La mente nel corpo II Giacomo Romano Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali Università degli Studi di Siena, a. a. 2008/2009 Corso di Filosofia della Mente, II parte 23/01/09
Linguaggio e focus sul pensiero E’ il linguaggio che consente di circoscrivere aspetti del pensiero e di concentrarsi su questo La trasformazione del flusso di pensiero in una dimensione statica facilita la meta-riflessione Grazie al linguaggio è possibile che gli umani dispieghino dinamiche cognitive di secondo livello
Le regole del codice linguistico I presupposti che consentono di definire il linguaggio come completo mezzo di comunicazione richiedono un codice … … che minimizzi la contestualità, neutrale rispetto alle modalità cognitive, atto ad essere facilmente memorizzato … … e che possa essere concepito alla stregua di un artefatto fondamentale …
Il linguaggio come artefatto Il linguaggio (pubblico) è uno strumento adottato dalla specie umana che si evolve in conformità delle sue disposizioni ad essere appreso … Questa capacità degli esseri umani di apprendere un linguaggio ma al tempo stesso di trasformarlo secondo esigenze filogenetiche è esclusiva
Linguaggio, cervello e reciproco adattamento Per Clark la possibilità che il cervello umano sia informato da un medium potente come il linguaggio, che a sua volta è determinato da questa interazione, consente lo sviluppo della dimensione culturale della cognizione umana I supporti artificiali che l’essere umano ha distribuito nel suo ambiente innestano un processo di evoluzione parallela con i mezzi cognitivi umani
La mente estesa Con la distribuzione della conoscenza e dei processi cognitivi nell’ambiente grazie al linguaggio e la derivata coevoluzione di questi, il confine della mente umana risulta sempre più elusivo Le competenze cognitive umane infatti hanno una natura processuale strettamente dipendente dall’ambiente
Conseguenze della mente estesa Molte azioni umane risultano dotate di caratteristiche affini ai pensieri astratti: sono le azioni epistemiche (cfr. 188) Ogni alterazione dell’ambiente può assumere una connotazione morale (perché modifica la struttura cognitiva!) … ma quali sono i criteri per poter definire adeguatamente la mente?
Standard della mente Si potrebbe richiedere che una mente sia definibile in base a certi requisiti di tascabilità; ma le eccezioni sono tante Qual è il problema più critico nella non definizione di confini precisi alla mente? … forse la difficoltà conseguente di non riuscire a identificare la dimensione personale (il sé)
I limiti della mente Ma allora dobbiamo riconoscere la mente nel mondo senza ulteriore distinzione? Eppure il senso comune si riferisce sempre alla mente come a qualcosa di definito Occorre distinguere tra quegli artefatti cognitivi con cui un utente stabilisce un rapporto di interazione “stretto e intimo” (cfr. 190), se si accetta una concezione estesa della mente
Una mente pelle e ossa La soluzione alternativa è quella di identificare la mente dentro la scatola cranica e la pelle di un soggetto La conoscenza e i processi cognitivi sarebbero solo il prodotto dell’estensione della mente “… sono felice di lasciare che le nozioni di sé e di agente vengano definite come meglio si crede.” (191)
Cognizione situata e incorporata La conclusione di Clark si fonda sui presupposti di una concezione dei processi cognitivi abbastanza radicalmente differente dal cognitivismo classico Ma quali sono gli aspetti salienti e più innovativi di questa concezione, quanto sono compatibili con l’immagine di cui disponiamo della nostra esperienza?
Cognizione e ambiente 1. “Innanzitutto, dobbiamo riconoscere il cervello per quello che è. I nostri non sono cervelli di spiriti disincarnati convenientemente incollati dentro gusci corporei ambulanti di carne e sangue. Piuttosto, essi sono essenzialmente i cervelli di agenti incarnati, capaci di creare e sfruttare strutture nel mondo” (194)
Cervello e mente 2. “… dovremo … guardarci dal confondere il profilo risolutorio della mente incarnata, socialmente e ambientalmente radicata con quello del cervello di base. … non dovremo assumere che il cervello contenga una macchina logica fatta e finita …” (195-196) [Ma Clark ci dovrebbe dare qualche traccia]
Mente estesa e metafisica 3. “… la natura e i limiti dell’agente intelligente risultano sempre più confusi. … per certi scopi può rivelarsi saggio considerare il sistema intelligente come un processo spazio-temporalmente esteso non limitato dal sottile involucro di pelle e cranio.” (196) [Ma quali sono questi scopi?]
