TERZE OBIEZIONI Hobbes

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
Perché ti voglio bene.
Advertisements

Tommaso d’Aquino: ST, I Pars, q. II
Il problema degli universali
Breve viaggio turistico nellarcipelago della conoscenza seguendo la scia di Kant, Hegel, Marx.
QUELLE DUE.
Le parti del discorso logico e informatico
Aristotele Test sulla Metafisica.
Le domande in classe Maura Costagliola. LINSEGNAMENTO EFFICACE E LINSEGNAMENTO CHE EDIFICA E LE PERSONE SONO PIU PROPENSE AD ESSERE EDIFICATE, QUANDO.
Storia della Filosofia II
Progetto Orientamento La parte narrativa di Sè
PRIME OBIEZIONI Iohan de Kater o Caterus 1) p. 89: “quale causa richiede un’idea? che cos’è un’idea?” “è la cosa pensata in quanto oggettivamente nell’intelletto”
Arnauld a Cartesio: seconda parte
Gassendi affronta Cartesio
SECONDE OBIEZIONI Il circolo di padre Mersenne
Un fumetto esce dalla bocca
I RAGAZZI DELLE CLASSI V DEL “CESARE BATTISTI” RACCONTANO : “IL NOSTRO VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL MONDO DEL VOLONTARIATO”
Seste obiezioni il testo delle seste obiezioni venne riassunto da Cartesio in una serie di “scrupoli” o difficoltà, alle quali risponde in breve, richiamando.
quarte obiezioni: Antoine ARNAULD
DESCARTES risponde al CATERUS 1) la causa di un’idea
LE ULTIME ORE DI A.I. Tratto da un testo originale di Tommaso Mattei
Empirismo e razionalismo
Restituzione questionario
Dialogando con il Padre nostro.
La storia della matita Di Paulo Coelho.
Quando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservato e ho sperato che tu mi rivolgessi la parola anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione o.
Cartesio
Offerta formativa Settembre
Gandhi, uomo sempre occupato, risparmiò alcuni minuti al giorno
Iniziò tutto quel giorno, un giorno semplicissimo di dicembre, incasinato come tutti gli altri… chi l’avrebbe mai detto che da quel giorno sarebbe cambiata.
Marianna Gensabella Furnari Università di Messina
HO IMPARATO.....
È stata una bella esperienza!
NIETZSCHE (la distruzione delle certezze)
I DIECI COMANDAMENTI DEGLI ANIMALI.
Amore Travagliato FranTarel.
Dizionario della lingua italiana
Saggio sull’intelletto umano
Regalami un pensiero.
Basta poco per torturare un uomo...
Empirismo e razionalismo
Classe v c a. s
Monges de Sant Benet de Montserrat Ascoltando questo Epigramma di Benet Casablanques, possiamo sentire una Presenza che ci invita a lasciarsi portare...
IMMANUEL KANT Critica della ragion pura
Le parole del dialogo.
IMMANUEL KANT Critica della ragion pura
Cartesio (la certezza dell’esistenza)
Carissimo, mio unico bene,
IL DONO DELLA SCIENZA.
IL GENIO DELLA PORTA ACCANTO
Ciascuno di noi ha, dunque, la sua storia...io vi racconto la mia...
Lavori in corso.
Per tanto io dico che ben sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una materia o sostanza corporea, a concepire insieme ch’ella è terminata.
La deduzione trascendentale delle categorie
IL RUOLO DEI GENITORI NELLO SVILUPPO DELL’AUTOSTIMA
PARROCCHIA SAN VALENTINIANO VESOCOVO BANZANO DI MONTORO (AV)
Empirismo e razionalismo
C’ERA UNA VOLTA… C’era una volta un uomo, uno qualunque, che dopo un lungo peregrinare si trovò vicino al baratro del “fine vita”. Al di là il buio…
(1992) Giovedì 12 novembre 2015 Spunti di riflessione Prof.ssa Migliorato Eliana.
FISICA, MATEMATICA ETICA E POLITICA
La Madonna di Michelangelo Testo: Chiara Lubich Elaborazione grafica: Anna LolloAnna Lollo.
IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME ….. Riflessioni intorno alla morale kantiana.
FESTIVAL DELLA MATEMATICA Roma – Auditorium Parco della musica 15/03/2007 LECTIO MAGISTRALIS di EMMA CASTELNUOVO: “Insegnare la matematica”
Giornata diocesana per animatori gruppi adulti di AC Villotta di Chions 29 agosto 2015.
QUANDO I SENSI CI INGANNANO
1 Laboratorio di poesia Progetto “Diritti a scuola” Istituto comprensivo De Amicis- Giovanni XX III San Ferdinando di Puglia (BT) a.s. 2012/13 Docente.
Immanuel Kant La Dialettica Trascendentale. Critica della metafisica. Uso regolativo delle idee.
Ho imparato dalla vita.
... perchè vi voglio bene!.
La ‘deriva’ dell’empirismo moderno
I RAGAZZI DELLO SPORTELLO DICONO CHE…. DA UN INTERVISTA DURANTE UN COLLOQUIO SCOPRIAMO I NOSTRI RAGAZZI, LE LORO PAURE, LE LORO EMOZIONI ED I LORO BISOGNI….
Transcript della presentazione:

TERZE OBIEZIONI Hobbes p. 163 Sulla seconda meditazione: “Io sono una cosa pensante vuol dire che io sono un pensiero? Allora potrei dire: io sono passeggiante, quindi sono una passeggiata?”

