Capitolo 19 Spesa e produzione nel breve periodo

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Transcript della presentazione:

Capitolo 19 Spesa e produzione nel breve periodo NB: Per tutta la parte di macroeconomia (e, in particolare, per questa lezione e le successive) è utile il seguente testo: Capolupo R., De Arcangelis G. e Ferri G. (2004), Eserciziario di Macroeconomia, Bologna, Esculapio [testo reperibile presso libreria Cacucci]

In questa lezione Ipotesi Keynes: D si adegua a S a prezzi fissi Spesa aggregata programmata: i) spesa programmata e spesa reale; ii) spesa e produzione; iii) produzione di equilibrio di breve periodo; iv) gap di produzione; v) il moltiplicatore keynesiano. Politica fiscale e stabilizzazione spesa: i) G e spesa; ii) T e spesa. Tre limiti stabilizzazione fiscale: i) lato offerta; ii) disavanzi; iii) rigidità politica fiscale

Ipotesi Keynes: D=S a prezzi fissi Nel breve periodo, le imprese soddisfano ogni aumento di domanda producendo di più senza aumentare i prezzi Ma perché le imprese accettano di produrre di più e aumentare le propria offerta senza accrescere i prezzi? Una spiegazione possibile è che esistano costi di aggiustamento dei prezzi (es. i costi delle modifiche del listino) … ma ciò vale solo nel breve periodo

Ipotesi Keynes - 2 Le ipotesi del Modello di breve periodo: Prezzi e salari fissi → non potendo aumentare prezzi, imprese adattano la produzione alla domanda (aggregata) Conseguenze: Al livello di prezzi e salari prefissati possono esistere fattori disoccupati (es. lavoro) Il livello della produzione viene unicamente determinato dalla domanda aggregata Non serve analizzare lato dell’offerta aggregata

Ipotesi Keynes - 3 Modello domanda aggregata proposto nel ‘36 da economista inglese Keynes nell’opera: Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta Keynes si contrapponeva ai neoclassici per diversa visione funzionamento economia: Neoclassici: l’economia tende sempre ad auto-equilibrarsi al livello di pieno impiego → non vi può essere carenza di domanda; Keynesiani: l’economia può trovarsi in equilibri con disoccupazione “involontaria”, se politica economica non stimola domanda aggregata.

Spesa aggregata programmata La spesa programmata ha 4 componenti: C i consumi (famiglie → beni e servizi finali); I gli investimenti (imprese → immobili, impianti e scorte; famiglie → abitazioni); G la spesa pubblica (Stato → infrastrutture per servizi pubblici, stipendi pubblici, interessi sul debito pubblico, trasferimenti ai privati come pensioni ecc.); NX le esportazioni nette (export – import) NB: variaz. scorte spesso  da programmate

Spesa aggregata e reale – 1 C = consumi di beni e servizi da parte delle famiglie. Dipendono dal reddito disponibile corrente (YD). YD = reddito disponibile delle famiglie che dà luogo a consumo o risparmio: YD  Y – T + TR dove Ttasse e TR  trasferimenti. Per semplicità nella nostra analisi assumiamo: YD  Y – T

Spesa aggregata e reale – 2 IP = investimenti, le spese desiderate imprese in beni capitali (macchinari, immobili); li denominiamo investimenti programmati Nella contabilità nazionale gli investimenti totali includono la variazione delle scorte oltre a quelli programmati: I  IP + var(scorte) Le scorte sono merci e fattori della produzione da vendere o impiegare in futuro Gli IP dipendono dalle previsioni circa il livello della domanda futura e dal tasso di interesse

Spesa aggregata e reale – 3 Equilibrio: situazione ove gli agenti sono soddisfatti delle loro scelte. Cioè, scelte C e S delle famiglie perfettamente compatibili con scelte di produzione e investimento delle imprese Imprese: scelgono IP e la produzione totale Y Famiglie: programmano C, in base a YD (PAE  C+IP+G+NX) è la spesa totale programmata Fissi i prezzi, produzione si adegua alla domanda Per avere equilibrio occorre che la produzione Y (visto dal lato delle imprese) sia uguale ad PAE, quindi Y = C+IP+G+NX

