspettativa generalizzata circa una relazione fra le proprie azioni e determinati risultati Locus interno: eventi sono conseguenza delle proprie azioni Locus esterno: le cause degli eventi riguardano fattori al di fuori del controllo personale (es. fortuna o altre persone)

Impotenza appresa Concetto nato dalle ricerche di Seligman in laboratorio con animali (1975) per spiegare comportamenti e processi psicologici in atto nella depressione Seligman scoprì che le persone posso apprendere di non avere controllo (impotenza) su ciò che accade loro in alcune situazioni

Impotenza appresa Il sentimento di impotenza appresa produce conseguenze a livello cognitivo, motivazionale ed emozionale, può ridurre l’autostima e condurre alla depressione Due aree rilevanti: Depressione Pazienti ospedalizzati

Self Efficacy Teoria sociocognitiva di Bandura (1995) Il senso di efficacia personale esercita effetti importanti nella salute su almeno due aspetti: Fronteggiare eventi stressanti Modificare comportamenti nocivi

Self Efficacy Fronteggiare eventi stressanti Il senso di efficacia personale può attivare sistemi biologici che agiscono come mediatori tra salute e malattia (sentire l’evento come meno stressante) Modificare comportamenti nocivi La credenza di poter modificare i comportamenti a rischio attraverso l’azione personale migliora indirettamente la salute

Self Efficacy Più le persone sono convinte di poter agire efficacemente più elevati saranno gli scopi che si proporranno e maggiore sarà l’impegno e la perseveranza che metteranno nell’esecuzione delle azioni anche di fronte alle difficoltà e ai fallimenti Enfasi sull’apprendimento del controllo  approcci di educazione e promozione della salute

Emozioni e salute Neuroticismo, affettività negativa Rabbia e ostilità Repressione, inibizione ed espressione delle emozioni

Neuroticismo e affettività negativa Tratto di personalità Tendenza a provare prevalentemente emozioni negative, associato alla tendenza a esprimere lamentele ricorrenti sulla salute e ad accusare disturbi a livello fisico Studiata vulnerabilità a malattie infettive

Rabbia e ostilità Ostilità: costrutto multidimensionale che include componente cognitiva (cinismo, attribuzioni ostili), emozioni (rabbia, risentimento, disgusto) e comportamenti (aggressione verbale, comportamenti antagonisti) Componenti della personalità di tipo A Connessa ai disturbi cardiovascolari

 > vulnerabilità alle malattie Rabbia e ostilità Aumento pressione sanguigna, battito cardiaco, rilascio ormone dello stress durante l’esplosione di rabbia. Fenomeni che possono divenire cronici Persone ostili vivono ambiente come più stressante Ricevono meno sostegno sociale  > vulnerabilità alle malattie

Repressione, inibizione ed espressione delle emozioni Repressione: uno stile di coping Favorisce lo sviluppo di malattie come il cancro (personalità di tipo C) Rilascio di ormoni come il cortisolo e compromissione della funzione immunitaria Soggetti che reprimono sono meno propensi a rivolgersi al medico

Emozioni e salute Emozioni negative fanno male alla salute L’espressione delle emozioni (incluse quelle negative) fa bene alla salute Più che l’espressione tout court è l’espressione adeguata delle emozioni a far bene alla salute (estrema repressione e estrema espressione correlano con problemi di salute)

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