La scolastica Tommaso d’Aquino ( )

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Transcript della presentazione:

La scolastica Tommaso d’Aquino (1225-1274) Nel medioevo la filosofia scolastica attua una grandiosa opera di assimilazione dell’aristotelismo alla tradizione cristiano-romana Protagonisti di tale operazione intellettuale furono Alberto Magno e il suo allievo Tommaso d’Aquino (1225-1274) giusto prezzo e valore dei beni (valore intrinseco e valore impositus) valore della moneta l’uso del denaro (condanna del prestito ad interesse)

Nella visione aristotelico-scolastica: , Nella visione aristotelico-scolastica: L’Economia è “governo della casa” e riguarda la sfera dei comportamenti individuali (Etica) e non quelli collettivi (Politica) Nell’ambito delle speculazioni sul comportamento individuale, le questioni economiche vengono sollevate allorché riguardano valutazioni etico-morali Pertanto l’economia non viene trattata come disciplina indipendente, ma solamente nell’ambito dell’Etica

. Secondo la visione tomistica, l’intelligenza umana può raggiungere la verità attraverso il metodo speculativo, indirizzandosi a scoprire le tre grandi verità la legge divina, il diritto naturale, il diritto positivo, risultante dalle scelte e dalle convenzioni umane, comune a tutti i popoli (jus gentium) o specifico dei singoli Stati (jus civilis) Le questioni economiche sono trattate in gran parte nell’ambito dello jus gentium e in qualche caso nello jus naturalis

, La tematica aristotelica del giusto prezzo dei beni viene risolta nella communis aestimatio, una sorta di valore ordinario di stima dei beni, ottenuta in assenza di monopolio: “… quel prezzo che prevale in un momento dato, secondo la stima del mercato, cioè il prezzo corrente al quale si vendono i beni in un luogo specifico” (S.Bernardino da Siena, 1431)

. Il giusto prezzo è dunque il prezzo di mercato fissato in assenza di posizioni dominanti Il giusto prezzo è una proprietà intrinseca dei beni (bonitas intrinseca), che garantisce la giustizia commutativa, cioè lo scambio equivalente dei beni Il giusto prezzo è collegato al principio della giustizia distributiva, in base alla quale al termine dello scambio nessun individuo o ceto sociale si arricchisce o si impoverisce

. La tesi del giusto prezzo si estende a quella del “giusto salario”, che è il salario che secondo la communis aestimatio garantisce al lavoratore un livello di vita adeguato al suo status Nella stessa ottica si ammette un profitto “equo” per i commercianti, quale compenso del servizio da loro prestato Da tutto ciò, è stato dedotto erroneamente l’abbozzo di una teoria che riconduce il valore dei beni al loro costo di produzione sulla base del principio dello scambio equivalente In realtà gli scolastici vedevano il valore dei beni correlato a tre principali caratteristiche (Piero di Giovanni Olivi, 1248-1298): utilità oggettiva o valore d’uso oggettivo (virtuositas) rarità o scarsità (raritas) utilità soggettiva del consumatore (complacibilitas)

. La moneta, invece, non ha un valore intrinseco, ma solo un valore convenzionale imposto dal principe (impositus): la moneta non è considerata un bene capitale durevole quindi non può dar luogo a diritti d’uso (pecunia pecuniam non parit): da ciò la condanna dell’usura

. Con lo sviluppo dei commerci, nel basso medioevo i sistemi di pagamento e di concessione dei prestiti si fecero più complessi, tanto da rendere sempre meno chiara o meno individuabile la situazione di prestito a interesse Inoltre, con la crescita delle attività economiche, il prestito divenne non solo prestito al consumo ma anche prestito alla produzione

La Chiesa Romana e gli scolastici iniziarono a giustificare forme di prestito ad interesse, sviluppando una complessa casistica di particolari situazioni ammissibili: 1) Damnum emergens: l’interesse come compenso per una perdita accertata (ad es. in in caso di mora del mutuatario) 2) Periculum sortis: l’interesse come compenso del rischio derivante dall’esercizio di attività produttive e commerciali (la moneta investita in capitali produttivi può generare un profitto e al mutuante si concede di rivendicare un interesse per eventuali perdite che ritiene di aver subito per aver concesso un prestito (S.Antonino da Firenze-XV Sec.) 3) Lucrum cessans: l’interesse come compenso del mancato guadagno derivante da possibili investimenti alternativi (costo opportunità) C. Dumoulin-XVI Sec.)

- La scuola occamista produce alla fine del medioevo riflessioni scientifiche di rilievo sull’economia: Jean Buridan (1290-1358): tenta di spiegare il valore delle merci non sulla base della loro sostanza, ma in quanto fenomeni relazionali ed espressione dei bisogni umani (il pane vale più per il povero che per il ricco) Nicolas d’Oresme (1320-1382): si distacca dall’idea di valore convenzionale della moneta, attribuendole un valore reale basato sul suo contenuto in metalli preziosi e arrivando a intuire la cosiddetta “legge di Gresham” secondo cui “la moneta cattiva scaccia quella buona”

. Dopo Occam: la teologia perde centralità nel sapere: emerge l’Umanesimo; la politica si svincola dalla morale (Machiavelli, 1516); la fede pone in discussione l’autorità costituita (Riforma Protestante, 1517) la vita culturale rinasce in rinnovate università dove lo Stato subentra alla Chiesa nel controllo dell’attività intellettuale rifioriscono gli studi filosofici e con essi ebbero grande impulso quelli scientifici un unico filo unisce l’Umanesimo civile alla rivoluzione scientifica dell’età moderna

. Alla base di tale rivoluzione culturale vi è l’emergere dell’Umanesimo civile: l’uomo il principale oggetto di attenzione culturale/rivalutazione della dimensione terrena e relazionale

Scienza economica e pensiero moderno L’Economia si definisce “Politica”, quindi relativa alla sfera pubblica-collettiva-nazionale L’Economia Politica si distingue dalla Politica propriamente detta: La Politica ora riguarda l’accumulazione e la gestione del potere (perde le finalità etico-morali) L’Economia Politica riguarda l’accumulazione e la gestione della ricchezza