la selvicoltura delle fustaie di pino nero della provincia di arezzo

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la selvicoltura delle fustaie di pino nero della provincia di arezzo la selvicoltura delle fustaie di pino nero della provincia di arezzo. rapporti con la normativa vigente paolo cantiani CRA - centro di ricerca per la selvicoltura Arezzo 14 gennaio 2011

In Provincia di Arezzo nel 2009 vi è stato un numero di istanze nelle pinete di pino nero di proprietà privata pari al 36% di quelle totali della Regione. La maggior parte delle istanze riguarda il diradamento. Molte pinete private si trovano però secondo il regolamento già in fase di maturità.

Il turno per le pinete di pino nero è fissato dal Regolamento a 40 anni (art 31). Non sempre questa maturità normativa coincide con la maturità fisiologica e colturale

Le questioni principali riguardanti le pinete di pino nero interessano: i diradamenti i tagli di maturità

I diradamenti Per l’art 30 i criteri per l’ammissione a dichiarazione di un diradamento riguardano: - criteri di percentuale numerica di prelievo - modalità dell’intervento (in termini spaziali orizzontali e verticali)

la percentuale di prelievo è in funzione del numero di piante eliminate e per le pinete è pari al 40% (per interventi effettuati ad età superiore a 15 anni). Si richiede di preservare le piante di migliore conformazione secondo una omogeneità spaziale orizzontale senza scoprire il terreno dalle chiome di oltre il 25%.

il limite del 40% è indipendente del fatto che popolamento sia stato già o meno soggetto ad altri interventi. Al primo intervento potrebbe risultare poco incisivo per l’adeguata regolamentazione della densità di questa specie eliofila, soprattutto se applicato con una modalità “dal basso”. Ad un secondo o terzo intervento potrebbe essere invece risultare eccessivamente permissivo

il comma 7 dell’art. 30 raccomanda il rilascio delle piante di migliore sviluppo e conformazione candidate a costituire la fustaia matura questa definizione è in linea con i risultati delle ricerca sugli effetti dei diradamenti sulla stabilità e la predisposizione alla rinaturalizzazione che si avvantaggiano per le pinete di diradamenti selettivi (dall’alto) che non vengono negati dal regolamento e che dovrebbero essere maggiormente impiegati nella prassi operativa

i principali risultati della ricerca sui diradamenti delle pinete hanno dimostrato che perché il diradamento incida sui parametri di stabilità, abbia effetti incrementali positivi ed inneschi un graduale ingresso di latifoglie è necessario: 1) a stadi di sviluppo giovanili effettuare diradamenti selettivi 2) diradamenti dal basso devono essere di intensità tale da incidere nel piano dominante con criteri selettivi

La rinnovazione/successione delle pinete il regolamento per i boschi coetanei permette: 1) trattamento a tagli successivi (art 32) 2) tagli a buche o a strisce (art 33) 3) tagli per la trasformazione da trattamento coetaneo in disetaneo (art 34)

Presupponendo di favorire la rinnovazione naturale e di rinaturalizzare ove possibile le pinete la ricerca non ha ancora individuato il trattamento ottimale. Al momento sono in fase di sperimentazione i trattamenti per tagli a buche. Le dimensioni delle buche non devono essere eccessive per favorire il reingresso delle latifoglie spontanee a scapito della rinnovazione del pino.

La dimensione permessa delle tagliate appare un po’ eccessiva (1 ettaro) e sembra necessario il ricorso alla rinnovazione artificiale visto che non appare chiaro dall’art. 33 il periodo consentito per la valutazione dell’insediamento della rinnovazione naturale post intervento. Nel caso del taglio raso (art 37) il periodo scade nell’anno silvano successivo all’intervento.

Il trattamento per tagli a buche può portare a problemi sulla pianificazione degli interventi (disposizione spaziale delle buche nel tempo – rischi di danni da esbosco alla rinnovazione in atto)

E’ in fase iniziale anche una sperimentazione sul trattamento per tagli successivi Obiettivo della ricerca è quello di favorire laddove possibile il reingresso di latifoglie (specialmente nell’orizzonte del querceto deciduo) alternato alla rinnovazione naturale del pino stesso ove le condizioni stazionali indichino ciò.

La fase di rinnovazione (taglio di sementazione) sarebbe comunque dipendente dal regime e dalla modalità dei diradamenti pregressi. In situazioni di densità eccessiva (soprattutto in popolamenti appena “maturi” per la normativa) si potrebbe operare un taglio di preparazione che abbia spiccati caratteri di selettività prima della sementazione vera e propria.

La trasformazione tra trattamento coetaneo in disetaneo può offrire buone opportunità per uscire da un rigido schematismo. Non sembra però particolarmente indicato in casi di rinaturalizzazione verso boschi a prevalenza di quercia che sono difficilmente trattabili a taglio saltuario per la spiccata eliofilia delle specie quercine.

In ogni caso è importante tenere presente che la valutazione del successo della rinnovazione naturale post intervento ha necessità di tempi medio-lunghi.