Tratto dal commento di Diego Fusaro Chiara Mangirini ERVING GOFFMAN Tratto dal commento di Diego Fusaro Chiara Mangirini
Le Opere: La vita quotidiana come rappresentazione (1959) Asylum: saggi sulla condizione sociale dei malati di mente e altri pazienti (1961) Un'analisi sull'importanza della struttura sociale nel produrre comportamenti conformati.
La vita quotidiana come rappresentazione Il teatro visto come metafora per illustrare come noi mettiamo in scena immagini agli altri: Goffman usa il termine “drammaturgia”. Relazioni in pubblico (1963) Incontri, Comportamento in pubblico e Il rituale dell’interazione (1967). interazioni sociali giornaliere, osservate da una nuova prospettiva, che giustifica la logica dei nostri comportamenti in circostanze ordinarie
Il punti focali del pensiero: Elaborare una “sociologia della vita quotidiana”, dell’interazione diretta, del comune comportamento e delle sue regole. Quest’interazione “comporta poco tempo e poco spazio, e abbraccia quegli eventi che, una volta iniziati, debbono arrivare a conclusione. L’argomento è costituito da quella classe di eventi che si verificano durante una compresenza e per virtù di una compresenza (Il rituale dell’interazione).
Il presupposto che sorregge le teorie sociologiche di Goffman è che il primo assioma della comunicazione: “Non si può non comunicare” La “metafora drammaturgica” Nella vita sociale, incentrata sull’interazione, l’attore è sempre pone se stesso in scena sul palco della società.
si dividono in due categorie: I gruppi sociali si dividono in due categorie: Gruppi di performance Gruppi di audience La vita sociale è una rappresentazione che i gruppi sociali mettono in scena di fronte ad altri gruppi.
La vita sociale Si divide in palcoscenico e retroscena in spazi privati, in cui gli individui non “recitano”, in spazi pubblici, in cui invece inscenano una rappresentazione. ovvero Il gruppo di audience non deve accedere alle situazioni di retroscena che contraddicono il comportamento pubblico.
L’interazione sociale E’ un dramma che si svolge su una scena, dove gli attori la compagnia cercano di controllare le idee che gli altri il pubblico, si fanno di loro per presentarsi nella miglior luce possibile e in un modo che sia credibile. Quando i rapporti tra attori e pubblico sono diversi da quelli che appaiono si hanno i cosiddetti “ruoli incongruenti”
I rapporti incongruenti Il “delatore” è chi finge presso gli attori di essere un membro del gruppo, avendo così accesso al retroscena e riportando al pubblico informazioni riservate. Il “compare” è chi si accorda segretamente con gli attori e si mescola tra il pubblico per orientarlo. Lo “spettatore puro” è un professionista riconosciuto come spettatore qualificato. L’“intermediario” appartiene a due compagnie che sono l’una il pubblico dell’altra e può mettere in atto giochi di triade. La “non persona” è chi, benché presente, non fa parte della rappresentazione e viene ignorata.
La disattenzione civile Un tipo di rituale individuato da Goffman: Esistono regole con le quali si sperimenta l’accesso agli altri e si misurano le possibilità e i limiti di un reciproco coinvolgimento. Quindi anche la più breve delle relazioni è già un’interazione complessa e densa di messaggi.
Il “Self” (l’Io o Autocoscienza) Elemento contingente instabile E’ stabilito dalla situazione dal palcoscenico su cui si recita dagli spettatori La presentazione del “self” segue una specifica dinamica.
Fasi: la dinamica del “Self” Il front: l’immagine superficiale di noi che trasmettiamo agli altri, che si attendono da noi un “front” coerente. La dramatic realisation: l’impiego di espedienti drammaturgici è tanto maggiore quanto più è difficoltosa la costruzione di un determinato “front”. L’idealisation: è lo sforzo per presentarsi come qualcuno che abbia interiorizzato certi valori riconosciuti dalla comunità. Il mantenimento del controllo espressivo: alla definizione della situazione contribuiscano in maniera decisiva anche piccoli segni.
La mistification: specie le persone di alto rango, cercano di mantenere le distanze dagli altri e di tenere in piedi una certa definizione della situazione. L’autenticità: le persone cercano di apparire autentiche, senza far sorgere l’impressione che il loro comportamento sia frutto di artificiosità. Il frame: l’idea è che gli individui impieghino schemi interpretativi al fine di inquadrare ciò che avviene intorno a loro. Il primary framework: ogni gruppo ha un suo codice specifico che lo caratterizza e lo distingue dagli altri.
FINE A cura di Elena, Anna e Claudia