Inflazione e offerta aggregata Capitolo 21 Inflazione e offerta aggregata
In questa lezione Inflazione, spesa e prodotto: i) la curva AD; ii) inflazione, BC e AD; iii) altre determinanti della AD; iv) spostamenti della AD Inflazione e offerta aggregata: i) inerzia della inflazione; ii) gap di produzione e inflazione; iii) AD e AS; iv) aggiustamento nell’economia Cause dell’inflazione: i) eccesso AD; ii) shock inflazionistici; iii) shock prodotto potenziale Come controllare l’inflazione
Inflazione, spesa e prodotto Abbandoniamo ora il modello di breve periodo keynesiano → i prezzi non sono più fissi Inflazione, spesa e prodotto: la curva AD: È la curva di domanda aggregata che mette in relazione il prodotto di equilibrio di breve periodo (Y) e il tasso di inflazione (π) Se cresce l’inflazione, si riduce Y, cioè si riduce PAE → infatti, se cresce π, BC attua politica monetaria restrittiva (funzione di reazione) e fa ridurre PAE
Figura 21. 1 - Curva di domanda aggregata Figura 21.1 - Curva di domanda aggregata. La curva di domanda aggregata AD esprime la relazione tra il prodotto di equilibrio di breve periodo Y e il tasso di inflazione. Dato che il livello di equilibrio di breve periodo del prodotto è uguale a PAE, la curva AD rappresenta anche la relazione tra inflazione e PAE. La sua pendenza negativa implica che a un incremento dell’inflazione corrisponde una riduzione di Y.
Altre determinanti della AD Altre possibili spiegazioni pendenza negativa curva AD. Alta π riduce PAE perché: riduce valore ricchezza monetaria → C; ridistribuisce reddito dai soggetti meno ricchi (con maggiore quota ricchezza in moneta e PMC più alta) ai più ricchi e, quindi, → C; aumenta incertezza sui programmi di spesa di famiglie e imprese e, quindi, → C; in presenza di cambi fissi, → NX
Aumento esogeno di PAE Nell’ambito del modello AD: un aumento esogeno di PAE fa crescere il livello di Y di breve periodo per ogni dato livello di π → provoca uno spostamento a destra e in alto della AD; una riduzione esogena di PAE fa calare il livello di Y di breve periodo per ogni dato livello di π → provoca uno spostamento a sinistra e in basso della AD.
Figura 21. 2 - Effetto di un aumento della spesa esogena Figura 21.2 - Effetto di un aumento della spesa esogena. La figura presenta la curva di domanda aggregata sia prima (AD) che dopo (AD’) un incremento della spesa esogena, in particolare una crescita della spesa in consumi derivante da un aumento delle quotazioni nel mercato azionario. Se il tasso di inflazione e il tasso di interesse reale fissato dalla banca centrale rimangono costanti, un’espansione della spesa esogena fa salire il livello di equilibrio di breve periodo di Y. Ne consegue che la curva (AD) si sposta verso destra, da (AD) ad (AD’).
Funzione di reazione BC e AD Mutamenti nella funzione di reazione (FdR) della BC provocano spostamenti della AD: se π alta e persistente BC adotta politica monetaria più “restrittiva”, aumentando r in relazione a ogni singolo π → spostamento in alto FdR → la curva AD si sposta a sinistra; in recessione BC riduce r per ogni dato π → spostamento in basso FdR → AD a destra; se FdR non cambia, mutamenti di π → spostamenti lungo la AD (e non della AD)
Figura 21.3 - Uno spostamento della curva relativa alla funzione di reazione di politica monetaria. Se l’inflazione persiste a livelli eccessivi da tempo, la BC può decidere di adottare una politica monetaria più “restrittiva”, fissando il tasso di interesse reale a un livello più alto del solito in corrispondenza di ogni singolo tasso di inflazione. Nel grafico questo mutamento corrisponde a uno spostamento verso l’alto della curva relativa alla funzione di reazione di politica monetaria (a), che fa spostare verso sinistra la curva AD (b). Viceversa, se a causa di una recessione protratta nel tempo la BC decide di ridurre il tasso di interesse reale per ogni singolo livello di π, la curva rappresentativa della funzione di reazione di politica monetaria si sposta verso il basso, facendo spostare verso destra la curva AD.