Mente emergente, estesa e incarnata: assunti metodologici “La scienza cognitiva, se la prospettiva incarnata e radicata è almeno in parte la meta, non può più permettersi le tendenze individualistiche e isolazioniste delle prime decadi. … una cauta combinazione di approcci dei Sistemi Dinamici, della robotica reale e delle simulazioni su larga scala … è probabilmente il massimo che possiamo fare.” (ibid.) [Ma siamo sicuri di questa prospettiva?]
Quale mente incarnata? La prospettiva di Clark non è certo l’unica proposta attendibile in merito alla struttura essenziale della mente … … ma si tratta di una prospettiva compatibile con certe intuizioni umane sulla mente … … meno radicale dell’alternativa di VTR e più accessibile …
Emergentismo moderato e rappresentazionale Clark si sforza di rendere compatibili gli assunti teorico/pratici dell’enattivismo (decentramento, distribuzione parallela, incorporazione dei processi cognitivi) con la dimensione del rappresentazionalismo, in cui l’informazione sull’ambiente è codificata in termini simbolici Sono due prospettive complementari
Due prospettive parallele Una prospettiva (l’emergentismo) sembra rendere ragione in modo adeguato del profilo dinamico dei media con cui si sviluppano i processi cognitivi L’altra (rappresentazionalismo) sembra cogliere l’esigenza (quasi) irrinunciabile di un sistema cognitivo (complesso) di usare un modello interno dell’ambiente esterno* *Soprattutto nella gestione di situazioni eccezionalmente complesse e/o astratte
Un gap esplicativo/concettuale Anche con l’atteggiamento compatibilista di Clark tra le due prospettive viene a mancare un collegamento Il passaggio dalla microcognizione (e il suo dinamismo) alla macrocognizione (e la sua statica icasticità) è inspiegato Clark privilegia lo sfondo ontologico della microcognizione e il suo quadro teorico …
Il ridimensionamento del cognitivismo … in cui il rappresentazionalismo è riveduto; ma non eliminato: alla funzione rappresentazionale di strutture cognitive di alto livello è assegnato un significato strumentale, ma è essenziale al nostro orientamento nel compito di spiegare specifiche attività cognitive e le strutture che le implementano
Il prezzo di un compromesso Una certa forma di rappresentazionalismo è preservata nel dinamicismo di Clark, ma al costo di una concezione strumentale dell’aspetto rappresentazionale Qual è il criterio con cui a determinate aree o processi cognitivi si assegna una valenza rappresentazionale? E’ accettabile che questa assegnazione sia arbitraria?
I limiti dei Sistemi Dinamici Se un sistema cognitivo si identifica con un sistema dinamico, quali sono i criteri per comprendere i parametri che dovrebbero definirlo? E quali sono i criteri con cui si circoscrive il fenomeno cognitivo/ambientale da spiegare? Come si spiega un fenomeno complesso come il linguaggio nell’analisi dei sistemi dinamici?
La corporeità della mente I limiti del dinamicismo, anche nella versione moderata di Clark, impediscono di considerarlo una solida alternativa percorribile rispetto al rappresentazionalismo tradizionale Nondimeno questo orizzonte di ricerca ha contribuito a ricordare che una mente, intesa come una attività cognitiva a qualsiasi livello, non può essere studiata a prescindere dal corpo
Il nuovo mistero della mente La prospettiva dinamicista ha messo in risalto l’architettura dei microprocessi che realizzano le attività cognitive, la cui dimensione li ha fatti considerare in passato dei fenomeni propri di una realtà ontologica addirittura distinta Ma il mistero della mente da ontologico si è trasformato in epistemologico: il passaggio con cui dal livello microcognitivo si giunge ad un livello cognitivo continua ad essere ignorato