Hobbes incalza: “non confondi forse la cosa e il suo atto? la cosa che pensa e il pensiero?” di solito in filosofia si distingue tra la cosa (che è) e l’essenza (che cos’è)

Se è così, osserva Hobbes, non dovremmo distinguere la cosa che pensa dalla mente? e questa cosa che pensa non potrebbe essere qualcosa di corporeo, dato che è il soggetto della mente?

“Non possiamo pensare a nessun atto, senza riferirlo al suo soggetto, non possiamo pensare al pensiero senza una cosa che pensa, così come non possiamo pensare alla passeggiata senza una cosa che passeggi”.

Hobbes spiega così la propria obiezione: i soggetti degli atti sono intesi sotto una ragione corporea, ossia sotto una ragione materiale, come dimostrerebbe l’esempio della cera, che assume diversi aspetti, ma rimane sempre res extensa. Non posso separare il pensiero da una materia che pensa.

Cartesio risponde: quando ho detto di essere una mente, un intelletto o una ragione non intendevo solo le mie facoltà, ma piuttosto la cosa che ha queste facoltà: i termini hanno i due significati; mentre passeggiata indica solo l’azione di passeggiare e non il soggetto che passeggia.

Non ho mai confuso, quindi, tra il soggetto e i suoi atti. Mi accorgo però che mentre io ho indicato il soggetto con termini semplici e astratti, tu ti sei servito di termini concreti e composti, come quelli di soggetto, materia e corpo.

Cartesio osserva inoltre: non ho escluso affatto all’inizio che ciò che pensa sia qualcosa di corporeo; tanto è vero che l’ho lasciato indeterminato fino alla sesta meditazione.

È giusto dire che gli atti vanno spiegati con un soggetto; ma questo non vuol dire che il soggetto debba essere qualcosa di corporeo. Il soggetto va inteso come una sostanza (subjectum) o come una materia in senso metafisico, ma non come un corpo.

Se vogliamo spiegare la natura del soggetto, dobbiamo riferirci alla natura dei suoi atti. Ora ci sono degli atti che diciamo corporei, che attribuiamo ad un corpo; atti di natura intellettuale, che attribuiamo giustamente a una cosa che pensa, ossia una mente, uno spirito.

Hobbes insiste, sempre sulla seconda meditazione: mi pare che non sia spiegata la differenza tra immaginare e intendere con l’intelletto. Non potrebbe essere che il ragionamento sia un insieme di parole unite dal verbo essere?

Se fosse così, osserva Hobbes, i nostri discorsi non dicono nulla delle cose, perché si fermano solo alle parole con cui le indichiamo. E allora il nostro ragionare dipende solo dalle parole (nominalismo), le parole dalle immagini (sensismo), le immagini dai movimenti del corpo (materialismo).

A questa obiezione, Cartesio risponde con riferimento sia alla seconda meditazione (la cera) sia alla sesta: una cosa è concepire con la mente, un’altra è l’immaginare, che richiede una particolare tensione della mente per renderci presente una certa figura.

Inoltre, nel ragionamento non mettiamo insieme solo parole (nominalismo), ma piuttosto i significati (concettualismo) che vengono indicati da quelle parole. Esempio: un francese e un tedesco adoperano parole diverse, ma si possono intendere sulle cose significate.

Hobbes passa alla terza meditazione: quando penso a qualcosa, me la rappresento con un certo colore e una certa figura; le mie idee non sono che immagini delle cose. Ed è così anche quando penso a qualcosa di invisibile, come gli angeli.

La stessa cosa accade, osserva Hobbes, anche per il nome venerabile di Dio. Dio non è concepibile con un’immagine o un’idea; per questo la Scrittura ci vieta di farne un’immagine.

Osserva Hobbes: noi non abbiamo alcuna idea di Dio, ma siamo come dei ciechi dalla nascita, che sentono dal calore che ci deve essere del fuoco, ma non possono immaginarselo in alcun modo.

Ribatte Cartesio: è facile fare un’obiezione simile, se si riducono le idee a pure immagini di cose materiali; l’idea è sempre qualcosa che è concepito dalla mente, e non il frutto dell’immaginazione corporea.

Hobbes (p. 177) si sofferma da ultimo sul carattere innato dell’idea di Dio: se fosse così, allora dovrebbe pensare anche chi dorme profondamente, senza avere alcun sogno.

Cartesio ribatte, precisando il valore delle idee innate. Non sono idee sempre presenti alla nostra mente, ma piuttosto idee che siamo noi stessi in grado di “produrre”, facendole emergere dalla nostra mente.

Osservazione. Cartesio fa capire che le idee innate, “alle quali non posso togliere e aggiungere nulla”, sono “innate” in quanto sono già dentro di noi, ma in modo potenziale: Leibniz parlerà di “innatismo virtuale” e si richiamerà per questo alla reminiscenza platonica.

Al di là del richiamo alla preesistenza (che Cartesio e Leibniz rifiutano) rimane che il problema della conoscenza non può essere risolto senza l’originarietà della coscienza: “non c’è nulla nell’intelletto che non sia stato nei sensi, se si esclude l’intelletto stesso”, dirà Leibniz.