Inflazione e AS: inerzia di π Gli agenti economici guardano a π corrente e formulano aspettative su π futura perché, dati i redditi, sarà questa a influenzare la loro capacità di spesa futura; In assenza di grossi shock all’economia, le aspettative tendono a collocare π futura attesa in prossimità dell’π corrente → inerzia della inflazione; Perciò, bassa π corrente → bassi aumenti salari e prezzi → bassa π futura
Figura 21.4 - Un circolo virtuoso creato da un basso livello di inflazione e basse aspettative inflazionistiche. Un tasso di π basso induce gli individui ad aspettarsi che tale rimanga anche in futuro; di conseguenza essi sono disposti ad accettare aumenti modesti nei salari e nei prezzi dei beni e servizi immessi sul mercato, il che consente di mantenere π effettiva (e quella attesa) a livelli contenuti. Analogamente, un tasso di π elevato spinge a prevedere valori alti in futuro e questo a sua volta tende a tradursi in un alto livello di π.
Vi è una relazione diretta tra gap di produzione e variazione del tasso di π: se il gap è nullo il tasso di π resta costante; se il gap è positivo (espansivo) il tasso di π cresce; se il gap è negativo (recessivo) il tasso di π cala
AD e AS Economia in equilibrio di breve periodo se π effettiva = π attesa per il periodo corrente (intersezione curve AD e SRAS); Economia in equilibrio di lungo periodo se π effettiva = π attesa per il periodo corrente e Y = Y* (intersezione curve AD, SRAS e LRAS)
Figura 21.5 - Grafico della domanda aggregata e dell’offerta aggregata (AD-AS). Il grafico ha tre elementi: curva AD, che mostra come Y di equilibrio di breve periodo dipende da π; curva AS di lungo periodo (LRAS), che indica il valore del prodotto potenziale Y*; infine curva di AS di breve periodo (SRAS), che esprime il valore corrente di p. Il livello di equilibrio di breve periodo del prodotto, che nel grafico equivale a Y, è dato dall’intersezione tra le curve AD e SRAS (punto A). Poiché il prodotto effettivo Y è inferiore a quello potenziale Y*, l’economia registra un gap di produzione recessivo.
Figura 21.6 - Processo di adeguamento dell’inflazione in presenza di un gap di produzione recessivo. In corrispondenza del punto di equilibrio di breve periodo iniziale A si registra un gap di produzione recessivo, che spinge verso il basso l’inflazione. Al graduale diminuire dell’inflazione la curva SRAS si sposta verso il basso fino a raggiungere la posizione SRAS’, mentre il prodotto effettivo coincide con quello potenziale (punto B). Quando il gap di produzione recessivo è stato eliminato, l’inflazione si stabilizza al livello π*.
Figura 21.7 - Processo di adeguamento dell’inflazione in presenza di un gap di produzione espansivo. In corrispondenza del punto di equilibrio di breve periodo iniziale A si registra un gap di produzione espansivo, che fa salire gradualmente l’inflazione (la curva SRAS si sposta verso l’alto) e fa scendere il livello di produzione. Il processo continua finché l’economia non raggiunge il punto di equilibrio di lungo periodo B, in corrispondenza del quale l’inflazione si stabilizza e il gap di produzione viene eliminato.
