Comunicazione e Intenzione
Atteggiamento intenzionale Dennett (1987) ha posto in evidenza nella specie umana l’esistenza di un atteggiamento intenzionale, ossia la predisposizione naturale a interpretare l’azione di qualsiasi entità come se fosse pianificata in modo consapevole e dotata di un’intenzione regolata da un sitema di credenze, di desideri e di scopi.
Atteggiamento intenzionale In psicologia si possono distinguere due significati diversi di intenzionalità: L’intenzionalità (Brentano) è intesa come una proprietà essenziale della coscienza umana, in quanto coscienza di qualcosa. In un secondo significato l’intenzionalità viene come la proprietà di un’azione compiuta in modo deliberato, volontario e di proposito per raggiungere un certo scopo.
Informazione e comunicazione La distanza fra parlante e ricevitore rende complessa, interessante e intrigante il processo stesso di comunicazione; tuttavia è questa condizione che permette di distinguere fra informazione e comunicazione.
Informazione e comunicazione Si può parlare di scambio comunicativo quando il messaggio è prodotto intenzionalmente dal parlante ed è riconosciuto ed è interpretato intenzionalmente dal destinatario. Senza l’atto intenzionale, il messaggio ha un valore informativo.
Livelli di intenzione Quando produce un atto comunicativo, il soggetto ha l’intenzione globale di comunicare qualcosa a un destinatario in modo più o meno unitario e coerente.
Livelli di intenzione Grice (1975) ha introdotto la distinzione fra: “Ciò che è detto”, coperto dall’intenzione informativa; “Ciò che è significato, ciò che si intende dire”, realizzato dall’intenzione comunicativa, inteso come volere rendere il destinatario consapevole di qualcosa di cui prima non era consapevole.
Gradualità intenzionale La gradualità intenzionale consente di mettere regolarmente a fuoco e calibrare i diversi atti comunicativi nel corso delle interazioni della vita quotidiana. Da atti comunicativi semplici e ordinari nei quali il processo comunicativo è quasi automatico, si passa ad atti comunicativi in cui il parlante deve essere molto attento e mettere a fuoco la sua intenzione comunicativa da trasmettere al destinatario (esempio, comunicazione ironica, seduttiva, ingannevole).
Gradualità intenzionale A tal proposito si può parlare di forza dell’intenzione: Consiste nel processo di messa a fuoco, di puntualizzazione e di precisione del messaggio prodotto, è direttamente proporzionale sia all’importanza dei contenuti e delle informazioni trasmesse, sia alla rilevanza dell’interlocutore, sia alla natura del contesto.
Gerarchia delle intenzioni Ciascun atto comunicativo può essere governato da una pluralità di intenzioni, disposte in modo gerarchico. È il caso della menzogna dove sono presenti differenti livelli intenzionali: Un’intenzione nascosta; Una intenzione manifesta; Questo secondo livello di intenzione è articolato in modo duplice b1) intenzione informativa; b2) intenzione di sincerità.
Intenzione e attenzione Esiste una stretta interdipendenza tra intenzione comunicativa e attenzione, in quanto quest’ultima consente da una parte di selezionare le intenzioni più salienti per l’elaborazione di un determinato atto comunicativo; Dall’altro sostiene il processo di messa a fuoco di una data intenzione comunicativa.
Intenzione e attenzione L’attenzione presiede all’elaborazione delle informazioni attraverso due tipi di processo: Processamento automatico (rapido e coinvolge la memoria a breve termine, consente lo svolgimento in parallelo di più processi); Processamento controllato (lento e richiede una notevole mole di risorse attentive)
Comunicazione per default e focalizzata
Sintonia semantica e ipotesi del processore comunicativo centrale Il processo di sintonia semantica coordina in modo convergente i diversi sistemi di significazione e di segnalazione. Le diverse componenti del significato sono fra loro organizzate in modo più o meno coerente per la sua definizione finale.