Spesa aggregata e reale – 4 Le pure identità contabili (uguaglianze vere per definizione) si identificano con il segno  In contabilità: Y  C + I + G + NX, dove I ora comprende anche la variazione delle scorte; possiamo anche scrivere I  Y – C – G – NX Il reddito può essere consumato o risparmiato, per cui, trascurando G e NX, possiamo scrivere: Y  C + S, quindi S  Y – C Quindi: S  I equilibrio contabile

Spesa aggregata e reale – 5 Per determinare Y di equilibrio (sempre trascurando G e NX) deve essere che: Y = C+IP Sottraendo C da ambedue i lati otteniamo: Y – C = IP ovvero: S = IP La relazione Risparmio=Investimento deve valere nei modelli di equilibrio del reddito. Il significato è però diverso perché non è più un’identità contabile ma una relazione di equilibrio che è verificata quando il risparmio programmato dalle famiglie è pari alla spesa di investimento programmata dalle imprese

Spesa aggregata e reale – 6 La differenza tra I e IP è pari alla variazione delle scorte → rappresentano la correzione delle imprese per la mancata realizzazione dei loro piani Le scorte aumentano quando le imprese hanno prodotto di più della domanda realizzata Le scorte diminuiscono quando la domanda è stata superiore alle attese La variazione delle scorte raccorda la contabilità con le relazioni di equilibrio

Funzione del consumo C può essere rappresentato in forma lineare in funzione del reddito disponibile corrente: C = c0 + c (Y – T) Dove c=C/Yd è la propensione marginale al consumo (0< c<1) e c0 è il consumo autonomo, che non dipende dal reddito ma da altri fattori (es. ottimismo consumatori)

Figura 19. 1 - Una funzione del consumo Figura 19.1 - Una funzione del consumo. La funzione del consumo mette in relazione la spesa per consumi delle famiglie, C, col reddito disponibile, Y–T. L’intercetta verticale della funzione del consumo è la componente esogena del consumo, c0, e la pendenza della linea è pari alla propensione marginale al consumo, c.

Figura 19. 2 - La funzione del consumo in Italia, 1980-2003 Figura 19.2 - La funzione del consumo in Italia, 1980-2003. Ogni punto di questa figura rappresenta una combinazione di consumo reale aggregato e di reddito reale aggregato disponibile per un determinato anno compreso tra il 1980 e il 2003. Notate la forte relazione positiva tra il consumo e il reddito disponibile.

Produz. Aggreg. breve periodo – 1 Come si raggiunge l’equilibrio di breve periodo tra PAE e Y:

Figura 19.3 - La determinazione della produzione di equilibrio di breve periodo (croce keynesiana). La linea a 45° rappresenta la condizione di equilibrio di breve periodo Y = PAE. La linea PAE = 960 + 0, 8Y nota come linea di spesa, mostra la relazione tra la spesa aggregata programmata e la produzione. La produzione di equilibrio di breve periodo (4800) si ha all’intersezione fra le due linee, il punto E. Questo tipo di diagramma prende il nome di croce keynesiana.

Spesa e gap di produzione Cosa succede se, improvvisamente, c0 si riduce (es. perché i consumatori diventano più pessimisti)? Cioè, cosa accade se PAE cala sotto Y? Y non è più in condizione di equilibrio di breve periodo e si dovrà ridurre → nell’immediato si apre un gap di produzione (in eccesso rispetto a PAE; cfr. grafico e tabella seguenti)

Figura 19. 4 - Un calo della spesa programmata causa una recessione Figura 19.4 - Un calo della spesa programmata causa una recessione. Un calo della volontà di spesa dei consumatori a ogni livello corrente di reddito disponibile riduce la spesa autonoma disponibile e sposta la linea di spesa verso il basso. Il punto di equilibrio di breve periodo diminuisce da E a F, riducendo la produzione e innescando un gap recessivo.