Principali cause di π Le principali cause di inflazione sono: Grosse e protratte spese militari; Shock inflazionistici (repentino aumento π non causato da gap di produzione), es. shock petrolifero o forte svalutazione del tasso di cambio → problema stagflazione Shock negativi al prodotto potenziale → economia non ritorna a livelli di Y precedenti
Figura 21.8 - Guerre e operazioni di rafforzamento militare quali cause di inflazione. (a) Un aumento della spesa militare fa spostare la curva AD verso destra, da AD ad AD. Nel nuovo punto di equilibrio di breve periodo B il prodotto effettivo è cresciuto oltre il livello potenziale Y*, creando così un gap espansivo. (b) Tale divario del prodotto comporta un aumento dell’inflazione, ovvero uno spostamento verso l’alto della curva SRAS, che passa da SRAS a SRAS. Nel nuovo punto di equilibrio di lungo periodo C la produzione effettiva è ritornata al livello potenziale, ma il tasso di inflazione π risulta superiore a quello iniziale.
Figura 21. 9 - Effetti di uno shock inflazionistico negativo Figura 21.9 - Effetti di uno shock inflazionistico negativo. Da una condizione iniziale di equilibrio di lungo periodo nel punto A uno shock inflazionistico negativo fa salire direttamente π, provocando uno spostamento verso l’alto della curva SRAS in posizione SRAS’. Nel nuovo punto di equilibrio di breve periodo B π è salita a π’ e la produzione è scesa a Y’, generando un gap recessivo. Se BC non interviene, alla fine l’economia ritornerà al punto A, un processo che le consente di tornare al tasso di inflazione iniziale attraversando però una lunga fase di recessione. La banca centrale potrebbe passare a una politica monetaria più espansiva spostando verso il basso la curva relativa alla funzione di reazione monetaria, per cui la curva di domanda aggregata si sposterebbe da AD ad AD’ e il livello di prodotto di piena occupazione sarebbe ripristinato al punto C in tempi più rapidi. Il costo di questa strategia consiste nel fatto che π resta al nuovo livello più alto.
Figura 21.10 - Effetti di uno shock che colpisce il prodotto potenziale. Partendo da una situazione di equilibrio di lungo periodo nel punto A, una contrazione del prodotto potenziale, da Y* a Y*’, genera un gap espansivo. π aumenta, per cui la curva di offerta aggregata di breve periodo si sposta verso l’alto passando da SRAS a SRAS’. Una nuova condizione di equilibrio di lungo periodo viene raggiunta nel punto B, dove il prodotto effettivo eguaglia il nuovo e più basso livello potenziale Y*’, mentre l’inflazione è salita a π’. In quanto risultato di una riduzione del prodotto potenziale, la diminuzione del volume di produzione è permanente.
Come controllare l’inflazione Lo strumento principale è l’adozione di politiche monetarie restrittive (disinflazionistiche): Esse hanno un costo in termini di gap di produzione nel breve periodo; Nel lungo periodo il sistema torna all’equilibrio di pieno impiego e l’inflazione si è abbassata stabilmente
Figura 21.11 Effetti di breve periodo e di lungo periodo di una politica monetaria antinflazionistica. (a) Inizialmente l’economia si trova in una condizione di equilibrio di lungo periodo nel punto A, dove il prodotto effettivo eguaglia quello potenziale e il tasso di inflazione è pari al 10%. Se, in seguito all’adozione di una politica antinflazionistica da parte della BC, la curva AD si sposta verso sinistra passando da AD ad AD’, l’economia raggiunge un nuovo equilibrio di breve periodo nel punto B, dove la curva AD’ interseca la curva SRAS. Con la progressiva contrazione del prodotto di equilibrio di breve periodo fino a raggiungere il livello Y si determina un gap recessivo. π rimane invariato nel breve periodo. (b) A causa di una restrizione di politica monetaria, nel punto B si crea un gap recessivo che alla fine provoca una diminuzione di π. La curva di offerta aggregata di breve periodo si sposta verso il basso, passando da SRAS a SRAS’. L’equilibrio di lungo periodo viene ripristinato nel punto C. A lungo termine il prodotto reale torna al livello potenziale e π si stabilizza a un tasso inferiore (pari al 3% in questa figura).