Sintonia semantica e ipotesi del processore comunicativo centrale Si tratta di una sorta di coalizione del messaggio di fusione delle diverse parti del messaggio le quali concordano le une con le altre. La fusione avviene sia a livello orizzontale (fra gli elementi dello stesso sistema di segnalazione), sia a livello verticale (fra gli aspetti che appartengono ai diversi sistemi di significazione e segnalazione). Nel processo di significazione si giunge in tal modo ad elaborare il significato modale di un dato atto comunicativo, ossia il significato prevalente e predominante che esso assume in condizione per default.
Modello olistico-funzionale di Levelt
Conoscenze dichiarative e procedurali Per elaborare mentalmente un messaggio il soggetto deve deve avere accesso: alle conoscenze dichiarative o preposizionali, proposizioni che stabiliscono una relazione fra due o più idee, possono essere rappresentate da una rete semantica in cui i nodi sono gli elementi di conoscenza messi in relazione fra loro;
Conoscenze dichiarative e procedurali alle conoscenze procedurali, rappresentate dalla forma SE X, ALLORA Y. Riguardano i modi e i procedimenti con cui sono svolti i compiti in diversi contesti e sono attivate dalla memoria di lavoro. In base a questi processi, quando il soggetto si è fatto un modello mentale di ciò deve comunicare, egli ha definito ciò che Levelt chiama messaggio preverbale. Tale messaggio è definito secondo due fasi: Macropianificazione (consapevolezza, elaborazione e recupoero delle informazioni da manifestare); Micropianificazione (attribuisce un’adeguata forma comunicativa a ciò che il soggetto intende dire)
Modello della gestione locale del messaggio
Strategia comunicativa La generazione e la pianificazione del messaggio, guidate da intenzioni comunicative, comportano la scelta di una certa strategia comunicativa: Per essere efficace l’atto comunicativo va organizzato in maniera strategica nella scelta dei contenuti da manifestare e delle modalità espressive da seguire.
Strategia comunicativa Ogni strategia comunicativa ha un carattere di: Contingenza Novità Creatività La strategia comunicativa implica un processo attento di calibrazione cognitiva, comunicativa e affettiva del messaggio
Ipotesi dell’intenzionalismo Secondo tale ipotesi, il significato di un atto comunicativo dipende dall’intenzione del parlante e compito del ricevente è quello di riconoscere l’intenzione di partenza del parlante stesso. Grice (1975), definendo il significato come ciò che si intende dire, presuppone una condivisione consapevole dell’intenzione comunicativa del parlante. Il destinatario è in grado di riconoscere con successo l’intenzione del parlante attraverso un corretto processo di inferenza.
Ipotesi dell’intenzionalismo Si stabilisce un rapporto di reciproca consapevolezza fra parlante e interlocutore. Si genera in tal modo il rischio di trasparenza intenzionale: La comunicazione è il risultato di un’intenzione complessa che è soddisfatta nel momento stesso in cui è riconosciuta dal destinatario.
Reciprocità intenzionale Grice (1975,1978) ha basato la sua analisi del significato e della conversazione sul concetto di reciprocità intenzionale. L’obiettivo comunicativo del parlante è quello di modificare l’ambiente cognitivo del destinatario. Quindi per avere successo lo scambio comunicativo deve essere caratterizzato non soltanto dalla manifestazione dell’intenzione comunicativa da parte del parlante, ma anche dal suo riconoscimento da parte del destinatario.
Reciprocità intenzionale Qualsiasi interpretazione dell’intenzione comunicativa del parlante è parziale e limitata in quanto segue il principio del «totum ex parte»: il destinatario attribuisce un’intenzione completa e coerente dell’atto comunicativo del parlante sulla base di un insieme ristretto e limitato di indizi e di elementi comunicativi. Il ricevente ha un atteggiamento mentale di attribuire una intenzione comunicativa al messaggio dell’emittente.
Pluralità delle interpretazioni Il processo di atttribuzione intenzionale garantisce una gamma estesa di gradi di libertà a disposizione del destinatario. Si manifesta in una pluralità di interpretazioni dell’intenzione comunicativa del parlante: essa v a considerata come l’attività per default del destinatario.