Il gap di produzione recessivo

Il moltiplicatore della spesa – 1 Perché un calo di PAE (cioè di c0) di 10 dà luogo a una riduzione di Y in equilibrio di 50? Ogni variazione autonoma (cioè indipendente da Y) della spesa produce una variazione maggiore nel reddito di equilibrio secondo un coefficiente di proporzionalità che è detto: moltiplicatore Il calo (aumento) di PAE fa calare (aumentare) Y ma poi il calo (aumento) di Y fa di nuovo calare (aumentare) PAE, che a sua volta …

Il moltiplicatore della spesa – 2 Questo processo trova un nuovo equilibrio in cui Y si è ridotto (aumentato) della variazione iniziale di PAE moltiplicata per 1/(1 – c) Dunque, il moltiplicatore = 1/(1 – c) dipende dalla propensione marginale al consumo (c) Vediamo più in dettaglio come ciò avviene mediante un esempio numerico

Il moltiplicatore della spesa – 3 Il calo di 10 di c0 riduce PAE, quindi la produzione e il reddito di 10 unità: Y= –10 I consumatori riducono C di un ammontare pari a PMCY Se PMC=0,8, PAE cala di 8 unità Le imprese riducono la produzione di 8 Ora PAE cala di 8*0,8=6,4 unità Le imprese riducono la produzione di 6,4 Ora PAE cala di 6,4*0,8=5,12 unità E così via finché l’effetto si esaurisce

Il moltiplicatore della spesa – 4 Occorre sommare tutti i cali di Y: -10-(0,8*10)-(0,8*0,8*10)-(0,8*0,8*0,8*10) -…… Che possiamo riscrivere come: -10*(1+0,8+0,82+0,83+0,84+……) Si tratta di infiniti termini di una serie geometrica di ragione pari a 0,8 (ovvero la PMC). La somma di tutti questi termini è: ΔY = [1/(1 – c)] * (-10) Che è proprio il prodotto del calo iniziale di PAE per il moltiplicatore

Politica fiscale e spesa – 1 Nel modello di breve periodo, quando l’economia entra in recessione e si ha un gap di produzione, una politica fiscale espansiva può eliminare il gap recessivo Un aumento di G provoca un aumento di Y e, facendo crescere C, un aumento di PAE; Un calo di T provoca un aumento di Yd e, facendo crescere C, un aumento di PAE; Poiché vale il moltiplicatore, sono sufficienti un aumento di G o una riduzione di T minori della riduzione complessiva di Y vista sopra

Figura 19.5 - Un incremento della spesa pubblica elimina un gap recessivo. Dopo un calo di 10 unità nella parte autonoma della spesa per consumi C, l’economia si trova nel punto F, con un gap recessivo pari a 50 unità (Figura 19.4). Un incremento pari a 10 unità della spesa pubblica accresce la spesa autonoma di 10 unità, riportando la linea di spesa nella sua posizione originale e innalzando il punto di equilibrio da F a E. Nel punto E, in cui la produzione è pari alla produzione potenziale (Y = Y* = 4800)

Figura 19.6 - La spesa militare statunitense come quota del PIL, 1940-2001. La spesa militare come percentuale del PIL è cresciuta durante la II guerra mondiale, la guerra in Corea, la guerra in Vietnam e lo sviluppo militare di Reagan agli inizi degli anni ’80. L’aumento della spesa militare si accompagna normalmente a un’espansione dell’economia e a un calo della disoccupazione. Le aree in grigio indicano i periodi di recessione.

Politica fiscale e spesa – 2 Tre limiti stabilizzazione fiscale: Lato dell’offerta – un elevato prelievo fiscale scoraggia l’investimento e riduce produttività e crescita del sistema economica; Disavanzi – il deficit di bilancio fà crescere il debito pubblico che dovrà essere ripagato; Rigidità politica fiscale – non è facile praticare una politica fiscale anticiclica per i ritardi di decisione e attuazione (→ ruolo stabilizzatori automatici)