Pluralità delle interpretazioni Bach (1984) ha proposto il principio dell’assumere per garantito: il destinatario propende ad accogliere il primo senso dell’atto comunicativo che gli viene in mente e che non è immediatamente contraddetto da un altro significato. Questo processo per default nell’attribuzione di una intenzione è radicato nella regolarità dei contesti di uso, nella routine degli scambi comunicativi, nella stabilità del significato.
Processi di inferenza nell’attribuzione di intenzioni comunicative Sperber e Wilson (1986) introducono il concetto di inferenza non dimostrativa. Nella comunicazione l’inferenza di un’ipotesi non è logicamente valida ma è riuscita (o meno), ed efficace (o meno). Accanto ad ipotesi logiche entrano in gioco ipotesi fattuali, connesse alla rappresentazione di fatti e di episodi contingenti che vengono a costituire l’oggetto dello scambio. L’inferenza non dimostrativa va ricorso a procedimenti logici, attraverso le regole di eliminazione:
Processi di inferenza Modus ponendo ponens Input (i) P (ii) Se P allora Output Q
Deduzione, induzione, abduzione La deduzione è un tipo di inferenza monotonica in cui si passa dal ragionamento con una regola ad un caso particolare. L’induzione è una forma di inferenza non monotonica nella quale si passa da molti casi particolare ad una generalizzazione (legge).
Deduzione, induzione, abduzione L’abduzione è un tipo di inferenza non monotonica in cui si passa a ritroso dagli effetti alle cause nel tentativo di spiegare quello che è accaduto. Il procedimento abduttivo è influenzato dai processi di fissazione (concentrazione attiva su aspetti parziali e limitati di quanto è stato comunicativo, assumendo tali aspetti come se fossero interezza del messaggio). Le euristiche, forme semplificate ed economiche di ragionamento, possono ridurre la complessità degli elementi e fornire una spiegazione al meglio di quanto viene comunicato.
Sincronia comunicativa Nei processi di produzione dell’intenzione comunicativa e della sua attribuzione, entrambi gli interlocutori sono condividono la medesima responsabilità nella gestione dell’interazione comunicativa. Infatti la comunicazione consiste essenzialmente in una forma di partecipazione, poiché essa è il prodotto congiunto della collaborazione fra gli interlocutori.
Sincronia comunicativa L’azione coordinata implica che entrambe le parti siano responsabili per sostenerla e che si impegnino in un processo di comprensione reciproca nella costruzione condivisa dei significati. Quando le persone comunicano devono Adattare la loro condotta, i loro stili di interazione, sincronizzare i loro tempi e il loro ritmo. Si parla di sincronia comunicativa come una proprietà globale e fondamentale della comunicazione che si sviluppa dalla nascita attraverso il sistema condiviso con l’adulto. Nella costruzione di questo sistema assume particolare importanza la dimensione temporale nell’organizzare la sequenza degli scambi comunicativi.
Intenzioni collettive La comunicazione non è un processo che si svolge solo ed esclusivamente fra due perone (diadica), ma spesso coinvolge più soggetti. In tal caso si parla di intenzioni collettive, come di fenomeni elementari e primitivi, non riconducibili alla somma delle intenzioni individuali.
Intenzioni collettive Per Searle le intenzioni collettive sono espresse dalla forma “Noi intendiamo fare l’azione A” esistente nella mente di ogni agente che agisce nel gruppo. Il contributo di ogni membro ha come fare intenzionale “Io intendo fare l’azione B come parte del nostro fare l’azione A”. L’articolazione dell’azione collettiva è analoga a quella dell’intenzione individuale. In questo caso, una efficace realizzazione delle intenzioni collettive comporta il senso dell’altro come soggetto partecipante a un’attività di collaborazione e di cooperazione, questo senso favorisce il senso della squadra.
Testi consigliati Anolli L. (2002), Psicologia della comunicazione, Bologna: Il Mulino